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Autore: Daniel_The White    20/11/2018    3 recensioni
La morte di Cedric Diggory ha scosso la pace di Hogwarts. Il Signore Oscuro è tornato ma il Ministero cerca di nascondere la verità. Un giovane mago torna dalla Nuova Zelanda ad Hogwarts, mentre dagli Stati Uniti tre nuovi professori stanno facendo le valige. Nuovi e vecchi personaggi si incrociano. Là dove il mistero, la sfiducia e l'incertezza minano la società magica e Voldemort si staglia pronto a riconquistare il potere, Hogwarts riuscirà a ricordare la sua storia o finirà divisa?
Nuove amicizie e amori sboccieranno, altri finiranno amarmente, mentre il mondo magico si prepara ad una guerra che ancora non conosce, Hogwarts diventerà il fulcro della salvezza o della rovina di tutta l'Inghileterra.
P.S. Questa fanific si discosterà dal canone su specifici punti e progressivamente si svilupperà alternativamente alla continuity originale.
Genere: Avventura, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry, Luna/Theodore, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Luna superò saltellando la statua di Gunhilda di Gorsemoor, la collana di tappi di burrobirra che le solleticava dolcemente il collo, diretta verso l’estremità opposta del corridoio est del terzo piano, con diverse domande che le frullavano per la testa.

La sera prima aveva aperto lo strano plico che le era piovuto addosso nella radura in cui avena conosciuto Theodore Nott, ancora non capiva il perché di quel lunghissimo questionario che vi aveva trovato all’interno. Ad una prima lettura le era sembrato che inaspettatamente al ministero avessero una valanga di domande da porre ad una quattordicenne come lei, ma scorrendo la lunga lista un pensiero strano le si era materializzato in testa; non sapeva perché ma c’era qualcosa d’inusuale in quella lista infinita. Luna non sapeva se erano gli avvertimenti di suo padre sui ripetuti complotti al ministero che le avevano fatto materializzare in testa questo pensiero, ma certamente anche lei aveva sentito puzza di bruciato, anche se non sapeva ancora spiegarsi il perché; era un enigma intrigante quasi quanto quello del cubo di Rubik.

Fu la vista di Galen a riportarla con lo sguardo fisso sul corridoio; il ragazzo era da solo e si guardava ogni tanto attorno con fare strano ci fosse un impalpabile pericolo che potesse aggredirlo di colpo, uscendo come un basilisco dalle pareti di pietra. La giovane Corvonero lo osservò per qualche istante, poi appurato che non ci fosse nessuno pronto a giocargli qualche brutto scherzo, gli si avvicinò e con voce sognante gli disse:

“Ciao Galen, come stai?”

Il ragazzo a queste parole fece un balzo all’indietro e per poco non sbatté la testa sulla mano destra della statua della vecchia guaritrice. Guardandosi poi davanti, la sua espressione ansiosa e guardinga si allentò alla vista dell’amica.

“Ciao Lu…Luna, che pa…paura non ti a…avevo vi…vista!” disse il ragazzo con le guance che si coloravano di un leggero colorito rosato.

“Che succede Galen, mi sembri particolarmente agitato, c’è qualcosa che non va?” chiese la ragazza con fare preoccupato, toccandogli il braccio destro. Non era mai un buon segno quando l’amico balbettava così tanto.

Al contatto il ragazzo si lasciò sfuggire un leggero lamento di dolore.

“Scusami…” disse Luna mortificata. “Ti fa ancora male?”

“No, so…solo a str…stringe…stringerlo ma mada…madama Chips mi ha de…detto che sa…sarebbe stato no…normale per qualche gio…giorno.” disse Galen arrossendo e abbassando lo sguardo, una smorfia di disappunto dipinta sul volto.

Luna non disse niente. Sapeva che quel pomeriggio c’era la prima riunione al completo della squadra di Tassorosso e probabilmente Galen doveva essere un fascio di nervi al pensiero di dover affrontare il suo primo allenamento con il braccio principale ancora indolenzito.

“Stavo per dimenticarmi…” le disse Galen porgendole la collana di tappi di burrobirra che gli aveva prestato per il suo provino come cercatore.

Luna gli fissò per una frazione di secondo la mano aperta, poi con un sorriso gli allungò sopra una della sue a chiudergli il palmo a pugno. Galen la guardò stupito.

“E’ tua. Ti ha portato fortuna e sono convita che continuerà a farlo” disse, sorridendogli. In quel momento la campanella li fece voltare entrambi; avevano pochi minuti per raggiungere l’aula di Antiche Rune, prima dell’inizio della lezione.

I due si guardarono negli occhi per un istante, un lampo saettò nei loro sguardi prima che i due pronunciassero assieme le stesse parole, prima di fiondarsi a capofitto verso l’estremità opposta del corridoio: “Chi arriva per ultimo è un troll balbuziente!”

Galen e Luna varcarono assieme la porta dell’aula, il fiato corto dopo la lunga corsa, attirando su di loro molti degli sguardi dei presenti. Luna tuttavia distolse subito l’attenzione da due ragazze che stavano mormorando qualcosa con gli sguardi rivolti verso di lei. L’aula era sistemata in modo molto differente da come se la ricordava; i banchi erano stati spostati sul fondo della stanza lasciando un grande spazio vuoto di fronte alla cattedra, anch’essa messa in cima; i vari studenti si trovavano ognuno nei pressi di una runa, replicata ad intervalli regolari sul pavimento.

“Luna Lovegood e Galen Brannis, suppongo?”

Luna portò l’attenzione sulla parete dell’aula dietro di sé per vedere una donna bassa e mingherlina, sulla trentina, sguardo acuto dietro un paio di grandi occhiali che la facevano assomigliare stranamente ad una civetta, i capelli neri portati all’indietro in una piccola coda.

“Sì” risposero in coro i due.

“Io sono la professoressa Sarah Ginsburg” disse la strega, squadrandoli con interesse. A Luna piacque immediatamente lo sguardo della donna di fronte a sé, sembrava dolce e determinato al tempo stesso, pareva stare pensando a una miriade di cose nella frazione di qualche secondo. Le ricordò molto due occhi che non vedeva più da molto tempo e a questo pensiero Luna si sentì molto triste.

“Prego, posizionatevi ognuno su una postazione libera” disse indicando loro due rune rimaste libere all’estremità sinistra dell’aula, accanto ad una delle grandi finestre sul lato ovest. Pochi istanti dopo la campanella suonò nuovamente.

Galen dire a Luna una cosa, ma il suono della campanella gli ricacciò un balbettio in gola; la giovane Corvonero portò lo sguardo dal volto dell’amico alla professoressa Ginsburg che si era andata a sistemare davanti alla cattedra.

“Buongiorno a tutti e benvenuti ad un altro anno di Antiche Rune. Il mio nome è Sarah Ginsburg e da quest’anno sarà la vostra nuova insegnante.”

Un mormorio di assenso si diffuse per tutta l’aula per qualche attimo, prima che la donna parlasse di nuovo.

“Le antiche rune sono come uno scavo nel passato; una lingua che per secoli i maghi hanno tentato di studiare comprendendo concetti spesso espressi secondo una logica antica. Tuttavia fino a pochi anni fa eravamo riusciti solo a comprendere alcuni concetti, ancor meno a metterli in pratica.

“Vuol dire che le rune sono come un alfabeto?” chiese una ragazza con i boccoli rossi in prima fila che Luna non riconobbe.

“Sì, in un certo senso, Diana.” le rispose la donna accennando un sorriso.

“Vedete voi avete sempre studiato le antiche rune, come parole di una lingua perduta, meglio ancora ideogrammi se siete familiari con lingue orientali come cinese e giapponese.”

Molti si scambiarono mormorii dubbiosi.

“Ora…” esordì la professoressa nuovamente. “Quello che avete sotto i vostri piedi è la runa che simboleggia il fuoco: Ifrit. Voglio che vi esercitiate a pronunciare questa parola, scandendo bene le vocali e, nel contempo, cercando con la bacchetta di ricalcare il disegno ai vostri piedi. Più precisi sarete e maggiore sarà l’invocazione che otterrete.”

Un lento inizio di movimenti di bacchette riempì la stanza. Luna dal canto suo cercò di concentrarsi al meglio prima di provare a ricopiare lo strano simbolo che aveva ai piedi. Mentre pronunciava la parola “Ifrit”, tuttavia, la ragazza si sentì strana; nel petto per un istante le si era materializzato un forte sentimento dirompente, come uno scoppio. Questo d’istinto lasciò il posto subito dopo a brutti ricordi, tanto che la ragazza abbassò d’istinto la bacchetta.

“Tutto bene , Luna?” le chiese Galen alla sua destra, vedendo l’espressione triste dell’amica.

“No, non è niente” disse Luna riguadagnando il suo classico tono sognante. Fu allora che la professoressa Ginsburg parlò di nuovo a voce alta.

“Basta così, ragazzi. Ascoltatemi tutti. Vedo che avete molta pratica da fare ma dovete ricordare che oltre alla precisone del movimento dovete scandire bene la pronuncia se volte sperare di invocare anche la più tenue fiamma.”

Fece una pausa in cui molti si scambiarono sguardi interrogativi, Galene e Luna compresi.

“Dovete inoltre sapere che le rune reagiscono fortemente allo stato emotivo di chi le usa. Permettetemi di mostrarvi.”

In una frazione di secondo la donna con estrema velocità saettò arcate veloci e precise con la bacchetta pronunciando l’invocazione con un grido potente, molto in contrasto con il tono calmo e pacato usato fino a quel momento. In un lampo un grande fascio di fiamme si sprigionarono dalla sua bacchetta e congiungendosi con un disco proveniente dai suoi piedi l’avvolsero per un’istante quasi a prendere forma prima di dileguarsi nel nulla, di colpo.

L’atmosfera nell’aula era tesa più di una corda di violino. Una ragazza davanti a loro spezzò l’incantesimo pronunciando un sonoro “Wow” provocando una leggera risata che spazzò via la sensazione di stupore mista ad un pizzico di paura che sembrava aveva contagiato tutti. Luna dal canto suo non aveva mai visto niente del genere prima d’ora.

 “Quello che avete visto è la corretta pronuncia della runa del fuoco. Ora, cosa avete notato di diverso rispetto ai vostri tentativi?” disse la professoressa camminando tra di loro lentamente con sguardo attento.

“La velocità” disse un Corvonero qualche fila davanti a quella di Luna.

“Non è la cosa principale, Arthur” gli rispose la donna accennando ad un sorriso. “In realtà voi potreste eseguire il movimento con estrema lentezza ed ottenere lo stesso risultato”.

“La precisione dei movimenti” intervenne una Tassorosso dietro di loro.

“Giusto Jane, ma non solo” le rispose la donna.

“Il cambio nella sua voce” intervenne Luna

La professoressa Ginsburg si voltò verso la giovane Corvonero. Anche se molte fila davanti a lei sembrava averla sentita benissimo.

“Esatto, Luna.” le disse avvicinandosi.

La ragazza ne rimase molto colpita, sembrava come se riuscisse a percepire un’emozione di vivido interesse nei suoi confronti provenire dalla professoressa.

“Ora, per favore prendete posto ai vostri banchi e tirate fuori Antiche Rune – Livello base e passiamo alla parte teorica di Ifrit, la runa del fuoco. Pronunciate queste parole la donna con un rapido gesto della bacchetta riportò i banchi al loro posto, ridando all’aula il classico aspetto di sempre.

Luna sedendosi scambiò uno sguardo con Galen mentre entrambi aprivano i loro libri al capitolo indicato; tutti e due erano molto impressionati da quello che avevano visto. La ragazza dal canto suo si chiese dentro di sé come fosse possibile che una materia che era sempre stata più come lo studio di una lingua morta si fosse dimostrata di colpo, tramite la professoressa Gisburg, come una lingua vera, capace di magie potenti anche se difficili da padroneggiare.

“Se…Secondo te co…cosa è suc…successo alla pro…professoressa Babblig?” chiese sottovoce Galen a Luna, con evidente sguardo sorpreso rivolto alla sua compagna di banco. La ragazza si prese un secondo per riflettere: era chiaro che il pensionamento della professoressa Babbling doveva aver a che fare col cambio di passo con cui venivano insegnate ora le Antiche Rune, ma cosa potesse aver provocato un tale cambiamento, era la vera domanda a cui non sapeva dare una risposta. Sul Cavillo non le era mai capitato di leggere niente di strano o inusuale sulle antiche rune nell’ultimo anno e quindi si trovava senza molto su cui riflettere.

“Come potete leggere al primo capitolo, le rune sono un alfabeto che a differenza di singole lettere è composto da parole. Ognuna di queste parole è associata ad un simbolo chiamato runa, lo studio di come si legge una runa è chiamato fonetica runica ed è ciò che ha permesso di decodificare come i vari segmenti che compongono una runa siano in realtà suoni fonetici interconnessi; per farvela semplice una runa nella sua rappresentazione porta in sé due informazioni, come deve essere pronunciata, la fonetica appunto, e come deve essere eseguita in termini di movimenti della bacchetta.”

“Ma  le emozioni allora perché sono importanti?” intervenne una giovane Corvonero.

Perché, Hanna…”, disse la donna rivolta ad una ragazza seduta due banchi alla sinistra di Galen, “E’ stato visto che rune diverse rispondono a stati emotivi diversi. In parole povere eseguire la runa del fuoco in condizioni di completa tranquillità emotiva non ha lo stesso risultato che eseguirla nel caso di una profonda passione ad esempio. Questo tuttavia non è argomento del corso fino al sesto anno, essendo una parte molto avanzata.”

Con un leggero cenno della testa la professoressa continuò: “Il motivo per cui, fino a pochi anni fa, lo studio delle antiche rune si esplicasse in un approccio prevalentemente teorico, era perché non sapevamo come leggere le rune, o meglio, sapevamo soltanto la fonetica. E’ stata la scoperta in Siria della Stele di Homs, una tavola di granito in cui alle rune indicate come simbolo, erano associati simboli fonetici e altri che ne indicavano l’esecuzione che gli studiosi sono stati in grado di decifrare completamente il linguaggio runico.”

La penna di Luna aveva già riempito parecchie una pagina buona dall’inizio della lezione e la ragazza smise un attimo di prendere appunti, sentendo un leggero fastidio al polso. Guardando alla sinistra Galen vide che anche l’amico stava scrivendo tutto interessato. La ragazza sorrise contenta che quella strana prima lezione di antiche rune, fosse riuscita a distogliere la mente dell’amico, ameno per un’ora dal pensiero del primo allenamento di Quidditch della stagione.

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Daniel si dette un’ultima passata di tintura bianca sulle dita della mano destra osservando come i sottili tratti neri sulle nocche sottolineavano ancora di più le articolazioni. Con un’ultima occhiata nello specchio dello spogliatoio vide su di se lo sguardo ancora incredulo di Heidi Macavoy:

“Ma come fai ad avere la pazienza di conciarti così ogni volta, Nightingale? E perché poi, non riuscirò mai a capirlo.” disse la ragazza scuotendo la testa, avvicinandoglisi da dietro.

Daniel incrociò per un istante lo sguardo di Galen che lo osservava dalla panca più in fondo ed anche quella volta fu contendo di essersi ripassato più volte lo strato di tintura nera sul volto. Facendo un sospiro e cercando di controllare il picco di tensione che gli era appena salito dentro,  disse, rivolto alla compagna:

 “E’ come indossare un abito Macavoy, un abito che ti piace talmente tanto portare che riesce ad infonderti qualcosa di magico ogni volta!” disse il ragazzo guardandola dritto negli occhi, sfidando il suo malcelato scetticismo.

“Finché farai delle parate come l’ultima volta per me ti puoi anche vestire da Babbo Natale e  portarti pure le renne se vuoi, Daniel” intervenne Anthony Rickett, con una mano posata sul retro della folta chioma di capelli rosso fuoco  e l’altra che stringeva la mazza da battitore posata sulla spalla destra.

Maxine e Erik dietro di loro scoppiarono in una sonora risata mentre la porta dell’ufficio del capitano si apriva, facendo entrare la sagoma alta e slanciata di Zacharias Smith; il ragazzo teneva in mano la scopa e con l’altra una serie di fogli di pergamena. Al suo ingresso tutti si voltarono verso di lui tacendo immediatamente, vedendo lo sguardo di fuoco nei suoi occhi.

Posati i fogli sulla panca centrale in mezzo agli spogliatoi, il ragazzo si schiarì la voce:

“Bene, siamo di nuovo una squadra.” disse squadrando tutti i suoi compagni.

Daniel vide il suo sguardo indugiare un istante di più sull’esile sagoma di Galen. Daniel percepì all’istante una nota di disagiò nel suo sguardo, prima che Zacharias continuasse.

“Quest’anno ci saranno diversi cambiamenti e non parlo solo dei due nuovi membri della squadra. Ho passato tutta l’estate a studiare un nuovo programma di allenamenti e con l’aiuto di qualche lettura recente l’ho perfezionato al meglio. Dunque:

“I Cacciatori” disse rivolto a Erik e Heidi. “Noi dobbiamo lavorare sui retropassaggi e sui passaggi in generale. Dobbiamo diventare molto più abili a passarci la pluffa. Troppo spesso veniamo placcati e non sempre riusciamo a vincere i contrasti specie in inferiorità numerica. Dobbiamo diventare più agili, anche a scapito della velocità dell’azione, almeno all’inizio. Dobbiamo farla ballare fra di noi quella pluffa così da mettere in difficoltà sia i battitori che i cacciatori avversari. Oltre a questo dobbiamo imparare a passare indietro e ancora di più a farlo alla cieca.”

“Come?” intervenne Heidi, incredula.

“Semplicemente facendolo. Dobbiamo studiare sempre la nostra posizione nel campo, questo sarà un altro punto su cui dobbiamo lavorare tutti, dobbiamo sempre aver chiaro dove si trovano gli altri compagni di squadra. Meno azioni in solitaria e più squadra. Per i retropassaggi, se uno di noi tre si trovasse in evidente difficoltà deve passare la palla confidando sul fatto di avere il coda, ma esattamente in coda, un altro di noi.

Heidi e Maxine si scambiarono uno sguardo dubbioso, ma rimasero entrambe in silenzio.

Per i battitori invece…Antony e Maxine per voi ho studiato un allenamento per migliorare la mira e controllare meglio la direzione dei bolidi, oltre a questo dobbiamo iniziare a sperimentare un vostro ruolo in supporto ai cacciatori.

A queste parole Antony intervenne: “Ma Zach, noi non possiamo toccare la pluffa.”

“Lo so!” Disse Zacharias fulminandolo. “Non sto parlando di prendere la pluffa con le mani perché sarebbe fallo ma nessuna regola vieta che la prendiate col retro della scopa. Certo mi rendo conto che dovremmo lavorare tanto sulla precisone ma ci sono alcune mosse che vi possono aiutare e possono far sì che quando non scagliate bolidi sugli avversari possiate seguire l’azione e supportare i cacciatori. Ah, una cosa mi sono scordato sui cacciatori…” disse il ragazzo riprendendo uno dei fogli appena scorsi. Sarebbe una buona idea che nel caso di perdita della pluffa ci sia sempre un cacciatore leggermente più indietro per dare supporto al portiere nel caso l’azione si ribaltasse all’improvviso. Per questo dobbiamo cercare di volare sfalsati come ai vertici di un triangolo invertito. Dovremo lavorare parecchio sulle formazioni anche.

Erik Cadwallader alzò gli occhi al cielo a quest’affermazione. Daniel dal canto suo capì che Zacharias aveva letto il libro di Cooper ma si chiese se effettivamente sarebbero riusciti a rivoluzionare così la squadra nel giro di alcuni mesi trovandosi solo due volte a settimana. Quello che il capitano stava sciorinando era un programma intensissimo di allenamento anche per degli aspiranti professionisti.

“Per il portiere.”

A queste parole l’attenzione di Daniel si focalizzò ancora di più sul suo capitano. “Devi lavorare sulle prese e gli appoggi agli anelli. Inoltre visto che stai indietro devi cercare di controllare l’azione da dietro e nel caso chiamare i vari giocatori se vedi un possibile ribaltamento di fronte.”

Daniel fece mente locale. Aveva iniziato l’anno precedente ad Aotearoa a lavorare sulle prese ed erano dannatamente difficili. Ciò nonostante davano al portiere una mobilità straordinaria fra gli anelli. Praticamente doveva sfruttare le braccia e le gambe per fare forza sugli anelli per aumentare le ripartenze e le spinte, oltre che le prese per ribaltarsi anche di 180 gradi.

“Ok, Zacharias.” disse Daniel d’istinto. Sarebbe stata dura ma aveva già qualche idea in mente.

“Ed infine il cercatore.” Disse Zacharias posando lo sguardo su Galen. Questi sembrò farsi piccolo piccolo, quasi come a voler scomparire nell’armadietto dietro di lui. A Daniel fece una gran tenerezza.

“Tu devi lavorare sulla vista e gli scatti come se non ci fosse un domani. Oltre a questo devi come il portiere tenere d’occhio l’azione; la priorità rimane il boccino ma non voglio vedere il cercatore fermo a guardare nel vuoto quando i propri compagni rompono la formazione o si devono riorganizzare per bloccare un controvolo.”

“O…O…Ok” disse Galen inghiottendo.

“Ed ora la cosa più importante di tutte….” disse Zacharias posando i fogli e guardandogli negli occhi uno per uno, serio. “Come vi sarete accorti questo programma di allenamento è ambizioso, non possiamo più limitarci a due allenamenti a settimana se vogliamo avere qualche possibilità di vincere la coppa. Per questo dobbiamo allenarci tutti i giorni.

Un mormorio si levò da ogni parte a quest’affermazione. Heidi e Antony sembravano i più contrari e pronti a dire qualcosa quando Zacharias li bloccò alzando la mano destra.

“So bene che vi sto chiedendo molto  e non intendo dire che dovremo allenarci per quattro ore tutti i giorni. A parte la domenica però, oltre gli allenamenti sul campo che passeranno da due a tre, vi saranno allenamenti paralleli a terra. Ho avuto delle idee su alcuni sport babbani che ci possono aiutare a sviluppare capacità che ci possono tornare assai utili tornati in sella. Ma più importante ancora è che dobbiamo lavorare come una squadra. E se non siamo e non ci sentiamo come una vera squadra non possiamo pensare di avere una qualche possibilità.”

Il ragazzo fece una pausa prima di continuare. Daniel vide che si era accorto del clima di quasi rivoluzione che avevano molti dei suoi compagni. Lui dal canto suo era abituato ad un programma di allenamenti simile ad Aotearoa ma a quanto pare non era lo stesso caso ad Hogwarts.

“So che molti di voi mi considerano pazzo e se potessi vi assicuro che non sarei qui.”

A queste parole lo spogliatoio sembrò sprofondare in un silenzio di tomba. Mazine e Antony avevano abbassato lo sguardo e si fissavano i piedi, Erik e Heidi guardavano due punti vuoti sul muro con sguardi triste, mentre Galen si era seduto e si era preso il volto tra le mani, chiudendo gli occhi. Daniel sentì un improvviso moto d’amicizia nei confronti del giovane cercatore. Anche se non lo conosceva bene sapeva che era un ragazzo molto timido che per di più aveva preso il posto di colui che era stata una legenda nello spogliatoio della squadra di Tassorosso; poteva solo vagamente immaginare la pressione che il quel momento gravava su di lui e su Zacharias. 

“Ciò nonostante sono qui. E vi dico che se c’è una cosa che ho imparato è che il Quidditch è un gioco di squadra e qui c’è una squadra da rifondare, sia sul piano d’allenamento sia su quello umano, è per questo che vi chiedo tempo.

“D’accordo.” Rispose Heidi, quasi il lacrime alzando lo sguardo si Zacharias, che le accennò un sorriso.

Un coro di assenso, si levò da ogni parte. Daniel si incupì nel vedere come il clima fosse mutato all’improvviso nel giro di qualche istante. Dando a Zacharias e agli altri il suo assenso si chiese davvero quale punto di riferimento fosse stato Cedric Diggorry per riuscire ad ispirare una tale lealtà ed abnegazione anche da morto; doveva essere stato sicuramente un grande Tassorosso, pensò in cuor suo.

“Molto bene” disse Zacharias con gli occhi lucidi, un sorriso stirato dipinto sul volto e la mascella squadrata vagamente incerta. “Oggi iniziamo con un allenamento generico per riprendere confidenza con le scope e tattiche di base” disse, afferrando la scopa e facendo cenno agli altri di seguirlo.

Daniel prese la scopa e, avvicinandosi a Maxine, le chiese:

“In che rapporti era Zacharias con Cedric?” Daniel sapeva di star ponendo una domanda scomoda ma cera qualcosa nello sguardo del capitano che gli faceva intuire che lui fra tutti i Tassorosso avesse perso più di tutti dalla sciagura dell’anno appena passato.

Maxine lo guardò storto, poi il suo sguardo si fece serio e limpido, quando vide negli occhi del ragazzo solo della sincerità: “Era il suo migliore amico”.

 

Nota dell’autore

Rieccomi qua. Dopo una lunghissima assenza che purtroppo mi ha fatto andare a passo di lumaca sono riuscito finalmente ad aggiornare. Mi dispiace molto di quest’assenza ma ho avuto diversi cambiamenti nella vita reale che non mi hanno permesso di dedicarmi alla scrittura, me ne rammarico. In questi mesi ho avuto il modo di rileggere la serie di HP e ha avuto una miriade di nuovi spunti. Detto questo spero che questo capitolo vi piaccia e vi prometto che per postare il prossimo sarò decisamente più veloce.

 

  
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