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Autore: ineedofthem    10/11/2018    4 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 39
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 39




Da quel giorno ne sono passati ben quattro, che sembra siano trascorsi nella quiete più assoluta. Il che mi è parso davvero strano, visto che fino a poco fa, sembrava stesse per scatenarsi una tempesta.
Io e Luca, in verità, da come mi ero prefissata, non abbiamo più parlato: lui pare essersi arreso all'idea che non voglia ascoltarlo e se ne sta lì, nell'angolo, o forse sta solo aspettando che la mia rabbia sia sbollita per potersi avvicinare. Sta di fatto che ho avuto la sensazione mi stia evitando e probabilmente questo mi è stato d'aiuto per prepararmi a quando dovrò affrontarlo.
Però, mi son detta, questo al momento è proprio l'ultimo dei miei problemi: l'improvvisa assenza di Giorgio, infatti, non mi fa di certo dormire sogni tranquilli. Ho come il sospetto che lui stia tramando un piano alle mie spalle, pronto a colpirmi quando meno me lo aspetti.
D'altronde, me lo ha fatto capire, farà di tutto per mettermi in cattiva luce, e lo farà alimentando le malelingue.
Però, nonostante l'ansia che questa situazione mi possa provocare, ho cercato di passare questi giorni nella mia più tranquilla e quotidiana routine, alternandomi tra lavoro e casa senza sosta.
Il lavoro, beh, quello mi ha tenuta impegnata parecchio e penso sia stato un bene, perché mi ha evitato di pensare a tutto quello che stia succedendo. Ho cercato di mostrare il meglio, attenta ad ogni mia piccola azione per non deludere il dottor Visconti che mai prima d'ora si è dimostrato interessato a scrutare se assolvessi al meglio i miei doveri. I suoi occhi su di me, ogni volta, mi hanno fatto pensare se fosse a conoscenza di qualche pettegolezzo mi riguardasse  che gli facevano dubitare del mio operato. Mi è stato con il fiato sul collo per minuti, ore, giorni: la sua presenza al mio fianco è diventata quasi asfissiante, in uno strano modo di mettere alla prova me e e la mia pazienza.
Ma, forse, mi sono detta, il suo interesse è dovuto solo alla scelta di un adeguato capo specializzando. Vuole essere sicuro che io possa esserne all'altezza?.
Così, l'unico momento di libertà che in questi giorni mi sia concessa è stato passare del tempo con Lucia. Non mi è dato sapere quando lei possa andare via e ho cercato di godermi qualsiasi attimo con lei. Però, mi sono resa conto, ho cominciato a guardarla in modo diverso da quando ho saputo stia per lasciare l'ospedale. Io la osservo e non posso fare a meno di pensare che, presto, sarà lontana da me e non mi sarà possibile vederla in brevi tempi. Anche Lucia deve essersi accorta che qualcosa stia per succedere perché il suo interesse nei miei confronti è diventato quasi possessivo.
Quanto avrei voluto che Luca, quel giorno, mi desse una data, qualcosa che mi confermasse quando andrà via. Potrebbe succedere in qualsiasi momento e non sono pronta all'evenienza.

"Anita."
Alzo lo sguardo dalla cartella clinica che sto visionando, per puntarlo su Maria che mi si avvicina in modo frettoloso.
Il suo tono è fermo, quasi di rimprovero. Mi chiedo cosa l'abbia infastidita tanto.
Non posso fare a meno di scrutarla con un cipiglio in fronte.
"Hei, Maria. Che succede?"le domando non appena mi è vicina.
Lei arriccia le labbra in una smorfia, combattuta su cosa dirmi e forse indecisa sul modo in cui riferirlo.
"Devi venire subito" mi fa presente, seria. "È successa una cosa, ci sono delle persone che vogliono vedere Lucia".
"Cosa?" le replico senza ben capire, "cosa significa ci siano delle persone che vogliono vederla?".
Ma ben presto qualcosa nella mia mente comincia a smuoversi, facendomi pensare che il motivo per cui delle persone siano qui per lei lo conosco, eccome.
Lei, allora, mi guarda e i suoi occhi sembrano velarsi di compassione alla vista di me, ignara di cosa stia accadendo.
Forse è perché si accorge che ci sia qualcosa ad incrinarsi dentro di me a spingerla a prendermi una mano tra le sue e stringerla con forza.
"Oh, Anita" sussurra "è una coppia, li ha accompagnati l'assistente sociale".
Il mondo alle sue parole sembra cadermi letteralmente addosso. Come posso solo pensare che Lucia andrà via di qui, con una famiglia che non desidera.
Poi ecco venire tutti i tasselli del puzzle al loro posto; sono sicura fosse questo quello che Luca non ha avuto il coraggio di dirmi. Lui sapeva quali fossero i piani della Berardi, li avranno concordati insieme, e me l'ha nascosto. E, allora, mi dico, forse questo può essere anche peggio.
Sono già troppo lontana quando Maria cerca di richiamarmi, ma io sono sorda a qualsiasi suo tentativo di fermarmi, acceccata dalla voglia di affrontare Luca.

Così, mentre percorro con foga i pochi passi che mi separano dalla stanza di Lucia, è proprio lui che incontro sulla mia strada.
"Proprio te cercavo!" gli faccio presente, andandogli incontro.
Lui arresta i suoi passi, rimanendo impalato. Luca appare sorpreso di vedermi, ma il suo stupore si tramuta in imbarazzo non appena si rende conto di quanto il mio tono sia duro e serio.
Senza aspettare che risponda, torno ad inveire contro di lui. "Cosa c'è, Luca? Non ti aspettavi lo sapessi?" aggiungo con una risata piena di scherno. "E dimmi, in questa situazione, tutti quei rischi, tutte quelle precauzioni che dicevi si dovessero adottare con Lucia, dove sono finiti?!".
Lui rimane rigido al suo posto, colpito nel segno dalle mie parole. Avverto voglia dirmi qualcosa ma si tira indietro l'attimo dopo.
A quel punto, senza aspettare che lui parli, lo supero, con rabbia, entrando finalmente nella stanza di Lucia e quello che vedo mi procura una fitta al cuore.

Irene Berardi è qui e nemmeno questa volta è sola; al suo fianco riesco a scorgere benissimo la coppia di cui Maria mi aveva accennato.
Sembrano due persone per bene e dal modo in cui sono vestiti mi rendo conto siano anche abbastanza facoltosi, ma non posso fare a meno di rivolgere loro uno sguardo carico di astio. Perché questi due mi porteranno via Lucia e le garantiranno una vita e una famiglia che io, al momento, non posso assicurarle. Io li guardo e mi viene da pensare che no, non voglio che lei se ne vada.
Rimango ferma sulla soglia della stanza, con gli occhi fissi su questi ospiti indesiderati, ma mi rendo conto che tutto quello che mi circondi sia ovattato in confronto a quello che avverto montarmi dentro. Ascolto e vedo tutto ma è come se non lo facessi davvero.
Forse è un bene che nessuno si sia accorto di me, potrei sempre sgattaiolare via senza che mi vedano.
Guardo Irene e mi rendo conto che lei sia la più entusiasta di questa situazione. Per lei deve essere una grande soddisfazione sapere di essere vicina a trovare una famiglia a Lucia.
"Lucia, loro sono i signori Cattaneo e vorrebbero tanto conoscerti"le fa presente in modo stucchevole. Il suo improvviso interesse per Lucia  è così fastidioso. Vorrei tanto dirle di tornarsene da dove è venuta ma non riesco a proferire parola.
Stringo le mani in pugni, sentendo una scarica di brividi percorrermi la schiena.
I signori Cattaneo potrebbero essere i nuovi genitori di Lucia. Ma sentite, Lucia Cattaneo suona così male...
Allora il mio sguardo ricade di nuovo sui diretti interessati e mi viene da pensare che siano una coppia affiatata o almeno è quello che mi lasciano pensare. Il signor Cattaneo, un omone alto e dai capelli brizzolati, si dimostra essere molto premuroso mentre stringe a sè la moglie, piuttosto imbarazzata per la situazione.
Mi viene da pensare, però, che Lucia si meriti un'unione familiare e forse la loro complicità potrà essere d'aiuto nel costruire qualcosa per lei.
Il mio occhio critico non smette di osservarli, quasi come se volessi conoscerli a fondo, perché se davvero dovessero diventare i suoi genitori, voglio essere sicura che la mia piccola Lucia sia in mani giuste.
E allora la scruto, la signora Cattaneo, e mi viene da pensare che sia una bella donna. Nonostante il suo viso non sia poi più così fresco e riposato come quello di una ragazzina, non ha perso la sua luminosità. Devono aver superato la quarantina, e mi rendo conto che, nonostante vorrei il loro interesse non fosse proprio Lucia, questo gesto faccia loro onore. Improvvisamente vorrei conoscere così tanti dettagli su di loro, sapere se abbiano altri figli o adottare per loro significa poter compensare a quel dono che non hanno avuto la fortuna di ricevere. In ogni caso, la signora Cattaneo ha gli occhi buoni e il senso di maternità stampato in viso.
D'improvviso, sento di voler piangere perché mi ritrovo ad essere gelosa di una donna che nemmeno conosco ma che potrebbe portarmi via la cosa più preziosa che abbia.
Allora lei fa un passo nella direzione di Lucia, suo marito invece rimane un po' più indietro ma comunque vicino così da sostenerla.
"Ciao Lucia, io sono Clelia e lui è mio marito Massimo. Siamo davvero felici di conoscerti" le si rivolge cordiale.
Finalmente questa donna ha un nome e mi viene da pensare che non ci sia niente che non sia dolce in lei.
Lucia ricambia il suo sguardo, ma non c'è nemmeno l'ombra di un sorriso sul suo volto. Anzi, osservo i suoi occhi sbarrarsi impauriti alla loro vista; conosce la prassi, Lucia ha avuto tanti colloqui del genere e sa perfettamente perché loro siano qui.
Io la guardo e capisco che la sua voglia di mostrarsi gentile con loro è pari  a zero.
Io lo so, Lucia, so che non te ne vuoi andare, che ti ho promesso non ti avrei lasciata, ma io, io cosa posso fare adesso per rimediare a tutto questo?
Muovo, allora, un passo nella sua direzione, con il desiderio di avvicinarla a me, stringerla e dirle che andrà tutto bene, ma so quanto questo possa risultare inopportuno in una tale situazione.
Nel silenzio che è calato nella stanza, però, i miei passi sembrano rimbombare, facendo voltare tutti dalla mia parte. Ad un tratto, è come se mi sentissi colta in flagrante, come se mi trovassi a fare qualcosa che non dovrei.
E allora Lucia incrocia i miei occhi e i suoi, piccoli e tristi, sembrano chiedermi di aiutarla.
E io ti guardo, mia piccola Lucia, e mi viene da pensare che io possa fare ben poco.
"Anita..." mi richiama speranzosa.
Ma io resto immobile, con un forte senso di impotenza ad invadermi.
Poi Luca entra nella stanza e il suo arrivo sembra inclinare ancora di più il mio stato, in un punto di non ritorno. Sento di voler piangere e gridare allo stesso tempo.
"Signori, buongiorno"
La sua presenza sembra distogliere l'attenzione dei presenti da me, ma Luca, a differenza, non trova niente di più interessante che guardarmi.
I suoi occhi incrociano i miei e mi viene da pensare a come faccia ad essere così tranquillo in una tale situazione. Ma non lo vede che Lucia soffra? Pensa davvero che tutto questo sia per il suo bene?
Perché sei così cieco, Luca? Perché non ti accorgi di quanto tu ci faccia male?
Il suo sguardo alla mia vista diventa serio, duro, e i suoi occhi su di me sembrano intimarmi di non fare sciocchezze e stare al mio posto.
Però mi rendo conto che io qui dentro sia quasi di troppo; e se ancora restassi potrei sentirmi seriamente male, quindi mi volto, per andare via e non tornare più indietro.

Se pensavo che una volta fuori potessi sentirmi meglio,  mi sbagliavo, perché avverto un principio di attacco di panico farsi spazio dentro di me.
Il mio respiro si fa pesante e avverto il mio cuore accellerare così tanto da non riuscire a controllarlo. Sento di non essere padrona del mio corpo e solo per un attimo vorrei abbandonarmi al turbinio di emozioni contrastanti che mi sta travolgendo.
Il cuore mi batte, incessante, tale da avvertirlo nelle orecchie e sotto le mie dita che stringono il tessuto della maglietta.
Respiro forte e a lungo ma questo non sembra affatto calmarmi, bensì sortisce l'effetto contrario perché la gola mi si secca e avverto un conato di vomito arrivarmi in bocca. Ho seriamente voglia di vomitare.
Mi appoggio, quindi, alla parete dietro di me, aggrappandomici con le mani, mentre gli occhi mi si appannono per le lacrime. Questa volta non faccio niente per fermarle e lascio che cadano libere sulle mie guance. Il mio pianto è però silenzioso ma disperato.
"Anita!" avverto qualcuno chiamarmi ma non riesco a distinguere di chi sia la voce. Sono così stordita e annebbiata che non mi rendo conto di cosa stia accadendo attorno a me. Sento afferrarmi per le braccia, in un modo così forte e premuroso e mi viene da pensare che sia un bene qualcuno mi abbia afferrata, avrei rischiato di cadere. Le mie gambe, infatti, sono deboli e, nonostante sia sorretta, mi rendo conto che le forze per stare in piedi mi manchino.
"Anita, tesoro" finalmente la riconosco: Maria è qui e come un angelo custode sta facendo in modo che non crolli, dimostrandomi la sua vicinanza.
Così, presa dallo sconforto, mi abbandono alla sua stretta, lasciandomi avvolgere dal suo abbraccio rassicurante.
Io ti ho lasciata sola, Lucia. Tu volevi che ti aiutassi, ma vedi, io ho bisogno che, adesso qualcuno aiuti me.

Maria mi ha ascoltata, è sempre tanto comprensiva con me. Si è sorbita tutte le mie ansie e paure e ha confidato che sarà difficile, anche per lei, vedere andare via Lucia.
Anche Maria, come me, conosce benissimo quale sia il vero volere della bambina e comprende quale possa essere il mio stato d'animo.
"Come ti senti?" domanda, mentre sorseggio un po' d'acqua. Mi appoggio al distributore dietro di me, scrollando le spalle come una bambina. Mai come oggi la sala comune mi è sembrata così silenziosa e vuota. Ma mi dico sia un bene, perché al momento un po' di tranquillità è proprio quello di cui avrei bisogno. Non mi va di essere guardata con compassione o additata per scherno.
Maria appoggia una sua mano sulla mia spalla, premurosamente, per attirare la mia attenzione.
"Anita, mi hai fatto preoccupare" mi fa notare, facendo una lieve pressione con le dita sul tessuto del camice.
Incrocio il suo sguardo, mortificata. Mi vergogno di quello che è successo; mi domando se qualcuno mi abbia visto, cosa abbia pensato di me nel pieno di un attacco di panico? Ma ormai è troppo tardi per rimediare.
"Mi dispiace, Maria. Non avrei voluto capitasse".
Lei annuisce, ma i suoi occhi su di me mi infondono un certo senso di rassicurazione. Sono contenta che lei sia qui, perché Maria è dotata di un forte senso materno e di empatia e questo fa di lei una persona di cui potersi fidare e capace di farmi sentire protetta, al sicuro.
Però, quel lieve senso di benessere che pensavo di aver riacquistato, sembra svanito nel nulla, quando vedo Luca dirigersi verso di noi.
Maria deve accorgersi che mi sia irrigidita perché il suo sguardo segue il mio, puntandolo sul ragazzo che cammina nella nostra direzione.
I miei occhi non possono fare a meno di scrutarlo.
Deglutisco a fatica, come se la salivazione mi mancasse ancora e ancora; avverto il peso di questa sua ennesima bugia schiacciarmi.
Sono sicura di quale siano le sue intenzioni e mi rendo conto che se qualche giorno fa avevo pensato di dargli la possibilità di spiegare, adesso sono più che certa di non voler più aver niente a che fare con lui.
"Ti stavo cercando" la sua voce, non appena mi è vicino, mi fa percepire un sentore di guai. È chiaro che non sia venuto con buone intenzioni. Riesco a notare una sorta di rimprovero nei miei confronti da come la sua postura sia rigida e il suo viso contratto in una smorfia. Ogni fibra del suo corpo sembra mettermi in allerta.
Ma io, io sì, sono pronta ad affrontarlo, se necessario.
"Devo parlarti" proferisce con un tono che non ammette repliche.
"Da soli" aggiunge non appena si rende conto che Maria non accenni a muoversi.
L'infermiera, però, non si lascia intimorire dal suo sguardo di sfida, perché lo sostiene allo stesso modo e non ci pensa nemmeno a lasciarmi sola con lui.
"Maria, puoi andare, non preoccuparti" le faccio notare, accennando ad un piccolo sorriso.
Lei annuisce e rispetta il mio volere, nonostante sia contraria a lasciare che Luca mi si avvicini. Poi, facendo saettare lo sguardo da me a lui, si allontana.
Luca, allora, scuote il capo, esprimendo un sorriso divertito dalla situazione, ma ben presto i suoi occhi tornano su di me.
Incrocio le braccia al petto, impaziente di scoprire cosa abbia da dirmi.
Luca rimane a lungo con lo sguardo su di me, mi scruta a fondo come se volesse accertarsi di quali siano le mie condizioni.
"Stai bene?" domanda e mi rendo conto che non mi aspettavo potessi percepire della preoccupazione dalla sua voce.
"Sto bene" replico, dura.
"Anita..."
Che lui sia stanco ed esasperato da questa situazione è chiaro, ma è quasi un controsenso, perché se facesse a meno di creare guai, sarebbe tutto diverso.
"Tu lo sapevi..." gli faccio presente, come in un affronto e stanca di troppi preamboli.
"Sì..." ammette a disagio. Immaginavo lui lo sapesse ma averne la conferma è a dir poco irritante.
Distolgo lo sguardo dal suo, puntandolo su un punto indefinito alle sue spalle. La verità è che sono stanca di litigare, la rabbia lascia spazio solo ad un profondo senso di delusione.
"Dovevo immaginarlo..."
Luca sembra, però, ostinato a creare una giustificazione plausibile per le sue azioni. Come se non fosse chiaro mi abbia esclusa da una cosa così importante.
"Anita" mi richiama, sporgendosi per incrociare i miei occhi. "Mi dispiace, davvero. Ma io te lo avrei detto, sul serio, stavo solo cercando il modo adatto per comunicartelo."
Io lo guardo e mi viene da ridere per questo suo stupido tentativo di scusarsi. Così, notando che si sia fatto più vicino, faccio un passo indietro, spaventata da un possibile contatto.
"E certo..." gli replico in tono di scherno. "Ti aspetti anche che ti creda?"
"Anita."
"Luca, ma seriamente, quando smetterai di mentirmi? Dimmi, ci sarà mai una fine alle tue bugie?" le mie parole sono dettate dalla pura voglia di fargli del male e, forse, notandolo abbassare lo sguardo, spero di esserci riuscita.
Vorrei che un po' di quel dolore che provo io, lo sentisse anche lui. Se solo si fermasse a pensare a come questa situazione mi faccia soffrire, forse capirebbe.
Così, approfittando del suo essere a corto di parole, prendo le dovute distanze, svincolandomi da lui.
Io ti guardo Luca e ammetto a me stessa che tu un po' mi faccia pena. Io ci guardo e mi rendo conto che tra noi sia irrisolvibile, perché tu hai rovinato tutto, di nuovo.
E allora io me ne vado, e ti lascio qui, perché sono stanca di lottare contro te e le tue bugie. Ti lascio solo augurandomi tu possa riflettere sul tuo comportamento. E mi allontano con il cuore che sembra spezzarsi, mentre mi rendo conto che non so cosa sia peggio tra aver perso te e perdere Lucia.
"Anita" lui tenta di fermarmi un po' prima che io sia lontana, ma non sono disposta a concedergli nemmeno uno sguardo e un briciolo del mio tempo. Così, continuo imperterrita per la mia strada.
E allora infastidito dal mio modo di sfuggirgli, mi richiama a gran voce.
"Tra una settimana dimettiamo Lucia, ci tenevo a fartelo sapere".
Il suo modo di attirare la mia attenzione è pressappoco inutile, ma non posso nascondere che le sue parole abbiano suscitato in me una reazione. E allora io incasso il colpo, rendendomi conto che ancora una volta non sia stata io a ferire lui ma viceversa.

Appena fuori, non posso fare a meno di scontrarmi con la realtà e notare cosa stia succedendo.
La sua figura è ancora piccola e lontana, ma riuscirei a distinguerla anche ad occhi chiusi.
Lucia si muove nel corridoio, veloce, affannata, come se stesse scappando. Io la immagino dover affrontare una situazione più grande di lei, da sola.
Strepita, sfuggendo ai richiami. Mi rendo conto, quindi, che il suo obiettivo sia io, quando lei, vedendomi ferma, chiama il mio nome a gran voce. Ma io, questa volta, la sua richiesta di aiuto non voglio e non posso ignorarla.
Lucia non è sola, dietro di lei riesco a distinguere alcuni infermieri che cercano di placare la sua corsa, ma lei continua, avvicinandosi.
Così, mi abbasso alla sua altezza, allargando le braccia per accoglierla in una stretta. Lo slancio è così forte che per poco non mi sbilancio all'indietro.
Ma adesso ho altro a cui pensare. Mi rendo conto che respiri in modo veloce e sconnesso e mi premuro di calmarla.
"Shh, sono qui" le sussurro tra i capelli.
È un sollievo constatare che Lucia non sia affatto arrabbiata, perché alle mie parole la sua stretta diventa quasi possessiva. È bello pensare che la prima persona di cui senta di aver bisogno sia io.
"Anita..."sussura concitata. "Non mi lasciare".
Mi viene da pensare sia un bene che lei sia nascosta nel mio abbraccio, così che non possa accorgersi del turbamento sul mio viso.
Però, accorgendosi che io non le abbia dato una risposta, incrocia il mio sguardo, posando le manine sulle mie guance.
"Anita, io voglio stare con te. Solo con te" ammette con la voce distorta dal pianto. Non mi ero resa conto che avesse preso a singhiozzare ma sulle sue guance le lacrime scendono copiose.
Allora io la guardo e vorrei fosse così facile. Ma forse, mi viene da pensare, quella che ho creato nella mia testa è solo un'illusione. E ora più che mai lei ha bisogno di qualcosa di concreto.
Lucia scruta con attenzione ogni mio movimento, in attesa che io le dica qualcosa. Osservo i suoi occhi così piccoli da cui traspare un velo di preoccupazione.
A me fa male il cuore al solo pensiero di vederla andare via.
"Luci" le replico, appoggiando le mie mani sulle sue. "Andrà tutto bene".
Lei sorride speranzosa ma non completamente soddisfatta dalle mie parole. So cosa voglia sentirsi dire.
"Non mi lasci, vero?" chiede, tirando su con il naso.
Torno a stringerla a me, socchiudendo gli occhi.
"No, Lucia. Non ti lascio".
Ma io, beh io sono una pessima bugiarda.
Riesco, però, a scorgere sul suo viso un velo di soddisfazione e mentre lei torna a stringersi a me, aggrappandosi al mio camice come a paura che possa lasciarla, mi rendo conto che tutto questo, un giorno, potrebbe ritorcersi contro di me.
Ma adesso, mi dico, mi basta questo: che lei sia con me e non ci sia opposizione alcuna.

Osservo le porte dell'ospedale chiudersi dietro di me come un miraggio. Ero arrivata a pensare che questa giornata potesse non finire mai, e adesso, una volta fuori, è come se assaporassi di nuovo la libertà.
Guido con tranquillità verso casa, ansiosa di potermi rilassare dopo tutto lo stress accumulato in queste ore. Forse, mi dico, poter far un bagno caldo allenterà tutta questa tensione.
Arrivo a casa presto, chiudo lo sportello, veloce, inserendo l'antifurto all'automobile. Una volta fuori dall'abitacolo, rabbrividisco per il freddo della sera; per fortuna l'ingresso è a pochi passi.
Però, mi rendo conto che, se pensavo le sorprese per me oggi fossero finite, mi sbagliavo.
Infatti, una volta davanti l'uscio del portone di casa, devo fare i conti con qualcuno che non vedevo da così tanto e che sembra esser tornato.
Io lo guardo, lui fa lo stesso, ed entrambi non possiamo fare a meno di scrutarci così a lungo, come a capacitarci di essere proprio davanti alla persona che non vedavamo da tanto tempo. Ma lui è qui e io mi rendo conto mi fosse mancato
I nostri occhi si invadono di sorpresa mentre nessuno dei due sembra intenzionato a parlare, forse in questo momento dire qualcosa sarebbe superfluo. Poi, mi premuro di interrompere il nostro scambio di sguardi e prendo la parola, dando voce ai miei pensieri.
"Nicola, cosa ci fai qui?!"

ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutti!
Faccio ritorno con una sola settimana di ritardo, ma ci sono stati impegni improrogabili che mi hanno tenuta per un po' lontana dalla lettura. In ogni caso, adesso sono qui con un capitolo che segna una svolta davvero importante nella storia. Lucia è vicina dall'andare via dall'ospedale e forse lo farà con una famiglia che non è quella composta da lei, Luca e Anita. Cosa ne pensate a riguardo? Ve lo aspettavate?
So che forse questa notizia non sarà molto gradita ma non è ancora stata scritta la parola fine. Tutto è possibile...
E poi, colpo di scena, vi aspettavate che Nicola tornasse??
Su, aspetto le vostre opinioni ;) e nel frattempo ne approfitto per ringraziarvi del sostegno che mi date, soprattutto voi ragazze che continuate a seguire con assiduità la storia. Grazie anche a chiunque l'abbia inserita tra le liste e ai lettori silenziosi :)
Alla prossima, un abbraccio!!




















  
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