Capitolo nove
Derek sentiva l’impulso di sfoderare gli
artigli e piantarli semplicemente nel collo di Casey
Lodge – o forse erano meglio i denti – anche solo per aver osato pensare di
ferire Stiles. Se quella palla lo avesse colpito
l’omega avrebbe potuto subire gravi conseguenze.
Dannazione, a lui faceva ancora male dove era
stato colpito ed era un licantropo! Fortunatamente Erica lo aveva trascinato lì
con lei, o non era sicuro di come avrebbe reagito alla notizia che il suo
Compagno si fosse ferito.
Boyd spinse Casey facendogli
perdere l’equilibrio, finendo con il fondoschiena contro l’erba «Ti ho detto di
stargli alla larga, Lodge.» disse alzando leggermente la voce per i suoi
standard tanto che Erica sorrise fiera di come stesse difendendo il ragazzino.
«Tu non mi dai ordini, cane.» sputò il
ragazzo a terra sfidando con lo sguardo Boyd a
toccarlo. Il preside era molto rigido su questo aspetto, i licantropi erano
strettamente tenuti dall’avere risse con gli umani considerando l’imparità
dello scontro, ma non per questo i lupi mannari si facevano intimidire,
soprattutto non quando si trattava di difendere un omega.
Derek, avendo perso decisamente la calma,
marciò verso Casey e lo sollevò da terra afferrandolo
per il colletto della maglia della divisa, portando quell’insetto all’altezza dei suoi occhi «Che problema hai?» domandò
sentendo le zanne graffiargli il labbro inferiore.
Tutti intorno a loro si erano fermati,
posando racchette e guanti per godersi una delle poche risse che prendevano
corso alla Beacon Hills High School. Vedere Derek Hale
perdere la calma, poi, era solamente un bonus.
«È lui il problema.» rispose l’umano facendo
un cenno con la testa verso l’omega ancora immobile a terra, terrorizzato anche
solo al pensiero di muoversi. Aveva sentito l’impatto della palla contro la
spalla di Derek, aveva sentito qualche osso rompersi e non poteva fare a meno
di pensare che quella palla era indirizzata alla sua testa. La sua vita era un
completo incubo Dickensiano e nessuno sembrava accorgersene.
L’alpha illuminò nuovamente gli occhi con fare minaccioso,
tirandosi ancora più vicino il ragazzino, sentendo l’improvvisa voglia di
affondare le zanne nella pelle del collo. Gli artigli erano completamente
fuoriusciti, forando la maglia di Casey, il coach non
ne sarebbe stato per niente contento «Tu avvicinati ancora una volta a Stilinski e ti faccio rimpiangere di essere nato, Lodge.»
minacciò sbuffando rabbioso dal naso, gli occhi completamente fuori controllo
che si spegnevano ed illuminavano mostrando ai presenti il suo precario
controllo.
Poteva ferire Stiles.
Il suo Stiles. L’amore della sua vita che non
meritava nemmeno di vivere in quella città troppo troglodita ed antiquata per
poter apprezzare le sue particolarità, a partire da quel conservatore che era
nonno Elias.
Erica fiutò nell’aria il chiaro odore di
paura, preoccupazione e nausea. Il tutto proveniva dal povero omega seduto a
terra tremante che cercava di isolarsi contando le dita delle mani. C’era troppo
testosterone da alpha arrabbiato, nauseoso perfino
per lei che ne era abituata. Il ragazzino sembrava pronto a farsela nei
pantaloni per la paura che quei deficienti gli stavano facendo prendere. Doveva
intervenire nel buon nome della fratellanza tra omega.
Fischiò sonoramente attirando l’attenzione
come suo obbiettivo, le dita ora leggermente sporche di rossetto «Dovreste
essere tutti bocciati a Cura degli Omega, razza di cretini.» cominciò posando
le mani suoi fianchi «Con tutto quello che state emanando ci manca poco che
mandate Stilinski all’ospedale!» aggiunse facendo
spostare l’attenzione sull’omega che veniva calmato con grande fatica da Scott McCall, il quale stava provando a fargli fare dei grandi e
profondi respiri, aspirando dal naso, espirando dalla bocca.
Derek mollò subito la presa su Casey, dandosi dello stupido. Molto probabilmente in quel
momento Stiles era spaventato di lui, del suo lato
animale e dalla violenza che aveva mostrato. Odiava vederlo in quello stato,
odiava che fosse così soggetto agli sbalzi d’umore degli alpha
intorno a lui solamente perché non era ancora Legato. Voleva proteggerlo, far
sparire Casey Lodge e la sua banda di minus habens e
portarlo a casa, stringerlo tra le braccia per ricordargli che con lui era al
sicuro.
«Lo porto in infermeria.» decretò
avvicinandosi con cautela al giovane aggrappato agli avanbracci di Scott.
Quest’ultimo provò a bloccarlo, ma Stiles allungò una
mano verso di Derek sentendo la pelle bruciare al desiderio di poterlo toccare,
farsi prendere tra le sue braccia e poter nascondere il viso nel suo petto. Non
voleva essere debole, schiavo della sua natura, ma era successo tutto talmente
in fretta che non aveva trovato il tempo di realizzare che non era più in
pericolo e che Derek era lì a prendersi cura della situazione.
Erica osservò attentamente come l’omega posò
il viso contro un pettorale del suo migliore amico, studiò l’espressione beata
e un piccolo sorriso tirato formarsi. Non era normale, da quel che sapeva lei Stilinski e Derek non si erano mai parlati se non durante
gli incontri dei vari Clan. Sembravano troppo intimi, a loro agio nell’essere
così vicini, avevano entrambi negli occhi una luce strana ed Erica avrebbe
fatto di tutto per scoprire cosa stesse accadendo tra quei due.
♠♠♠
Stiles tornò a casa che sentiva ancora l’impulso di piangere,
sulla divisa da lacrosse era rimasto il leggero odore della rabbia di tutti
quegli alpha. Dopo che Derek lo aveva gentilmente
scortato in infermeria, regalandogli un delicato bacio sulla fronte prima che
qualcuno potesse vedere loro, l’omega era stato mandato a casa con
giustificativo in quanto poco stabile e il suo corpo ancora non abituato a
tutti quei cambiamenti aveva subito un forte shock e richiedeva riposo.
Scott era stato incaricato di accompagnarlo a
casa per poi tornare immediatamente a scuola, pena la sospensione e Stiles non voleva che il suo migliore amico passasse dei
guai per colpa sua.
Posando lo zaino sentì dei rumori provenire
dal salotto e si chiese se fosse il nonno, sentendo un nodo alla gola formarsi
al solo pensiero di dover pulire ancora
la casa. Entrò nella stanza sospirando, pronto a ricevere una strigliata per
essere tornato così presto e per di più in compagnia di un alpha
non Legato; fortuna volle che sul divano ci fosse il padre. Noah
Stilinski era seduto con una ciotola di patatine tra
le gambe, la bomboletta di panna accanto al ginocchio e del bacon ancora
fumante posato a regola d’arte sul bracciolo del divano.
«Non è come sembra!» urlò l’uomo con la bocca
ancora piena, perdendo quel poco di dignità che gli era rimasta in quel
momento. Stiles sospirò e non riuscì più a
trattenersi, nel giro di dieci secondi divenne un disastro singhiozzante, con
le lacrime che colavano come un fiume in piena lungo le guance e le spalle che si
alzavano ed abbassavano come vittime di un terremoto.
«Hey, hey, Stiles.» la voce calda e
gentile del padre calmò leggermente l’omega, ma non riuscì a smettere di
piangere. Sfregandosi gli occhi con un pugno chiuso si fece guidare sul divano,
sentendo il braccio del padre circondargli le spalle ancora tremanti «Giuro che
non mangerò più schifezze, ma ora tu calmati.» promise prendendo la confezione
di fazzoletti dal tavolino per porgerli al figlio.
«Oggi è stato orribile papà.» disse tra i
singhiozzii il ragazzo «Gli alpha si sono messi a
litigare e io mi sono spaventato così tanto, stavano discutendo per colpa mia e
io non voglio che qualcuno si faccia del male per me.» borbottò nascondendo il
viso nell’incavo del collo del padre. Era tutto semplicemente troppo, si
sentiva scoppiare, non riusciva a credere che in meno di una settimana la sua
vita fosse cambiata così tanto per volere di uno stupido albero che la gente
continuava a consultare. Lui voleva essere un ragazzo normale, non voleva tutto
quello.
Il suo unico desiderio era di stare con
Derek, senza limiti, senza generi, odiava la loro natura, quella scala sociale
che si era venuta a creare con gli alpha al vertice.
Era colpa di suo nonno e la sua mente ristretta se ora si odiava, se non
sopportava il fatto di essere un omega, essere visto come uno schiavo che
serviva solamente a cucinare e lavare.
Lui aveva grandi progetti, voleva andare al
college, fare le sue esperienze e non rimanere bloccato a Beacon Hills e
doversi Legare ad un idiota come Matt Daehler per poi
lasciargli il comando del suo Clan.
Noah strinse il figlio contro di sé, carezzandogli dolcemente
la testa. Sapeva quanto fosse difficile adattarsi al nuovo status, Claudia
stessa aveva avuto dei problemi con il suo genere, la debolezza degli omega si
scontrava contro il suo carattere forte ed indipendente e la stessa cosa stava
accadendo a Stiles.
«Andrà tutto bene, figliolo, devi solo
stingere i denti.» mormorò con voce calda, cercando di farlo sentire al sicuro.
Gli si spezzava il cuore a vedere il suo unico figlio in quello stato,
desiderava sbattere in cella tutti quegli stupidi alpha
che avevano osato litigare davanti ad un omega non Legato e per di più appena
presentato. Oh, il preside doveva assolutamente liberarsi uno spazio per riceverlo,
era inammissibile che suo figlio tornasse a casa così emotivamente disturbato
per un fatto accaduto su suolo scolastico.
Stiles perse lentamente le forze fino ad addormentarsi,
lasciando Noah guardare pensieroso la foto di Claudia
appesa al muro «Che devo fare, amore mio?».
♠♠♠
Derek non era di buon umore.
Era di pessimo umore.
Era nell’umore per uccidere Casey Lodge.
«Hale! Pensa a
giocare e non al tuo knot!»
urlò il coach Hunter prima di soffiare a pieni polmoni nel fischietto, urtando
leggermente l’udito dei licantropi. Derek si girò di scatto individuando la
palla in mano a Tyler Sander, un freshman che non sembrava niente male.
Si mosse velocemente, trasformando la rabbia
in velocità e forza, tanto che finì con lo sbattere a terra il ragazzino «Hale! Che diamine ti prende?» urlò nuovamente il coach
fermando la partita. Derek era fuori controllo, i suoi artigli non volevano
saperne di scomparire e il battito era troppo accelerato.
«Tornatene a casa, Hale,
oggi rischi solo di fare del male a qualcuno.» sospirò l’adulto notando le mani
del licantropo, stanco di dover avere a che fare con adolescenti instabili con
poteri più grandi di loro.
Derek non disse una parola, normalmente
avrebbe insistito per concludere l’allenamento, ma quel giorno sentiva
solamente il bisogno di fuggire ed andare a parlare con Laura. Doveva aiutarlo
a sistemarsi prima del Ballo o loro madre non gli avrebbe permesso da fare da chaperone a Cora, perdendo la sua occasione di ballare con Stiles.
Stiles.
Prese il cellulare per inviargli un
messaggio, per chiedergli come stesse e se avesse bisogno di qualcosa. Voleva
essere utile, dimostragli che poteva contare su di lui e che doveva solamente
chiedere per avere qualsiasi cosa, perfino la Luna a cui lui stesso ululava.
«Derek Hale, mi
spieghi cosa ti prende?» domandò Erica scendendo dagli spalti a bordo campo per
capire cosa diamine fosse successo al suo migliore amico. Per lui era
importante il basket, soprattutto se voleva usufruire di una borsa di studio
per il college.
Il ragazzo sbuffò, infilando con rabbia la
sua roba nel borsone «Niente Erica, sono ancora furioso per quello che ha
provato a fare Lodge.» rispose a denti stretti cercando di non dare via troppo.
Per quanto volesse bene alla ragazza non poteva ancora farle sapere di Stiles, tutto aveva il suo tempo e quello non era
certamente quello giusto.
La bionda alzò gli occhi al cielo
«Fortunatamente non è successo niente, hai fatto il grande alpha
protettivo per un povero omega, bravo. Ora pensa a te stesso.» disse
incrociando le braccia al petto, cercando di stuzzicarlo e vedere la sua
reazione. Sapeva che c’era qualcosa sotto, non aveva mai visto Derek così
preoccupato per qualcuno che non facesse parte del Branco. Se si era innamorato
di Stiles Stilinski andava bene,
preferiva vederlo felice con lui che triste e solo per il resto dei suoi
giorni.
Derek alzò la testa di scatto, sentendosi
particolarmente ferito di sentirsi dire di lasciar perdere il suo omega. Si morse il labbro,
trattenendosi dal rispondere in modo brusco alla ragazza «Hai ragione.» mormorò
chiudendo la zip del borsone e senza aggiungere altro uscì a passo spedito
dalla palestra lasciandosi alle spalle Erica e il rumore delle palle che
colpivano il pavimento.
♠♠♠
La porta sbatté con talmente tanta violenza
che lo specchio posto sul muro d’ingresso tremò in maniera pericolosa. Isaac
rimase seduto sulla scomoda sedia in legno in attesa che suo padre entrasse in
salotto, già consapevole che l’umore dell’uomo non era tra i migliori, ma non
poteva aspettarsi di meno in quanto era mancato da casa per più di
ventiquattrore, lasciandolo senza cena e colazione preparata.
Si guardò le mani, posate sopra il tavolo,
sentendo il cuore battergli alla stessa velocità di quello di una lepre. Si
aspettava di tutto, dai pugni all’essere rinchiuso nella cella frigorifera per
tutta la notte.
L’uomo si sedé davanti a lui, sfilandosi
stancamente gli occhiali da sopra il naso «Isaac.» sospirò il suo nome, come se
non sapesse cosa fare «Dove sei stato?» domandò guardandolo dritto negli occhi,
illuminandoli da rosso impartendo un comando da alpha.
L’omega deglutì, sentendo piccole gocce di
sudore scivolare dalle tempie verso il basso, un nodo alla gola che sembrava
volergli bloccare la voce «Sono stato rinchiuso nel ripostiglio della scuola.»
rispose a fatica, sentiva come se stesse cercando di spostare un macigno su una
strada in discesa.
Il padre si passò una mano sul viso prima di
farla collidere con la superfice dura del tavolo, facendo sussultare l’omega
«Non mentirmi ragazzo.» alzò la voce, mettendosi in piedi per poter torreggiare
in modo intimidatorio «Sei stato con qualche alpha?
Sei andato a saltare da un knot all’altro?» urlò afferrandolo per il collo, alzandolo
in aria e sbattendolo contro il muro.
«No, papà, ti giuro!» urlò in sua difesa
Isaac portandosi una mano alla testa sentendo già un bernoccolo formarsi.
Odiava essere così debole, odiava dover dipendere da suo padre, odiava essere
un omega e non poter avere Scott McCall.
♠♠♠
Laura parcheggiò l’auto nel parcheggio del City Hall, guardando emozionata Stiles dallo specchietto retrovisore. Hector scese
dall’auto ed andò ad aprire lo sportello alla moglie, mentre il giovane omega
si strinse la cravatta al collo, nervoso. Vide con dispiacere che Matt era già
sulle scalinate ad attenderlo, togliendogli l’occasione di poter intrattenere
una conversazione con Derek prima di esser obbligato a passare il resto della
serata con il fotografo della Beacon Hills High School.
«Tranquillo, ti farò respirare, a costo di
mandare quello stoccafisso a prendermi delle fragole al supermercato.» lo
rassicurò Laura posandogli le mani sulle spalle, notando l’espressione
sconsolata del genero.
Stiles si rincuorò. Quando si era risvegliato sul divano, il
viso ancora sporco di lacrime, si era sentito molto più tranquillo di quando
era tornato a casa. Suo padre gli aveva fatto trovare pronto un piatto con
della frutta e una tisana. Gli aveva perfino scattato una foto nel completo
prima di andare a lavoro, dicendogli quanto fosse
fiero di lui e di non aver paura di rifiutare Matt in un secondo momento.
Quando arrivò dal suo cavaliere gli si
arricciò in automatico il naso, non apprezzando l’odore di Matt. Non era come
quello di Derek, dolce e deciso; quello di Matt era aspro e leggermente sgradevole,
come l’odore del latte andato a male.
«Buonasera Stiles.»
salutò elegantemente l’alpha «Alpha Laura.» aggiunse
verso la donna che già lo stava fulminando con lo sguardo. Matt non si fece
intimidire, poco gli importava se lo chaperone di Stiles era quella matta di una Hale,
l’importante era far contento Elias Stilinski e suo
padre, a costo di Legarsi al ragazzo iperattivo che nonostante lo trovasse
bello, non era per niente il suo tipo. Diciamo che lui era più interessato ad
una ragazza dai lunghi capelli corvini.
La sala da ballo era decorata con una miriade
di fiori che facevano decisamente pensare alla primavera, Stiles
rimase piacevolmente colpito dalla quantità di colori presenti nella stanza e
dal dolce profumo che gli faceva venire in mente i pomeriggi passati insieme
alla madre nel campo fiorito poco fuori Beacon Hills.
Laura si accaparrò immediatamente un tavolo
vicino al bagno, sentendo la sua progene spingere con
insistenza contro la sua vescica, invitando il suo protetto, il marito e Matt a
sedersi come lei dato che le danze non erano state ancora aperte.
«Dicci Matt, cosa pensi di fare nel futuro?»
domandò Hector allentandosi leggermente il nodo della cravatta che Laura lo
aveva costretto ad indossare. Odiava gli eventi formali ed essendosi Legato
alla rampolla Hale diciamo che non aveva fatto un
gran affare, considerando che in media ogni mese avevano tra i quattro e i sei
eventi a cui partecipare insieme alla famiglia.
Il giovane alpha
rizzò la schiena, cercando di non sembrare particolarmente scocciato mentre
cercava tra la folla un'altra omega «New York, l’accademia per fotografi.»
rispose educatamente catturando con gli occhi la figura di Allison
Argent entrare sottobraccio con Scott McCall seguiti
da Chris Argent.
Stiles altrettanto distratto attendeva impazientemente l’arrivo
del suo alpha; salutò con la mano Scott che sembrava
voler essere in un altro posto e il giovane Stilinski
si domandò cosa gli stesse nascondendo il suo migliore amico. Non che lui fosse
completamente innocente, nascondeva l’enorme segreto di Derek, ma per lui era
diverso.
Una canzone iniziò a suonare dall’orchestra e
più coppie si alzarono per ballare. Matt si sistemò la cravatta cercando di non
sembrare estremamente annoiato «Ti va di ballare?» domandò tendendo una mano
verso l’omega.
Laura si schiarì la gola «Magari più tardi,
oggi Stiles ha avuto gli allenamenti di lacrosse,
sicuramente è ancora stanco e vorrà ballare più in là.» intervenne intravedendo
il fratello entrare nella sala insieme a Cora ed il suo accompagnatore. Non
voleva certo che Derek si facesse prendere dalla gelosia.
«Sì, magari più tardi.» aggiunse Stiles adocchiando il suo alpha
infondo alla sala, adorando la visione. Se credeva che la divisa da basket lo
facesse eccitare si doveva ricredere perché Derek Hale
in uno smoking era talmente bello da fargli venire la bava alla bocca.
Doveva solo aspettare il momento giusto per
sgattaiolare via senza avere Matt tra i piedi.
♠♠♠
Isaac arrivò in municipio da solo, senza
accompagnatore né chaperone. Si sistemò il farfallino
giallo prima di entrare strisciando praticamente contro il muro per non farsi
notare.
Suo padre lo aveva picchiato a dovere,
l’occhio nero un chiaro segno, ma poi aveva preso sei birre e si era chiuso in
camera sua, finendo con l’addormentarsi. Isaac non ci aveva pensato due volte
ad approfittarne e sgattaiolare via al Ballo.
Voleva vedere Scott, ne sentiva il bisogno
fisico. Lentamente arrivò ad un tavolino ben nascosto dietro una colonna non
occupato da nessuno, individuò subito l’alpha al
centro della pista da ballo insieme ad Allison e
poteva giurarci quel che voleva che non era per niente contento.
L’omega aveva notato che dal giorno della
Rivelazione Scott non sembrava più così entusiasta di poter avere una
possibilità con Allison e nel cuor suo sperava che la
colpa fosse sua, che Scott si fosse
accorto che realmente era lui l’omega adatto con cui passare il resto della sua
vita.
Si stava illudendo, lo sapeva bene, ma la
speranza era l’ultima a morire e non si sarebbe dato pace fino a quando il
ragazzo non si sarebbe legato alla giovane Argent.
Si sistemò le maniche della giacca, notando
con orrore l’enorme buco impossibile da nascondere. Avrebbe fatto come al
solito una brutta figura e tutti avrebbero riso di lui, non che gli importasse,
ma non voleva che Scott lo credesse uno sfigato che oltre a dover camminare per
arrivare a scuola aveva anche i vestiti bucati.
Optò per togliersela e rimanere unicamente
con solo la camicia bianca addosso, almeno quella priva di buchi e macchie per
certezza in quanto l’aveva acquistata poco prima della Rivelazione nella
speranza che qualcuno lo invitasse al
Ballo e che suo padre gli desse il permesso di andare.
Guardò i gemelli ai polsi, quelli appartenuti
a suo fratello maggiore, il vero alpha della famiglia
che purtroppo era scomparso in campo di battaglia senza lasciare tracce, lui e
suo padre non avevano avuto nemmeno un corpo da seppellire vicino a quello
della madre. Nel cuor suo Isaac sperava fosse ancora vivo, magari rifugiato in
qualche villaggio senza memoria come unico motivo per cui non era tornato a
casa, lasciando solo con il padre che era più amico delle bottiglie di birra
che delle persone di cui doveva prendersi cura.
Quando sentì una mano toccargli la spalla
saltò in piedi spaventato, timoroso che suo padre lo avesse trovato e che
potesse fare una scenata davanti a tutti. Girando si ritrovò faccia a faccia
con Ennis, l’insegnante alpha
di educazione fisica, e poté prendere un respiro di sollievo.
«Sei qui da solo, omega?» domandò notando la
totale assenza di accompagnatore o anche solo di un alpha.
Non era sicuro per un omega andare in giro da solo, soprattutto quando allo
scoccare della mezzanotte avrebbe avuto il via la settimana del calore.
«No, signore, il mio accompagnatore è in
bagno, siamo appena arrivati.» mentì il ragazzo cercando di non dire qualcosa
di troppo che potesse far capire al professore che stesse mentendo.
Ennis sembrò non del tutto convinto, ma non voleva rovinarsi
la serata stando dietro ad un ragazzino che nemmeno sopportava. Lui non gli
sopportava i ragazzini, non sapeva nemmeno come era finito ad insegnare in una
scuola superiore e avere come collega Bobby Finstock
non aiutava certamente. Senza fare ulteriori domande si allontanò dirigendosi
al tavolo che condivideva con la sua omega Kali.
Isaac tirò un sospiro di sollievo e si
permise di lanciare uno sguardo verso la pista da ballo, rimanendo confuso dal
non trovare più Scott tra le braccia di Allison. I
due erano tornati a sedersi a tavola e mentre la ragazza sembrava non capace di
chiudere la bocca l’alpha si stava guardando in giro,
alla ricerca di chissà chi.
Fece un passo in avanti incerto, timoroso che
qualcuno potesse chiamare suo padre per avvertirlo che era solo al Ballo, ma
nessuno sembrava fare veramente caso a lui. Raggiunse il bordo della pista
sentendo il cuore battergli in gola, le mani sudaticce strette in due pugni
dentro le tasche dei pantaloni da completo. Sentiva caldo, le forti emozioni che
stava provando il quel momento erano indescrivibili.
Senza rendersene realmente conto afferrò una
mano che gli si era presentata in invito per ballare, lasciandosi trascinare in
mezzo alle altre coppie senza però staccare gli occhi dalla figura di Scott. La
mano che teneva era grande, leggermente callosa e calda, decisamente
appartenente ad un uomo che Isaac non voleva nemmeno guardare. Si lasciò
trasportare, tra piroette e giravolte, i suoi piedi seguivano qualsiasi
movimento del suo compagno di ballo senza alcuna resistenza.
♠♠♠
Stiles si alzò dalla tavola scusandosi, chiarendo che si stesse
dirigendo in bagno per darsi una rinfrescata e nessuno ebbe nulla da dire, ma
Laura colse chiaramente il messaggio del giovane e non esitò ad estrarre il suo
cellulare dalla borsa da sera per avvertire il suo adorato fratellino che era
il momento di agire.
Matt scrollò le spalle «Magari posso
approfittarne per ballare con qualcun altro, se non ti dispiace.» suggerì
notando Allison al tavolo da sola, il suo accompagnatore
scomparso tra la folla. Stiles inarcò un
sopracciglio, in dubbio su come rispondere al suo cavaliere «Certo, io non sono
un ballerino eccellente e meriti almeno un ballo prima della fine della
serata.» disse scandendo lentamente le parole, domandandosi se Matt in realtà
fosse interessato ad un altro omega e se fosse venuto con lui solo perché
costretto da suo nonno.
Il giovane alpha si
alzò allacciandosi i bottoni della giacca «Con permesso.» disse rivolto agli
adulti e con passo lentò si avviò verso gli altri tavoli, lasciando i tre
occupanti del tavolo leggermente confusi.
Laura posò una mano sulla spalla dell’omega
«Dai vai, prima che mio fratello impazzisca.» lo incoraggiò indicandogli con la
coda dell’occhio la figura di Derek dall’altra parte della sala che lo fissava
con una tale intensità da far arrossire il più giovane.
«Vado.» sorrise alzandosi anche lui da
tavola, camminando lentamente verso l’interno vuoto del municipio, dove
solamente chi in necessità del bagno si sarebbe avventurato.
Camminò lungo il corridoio buio, sentendo dei
passi dietro di lui, il suo naso lo avvertiva che alle sue spalle vi era il suo
alpha. Sorrise svoltando a sinistra, salendo le scale
in marmo che portavano al piano superiore dove nessuno li avrebbe trovati. Fece
i gradini due a due fino ad arrivare in cima e
guardare in basso, dove Derek lo stava fissando con gli occhi illuminati di
rosso macchiati di giallo. Stiles trattenne il
respiro per l’intensità dello sguardo, sentì le guance andargli a fuoco e una
morsa alla bocca dello stomaco.
Derek lo raggiunse, la cravatta era dello
stesso colore degli occhi di Stiles, salì i gradini
con calma guardando il suo omega come se fosse il dipinto più bello nel mondo.
Voleva baciarlo, sentire il sapore delle sue labbra ma sapeva che non glielo
avrebbe permesso. Doveva solamente portare pazienza, doveva far capire a Stiles che lui era l’unico Compagno che avrebbe mai voluto
e che appena possibile si sarebbe Legato a lui sancendo il loro legame per
l’eternità.
Lo raggiunse allungando una mano e una volta
dopo che le loro dita si intrecciarono continuarono a salire le scale,
addentrandosi maggiormente nel municipio, alla ricerca di una stanza dove poter
ballare un lento.
Si chiusero dentro il primo ufficio con la
porta aperta, constatando che la musica arrivasse fino a lì grazie ai condotti
dell’aria. Derek posò una mano sul fianco del più giovane mentre l’altra
stringeva ancora la sua tenendola in alto. Stiles si
fece più vicino, posando la testa contro la spalla dell’alpha,
lasciandosi guidare in un lento ballo che consisteva semplicemente nel
dondolare a destra e sinistra rimanendo in silenzio.
Derek poteva sentire il cuore di Stiles battere all’impazzata, l’odore pungente della
felicità gli riempiva le narici e desiderò con tutto sé stesso di poter
permettere al suo Compagno di essere sempre
e per sempre felice.
Sciolse la presa sulla mano dell’omega e
portò entrambe le mani sui suoi fianchi mentre Stiles
univa le sue dietro il suo collo, giocando leggermente con i capelli della
nuca. Derek piegò la testa e baciò leggermente una tempia del ragazzo «Sei
bellissimo.» disse rompendo il silenzio della stanza, lo Stilinski
arrossì al complimento per niente abituato a gente che si interessasse a lui.
«Non è vero.» rispose imbarazzato Stiles senza incontrare lo sguardo di Derek temendo di
vergognarsi solamente di più. L’alpha sorrise
decidendo di non insistere, ben sapendo quanto fosse timido il fidanzato per
quanto riguardava il suo aspetto.
Derek continuò a dondolare a tempo con la musica
«Ti ricordi quando avevi sei anni ed insieme a Scott hai fatto cadere l’albero
di Natale della mia famiglia?» domandò parlando in un sussurro, le labbra
praticamente appoggiate contro l’orecchio dell’amante «Hai iniziato a
raccogliere i cocci delle palline mentre Scott piangeva e dicesti che ti
saresti preso tu tutte le colpe.» ricordò la gentilezza del bambino, il modo
con cui rassicurò il suo migliore amico ben sapendo che Melissa lo avrebbe
castigato a dovere «In quel momento ho capito che ti avrei voluto per sempre
insieme a me, il tuo altruismo e il coraggio di affrontare da solo l’ira di mia
madre mi hanno fatto capire che non avrei mai trovato nessuno migliore di te.»
ammise sentendo l’omega sospirare mestamente, le mani si strinsero con più forza
prendendo la stoffa della sua giacca elegante «Ti amo, Stiles,»
concluse carezzandogli il fianco, sentendolo tremare sotto il suo tocco.
Il più giovane alzò la testa, le labbra
leggermente in fuori, gli occhi liquidi d’amore
e le guance rosse. Derek lo capì e si sentì arrossire a sua volta. Stava per
baciare Stiles, stava per catturare quelle labbra tra
le sue e Derek si sentì particolarmente stupido perché non sapeva cosa fare.
Lui aveva esperienze, aveva baciato qualche ragazza e ragazzo nei primi anni
della sua adolescenza, era partito dai baci a stampo fino a perfezionare quello
alla francese solo per essere pronto per quel momento.
Erano a pochi centimetri, quasi un soffio,
quando le campane suonarono segnando la mezzanotte.
Stiles spalancò gli occhi «Dio, Derek, devo tornare
immediatamente da Laura!» disse il giovane omega staccandosi dal corpo caldo ed
accogliente del fidanzato. Era ufficialmente iniziata la settimana dei calori e
gli omega dovevano apprestarsi a tornare a casa il più presto possibile con i
loro chaperone mentre gli alpha
sarebbero rimasti nel municipio a discutere sulle loro intenzioni.
Nessuno voleva ritrovarsi un omega in calore
nel bel mezzo della sala scatenando una risposta anche aggressiva da parte di alpha ancora non pienamente capaci a controllarsi. Derek
annuì e lo lasciò andare, seguendolo poco dopo ricordandosi che lui doveva
portare Cora a casa ed assicurarsi che stesse bene.
L’alpha si passò una mano sul viso, ci era andato veramente
vicino!
♠♠♠
Scott aveva odiato ogni singolo secondo di
quell’evento e non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo quando
Chris Argent portò via Allison allo scoccare della
mezzanotte.
Quando Matt le aveva chiesto di ballare ci
era mancato poco che la buttasse tra le sue braccia gridando «Alleluja!» e
rischiare di venire evirato dal cacciatore. Per tutta la sera non aveva potuto
fare a meno di pensare ad Isaac e di quanto gli sarebbe piaciuto averlo lì con
lui, ballare insieme e magari scambiarsi un bacio come aveva visto fare alle altre
coppie.
Si sedé in modo poco graziato su una delle
numerose sedie e si allentò il nodo della cravatta mentre i vari alpha confermavano o ritrattavano i loro voleri rispetto
all’omega che avevano invitato al Ballo. Era la parte noiosa della serata, ma tutti
erano tenuti a partecipare. C’era pure Deaton che
prendeva appunti, seduto in un angolo della sala con carta e penna.
Osservò Jackson dichiarare di voler
continuare a corteggiare Lydia, mentre Casey Lodge
ritirava le sue intenzioni riguardanti una omega di nome Sarah. Scott sbuffò
apertamente, fregandosene dei presenti. Era stata la peggior serata della sua
vita e non aveva nemmeno ballato con Stiles in quanto
il ragazzo era scomparso verso la fine della serata, quando si era liberato di Allison.
Passò decisamente troppo tempo prima che il
ragazzo riuscì ad uscire dal municipio dopo aver mentito sulle sue intenzioni.
Aveva dichiarato di voler procedere con il corteggiamento di Allison, più per paura di Chris Argent che per volere
proprio.
Si avviò lentamente lungo la strada deserta
verso il territorio dei McCall, le mani infilate nei
pantaloni del completo e lo sguardo verso il cielo stellato. Aveva poca strada
davanti a sé quando sentì un odore pizzicargli il naso.
Si bloccò sul posto, prendendo un grande
respiro, l’odore era dolce, sembrava quello del miele. Guardò a destra e
sinistra, ma non vide nulla. Fece per riprendere a camminare quando sentì un
gemito sommesso provenire dal piccolo vicolo che separava due case.
Senza pensarci due volte, sfoderando gli
artigli e ringraziando si essere un licantropo, entrò nel vicolo buio notando
una figura accucciata a terra con le braccia sopra la testa. La persona in
questione era a sua volta vestito in abito elegante, poteva vedere un papillon
giallo e dei soffici ricci biondi.
«Tutto bene?» domandò avvicinandosi
lentamente, capendo che il ragazzo fosse un omega in calore. Dovette far
richiamo a tutte le sue forze per non farsi prendere dai suoi istinti naturali
e saltare addosso a quel povero ragazzo che era stato abbandonato nel momento
più cruciale della sua vita.
Sentì una rabbia crescergli dentro,
scandalizzato che qualche genitore potesse lasciare il proprio figlio alla
mercé di qualsiasi alpha. Si avvicinò di un altro
passo e l’odore dell’omega divenne talmente inebriante da fargli desiderare di
affondare i denti nel collo del giovane. Eppure
sentiva di conoscerlo, era come se quell’omega fosse in sua attesa.
Si chinò lentamente, ormai davanti al
giovane, e sentì il cuore battergli ad una velocità assurda quando capì chi
aveva davanti: Isaac Lahey.
«Sc–Scott.» chiamò il biondo togliendosi le
braccia dal viso, mostrando all’alpha due occhi colmi
di lacrime e guance arrossate.
«Isaac, cosa ci fai qui da solo?» domandò il McCall togliendosi la giacca per posarla sulle spalle
dell’altro, cercando di coprire con il suo odore quello dell’omega in calore
«Dove si trova tuo padre?» chiese guardandosi in giro, forse l’uomo era andato
a chiedere aiuto.
Isaac singhiozzò e scosse la testa «Sono
uscito di nascosto.» ammise, incapace di mentire al ragazzo che amava «Volevo
venire al Ballo e vederti.» aggiunse
facendo tremare il labbro inferiore, cercando di non piangere come un bambino
di fronte al suo alpha,
ma faceva troppo male, il calore che sentiva nel basso ventre era agonizzante
ed i suoi pantaloni erano completamente zuppi per quando liquido stava
perdendo. Era pronto ad essere reclamato, ma non aveva un alpha.
L’alpha rimase colpito da quella verità e sentì il cuore
riscaldarsi, annuì lentamente e senza troppe cerimonie prese il biondo passando
un braccio dietro la sua schiena e l’altra sotto le ginocchia, tirandolo su
dallo sporco asfalto. Sapeva di potersi controllare perché sapeva che non
avrebbe mai fatto del male al suo omega «Ti porto a casa mia, va bene, Isaac?»
domandò ben sapendo di dover avere la sua autorizzazione per farlo. Non voleva
riportarlo da quel bastardo del padre, tutti a Beacon Hills sapevano quanto
fosse violento il signor Lahey, ma senza una denuncia
formale da parte di Isaac e delle prove schiaccianti nessuno aveva mai potuto
fare nulla.
Isaac annuì posando la testa contro la spalla
di Scott, annusando a pieni polmoni il dolce odore di cannella del ragazzo «Sì,
alpha.»
rispose per puro istinto usando il titolo del giocatore numero 11, ignaro che
quella piccola parola avesse mandato una scarica di pura eccitazione al povero alpha che dovette fermarsi un attimo e imporsi di non farsi
venire un’erezione nel bel mezzo della strada.
Cammino più velocemente che poteva e nel giro
di cinque minuti arrivò a casa sua, fortunatamente vuota in quanto la madre era
di turno al Beacon Hills Memorial Hospital. Aprì la
porta con non poca fatica ed entrò dall’entrata che dava sulla cucina, doveva
fermarsi a prendere del cibo e numerose bottiglie d’acqua per l’omega in
calore. Fortunatamente aveva passato l’esame in Cura degli Omega ed era
preparato ad offrire ad Isaac tutto quello di cui aveva bisogno. A malincuore
lo posò su una sedia mentre apriva i vari cassetti alla ricerca di snack e
qualsiasi cibo pensasse potesse piacere al ragazzo, poi afferrò una confezione
da sei bottiglie di acqua e si ritrovò con le braccia piene «Riesci a camminare
fino alla mia stanza?» chiese parlando con una busta di patatine tra i denti.
Isaac annuì leggermente con la testa e si
mise in piedi, vergognandosi quando vide lo stato in cui aveva lasciato la
sedia. Arrossì fino alle punte delle orecchie e sentì le lacrime pizzicargli
nuovamente gli occhi. La signora McCall non sarebbe
stata contenta di ritrovare una delle sue sedie completamente zuppa dal suo
liquido. Si girò a guardare Scott pronto a domandargli scusa, ma l’alpha scosse la testa e lo spinse leggermente verso le
scale.
La stanza di Scott odorava come lui, deodorante
e calzini sporchi. Isaac non poteva crederci di essere veramente lì, era come
un sogno che si avverava. Rimase in piedi mentre Scott posava tutto quello che
aveva preso sulla scrivania, buttando a terra i suoi libri e quaderni «Aspetta,
devo cambiare le lenzuola del letto.» gli disse correndo fuori dalla stanza per
prendere le lenzuola più morbide che possedesse. Sapeva che gli omega erano
molto sensibili durante il loro calore e la pelle di irritava per un niente e
le sue lenzuola erano ruvide.
Tornò in camera e buttando a terra quello di
cui non aveva bisogno si affrettò a preparare il letto per Isaac, non voleva
farlo aspettare più del dovuto, sicuramente con i dolori al ventre non vedeva
l’ora di potersi sdraiare.
Una volta che fu tutto pronto l’alpha si avvicinò all’omega e prese un profondo respiro.
Con una mano carezzò il braccio di Isaac, in un gesto rassicurante «Saresti a
tuo agio se ti spogliassi?» domandò guardandolo dritto negli occhi, pronto a
cogliere qualsiasi emozione. Non voleva imporsi sul ragazzo, Isaac doveva
sapere che aveva sempre una scelta e poteva anche in quel preciso istante
chiedergli di portarlo a casa sua.
Isaac deglutì a fatica, chiedendosi se si
sentisse veramente a suo agio nello spogliarsi, mentre la sua parte da omega lo
implorava di svestirsi e farsi toccare ovunque
mentre la parte umana si vergognava al pensiero di farsi vedere come era venuto
al mondo dall’alpha di un altro omega. Non poteva
ignorare il fatto che Scott fosse di Allison, Chris
Argent avrebbe ucciso entrambi per aver ferito la sua bambina.
«S–solo sopra.» rispose decidendo che era un
male minore spogliarsi della camicia e poter sentire le mani di Scott sul suo
petto. L’alpha tolse la sua giacca dalle spalle di
Isaac e poi fece scivolare dalle braccia quella dell’omega, lasciandolo ancora
con il papillon giallo e la camicia leggermente sporca. Con mani ferme sfilò il
farfallino ed iniziò a far uscire i bottoni dalle asole, rivelando poco a poco la pelle candida del ragazzo che voleva disperatamente baciare.
Scott si sfilò a sua volta la camicia e per
puro istinto attaccò il suo petto a quello di Isaac, adorando la sensazione
della sua pelle contro la sua. L’omega era bollente, sembrava ad un passo
dall’autocombustione e Scott sapeva cosa doveva fare. Staccandosi a malincuore
andò a recuperare due paia di pantaloni per dormire, offrendone uno ad Isaac
per liberarsi della scomoda cintura e gli ormai zuppi pantaloni eleganti. Gli
indicò il suo bagno personale e mentre aspettava il suo ritorno prese una delle
sei bottiglie e la posò sul comodino insieme ad una bustina di caramelle
gommose alla fragola.
Isaac tornò nella camera con addosso
solamente i pantaloncini, le guance arrossate e lo sguardo che si posava
ovunque tranne che sul letto ed il ragazzo seduto su di esso. Intrecciò le dita
delle proprie mani davanti al ventre, imbarazzato per quello che sentiva
succedere al proprio corpo.
«Vieni, Isaac, non ti far nulla.» lo
rassicurò Scott allungando la mano verso l’omega, invitandolo a sedersi al suo
fianco. Quando entrambi i ragazzi furono seduti sul bordo del letto Scott passò
la bottiglia d’acqua all’omega, invitandolo a bere quanto più potesse, notando
già uno strato di sudore formarsi sulla pelle del giovane, chiaro segno che in
poco tempo avrebbe raggiunto il picco del suo primo calore.
Gli passò anche le caramelle, guardandolo
soddisfatto mangiarle senza troppi complimenti «Perché mi stai aiutando?» la
domanda arrivò inaspettata e Scott sbatté più volte le palpebre.
«In che senso?»
«Scott, perché mi stai aiutando? Hai già un
omega ed è Allison Argent.»
«Forse non è lei che voglio.»
«Allora perché corteggiarla?»
«Credevo che lei fosse quella giusta, ma poi…
poi ho sentito il tuo odore ed ho capito che sei tu il mio omega.»
Il biondo lasciò cadere le caramelle a terra
e senza pensarci posò le labbra contro quelle di Scott, sentendo finalmente il
loro sapore e macchiandole di piccoli granelli di zucchero. Il cuore sembrava
scoppiargli dalla felicità perché ora sapeva la verità. Allison
non era più un suo problema, l’alpha gli aveva appena
confessato i suoi sentimenti, poteva permettersi di lasciarsi andare.
Sentì Scott prendergli il viso tra le mani e
tirarlo verso di sé fino a quando Isaac non si ritrovò seduto sulle sue gambe.
Il bacio si approfondì e nonostante l’omega fosse completamente inesperto gli
bastò seguire i movimenti di Scott per trovare il ritmo adatto.
«D–dobbiamo fermarci o non riuscirò a
trattenermi.» borbottò Scott staccandosi appena dalle sue labbra, una mano sul
petto di Isaac come a volerlo spingere lontano «Ti aiuterò durante il calore,
ma non ti Morderò.» chiarì facendo scivolare una mano lungo l’addome del
giovane, ma fermandosi prima di arrivare al bordo dei pantaloncini.
«Io ti voglio.» bisbigliò l’omega sentendo
tutti i freni sbloccarsi, voleva unirsi al suo alpha,
voleva sentirlo e Legarsi. Voleva essere un tutt’uno con Scott e non dover più
tornare da suo padre. Il suo posto era tra le braccia di Scott.
Scott alzò gli occhi al cielo sentendo gli
occhi illuminarsi, quasi incapace di trattenersi «Isaac.» sospirò lasciando la
lingua uscire e regalare una generosa lappata sul collo del biondo dove sapeva
trovarsi la ghiandola per il Legame «Prima devo corteggiarti, chiedere il
permesso a tuo padre.» si ricordò, aggiungendo mentalmente che avrebbe dovuto
vedersela anche con Allison e Chris Argent e la cosa
lo spaventava non poco, ma ormai aveva capito che non poteva più reprimere
quello che la sua natura voleva.
«Ti prego, aiutami, fa troppo male.» provò
nuovamente Isaac ruotando leggermente i fianchi sentendo il membro dell’alpha risvegliarsi sotto le sue natiche. I suoi
pantaloncini erano nuovamente zuppi, il suo corpo era pronto ad accogliere l’alpha e creava un quantitativo di liquido soddisfacente a
permettere loro di non ingaggiare nemmeno tempo nella preparazione.
«Ti
prego, alpha.» ripeté facendo perdere
completamente il controllo a Scott.
About Satan, Hell and teste di knot:
Fellas I’m back!
Lo so, lo so, imperdonabile! Sono
scomparsa per mesi e non ho nemmeno risposto alle ultime recensioni, sono
veramente una persona orribile.
Okay, questo capitolo equivale a
quattordici pagine di Word, un bel po’ vorrei dire. Solitamente mi tengo sulle
sei pagine, qua mi sono proprio sbizzarrita.
Comunque sì, guys,
Isaac e Scott lo stanno facendo! Esatto,
i nostri Scisaac stanno copulando e Scott avrà un bel
po’ di problemi con il caro e vecchio Chris.
Eravamo quasi arrivati al bacio Sterek, ma no, ancora nada. Vi tengo
sulle spine!
Vi adoro,
Sel
P.S: per qualsiasi dubbio, perplessità
ed incertezza non esitate a scrivermi, soprattutto per quanto riguarda la
dinamica dei calori 😊