Nel mio pianto notturno
di creatura mediocre e sterile
per ogni nato dalle sue mani
- ciclica serie di fiori concepiti
e mai partoriti, espulsi come di cenci
e di melma una immondizia ormai priva
di ogni fascinazione -
una luce solare
ha acceso il respiro che cresce
e si rigenera, della vecchia pelle che scivola
via sulla nuova,
-se questo è il rigettato dal mondo
e da lei, ci sarà poi un pensiero nato
sano che sappia commuovere
un non più estraneo -
per vivere ancora
dal principio,
alla voce che nell’aria ricorda:
niente è ancora concluso.