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Autore: missiswolf03    13/11/2018    0 recensioni
Mi chiamo Lilith Cooman, ho quindici anni e frequento la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, casata Grifondoro. Sono al quinto anno, e devo destreggiarmi tra cose da comuni adolescenti: compiti, amicizie, rivalità, minacce, una famiglia scomparsa, un passato misterioso, un Signore Oscuro che vuole distruggerci tutti... E quei maledetti occhi verdi. Ah già, dimenticavo; sembra che io sia l'unica persona che può decidere le sorti di un'intera Guerra Magica, della vita del mio amico Harry, e di tutto il resto del mondo...
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sibilla Cooman, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
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- Mamma, dove stiamo andando?

I corridoi di Hogwarts, la sera, vuoti, sono davvero inquietanti, specie quando i quadri seguono ogni tuo passo con i loro sguardi a metà strada tra il reale e il finto.

Mia madre, dal canto suo, sembra fregarsene.

- Ti ho chiesto di chiamarmi professoressa, Lilith. E da quando sei così impaziente? Aspetta e vedrai.

Il suo tono è scocciato, freddo. Questo posto la trasforma, veramente.

- Scusa. Hai ragione, mam... professoressa.

- E dammi del lei. Oh, diamine, puoi comportarti come un'alunna qualsiasi? Te l'ho già detto un sacco di volte, non ti tratterò diversamente dagli altri, solo perché sei mia figlia. Quando siamo in questi corridoi, dove tutti possono vederci, il nostro rapporto è puramente formale. Chiaro, signorina Cooman?

Penso abbia il ciclo. Cavolo, voglio solo poterla chiamare come ho sempre fatto, chiedo troppo?

Il suo modo di comportarsi mi turba ogni volta, ma ormai ho imparato a non farglielo capire, anche se non penso mi abituerò mai.

- Certo, professoressa. Errore mio.

La donna non replica, cosa che interpreto come un suo cenno di assenso. Penso sia un cenno di assenso.

Ormai non sono più così sicura di conoscerla.

Dopo aver camminato per degli interminabili minuti, con questo clima teso e imbarazzato a farci compagnia, arriviamo davanti a un corridoio e la donna si ferma.

“Mamma, ma dove cavolo mi hai portato?”

Mi lancia un'occhiataccia.

Cacchio, mi legge nel pensiero?

Perfetto, adesso dovrò passare col setaccio anche ciò che mi frulla per la testa.

Mentre la vedo scuotere la testa in maniera impercettibile, sospirando di frustrazione, una porta appare dal nulla davanti ai nostri occhi.

Questa scuola non smetterà mai di sorprendermi.

Sibilla mi fissa, forse aspettandosi che sia io a fare la prima mossa.

Leggermente titubante, apro i battenti.

La stanza che mi ritrovo davanti è piccola, ma ben illuminata.

È molto semplice, e mi ricorda tantissimo la camera di mamma nel mondo babbano.

In realtà, l'ho vista una volta sola, di nascosto, perché me l'ha sempre proibito... Eppure la sfera di cristallo che intravidi sulla scrivania contro il muro la ricordo come l'avessi vista ieri. E potrei giurare che è la stessa che adesso si trova sul tavolo al centro della stanza, accanto a una teiera e... Oh, sono ossa quelle?

Le pareti sono spoglie, eccezion fatta per una grossa libreria polverosa, e ci sono due sedie ai lati del tavolo. Un tappeto che sembrerebbe persiano completa il tutto.

Mi guardo intorno, disorientata.

Così dovrei imparare a sfruttare la mia dote?

Penso che lo scetticismo mi si legga in faccia, perché la professoressa/mamma se ne esce con un: - Non è quello che ti aspettavi, eh? Non sempre gli eventi prendono la piega che vorremmo...-, il tutto accompagnato da uno sguardo penetrante e ricco di un sentimento molto simile alla... Rabbia?

Nah, impossibile, sono stanca, avrò le allucinazioni.

- Cominciamo?-, chiedo, decidendo di ignorarla.

Per tutta risposta, la donna si siede e mi invita a fare lo stesso. Prendo posizione davanti alla sfera, osservandola. È così liscia, sembra non avere imperfezioni...

Poi vedo una macchia.

No, no, è... Un cervo?

Quell'animale comincia a correre, sembra venire verso di me, ed è sempre più vicino, sempre più grande...

Poi una lacrima si affaccia al suo occhio e scende a rigargli la guancia, e improvvisamente non è più un cervo, ma un'ombra di luce, acciecante, ed è come se tutta la stanza brillasse, purificata, e poi c'è un fulmine, e dopo...

Dopo la sfera è di nuovo trasparente, e tutto quello che ho visto è scomparso.

Okay, ora sono più che certa di avere le allucinazioni.

Ho davvero bisogno di dormire.

Distolgo lo sguardo dall'oggetto, e quando incrocio quello dell'indovina davanti a me, vedo una sorta di luccichio nei suoi occhi e una sorta di smorfia che forse dovrebbe assomigliare ad un tentativo mal riuscito di nascondere un sorriso.

- Cristallomanzia visiva. Impressionante.

Dato che questa donna sembra capire cosa mi passi in testa prima che ci riesca io stessa, mi spiega meglio.

- Quello che hai visto nella sfera. Raccontamelo.

E io, convintissima di essere la ragazza sbagliata, le racconto del piccolo cervo, della luce, del fulmine...

- Così hai visto un cervo che scaccia via le tenebre con la luce, e poi un fulmine che cancella tutto?

Annuisco, sentendomi stupida. Adesso anche mia madre penserà che sono pazza.

- E dimmi, Lilith, non ti ricorda niente quest'animale?

La mia testa dice di no, la mia bocca risponde da sola, come in trance.

- Potter. Il patronus di Harry.

Harry ha un patronus? Ma poi, che roba è un patronus?

- Scusi, non so cos'ho appena detto, io non so che mi prende stasera...

- Perché ti scusi, ragazza? Hai risposto bene...

Mi guarda di sottecchi, seria.

- In realtà, il problema è proprio questo. Non dovresti sapere queste cose.-, continua, spostando l'attenzione sulla parete alla sua sinistra, dove un vecchio quadro che non avevo notato ricambia il suo sguardo con aria grave.

Non mi abituerò mai a questa cosa.

I due si fissano, comunicando probabilmente con le sopracciglia, unico elemento dei loro visi che si muove.

Scommetto che nemmeno stavolta verrò messa al corrente dell'argomento di questa bizzarra... conversazione?

Posso definire questo aggrottamento di sopracciglia una conversazione?

Ma soprattutto, perché devo sempre farmi queste domande assurde?

Dopo quella che mi sembra un'eternità, e dopo essermi rassegnata a non dormire stanotte, Sibilla torna a guardarmi, con espressione indecifrabile.

- Bene, per me non c'è altro da fare oggi. Sulla Cristallomanzia sei già a buon punto. Chi ti ha insegnato? Hai preso lezioni di nascosto? -, indaga.

Cosa? Penso di essermi persa un passaggio.

- N-no, professoressa, mi avete proibito di farlo, e poi dove l'avrei presa una sfera di cristallo...? Ma poi che vuol dire che abbiamo finito, non abbiamo fatto niente...

Ricevo un'occhiata fulminante che mi fa intendere di dover chiudere la bocca. Non pensavo di poterlo dire, ma sono ufficilmente spaventata da mia madre.

Cioè, da Sibilla. Oddio, che confusione.

- Se pensi che non sappia fare il mio lavoro, Cooman, ti sbagli di grosso. Ogni nostra lezione si concentra su una particolare forma di Divinazione. Stasera avevo in programma di insegnarti la Cristallomanzia ma, visto che per qualche oscuro e misterioso motivo già la conosci e sai metterla in pratica, - altra occhiataccia tattica, - non devo insegnarti proprio niente.

Si alza, lisciando la gonna colorata, e senza parlare aspetta che faccia lo stesso.

Una volta in piedi, faccio per andare verso la porta, ma un suo colpo di tosse mi porta nuovamente a girarmi verso di lei.

La donna, a braccia conserte, ha un'aria spazientita e dura.

Come ogni volta che sono nervosa, inizio a grattarmi l'avambraccio sinistro, ma non appena noto che la donna fissa insistentemente il movimento della mia mano, smetto subito.

Allora, e solo allora, quella sembra risvegliarsi dal suo stato di trance, e si dirige verso la libreria, cominciando a rovistare tra gli scaffali.

Mentre aspetto, non sapendo che fare, inizio a guardarmi intorno in maniera casuale; ciò mi porta a incontrare lo sguardo dell'uomo del quadro, un ragazzo piuttosto giovane ora che lo vedo bene.

Mi stava fissando?

Inquietante.

Sfrutto l'occasione per studiarlo. Ha grandi occhi verdi, inespressivi, o forse troppo espressivi per essere decifrati, e capelli neri, un po' mossi, portati lateralmente, in un ciuffo. È diverso da chiunque abbia visto finora in questo castello, sembra come circondato da un'aura particolare...

Sarà che è dentro un quadro, forse.

- Eccolo qua!

L'esclamazione della strega mi costringe a interrompere il contatto. È davanti a me, e tra le braccia tiene un tomo enorme, con le pagine dorate. La pesante copertina in velluto viola lo ricopre di un fascino antico.

- Questo è il libro dei segni.-, esordisce, dando per scontato che io sappia di cosa stia parlando.

L'espressione interrogativa che mi si stampa in faccia deve farla ricredere, infatti si decide a spiegare.

- Vuol dire che contiene le spiegazioni di ogni segno che sia mai stato incontrato in migliaia di anni nell'arte divinatoria, sin dalle prime forme riscontrate a Babilonia.

Ah, tutto molto più chiaro.

In sostanza, è un libretto di istruzioni per la veggenza.

Che bello.

- Devi memorizzarlo.-, aggiunge poi, con molta naturalezza.

Io, invece, rischio di strozzarmi con la mia stessa saliva.

Devo memorizzarlo? A occhio e croce saranno più di duemila pagine!

Sgrano così tanto gli occhi che temo mi cadano a terra, più o meno come minaccia di fare la mia mascella.

- Ovviamente, nessuno deve vederlo o aprirlo. È estremamente raro e, in mani sbagliate, può essere letale. -, conclude, porgendomelo e, non so perché, guardando storto il ragazzo nel quadro, che si limita a scrollare le spalle e ritirarsi, lui solo sa dove.

Lo prendo, e per poco non cedo sotto il suo elevato peso.

Devo solo introdurlo di nascosto nel dormitorio, e poi mantenerlo segreto a tutta la mia casata. Non vedo cosa potrebbe andare storto.

- Mi scusi, professoressa, ma come dovrei portarlo in camera? -, tento di farmi suggerire.

A tale domanda, la donna scoppia in una risata quasi strafottente. Sembra che mia madre si diverta a prendersi gioco di me.

- Cara signorina Cooman, lei pensa davvero che la lascerei portare il libro nella stessa ala del castello dove risiede metà famiglia Weasley, la signorina Granger e Harry Potter in persona? Per chi mi ha preso, per una sprovveduta?

Cavolo, se sta recitando la parte della cattiva, le riesce davvero bene.

- E dove dovrei portarlo, professoressa? -, dico, tentando di mantenere un tono di voce accomodante e “da studentessa”.

- Lo conserverà lontano da qui, in un luogo insospettabile.

Si interrompe ancora, lasciandomi a metà della frase, e solo un miracolo mi impedisce di tirarglielo in testa, il suo tomo raro.

- Ovvero?-, sbotto, stufa di tutto questo teatrino.

- A casa di Rubeus, non è ovvio?

Ecco a voi la versione “odiosa stronzetta del liceo” di mia mamma. Solo nei film avevo trovato un tale accanimento contro qualcuno. E in Piton verso Potter, certo.

- Giusto, come ho fatto a non pensarci. -, rispondo, lasciando trapelare il sarcasmo e guadagnandomi perciò l'ennesima occhiataccia.

- Posso andare? -, chiedo allora, un grosso nodo alla gola.

Non le farò vedere che mi fa male comportandosi così.

- Certo. Buonanotte, signorina Cooman. -, mi congeda, ma io sono fuori prima che abbia finito la frase.

Sbatto la porta con violenza, e poi corro, corro via, per quanto il carico alquanto pesante non mi permetta di sfrecciare come mio solito.

I quadri mi osservano, nel loro muto giudicare, ma non m'importa.

Sento che potrei scoppiare a piangere, ma negli ultimi tempi ho sprecato fin troppe lacrime, e sento che il peggio deve ancora venire.

Corro finché non mi ritrovo all'esterno, e in lontananza vedo la rassicurante luce della capanna di Hagrid, unico faro di speranza a guardia dell'infinita distesa buia che è la foresta proibita, e allora rallento il passo.

Mi rendo conto soltanto adesso quanto il clima stia cambiando, pentendomi di non aver portato la sciarpa di lana comprata con le ragazze durante un'uscita ad Hogsmeade.

Metto un piede dopo l'altro, quasi come se dovessi camminare su un filo, le braccia mi fanno un male cane ma sopporto in silenzio, fino a che, sovrappensiero, non mi accorgo di un sasso e mi sbilancio in avanti, rovinando a terra.

- AAAAH!

Il mio urlo molto virile spinge il custode a uscire di corsa da casa, per quanto la sua enorme stazza glielo consenta, e precipitarsi verso di me, evitando sapientemente le zucche del suo orto.

Sotto il suo barbone scorgo chiaramente un cipiglio preoccupato.

- Lilith, ma cosa mi combini? Ah, guardati, stai tremando tutta... Ma, ehi, perché piangi? Ti sei fatta male? Vieni, su, vieni con me...

Sto piangendo? Non sento niente, solo una fitta al gomito destro, su cui devo essere atterrata.

Il mezzo gigante mi prende gentilmente l'altro, tirandomi su pian piano. Mi sento in trance, come se non fossi io a imporre al mio corpo cosa fare.

- E questo libro? Oh, guarda com'è ridotto, tutte queste pagine svolazzanti! E la copertina...!

Hagrid sa come risvegliare le persone.

Sussulto, cercando di individuare il tomo. Giace per terra, aperto, la copertina rilegata rivolta al cielo, le pagine nel fango, alcune staccate si sono adagiate poco più in là.

Dire che non sto respirando è il minimo.

- Oh no. Oh no. OH NO.

Non riesco a pronunciare altro.

Fisso il disastro, immobile come un pezzo di marmo.

Non avverto più né il freddo né il dolore.

- Lilith, mi dispiace...

Ingoio l'angoscia che mi sta pervadendo.

- Puoi aiutarmi a raccogliere tutto? -, mormoro.

Lui esegue senza dire niente, probabilmente conscio che non avrebbe alcun effetto positivo.

E ora? Ho distrutto uno dei più importanti libri al mondo, non mi sembra il modo migliore per salvare Harry.

- Vieni dentro, ragazza, forse riusciamo a sistemarlo.

Hagrid mi fissa dall'uscio.

Mi muovo, a testa bassa,come si muoverebbe un carcerato condotto al patibolo.

Realizzo di star congelando quando, entrata in casa, chiudo la porta e il calore del fuoco nel caminetto incontra la mia pelle ghiacciata.

Provo la stessa sensazione di quando si hanno le orecchie tappate e, improvvisamente, si stappano, e si sentono nuovamente tutti i rumori circostanti.

Il guardiano poggia tutto sul tavolo, mentre Thor annusa l'aria, curioso.

Mi abbandono su una sedia senza nemmeno chiedere, oramai sono di casa.

- Allora. -, rompe il silenzio lui, esaminando il mio volto, - Abbiamo a che fare con un libro abbastanza rilevante per la popolazione magica.

Gli lancio uno sguardo di lato, cercando di trasmettergli che, si, non è una bella situazione.

Si schiarisce la voce, mentre io emetto un lungo e sofferente sospiro.

- Vado a prendere qualcosa per provare a riattaccare le pagine. -, enuncia quindi, sparendo dal mio campo visivo.

Mi lascio prendere dallo sconforto.

Lilith Cooman, in una giornata, ha scoperto di dover salvare Harry Potter da morte certa, rischiato lo stupro, litigato con sua madre e distrutto un libro di vitale importanza.

Come posso anche solo sperare di riuscire a non essere più un disastro?

Come posso scoprire cosa sta succedendo di così losco?

In questi momenti, vorrei tanto che Fred fosse qui.

Lui saprebbe trovare una via d'uscita, anche se folle.

Almeno mi avrebbe rinvigorita un minimo.

Ma perché adesso sto pensando a Fred?

Possibile che io non sia capace di combinare niente da sola?

Ritengo di aver appena commesso un errore irrimediabile e inscusabile, e invece di cercare una soluzione presumibilmente inesistente, io penso al mio migliore amico.

C'è definitivamente qualcosa di sbagliato in me.

Per la frustazione, sbatto con forza il pugno sul cadavere del manoscritto, facendo volteggiare le pagine verso il soffitto.

Accade tutto in maniera troppo repentina, tanto da farmi credere di star fantasticando.

Il volume si solleva, in un vortice di polvere argentea, impalpabile. Vortica su sé stesso, sempre più veloce, sempre più su, sempre più avvolto da quel pulviscolo brillantinoso.

Thor comincia ad abbaiare, intanto che uno sfavillio via via più iridescente e sfolgorante ingloba dentro di sé tutte le parti del libro.

Quindi, bruscamente come è iniziato, finisce tutto, e il testo ricade con un tonfo sul tavolo, perfettamente chiuso e in eccellenti condizioni.

Le pagine sono più dorate di come erano prima, il velluto che lo ricopre riflette la luce delle lampade.

Non sono per niente sconvolta, no.

Nemmeno Hagrid, a giudicare dalla sfumatura che colgo nella sua voce, flebile per un omaccione come lui.

- Per Godric, questa non me l'aspettavo.

Apro e chiudo la bocca, ma non sono in grado di assentire.

Il mezzo gigante si accomoda accanto a me, chinandosi in avanti, gli occhi incollati alla causa di tale stupore, indagando alla ricerca del minimo movimento.

- Pensi che sia vivo? -, bisbiglio, dopo cinque minuti passati a scandagliare l'oggetto.

Hagrid si tira su, guardandomi.

- Penso che tu non debba più tirare pugni, quello che Hermione ha tirato a Draco l'anno scorso si inchinerebbe a confronto.

Assumo un'aria confusa, che lui liquida con un gesto della mano.

- Niente, niente, lascia perdere i deliri di questo mezzo gigante. Piuttosto, dimmi, stavi venendo da me per lasciarmi il manoscritto?

- Si, me l'ha detto la mam... la professoressa Cooman. -, mi correggo.

Hagrid mi osserva, indagatore, ma non chiede niente, e gliene sono infinitamente grata.

- Certo, non ci sono problemi. Ma, dimmi, l'hai aperto?

Scuoto la testa. In effetti, non ho avuto neppure il tempo di dargli una sfogliata.

- Beh, rimediamo subito! Ti prendo una coperta, hai ancora i brividi. E non preoccuparti dell'orario, per stavolta sono certo che chiuderanno un occhio.

Com'è premuroso, anche se a dire il vero non ho freddo, non sapevo neanche di avere i brividi.

Mentre scompare di nuovo, avvicino la mano al volume per aprirlo. Sfioro la stoffa con le dita, ed è morbida e piacevole al tatto. È così bello toccarla che ci stendo tutta la mano sopra.

Forse non dovevo farlo.

Gli occhi si spalancano, tutto il mio braccio sembra cristallizzarsi, mentre vengo percossa da tremori incontrollati.

Una visione, penso subito.

E invece no.

Un forte flusso infuocato va dal libro al mio palmo, costringendomi a inspirare a fondo.

Mi fa male la testa, le luci si accendono e si spengono a intermittenza, il petto pesa come un macigno.

Quando sento di essere al limite, tutto cessa.

Thor si è rintanato sotto un panchetto, uggiolando.

Respiro affannosamente, scossa.

In mente, migliaia di simboli e immagini si susseguono.

Hagrid accorre, sconvolto.

- Lilith, tutto bene?

Scuoto la testa, blaterando parole confuse.

- Draghi... Scopa... Bacchetta... Incantesimo... Astuzia... Harry...

- Harry? Cosa c'entra Harry?

Volto di scatto la testa, guidata da un istinto viscerale.

- Harry può solo usare l'astuzia, Harry non può vincere se non usa l'astuzia... Il drago può volare, Harry no... Ma la sua scopa si...

Hagrid sembra spaventato, ma non si allontana.

- Vincere? Parli del torneo? Ci saranno dei draghi?

Non rispondo.

Sono in un'altra dimensione.

- Harry deve usare l'astuzia, Harry deve volare.

- Lilith, cosa stai dicendo? Harry non potrà portare la scopa durante le prove...

La voce che lo interrompe non è la mia, è oscura, è paurosa.

- Però il ragazzo ha una bacchetta. Digli questo, guardiano.

Immediatamente dopo quest'ordine, sento come un alito di vita nuova che mi spinge a buttare fuori l'aria.

Sussulto, staccando la mano dalla copertina.

Mi guardo intorno, terrorizzata.

Hagrid cerca di tenermi ferma, ma io mi alzo di scatto e mi scrollo le sue mani di dosso, scappando via, fuori da quella casa, senza guardare dove vado.

I miei piedi inciampano ovunque, tutto il mio corpo mi impone di fermarmi, ho la vista appannata, eppure continuo a correre.

Solo quando arrivo davanti il quadro della signora grassa realizzo di essermi diretta al dormitorio.

Ancora sconcertata riesco ad entrare, spostando gli occhi in giro per la stanza, senza guardare niente davvero.

Mi lascio cadere sul divano, inerme, non riuscendo più a muovere un muscolo.

I miei occhi si chiudono piano piano, pesantissimi.

Il sonno mi accoglie tra le sue braccia, cancellando tutto con il suo mantello nero.

 

*

 

- Lilith, sveglia, Lilith...

Una voce melodiosa e cantilenante mi carezza le orecchie, gli occhi pizzicano ma non ne vogliono sapere di aprirsi.

- Coraggio, Luna Nera, non farti avvolgere dall'oblio.

Luna Nera. Di nuovo quel soprannome.

Anche Colin mi aveva chiamato così quando...

Salto su a sedere quando avverto qualcosa sfregare contro la mia coscia.

La vista è ancora appannata, ma riesco comunque a distinguere i contorni di una figura dai lunghi capelli rossi.

Ginny?

Sbatto le palpebre più volte, e dopo qualche attimo metto a fuoco la piccola Weasley.

- Lilith, che ci fai sul divano? -, chiede, sottovoce, segno che gli altri stanno ancora dormendo.

Mi stiracchio, rendendomi conto solo adesso che sono tutta dolorante e intorpidita.

La ragazza segue ogni mia mossa, ma non mi costringe a parlare e mi lascia libera di allungare tutti i muscoli che ho, anche i più impensabili.

Quando poi finisco questa rilassante operazione, e sento di stare già meglio, mi degno di risponderle, o perlomeno di farle capire che sono ancora in grado di spiccicare parola.

- 'Giorno, Ginny. -, bofonchio, la voce bassa come ogni mattina, abbozzando un quarto di sorriso.

La rossa scuote la testa, sogghignando e distendendo il volto.

- Buongiorno, Lilith.

Mi guardo intorno, strizzando gli occhi.

La Sala Comune è avvolta nella penombra, rischiarata solo dal caminetto sempre acceso in questo periodo dell'anno.

- Che ore sono?

- Notte fonda. -, replica lei.

La coperta di stelle fuori dalla finestra conferma la sua affermazione.

- Si può sapere cosa ci fai tu sveglia a quest'ora?

Realizzo solo adesso che lei dovrebbe essere a letto, invece che seduta su un divano a fissarmi.

Scrolla le spalle, distoglie lo sguardo, dondola velocemente la gamba sinistra...

Harry c'entra qualcosa, ne sono sicura.

- Cosa ha fatto il tuo adorato Potter?

Gira di scatto il volto, tirandomi una frustata con i suoi lunghi capelli color carota.

Sembra un coniglietto spaurito.

- Tesoro, si vede lontano un miglio quando lui è al centro dei tuoi pensieri. -, le svelo, alzando gli occhi al cielo.

Le sue guance assumono il colore della tipica capigliatura Weasley, abbassando la testa.

Mi fa davvero tenerezza, questa piccola ragazza innamorata, così indifesa davanti a un sentimento troppo grande eppure così valorosa nella vita di tutti i giorni.

Le tiro una leggera spinta col ginocchio, invitandola a raccontarmi. È un bel po' che non facciamo una chiacchierata come si deve.

- Allora, che cosa è successo?

Sospira rumorosamente prima di parlare.

- Harry e Ron hanno litigato, prima. Ho sentito dei rumori, così sono uscita dal mio dormitorio e sono scesa a controllare... Mio fratello stava accusando Harry di qualcosa, ma lui sembrava assente, continuava a fissare il camino... Prima che potessero vedermi sono scappata in camera, ma non sono riuscita a riprendere sonno... Oh, Lilith!

La piccola, ormai non così piccola, si copre la faccia con le mani tremanti. Non avevo idea che lei si sentisse così, non avevo idea che tutti loro si sentissero così... Così male.

- Ehi, guardami Ginny. -, le sollevo il mento con due dita.

Anche i suoi occhi adesso sono arrossati.

Poso una lieve carezza sulla sua guancia fredda.

- Andrà tutto bene, te lo garantisco. Lo so che ora non sembra possibile, ma Harry e Ron faranno pace e, vedrai, al ragazzo che ti sta tanto a cuore non accadrà niente... Non finchè ci sarò io ad impedirlo.

Accenna un sorriso.

- Grazie Lilith, ora capisco come mai Fred tiene così tanto a te.-, mi ringrazia lei, avvolgendo le braccia intorno al mio collo. Ricambio la stretta, con un piccolo sorriso soddisfatto che mi si forma spontaneamente sul volto. Fred tiene a me, è vero. E io tengo a lui, tantissimo.

- Su, andiamo a dormire adesso, altrimenti alle lezioni di domani crolleremo come due pere cotte! -, la incito, alzandomi.

- Okay, okay, anche perché ho Pozioni la mattina... E non penso che Piton sarà tanto clemente. Buonanotte, Lils.

Sbadiglia, mi lascia un bacio sulla guancia e sale nel dormitorio.

- Si, buonanotte, Ginny.

Buona notte insonne, Lilith.

   
 
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