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Autore: Classicboy    06/11/2018    6 recensioni
Fanfiction interattiva, iscrizioni chiuse!
SurvivalGame!AU, Deathfic
Avvertimenti: violenza, sangue, morte di personaggi principali
...
Quando un gruppo di semidei si risveglia su di un'isola senza memoria di come sono giunti lì né il perché, delle domande cominciano a formarsi nelle loro menti. Domande che si fanno via via più insistenti quando scoprono che oltre a loro sull'isola sono presenti anche diverse specie di mostri, tutti ugualmente letali e pericolosi, alcuni anche troppo.
Chi ha portati lì il gruppo di adolescenti? Perché l'isola è disseminata di trappole e indovinelli? Cosa ci fanno dei mostri in un'isola che stranamente sembra raccoglierne tutti gli habitat? Cosa sono le rovine che si ergono al centro dell'isola? Cosa sono i messaggi criptati che si trovano sparsi e che sembrano a loro indirizzati?
Questi sono i misteri che popolano Demigod Island.
...
0) Il risveglio (completo)
I) Ciò che c'è di più caro (in corso...)
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Mostri, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Semidei Fanfiction Interattive
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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CIÒ CHE C'È DI PIÙ CARO -
PRIMI PASSI, PRIMI INCONTRI, PRIMI PROBLEMI

 

 

 

 

Costa

 

Hai sbloccato una nuova area: Relitto Abbandonato

 

Raphael ci mise diversi minuti a raggiungere la costruzione vista da lontano. Le distanze in quel luogo erano insidiose...
Quando fu abbastanza vicino il giovane si fermò e prese ad osservare ciò che aveva di fronte: era una nave arenata. Un tempo forse, quando solcava fiera i mari, avrebbe potuto dare una sensazione di potere e dominio, ma ora, capovolta quasi completamente su di un fianco senza più vele e con lo scafo completamente rovinato dalle intemperie, era circondata solo da un desolato alone di miseria e sconfitta. Lo scafo un tempo lucido presentava ora un enorme squarcio che faceva pensare che fosse andata a schiantarsi contro degli scogli... o che un drago marino si fosse svegliato con la luna storta, stessa cosa.
Non conosceva il modello (per il figlio di Bacco era già difficile distinguere un gommone da una canoa) ma gli ricordava in qualche modo le immagini che aveva visto di alcune galere romane sui libri del campo.
Il semidio venne distolto dai suoi pensieri quando sentì qualcosa che si muoveva e vide la sabbia nelle vicinanze della nave muoversi. Subito la mano corse a sfoderare uno dei pugnali mentre il castano prendeva ad avvicinarsi con fare circospetto.
Una volta giunto in prossimità dello squarcio si acquattò e trattenne il respiro. Inizialmente non sentì nulla, poi, però, man mano realizzò che quelli che in un primo momento gli erano sembrati il rumore delle onde contro la spiaggia o lo stormire del vento tra le foglie degli alberi erano in realtà dei bassi grugniti misti a biascicate parole umane e gorgogli. Facendo attenzione si sporse un po' dall'apertura e si diede un'occhiata attorno. Dopo alcuni secondi gli occhi si abituarono alla penombra e riuscì a scorgere quattro figure raccolte in un simil cerchio che gli davano le spalle e che discutevano animatamente a bassa voce tra loro. Erano piccoli e tozzi e parevano un miscuglio tra foche, segugi e esseri umani.
Telchini.
“Ormai dovrebbero essere giunti qui. Il periodo è quello...”
“Dovremmo andare a cercarli per banchettare con la loro carne, invece di stare qui a perdere tempo”
“Pazienza amici miei, pazienza...”
“Non ce la faccio! È quasi un anno che non mi gusto un semidio”
“E pertanto puoi aspettare ancora”
“Fino a quando però?”
“Non molto, ve lo prometto. Una volta scesa la notte saranno talmente stanchi che crolleranno senza prestare la dovuta attenzione all'ambiente circostante e a quel punto arriveremo noi e gli piomberemo addosso”
“Così?”
“Esattamente. Aspetta, cosa...?”
Rapahael fece roteare la lama di uno dei pugnali e ridusse in polvere quello che pareva essere il capo dei telchini. Dopodiché scattò in avanti e infilzò nel petto altri due che non poterono fare altro che guardare sorpresi il semidio spuntato da chissà dove. A quel punto il figlio di Bacco alzò la testa e sorrise al quarto membro del gruppo che lo osservava sgomento.
“Sorpresa” cinguettò, al che il mostro si voltò e corse, per modo di dire, il più velocemente possibile in direzione del mare. Il moro gli scattò subito dietro per afferrarlo per la gola e alzarlo da terra tenendolo in aria col braccio teso di fronte a sé.
“Non sai che è maleducazione andarsene senza salutare? Ora, che ne dici se ci facciamo quattro chiacchiere in compagnia?” domandò con un sorriso allegro il romano.
“Mollami subito, feccia semidivina! Lasciami andare, o giuro che ti strappo gli occhi e ti mangio la lingua!” ringhiò il mostro marino mentre gli graffiava il braccio e la mano con gli artigli per liberarsi dalla presa dell'altro.
Raphael scosse la testa, mentre sospirava con aria afflitta: “No no no, così non andiamo proprio. Risposta sbagliata amico mio” e prese a stringergli sempre di più la mano intorno alla gola, mentre il telchino strabuzzava gli occhi e annaspava in cerca d'aria.
Dopo un po' il semidio rallentò la presa.
“Ora riproviamo: io ti farò delle domande e tu mi risponderai con la più completa sincerità, va bene capo?” e gli sorrise con fare amichevole. Il telchino annuì terrorizzato.
“Stupendo! Allora, domanda numero uno: dove ci troviamo?”
“Su... su di un'isola”
“E come si chiama quest'isola?”
“N-non lo so”
Raphael strinse la presa.
“Non lo so, lo giuro! So solo che non è presente sulle mappe e che è lontana da qualunque tipo di rotta commerciale. Il mio popolo chiama questo posto – e si esibì in una serie di latrati e grugniti – Che tradotto nella lingua umana vuol dire più o meno 'Isola dei semidei', non so altro!”
“Isola dei semidei, eh? Bene bene... okay ecco la seconda domanda: ci sono altri semidei qui oltre a me per caso? E se sì dove si trovano in questo momento?”
“Cre-credo che ce ne siano altri, sì”
“Credi?”
“Solitamente ne arrivano tra la dozzina e la ventina, ma non so quanti di preciso, e non so dove si trovino ora”
“Domanda tre, stai andando forte sai?, come facevate a sapere che ci sono dei semidei sull'isola?”
“Ogni anno, intorno a questo periodo, arrivano dei semidei sull'isola. Non sappiamo come, da dove né perché, sappiamo solo che ci sono e che prendono a combattere tra loro, basta”
“L'isola è abitata?”
Il telchino scosse la testa: “Sono decenni che non ci sono più abitanti, forse non ci sono mai stati, ci sono solo gli animali e noi mostri. E i semidei quando compaiono”
Raphael prese a riflettere in silenzio sulle notizie appena apprese. Il telchino si dimenò: “O-ora mi lasci andare, vero? Ho-ho risposto a tutte le tue domande, no?”
Il figlio di Bacco lo guardò sorridendo con dolcezza: “Ma ovvio che no”
Il mostro sgranò gli occhi per l'incredulità e per il terrore.
“Ho ucciso tre dei tuoi compagni, mi sembra logico che, se ti lasciassi andare, alla prima occasione torneresti per vendicarti. Inoltre io i mostri li odio. Sayonara, sei stato davvero utile, grazie ancora”
Il telchino si muoveva come un forsennato mentre si esibiva in ululati disperati. Raphael caricò il braccio indietro e lo lanciò in aria, come se fosse un pallone da pallavolo, per poi tirare fuori il coltello dal passante della cintura, prendere la mira, e lanciarlo, colpendo con precisione il mostro marino e facendolo dissolvere in una nebbia dorata con un ultimo guaito.
Il romano andò a riprendersi con calma l'arma mentre rifletteva in silenzio.
Aveva ricevuto un sacco di notizie utili, ora l'unica cosa che doveva fare era pensare alla sua prossima mossa. Portò di nuovo lo sguardo sul gigantesco relitto di fronte ai suoi occhi. Quella sarebbe potuta essere la sua nuova base operativa, gli bastava solo modificare qualcosa qua e là, aggiustare qualche buco e premunirsi di trappole nel caso in cui qualche ospite indesiderato avesse deciso di fargli visita e sarebbe stato perfetto!
Magari riusciva anche a ricavare un angolo bar e una zona allenamento...
Una cosa era certa: ora che era stato tirato in ballo, Raphael Perry avrebbe ballato fino allo sfinimento.

 

 

Pianura

 

Prato

 

Andromeda camminava decisa con la mente intenta a immagazzinare quanti più dati possibile sull'ambiente circostante, mentre sentiva i fili d'erba solleticarle le caviglie lasciate leggermente scoperte.
Dopo un'attenta riflessione sulle sue possibilità aveva deciso di rimanere nel prato e di proseguire in quella direzione, ritenendosi così più sicura da eventuali attacchi di mostri o agguati di possibili nemici. Inoltre col berretto in testa non aveva neanche necessità di cercare un'eventuale riparo.
La figlia di Apollo rifletteva in silenzio, la testa che elaborava e rifletteva, fino a che non vide qualcosa che scintillava alla sua destra.
La giovane si fermò e aggrottò la sopracciglia per poi avvicinarsi con fare circospetto. Una volta giunta di fronte alla fonte dello scintillio alzò le sopracciglia in segno di sorpresa.
Adagiati di fronte a lei, praticamente nel mezzo del prato, c'erano un arco e una faretra piena fino all'orlo di frecce.
La ragazza si accucciò e prese a studiare l'arma e il contenitore da tutte le angolature possibili alla ricerca di sensori, fili o eventuali trappole collegate ad essi. Dopo essersi accertata che fossero sicuri prese in mano l'arco e lo sollevò in aria, esaminandolo meglio in controluce. Era bello, leggero, elegante e resistente, si sarebbe anche potuto usare come arma a sé stante per dare botte in testa a mostri indesiderati. Sicuramente era l'opera di un artigiano o di un fabbro esperto, quasi sicuramente un figlio di Efesto. L'unica cosa che non la convinceva era il materiale. Di cosa era fatto? Bronzo? Oro? Entrambi?
Non lo sapeva, non riusciva a capirlo. E lei detestava non capire le cose.
Sospirò e se lo mise in spalla mentre prendeva da terra la faretra. La tirò su e guardò le frecce all'interno.
E lì la notò.
Aggrottò la fronte confusa mentre metteva dentro la mano e la tirava fuori.
Una... lettera?” pensò stupita e turbata. Cosa ci faceva una lettera lì?
La voltò per vedere se c'era scritto il destinatario, e trattenne il fiato mentre spalancava gli occhi per lo stupore.
Scritto con chiare lettere dietro la busta era riportato: 'Andromeda Jones, figlia di Apollo'.
La giovane boccheggiò un paio di volte mentre guardava meglio l'esterno della busta, ma niente. A parte il suo nome e la sua discendenza divina, cosa che non aveva mai detto a nessuno, non c'era altro. La ragazza sentì un fastidioso prurito dietro la nuca, come se qualcuno le stesse puntando addosso qualcosa e d'istinto, e con un po' di razionalità, seppe che qualunque cosa ci fosse lì dentro, qualunque cosa ci fosse scritta, non era niente di buono. Le avrebbe detto dove si trovava e come ci era arrivata fin lì, questo sicuramente, ma ogni informazione aveva un prezzo.
Stava per aprire la busta quando tutto ad un tratto venne la sua visione venne abbagliata da un flash: delle pecore dorate, una ragazzina che la guardava con aria incuriosita, lei che puntava l'arco addosso a qualcuno, una spada sporca di sangue.
Subito staccò la mano e prese profondi respiri.
Non le era mai capitato di avere visioni con una tale intensità...
Ma per quanto terribili non poteva certo tirarsi indietro.
Con mano tremante aprì la busta.

 

 

Foresta

 

Bosco

 

Emma si fermò un attimo e appoggiò una mano sul tronco dell'albero lì vicino per riprendere fiato.
Alla fine aveva deciso di seguire il suo istinto e la sua voglia di avventura e seguire la foce del fiume per andare in direzione del bosco. In fondo l'atmosfera cupa ed eventuali pericoli non avevano certo fermato Belle, quindi perché avrebbero dovuto fermare lei?
“Ehi, stai bene?” domandò preoccupata Evelyn.
“Sì, tranquilla, sono solo un po' senza fiato” la rassicurò con un mezzo sorriso la figlia di Ipno. Alzò la testa e prese a guardarsi attorno incuriosita: i rami degli alberi circostanti proiettavano ombre cupe e fosche tutto attorno a lei, smorzando il calore delle ore centrali e causandole, forse involontariamente, un brivido freddo lungo la schiena. Il fiume alla sua sinistra scorreva placido unendo il rumore delle sue acque a quello del vento tra le foglie e degli uccelli che cinguettavano sui rami. Ma persino il canto degli uccellini, che solitamente dava pace e serenità, in quel luogo così tetro pareva suonare lugubre, come un avvertimento di pericolo imminente e inevitabile.
“Ho-ho paura” balbettò Evelyn attaccandosi ad Emma.
Xander invece si avvicinò con fare protettivo, facendo arrossire un po' la giovane semidea.
In quel momento si sentì il rumore di un ramo spezzato e tutti e tre si voltarono, con Emma che sfoderava la lancia e la puntava in quella direzione, deglutendo e cercando di smorzare la paura. Però assieme alla paura sentiva qualcos'altro scorrerle nelle vene. Quella stretta allo stomaco, le mani che non riuscivano a smetterle di tremare, il sangue che le rombava nelle orecchie, il gusto sanguigno in bocca.
Quella non era solo paura, quella era anche... eccitazione.
Senza volerlo un lieve sorriso le curvò le labbra.
Sentì un rumore di passi farsi sempre più vicino e la presa sulla lancia si rinsaldò.
Mancava sempre meno, lo sentiva. Tra poco sarebbe stato lì, di chiunque si trattasse... mancava poco... ancora pochi metri... giusto un poco... ancora un po'...
Detto fatto da dietro una curva a qualche metro di distanza comparve un ragazzo dai capelli biondo scuri (o forse erano castano chiari? Non si riusciva bene a capire anche nella penombra della foresta), il fisico era allenato ed anche abbastanza alto (o almeno ad Emma sembrava abbastanza alto, ma non è che lei facesse molto testo vista la ridotta statura che si trovava). Il giovane si fermò di scatto e spalancò gli occhi per lo stupore, mentre assumeva una posizione incurvata, come un gatto che ha visto qualche intruso nel suo territorio e sta cercando di capire se gli è ostile o meno.
“Fa attenzione, è armato!”
La voce di Xander la raggiunse nel momento stesso in cui i suoi occhi finivano sulla lancia che teneva stretta in mano. Era leggermente più corta della sua, e sembravano predominare le tinte dorate invece di quelle bronzee, ma anche lì, come per i capelli, sarebbe potuto essere un semplice gioco di luce.
I due rimasero in silenzio per qualche minuto a guardarsi, entrambi armati, mentre cercavano di capire se l'altro gli era ostile o meno. Alla fine il ragazzo sospirò e lentamente adagiò l'arma a terra, prima di alzare le mani in gesto di resa.
“Non voglio farti del male, per favore non ti sono nemico - le disse con voce ferma - Metti giù la lancia e cerchiamo di parlare”
Emma aguzzò la vista mentre lo esaminava meglio. Aveva i jeans bagnati fino alle ginocchia, i palmi delle mani erano leggermente escoriati ed i vestiti erano talmente sporchi che pareva aver appena perso una lotta nel fango con un troll.
“Che facciamo, ci fidiamo?” domandò a mezza voce ad Evelyn e Xander.
“Non saprei, ha effettivamente poggiato per terra la lancia...” mormorò la ragazza.
“Però se guardi bene la postura è chiaro che sia ancora sul chi vive. È pronto a saltarci addosso se ci distraiamo” ribatté Xander.
“Anche questo è vero... Però sembra messo parecchio male, non pare ostile” borbottò la figlia di Ipno.
“Con chi parli?”
La voce dello sconosciuto la distolse dai suoi pensieri.
Emma rinsaldò la presa e puntò la lancia mentre esclamava manifestando una sicurezza più grande di quella che aveva: “Chi sei? Come ti chiami?”
Il ragazzo prese un profondo respiro, e la guardò negli occhi: “Mi chiamo Darren Entrall, e credimi se ti dico che non ho cattive intenzioni. Mi sono svegliato poco fa in una palude circondato da coccodrilli, o caimani o quello che erano, e l'unica cosa che voglio è capire dove mi trovo e come ci sono finito qui. Per favore, ragioniamo”
I due ragazzi si fissarono a lungo negli occhi, e alla fine la semidea sospirò abbassando la lancia e assumendo una posa rilassata.
Darren si lasciò sfuggire un sorrisetto: “Sapevo che eri una tipa a posto. Come ti chiami?”
“E-Emma. Emma Stevens” borbottò la giovane, maledicendosi poi mentalmente per aver balbettato.
“E comunque - proseguì la ragazza - Il fatto che io ti abbia detto il mio nome non significa che siamo amici o che mi fidi completamente di te, ma solo che siamo temporanei alleati, va bene?”
Darren la fissò colpito, prima di annuire, un sorriso scaltro che gli curvava le labbra: “Ricevuto capitano. Ora, che mi dici se mi racconti la tua storia?”

 

 

Montagna

 

Sentiero

 

Katrina prese il primo passo fuori dalla caverna, e subito sentì i suoi sensi aprirsi, mentre l'aria si espandeva attorno a lei come un ventaglio.
La giovane prese un respiro profondo mentre si inebriava della sensazione del calore contro la sua pelle. Dopo il freddo umido della caverna era un vero e proprio toccasana per i suoi sensi.
La semidea si concesse ancora qualche secondo di pausa a crogiolarsi nel calore del sole, prima di tornare a concentrarsi sull'ambiente circostante e usare i suoi poteri per capire dove si trovasse. Era di sicuro in una posizione abbastanza sopraelevata rispetto al livello del mare, sentiva un leggero vento freddo contro la pelle e l'odore frizzante che solitamente associava a quando durante l'addestramento con Lupa era finita da qualche parte in montagna. Sotto di lei il terreno era sempre in terra battuta, con dei sassi qua e là che rendevano il percorso abbastanza friabile, avrebbe dovuto fare attenzione. Alla sua destra la strada scendeva leggermente mentre alla sua sinistra saliva, inoltre il vento andava dritto di fronte a lei per circa cinque metri prima di scendere di botto per parecchie decine.
Facendo due più due pertanto si trovava su di un percorso di montagna, abbastanza largo, e in una posizione decisamente sopraelevata, vista anche l'assenza di vegetazione.
Doveva esserci proprio una bella vista lì attorno, però forse avrebbe dovuto portarsi gli occhiali. Non avrebbe certo voluto che il sole le ferisse gli occhi, no?
La ragazza sghignazzò. Era più forte di lei, doveva fare battute quando era nervosa.
Ad un certo punto sentì un rumore estraneo a quello del vento, un verso stridulo e decisamente stonato, come se un gigantesco pappagallo si fosse arrabbiato per qualcosa e ora stesse andando in giro a lamentarsi. Oltre a quello inoltre sentiva anche qualcos'altro.
Un rumore di passi. Qualcuno che correva.
Si voltò verso sinistra e mandò i suoi venti. In quel momento percepì una figura spuntare da dietro l'angolo e correre verso di lei. Peccato che chiunque fosse non doveva averla notata, visto che le finì addosso e la mandò a gambe all'aria.
“Ma che...! E tu da dove sbuchi?!”
“Dalla grotta” fu l'unica cosa che replicò la giovane. La voce era decisamente quella di un ragazzo e ora che poteva esaminarlo meglio tramite i venti sentiva che era alto, molto più alto di lei, aveva i capelli tenuti lunghi e vestiva con jeans, felpa e maglietta. Alla mano forse aveva un anello. Odorava di buono, di dolce con panna e cioccolato.
Stava per aggiungere qualcos'altro, una battuta per sdrammatizzare la tensione probabilmente, ma in quel momento sentì il verso farsi ancora più forte e oltre a quello anche un basso e costante ronzio, come di un elicottero. O di qualcosa che sbatteva le ali.
Subito spalancò gli occhi prima di espandere attorno a sé i venti, togliendosi così di dosso il nuovo venuto che protestò con un'esclamazione di sorpresa.
In quel momento entrarono nel suo “campo visivo” due figure. Erano piccole, slanciate, volavano e stavano urlando come degli ossessi.
Grifoni.
La giovane scatto subito in piedi mentre tirava la spada fuori dalla cintura e assumeva una posizione di guardia. Percepì il ragazzo alle sue spalle che si alzava e guardava nella sua direzione, forse sorpreso. Non ebbe tempo di pensarci che subito uno dei due mostri le planò addosso mentre l'altro andava contro il ragazzo. Katrina rimase ferma nel suo posto fino a che il grifone non si trovò a un paio di metri, dopodiché scattò di lato e colpi col piatto il fianco della mezza aquila, che si esibì in un verso che la figlia di Favonio non avrebbe esitato a definire offeso. Rotolò di lato e si mise in ginocchio, mentre il grifone tornava a volare attorno a lei lontano dalla portata della sua spada.
Katrina sorrise.
Subito puntò la mano libera di fronte a sé, il palmo rivoltò verso il basso. I venti presero a raccogliersi tenendosi bassi. A quel punto, quando sentì di averne accumulati abbastanza, voltò il braccio e con un gesto secco del polso puntò il palmo verso di sé. All'istante i venti radunatisi livello terra scattarono verso l'alto investendo non solo il suo di grifone ma anche l'altro che stava giocando ad acchiapparello con il suo nuovo amico.
I due mostri vennero sbalzati in aria a diversi metri prima di riuscire a riprendere il controllo e andarsene con pigolii di sconfitta.
La semidea riprese a respirare, prima di rialzarsi e spolverarsi i vestiti. Dopodiché si voltò verso il nuovo arrivato mentre metteva via la spada. Il ragazzo era seduto per terra e aveva il viso rivolto verso di lei, i capelli scompigliati e la felpa che cadeva scompostamente contro il corpo magro. Sentiva chiaramente che aveva il fiatone. La romana si esibì in un lieve sorrisetto mentre guardava nella sua direzione. Riusciva quasi ad immaginarsi il volto contratto in un'espressione di stupore e incredulità dell'altro semidio.
Gli sorrise angelica: “Molto piacere, io sono Katrina Seffir, figlia di Favonio, membro della terza coorte. Mi piacciono il mare, mangiare e le creepypasta. Spero che andremo d'accordo!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:
Ma salve! Spero che qualcuno stia ancora leggendo questa storia, visto le eternità che passano tra un aggiornamento e l'altro. Mi dispiace, va bene? Non voglio che trascorra così tanto, ma tra una cosa e l'altra il tempo si accumula e questo è il risultato.

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Alla fine la maggioranza di voi mi ha chiesto un capitolo un po' più corto ma con un aggiornamento fatto prima, e questo è il risultato, spero che non sia troppo corto. In un primo momento di sicuro aveva meno robe: innanzitutto non c'era proprio la parte incentrata di Katrina che volevo riservare per il prossimo capitolo, la parte su Raphael mancava delle ultime sei righe circa, quella su Andromeda si fermava con “Andromeda Jones, figlia di Apollo”, e la parte dedicata a Emma aveva tutt'altro finale in cui però mi sono reso secondo in un secondo momento la nostra figlia di Ipno aveva il carattere di un'altra persona. A questo proposito per favore ditemi se ho sbagliato la caratterizzazione di qualcuno, cosa che sento è accaduta soprattutto in questo capitolo, e ditemi come posso fare per migliorare.

Come i più attenti di voi avranno forse notato i personaggi protagonisti sono i primi quattro personaggi che ho presentato nella storia! Perché? Semplice: i personaggi presentati nel corso della storia (salvo eventuali eccezioni con scene o avvenimenti particolari o particolarmente importanti) seguiranno tutti lo stesso identico ordine, che sarà l'ordine con il quale li ho presentati. Quindi prima del pov di Raphael ci sarà sempre quello di Charlotte, e dopo sempre il pov di Andromeda, e così via (ripeto salvo eccezioni). Spero che vada bene come metodo, ma cercate di capire, ponendovi delle scelte e cose così risulta difficile dare una trama unitaria al tutto, e quindi devo avere almeno una razionalità dietro per le scelte. Ovviamente però come avete visto interverranno anche personaggi che si vedranno più avanti (Chris ne è l'esempio perfetto in questo capitolo), quindi non abbiate paura. Inoltre questo metodo mi permette di darvi eventualmente più tempo per rispondere alle domande che vi farò e mi permetterà di farmi un'idea migliore di come far comportare il vostro personaggio.

Ora, che ne pensate del capitolo. Corto, vero? Cercherò di fare il prossimo più denso di avvenimenti e di personaggi, anche se non prometto nulla. Sono sincero: gli ultimi due paragrafi gli ho scritti di getto, quindi è probabile che non siano un granché. Per favore, indicatemi qualunque errore di grammatica/di battitura che trovate, grazie!

E con questo si conclude, nel prossimo vedremo sicuramente la reazione di Chris ad una ragazzina spuntata chissà dove che gli salva la vita e le fiabesche avventure di Seraphina per l'isola, non perdeteveli!

   
 
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