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Autore: CharmedGurlie    15/07/2009    4 recensioni
[SPOILER] "Mi spavento quando cadi e non ti rialzi." - Scena mancante/continuazione dell'episodio 4x13 (Fire in the Ice), contiene spoiler per quell'episodio (e lieve accenno alla fine della terza serie).
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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I GET NERVOUS

Salve gente! Lo so che era un po’ di tempo che non tornavo con una traduzione e questa è la primo che traduco nel fandom di Bones...

A dire la verità l’avevo presa in mano qualche mese fa, ma l’ho finita solo venerdì per poterla regalare a Little Fanny per il suo compleanno... spero che le sia piaciuta e che piaccia anche a voi.

 

NB: la storia contiene SPOILER per la quarta stagione, ancora inedita in Italia, in quanto è stata scritta in seguito all’episodio 4x13 The fire in the ice, quindi, se non volete sapere nulla, fermatevi qui.

 

A tutti gli spoilerati, a quelli che seguono la serie in lingua originale e a quelli che leggono lo stesso… BUONA LETTURA!

 

Nonna Minerva

 

 

 

 

 

I GET NERVOUS

 

Tanti auguri, Sis!

 

 

 

La dottoressa Temperance Brennan vide la testa del suo partner colpire il ghiaccio con un colpo secco e un’ondata di panico le attanagliò lo stomaco. Rimase pietrificata sul seggiolino di plastica. Quando si rese conto però che Booth ancora non si muoveva, saltò subito in piedi.

 

In un attimo Brennan era in pista, facendosi strada verso il suo compagno, mentre il resto della squadra di hockey la fissava confusa.

 

“Uhm, dottoressa Brennan?” intervenne Wendell esitante, comparendo pattinando al suo fianco. “Non penso le sia permesso entrare qui.”

 

“Il mio partner è privo di sensi, Wendell. Ha un’idea migliore?” sbottò Brennan mentre si piegava al fianco di Booth. “Booth?” fece, tentando di svegliare il compagno, ma senza risultati. Aveva preso una bella botta, evidentemente.

 

“Booth? Andiamo, Booth!” Brennan riusciva a sentire il suo cuore battere all’impazzata e avvertiva un peso depositarsi lentamente sullo stomaco. Razionalmente, era consapevole che il peggior scenario possibile era una brutta commozione cerebrale, ma che comunque sarebbe stato bene. La parte non tanto razionale di lei, tuttavia, sembrava non riuscire a scrollarsi di dosso l’analogia che l’attuale situazione aveva con quella terribile notte al Checkerbox.

 

Proprio come quella notte, Brennan era china su di un Booth privo di sensi, pregandolo di svegliarsi. Starà bene, non faceva che ripetersi. Ma per quanto provasse ad essere razionale, non riusciva ad impedire al terrore di prendere il sopravvento. Aveva perso Booth quella sera, e non aveva intenzione di perderlo nuovamente.

 

“Booth,” tentò nuovamente, per l’ennesima volta. Le sembrava che fosse rimasto privo di sensi un sacco di tempo, ma in fondo in fondo sapeva che si era trattato solo di pochi minuti. Vide che iniziava a muoversi, si stava riprendendo. Un’ondata di sollievo la riscaldò tutta, sarebbe stato bene.

 

“Bones?” chiese lui quando aprì gli occhi, fissandola confuso. “Cosa ci fai sul ghiaccio?”

 

“Mi spavento quando cadi e non ti rialzi,” spiegò lei con onestà, e se Booth fosse riuscito a pensare con chiarezza, ne sarebbe rimasto colpito. Ma viste le circostanze, si limitò a sorridere incerto mentre Wendell slittava verso di loro per aiutare Brennan a farlo alzare.

 

“Non si preoccupi,” fece Wendell all’agente. “Ho preso il sangue.”

 

“Ottimo lavoro, Bones,” fece Booth al tirocinante.

 

“Co-? Sono io Bones,” dichiarò Brennan mentre raggiungevano il bordo della pista. L’agente Perrotta, che aveva assistito all’intera scena, aspettava il trio al limite del campo.

 

“Credo dovremmo accompagnarla all’ospedale, agente Booth. Posso farlo io. Sono certa che la dottoressa Brennan debba lavorare sui campioni di sangue che Wendell ha raccolto.”

Brennan si sentì lievemente offesa nel sentir insinuare che un test del DNA fosse per lei più importante della salute del suo partner.

 

“Non serve che io vada all’ospedale. Sto bene,” comunicò Booth deciso.

 

“No, Booth, probabilmente hai una commozione cerebrale. Dovresti davvero vedere un dottore,” intervenne Brennan dalla sua posizione sotto al braccio di lui. I loro sguardi si incrociarono per un momento, e persino l’agente Perrotta poteva vedere che tra i due stavano portando avanti una privata conversazione che non aveva bisogno di parole. Booth sospirò.

 

“D’accordo, andrò,” cedette lui alla fine. “Credi di potermi dare un passaggio, Bones?”

 

“Naturalmente,” rispose Brennan con un sorriso nel vedere l’espressione offesa che attraversò il volto della Perrotta. Sapeva benissimo che Booth, nella sua confusione, probabilmente aveva chiesto alla prima persona cui aveva pensato, ma non poteva far a meno di fermare quel piccolo moto d’orgoglio che la colpì al pensiero che, consapevole o meno, aveva rifiutato l’offerta d’aiuto della collega dell’FBI. “Wendell, può dare i campioni a Cam quando arriva al laboratorio?”

 

“Sì, dottoressa Brennan.”

 

“Grazie. Andiamo, Booth.”

 

 

“Allora, sembra che a quell’agente Perrotta sia piaciuto lavorare con noi,” commentò Brennan rivolta a Booth mentre pattinavano lentamente sulla pista dopo la chiusura del caso.

 

“Già,” concordò lui, tenendo stretta la mano di lei nella sua. Per impedirle di cadere. Si era ripetuto. Sì, come no.

 

“Tuttavia, uhm,” continuò Brennan, “Tu sei l’unico agente dell’FBI con cui voglio lavorare.”

 

Booth le sorrise con dolcezza, chiedendosi per la millesima volta come avesse fatto a trovarsi con una persona tanto meravigliosa nella sua vita. Era tremendamente in gamba e lei nemmeno se ne accorgeva. Quel giorno, in modo particolare, Booth realizzò quanto fosse fortunato ad avere Brennan. Sin dal momento in cui era caduto durante la partita, si era fatta in quattro per prendersi cura di lui e praticamente non lo aveva perso di vista un secondo. Sapeva che prendersi cura di qualcuno non era veramente il suo forte, a maggior ragione era particolarmente toccato dallo sforzo che lei aveva fatto per poterlo seguire. Ed ora eccoli lì, soli sulla pista da ghiaccio, tenendosi per mano come fosse naturale. Avrebbe potuto abituarcisi.

 

“Mi dirai quello che ti ha detto Lucky Luciano?” chiese Brennan, mentre Booth lasciava andare la sua mano e pattinava all’indietro di fronte a lei. Entrambi sentirono immediatamente la mancanza del contatto.

 

“Non è un cantante lirico italiano, Bones,” la corresse Booth con un sorrisino ebete in viso. “Perché continui a pronunciarlo sbagliato? Lo stai facendo apposta?”

 

“Mi piacerebbe sapere quello che ti ha detto,” mormorò Brennan con onestà, tornando a pattinare al suo fianco, le loro mani che inconsciamente si cercavano. Booth sapeva di potersi fidare di lei e oltretutto gli riusciva pressoché impossibile dirle di no. Specialmente quando gli stringeva la mano in quel modo.

 

“Ha detto che non sono come il mio vecchio. Ha detto che sono fatto di una pasta migliore,” cedette alla fine Booth, evitando il suo sguardo. Era consapevole del fatto che suonasse strano che un giocatore di hockey gli avesse dato un consiglio mentre era privo di sensi.

 

“Beh, non so il tuo vecchio, tuo padre,” commentò Temperance avvolgendo entrambe le braccia attorno a quello di Booth – da quando cercava così spesso il contatto fisico? -  “Ma penso che tu sia fatto di una pasta molto, molto buona.”

 

Il cuore di Booth si riempì di gioia mentre si voltava per sorridere alla sua partner. Si stupì di quanto fosse aperta quella sera, una cosa che per lei era molto rara.

 

“Hey, sai una cosa? Dimentica l’agente Perrotta,” le disse, pattinandole nuovamente davanti, questa volta trascinandola con lui. “Non cambierà nulla tra noi.”

 

Si spostò dietro a Brennan, le mani sui suoi fianchi. Era molto felice che stessero pattinando, perché era sicuro che in qualsiasi altra occasione si sarebbe preso una sberla per averla afferrata in quel modo. La spinse di fronte a sé, iniziando a prendere velocità, mentre lei tentava di contraddirlo con la scienza.

 

“L’entropia è una forza naturale che allontana ogni cosa a livello subatomico. Tutto cambia,” intervenne, animandosi.

 

“Non tutto, Bones,” rise lui, spingendola ancora più forte. Lei urlò e Booth tornò al suo fianco, in modo da stringerle ancora la mano.

 

“Mi farai cadere!” gridò Brennan fra le risate mentre l’agente la faceva volteggiare sul ghiaccio.

“Non ti farò cadere. Sarò sempre qui.”

 

Bones non era molto brava a leggere tra le righe, ma era praticamente certa che non stessero più parlando di pattinaggio. Mentre rifletteva su questo pensiero, Booth la fece roteare ancora una volta molto velocemente, ma lei non era pronta. Perse l’equilibrio e capitolò sul ghiaccio, trascinando l’ignaro partner con sé.

 

“Booth! La tua testa!” esclamò lei dopo che furono caduti entrambi.

“Rilassati, Bones. Non mi sono fatto niente, sto bene,” la rassicurò, mettendosi a sedere di fianco a lei.

“Che ne è stato della tua promessa di non farmi cadere?” fece lei, scherzosamente.

 

“Ehi, sei stata tu a far cadere me!” protestò lui, ma dai suoi occhi si capiva che non era serio.

 

“Hai avuto una commozione cerebrale, Booth. Forse pattinare senza l’elmetto non è stata una buona idea,” commentò ridendo, ma lui percepì un velo di apprensione nelle sue parole.

 

“Mi dispiace di averti fatti preoccupare oggi, Bones,” si scusò, gli occhi scuri fissi nell’azzurro dei suoi.

 

“Non ero preoccupata,” dichiarò lei, distogliendo lo sguardo.

 

“Per un attimo mi è sembrato proprio che lo fossi,” sussurrò lui sfiorandole il mento con la mano facendole rialzare gli occhi. Lo fissò con aria di sfida per un secondo prima di arrendersi.

 

“D’accordo, forse un pochino lo ero, ma solo perché hai perso i sensi. Come ho detto prima, mi spavento quando cadi e non ti rialzi.”

Booth realizzò all’improvviso che Brennan stava ricordando la notte in cui gli avevano sparato e si biasimò immediatamente per la sua pessima memoria.

 

“Mi spiace, Bones. Ti prometto che sarò più attento.” Le assicurò con dolcezza, i loro sguardi ancora fissi uno sull’altro e i volti decisamente vicini. Rimasero così per qualche istante, prima che lui abbassasse gli occhi, consapevole che non avrebbe resistito ancora a lungo all’impulso di baciarla.

“Forza, alziamoci da qui,” la esortò, mettendosi in piedi e poi voltandosi per aiutarla.

 

I due vacillarono e finirono di nuovo lunghi distesi sul ghiaccio, questa volta con Booth sopra di lei e la mano che istintivamente si era infilata sotto la testa della donna per impedirle la botta.

 

“Tutto ok?” le chiese, quando vide che dopo qualche secondo lei ancora non si era mossa e teneva gli occhi chiusi. All’improvviso, Brennan scoppiò a ridere. Lui fece altrettanto e per un po’ continuarono così a ridere spensieratamente, senza che nessuno facesse nulla per cambiare la loro attuale posizione. Quando si calmò un po’, Bones aprì gli occhi, incontrando quelli di lui, facendolo ammutolire, stupito ancora una volta dalla bellezza di lei. Questa volta non riuscì a trattenersi e lentamente annientò quella piccola distanza rimasta tra loro, posando delicatamente le labbra su quelle di lei.

 

Bones rispose immediatamente al bacio, tuttavia, quando si rese conto di quello che stava facendo, si scostò subito.

“E la linea, Booth?” mormorò, cercando il suo sguardo. Lui avrebbe potuto giurare d’aver intravisto un lampo di paura attraversarle il volto per un attimo. “Avevi detto...”

 

“Lo so cosa ho detto, Bones, ma pensaci bene. Tu sei stata rapita e sepolta viva, io sono saltato in aria e mi hanno sparato. Anche se non stiamo insieme, è evidente per chiunque quanto siamo importanti l’una per l’altro; restando ai lati di questa stupida linea non proteggiamo nessuno, ci stiamo solo punendo. Dovesse succedere qualcosa a uno di noi, non voglio pentirmi di non averci mai nemmeno provato,” spiegò Booth velocemente, rifiutandosi di ponderare le sue parole, perché sapeva ce se l’avesse fatto, avrebbe perso il coraggio di confessarle ciò che desiderava dirle da quella che gli sembrava un’eternità. Riusciva quasi a sentire le rotelle girare a velocità vertiginosa nella brillante testolina della sua partner e temette stesse cercando un modo per rifiutarlo gentilmente.

 

“Booth, io... hai ragione.”

 

“Davvero?” chiese incredulo. “Voglio dire, certo che ho ragione.”

 

“Saremmo in pericolo in ogni caso, fa parte del nostro lavoro. Ma quando tu sei... morto, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era tutto quello che avremmo potuto essere. Nemmeno io voglio avere rimorsi,” concluse Brennan con gli occhi lucidi.

 

“Bones, mi dispiace così ta...”

 

“Non ti scusare, Booth. Quello che è fatto è fatto, non è stata colpa tua. L’importante è che tu sia qui, ora. Anche se mi stai schiacciando,” rise.

Booth aveva dimenticato che erano ancora distesi sul ghiaccio, tutti aggrovigliati.

 

“Mi perdoni,” scherzò, aiutandola ad alzarsi, con successo questa volta. Non appena fu in piedi la prese tra le braccia e la baciò di nuovo.

“Potrei decisamente abituarmi a tutto questo,” mormorò lui con dolcezza quando si separarono, poggiando la fronte su quella di lei. Brennan annuì, perfettamente d’accordo.

 

“Giusto per prestar fede al ‘nulla cambierà fra di noi’,” lo rimproverò Bones. Booth scoppiò a ridere.

 

“Non so te, ma io penso che questo sia decisamente un cambiamento per il meglio.”

 

“Decisamente,” concordò Brennan.

 

“Vuoi andartene da qui?” chiese lui. “Potremmo fermarci al Diner. Ho proprio voglia di una fetta di torta in questo momento,” suggerì con un significativo movimento delle sopracciglia.

 

“Sta tentando di sedurmi, Agente Booth?” domandò lei con uno scintillio negli occhi.

 

“Oh, assolutamente,” confessò lui, baciandola ancora una volta prima di accompagnarla fuori dalla pista.

 

Continuarono a ridere mentre si avvicinavano al bordo. Oh sì, potevano decisamente abituarvisi.

 

  
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