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Autore: Kano_chan    17/11/2018    2 recensioni
Dal quinto capitolo:
- Grazie per il passaggio Hank e perdonami se ti ho fatto preoccupare – gli avevo detto apprestandomi a scendere.
- Provi qualcosa per Connor? Intendo… - il poliziotto aveva lasciato la frase in sospeso.
- Credi sia possibile innamorarsi di un androide ed essere ricambiati? - avevo ribattuto io con un sorriso mesto, prima di aprire la portiera e scivolare via.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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7. Urgenza

9 novembre 2038

Riemersi dal sonno lentamente, mettendo a fuoco il ripiano del tavolino ingombro di riviste e di una tazza ormai fredda. Tirandomi a sedere, una coperta di pile mi scivolò da addosso, adagiandosi con un fruscio vicino ai miei piedi scalzi. Mi guardai attorno un pò intontita...
Se non fosse stato per la presenza di una maglietta da uomo ben ripiegata sulla poltrona di fronte a me, la visita di Connor sarebbe potuta sembrare solo un sogno. Fissai la coperta caduta a terra e capii che doveva essere stato lui a coprirmi quando se n’era andato. L’altra cosa che notai fu il mio pad che, appoggiato vicino a me, lampeggiava.

Quando lo sbloccai mi apparve un messaggio scritto con l’applicazione delle note.

“ Sono dovuto andare via. Il tenente Anderson ha una pista, è riuscito a rintracciare l’abitazione di Elijah Kamski. Connor”

Bastò leggere quel nome, perché la vista mi si offuscasse e il panico mi avvolgesse: Elijah Kamski.
Guardai la data di salvataggio del messaggio: 10.30.
Poi guardai l’ora attuale: 11.00.

Lanciai il pad sul divano e corsi fuori, ignara del gelo che mi aggredì i piedi nudi. Mi spinsi fino al marciapiede e guardai in direzione della casa di Hank con il fiato che si condensava in spesse nuvolette di vapore. La sua auto non c’era.
Voltandomi per rientrare, la serranda del garage, come un oscuro presagio, attirò la mia attenzione e mi spinse verso una decisione che in altri casi non avrei mai preso.
Tornata in casa, infilai il giubbotto e anfibi, e presi il mazzo di chiavi risposto accuratamente nel cassetto del mobile in ingresso. Poi mi diressi al garage, accendendo la luce che rischiarò lo spazio odorante di olio e metallo. Uno spesso telo bianco con un sottile strato di polvere sopra, mi accolse.
Quando misi una mano sopra di esso, ebbi un secondo di esitazione....
Stavo per scoperchiare il vaso di Pandora, ma lo sollevai ugualmente.
Al di sotto comparve una vecchia Kawasaki nera satinata, che sembrò quasi rimproverarmi quella lunga assenza. Mentre la serranda si apriva sul vialetto di accesso, mi calai in testa un casco integrale e infilai le chiavi nella toppa. Dovetti girarle e dare gas almeno quattro volte, prima che il motore si avviasse.

Con un ultimo sospiro smorzato dal casco, diedi ulteriore gas immettendomi in strada; erano quasi otto anni che non prendevo quella moto.. o qualsiasi mezzo su ruote, se non si contava lo strappo che Hank mi aveva costretta ad accettare dopo la storta alla caviglia...
Concentrandomi sulla mia destinazione, cercai di ricacciare in un angolo della mia mente il leggero panico che sentivo montare dentro mentre zigzagavo nel traffico.
Kamski viveva fuori Detroit, dall’altra parte del ponte che attraversava l’omonimo fiume.
Si era costruito una casa in riva al corso d’acqua, con un ottima vista della Belle Isle, l’isola che, oltre ad ospitare un enorme parco e un acquario, era le fondamenta della principale fabbrica della Cyberlife.
Quando arrivai davanti all’abitazione immersa nella neve, notai subito la macchina di Hank parcheggiata lì davanti. Abbandonai la moto in fretta e furia, gettando il casco a terra e dirigendomi verso la porta d’ingresso. Lì, invece di suonare il campanello, portai alla luce un piccolo pannello digitale nascosto nel rivestimento in legno della porta. Digitai il codice e, con un sommesso click, l'uscio si aprì davanti a me.

- E’ abbastanza! Connor ce ne andiamo -

La voce di Hank fu la prima cosa che sentii provenire dalla camera attigua.
Mi avvinai alla porta ignorando lo sguardo penetrante del ritratto del padrone di casa, e aprii uno spiraglio.

- Premi il grilletto... -

Elijah Kamski appoggiò una mano sulla spalla di Connor, il quale teneva puntata una pistola verso un’androide bionda vestita di blu. 

- Connor! Non farlo! - esclamò Hank a qualche passo dai due.
- e ti dirò tutto ciò che vuoi – concluse Kamski.

Quando intuii quello che stava accadendo, mi si gelò il sangue nelle vene, ma non feci in tempo a reagire che Connor abbassò spontaneamente la pistola.

- Affascinante… - disse allora Kamski – L’ultima chance della Cyberlife di salvare l’umanità è esso stesso un deviante -
- Non… non sono un deviante – si affannò a rispondere Connor mentre il led sulla sua tempia continuava a lampeggiare furiosamente di rosso.
- Hai preferito risparmiare la vita di questa macchina piuttosto che portare a termine la tua missione. – replicò l’uomo.

A quel punto aprii completamente la porta, facendo il mio ingresso nella piscina coperta.

- Adesso basta Elijah –

Tutti e tre si voltarono al mio indirizzo mentre, con passo deciso, mi avvicinavo loro.

- Seren?! Che diavolo ci fai qui? - esclamò Hank allibito.
- Guarda chi si vede… - commentò Kamski con un mezzo sorriso.

Connor fu l’unico a restare in silenzio, limitandosi a fissarmi confuso.

- Spero tu sia soddisfatto… - sibilai all’indirizzo del ragazzo con gli occhi azzurri.

Con un gesto secco, tolsi la pistola che Connor teneva ancora in mano e la lanciai in piscina, dove affondò con un gorgoglio.

- Quando la pianterai con questi giochetti? - aggiunsi affrontandolo.
- E’ un piacere anche per me rivederti – replicò lui.
- Ehi, aspettate un secondo! Voi due vi conoscete? - s’intromise Hank.
- Può ben dirlo tenente, siamo amici di vecchia data – rispose Kamski cordiale – Ma temo che non siate stati informati di questo -

Io chiusi gli occhi e sospirai, prima di voltarmi verso i miei due amici.

- Mi sono laureata in ingegneria bio tecnica lo stesso anno di Elijah e... ho iniziato a lavorare con lui – dissi.
- Con lui? Alla Cyberlife? - mi chiese Connor parlando per la prima volta.
- Avete davanti una delle fondatrici della compagnia – intervenne il ragazzo.

Ed eccoci arrivati al capolinea…

- Cosa…? - disse Hank con voce strozzata.
- Ho.. ho inventato io i bio componenti che fanno funzionare gli androidi – ammisi alla fine – Vi spiegherò tutto, giuro... ma non qui.. - aggiunsi con tono supplichevole.
- Per me possiamo andare, non abbiamo più niente da fare – assentì Hank dopo un momento, avviandosi all’uscita.

Feci per allontanarmi a mia volta, ma Elijah mi afferrò per un polso e, al contempo, Connor afferrò il braccio dell’uomo. Io lo guardai stupita, mentre Kamski si limitò a lasciarmi andare con un sorriso.

- Speravo potessimo parlare, già che sei qui – mi disse.
- Ci siamo detti tutto otto anni fa Elijah… ti prego, basta – gli risposi.
- Non è stata una mia idea… - aggiunse e io guardai di riflesso Connor.
- Ma non hai neppure impedito che accadesse.. - ribattei – Andiamo Connor -

Voltatami, aggirai la piscina per tornare verso l’uscita. Appena prima di varcare la porta dell’ingresso, Elijah parlò un’ultima volta.

- E comunque, c’è sempre un piano B nei miei programmi. Non si sa mai...- disse laconico con il viso rivolto alla vetrata della piscina.

Fuori la neve continuava a scendere lenta e implacabile. Sulla mia moto si era già formato un sottile strato bianco, che mi apprestai a togliere diligentemente con i guanti.

- Come mai non hai sparato a quella ragazza? -

Hank si rivolse a Connor, incrociando le braccia sul petto.

- Io… l’ho guardata negli occhi e non ce l’ho fatta, ok? - rispose l’androide concitato mentre il led gli si colorava improvvisamente di rosso.
- Dici sempre che portare a termine la tua missione è la cosa più importante – insistè il poliziotto.
- Gliel’ho detto, non ce l’ho fatta. Mi dispiace! - ripetè Connor.

Io fissai i due confrontarsi e pensai che entrambi, probabilmente, non si erano minimamente accorti di quanto fossero cambiati.

- Forse non è stato un male, forse hai fatto bene – affermò alla fine il poliziotto – Io devo tornare un attimo in centrale – aggiunse poi, rivolgendosi a me – Ti lascio Connor davanti casa -
- Non è meglio aspettare che ci sia anche tu? - domandai perplessa.
- Nah – rispose Hank – credo che quello che hai da dire interessi più a lui che a me; e poi potete sempre aggiornarmi dopo – disse con un’alzata di spalle.
- Allora vi aspetto a casa – assentii montando sulla Kawasaki e infilandomi il casco.

Con un ultimo cenno ai due partners, ed evitando accuratamente lo sguardo di Connor, accesi il motore e partii alla volta del mio futuro.



Jericho's place:

*musichetta da colpo di scena*

In realtà penso che molti di voi ci fossero arrivati, o almeno si fossero fatti un'idea generale xD Per tutti gli altri, sappiate che volevo stupirvi con effetti speciali!
E così la nostra Seren ha aiutato Kamski a mettere in moto la Cyberlife, inventando niente di meno che i bio componenti degli androidi! Ciò che è ancora poco chiaro sono i motivi che hanno spinto la ragazza ad abbandonare la brillante carriera nell'azienda... Connor sembra essere la chiave di tutto. Per chi mi sta maledicendo, non lo faccia troppo che ho bisogno di lavorare ancora per un bel pò prima che sia Natale ^^" Posso rassicurarvi però, che avrete tutte le spiegazioni del caso nel prossimo capitolo u.u
Per ora ringrazio tantissimo tutti i Lettori che continuano a seguirmi, al mio piccolo gruppo di Recensiste e a Roiben per aver inserito la fic tra le seguite ^^

Vi abbraccio tutti!
Marta
  
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