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Autore: Gaietta001    22/11/2018    0 recensioni
Sta attenta, che la vita ti scivola addosso.
Mamma me lo ripeteva spesso, quando mi arrampicavo sugli alberi già a 5 anni, quando giocavo a calcio con i ragazzi di 2 anni più grande e mi rotolavo praticamente nel fango, tornando piena di ferite ed escoriazioni.
Già, mi sarebbe scivolata addosso, aveva ragione.
Avevo appena compito 11 anni quando la verità venne a galla. Ero una strega. Già, c'era un motivo se riuscivo ad arrampicarmi con tanta facilità, se rimane in piedi nonostante qualcuno mi spingesse.
Ma questo avrebbe rovinato poi parte della mia vita, perché appena la lettera per quella famosa scuola di cui mamma mi aveva parlato arrivò sotto la porta d'ingresso, scoprì dell'altro.
Proprio così, la mia vita mi aveva lasciato tante sorprese
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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"E ricorda, è dal dolore che si può ricominciare." Ultimo; Giusy [Londra; 5 maggio 1998] Beh, buon compleanno Gwen. Finalmente hai compiuto gli ambiti 18 anni, cosa che in Italia avrei sicuramente festeggiato. Ma sono 7 anni che non vedo l'Italia. Sono 7 anni che non vedo più il mio paesino vicino la capitale. Sono 7 gli anni che non vedo più la mia squadra del cuore giocare in quel grande stadio che con da piccola ho visto così poco. Mio papà adorava portarmi allo stadio, ne ero follemente innamorata già da quando ero molto piccola, i cori, le bandiere, i colori. Era davvero bello. Beh ho 18 anni, ma 7 di questi li ho vissuti tra ospedale e casa, tra una chemio, una ricerca per un midollo compatibile con il mio. 7 anni tra i miei libri. Già, perché dopo aver scoperto la mia vera natura e dopo che la vita mi ha negato di poter studiare, ho deciso di farlo da sola. Tutto monotono, fino al giorno della guerra. Così l'aveva chiamata mamma, la seconda guerra dei maghi. Era finita da forse due mesi, ma quello che aveva lasciato dietro di se era divenuto spaventoso e io stessa, nonostante non abbia mai frequentato quel mondo, potevo essere in pericolo. Un'altro dettaglio si era adagiato nelle mie convinzioni e cioè che io non ero una strega pura, ma un 'Half-Blood' e cioè un mezzosangue che doveva i suoi poteri solo a suo nonno, unico mago da tre generazioni. Ma tutto era finito per il meglio, se si parlava della mia famiglia. I paladini, il famoso 'Trio d'oro' aveva sconfitto il male e ci aveva salvato tutti da qualcosa di più grande dell'intero mondo. Sobbalzai sul letto dalle candide lenzuola bianche dell'ospedale quando sentii bussare alla porta. Apparve un sorriso sul mio viso, vedendo entrambi i miei genitori sul ciglio della porta azzurra. Erano distrutti, inutile fingessero, ma davano il loro meglio ogni giorno di più, restando uniti nonostante io fossi per loro solo un peso. Li guardai e loro iniziarono con quella dannata canzoncina che mi metteva solo in imbarazzo. "Tanti auguri a te..." attaccò mia madre, che in mano aveva una piccola torta che non potei far altro che riconoscere subito. Meringa, la mia preferita! Mia madre aveva 41 anni, ma è sempre stata una bellissima donna, nonostante la mia malattia l'aveva distrutta nel profondo. Era alta, con capelli a caschetto color del bronzo, perfettamente lisci. Aveva grandi occhi nocciola e un viso che lasciava trasparire ogni emozione, un bel corpo e un sorriso smagliante. Da lei, però, non ho preso niente fisicamente, ma solo una parte del suo carattere. Io sono riccia, castana e un colore degli occhi che ricorda molto il colore del verde triste dei primi giorni d'inverno. Ero alta, si, ma fisicamente ero più robusta, ricordando vagamente un corpo mascolino. Non sono mai stata una ragazza longilinea e armonica, anzi, tutt'altro. "Tanti auguri a te..." Ed ecco che continua mio padre, anche lui un bell'uomo, nonostante abbia già 50 anni. Non è mai stato molto alto, ma la sua corporatura massiccia avrebbe fatto cadere qualsiasi donna ai suoi piedi. Aveva i capelli neri pece, come il suo accenno di barba, occhi scuri e belle di una carnagione olivastra. Da qui si possono notare le somiglianze, come i capelli ricci indomabili, da lui ripresi. Entrambi però avevano una carnagione abbastanza scura mentre io sono una ragazza molto pallida, probabilmente tutto dovuto dalla malattia. Già, la leucemia. "Tanti auguri a Gwen, tanti auguri a tee!" Ed ecco che terminarono, con un sorriso a 32 denti, la loro tradizionale canzoncina, prima di portarmi sul letto la mia torta. Come ogni anno aveva i due numeri che componevano la mia età e una piccola candelina azzurra poco più avanti. Sembrava tutto come tutti gli altri compleanni, solo con un numero diverso. I miei però, avevano in viso un qualcosa di diverso, sembravano sollevati, soddisfatti. Non posso far altro che sorridere loro, ringraziandoli nell'unico modo che conosco, cioè stringendoli forte, come sempre. La mano di papà passò tra i miei capelli e sussurrò un 'la mia bambina' che tentò, invano, di nascondere. Prendo il mio pezzo di torta, che mangio avidamente, mentre i miei genitori continuavamo a fissarmi con un'espressione curiosa e con un piccolo luccichio agli occhi. Sembravano dei bimbi davanti al loro regalo di Natale, tanto atteso. Alla fine quella situazione mi iniziò ad innervosire e allora sbottai. "Si può sapere che avete quest'oggi?!" Chiedo, in tono divertito ma allo stesso tempo infastidito. "Gwen, c'è una notizia importante per te." Non si trattenne mamma, che emise quasi uno stridolio da dodicenne appena terminata la frase. Mio padre, in tutta risposta sospirò e gli diede una leggera gomitata, esasperato. Non posso far a meno di scoppiare in una risata liberatoria, vedendo la scena. Sembrava stessero davvero meglio di quanto non lo siano stati in questi 7 anni. "Prima che però te lo dica, voglio chiederti una cosa importante." Interviene mio padre. "Le emicranie, come vanno?" Ci rifletto un attimo e non so se mentigli come tante altre volte o semplicemente dire la verità. Optai per la prima. "Sto molto meglio papà, sembra che la cura faccia effetto." È vero, avevo mentito ma non potevo farli preoccupare ancora dopo tutti questi anni. Le emicranie erano ormai parte quotidiana della mia vita è avevo anche imparate a farle passare in poco tempo. Ma va tutto bene, no? "Beh piccoletta, abbiamo trovato il midollo compatibile." Sorride mia madre, serena e fiera. 'Abbiamo trovato il midollo compatibile' Queste erano le parole che da troppo tempo aspettavo di sentire. Qualcuno era disposto a donare a me, ad una sconosciuta, un pezzo di se stesso, per salvarmi, per lasciarmi vivere. Le lacrime di gioia iniziano a rigare le mie guance pallide e uno di quei sorrisi che da tanto non facevano parte della mia routine si crea, lasciando intravedere l'emozione di quel momento. "E c'è dell'altro, diciamo che come tuo regalo..." non smisero di sorridere "ci è stata data la possibilità di operarti oggi, il giorno del tuo compleanno, in modo che quest'estate tu possa passarla come meriti e l'anno scolastico, invece di passarlo in ospedale, potrai passarlo ad Hogwarts." Terminò mia madre, tutto d'un fiato. "Solo se passerai un esame, però." Aggiunse mio padre con un tono falsamente severo. Non posso che scoppiare a ridere dopo tutto quello, anche se il questo momento preferirei alzarmi e ballare per la gioia. Tra poco sarei stata operata e in poco tempo avrei scoperto se la leucemia aveva deciso di abbandonarmi, dopo tutto quel tempo. La mattinata passò tranquilla, con una certa frenesia ma con un puntino d'ansia per quello che mi aspettava. Cosa sarebbe successo e sopratutto, sarebbe andato davvero bene? Quando però il dottore si avvicina e mi stringe la mano, rassicurandomi, i dubbi vengono messi in secondo piano e tutto il coraggio che mi caratterizzava si impossessò di me. C'è l'avrei fatta, avrei vinto quella battaglia una volta per tutte. Mi alzo e con una scarica di adrenalina mi percorre tutto il corpo. Anche il mio stesso corpo era pronto, finalmente avrei smesso di dover correre in ospedale ogni due settimane, avrei smesso di vedere i miei capelli cadere a ciocche per colpa di chemio, avrei iniziato a vivere per davvero. Infilo le pantofole rosse e gialle, regalate dal mio papà, per dare colore a tutto quel bianco. Non stavo più nella pelle. "Ora che sei maggiorenne puoi venire a firmare tutti i fogli per confermare che farai l'intervento. Sei responsabile tu di te stessa." La voce del dottore mi riportò alla realtà. "Colui che ti ha donato il midollo preferisce rimanere totalmente anonimo, spero per te non sia un problema." Aggiunge infine, quando ormai tutti i fogli erano compilati. Distrattamente annuisco, ringraziando mentalmente chiunque abbia fatto un gesto che per me valeva oro. [...] L'intervento durò 2 ore, il mio midollo malandato era stato sostituito da uno che finalmente sembrava funzionare. La notte passò tranquilla, se non fosse per il continuo rigetto, effetto collaterale dovuto all'intervento. E così, passai la mia estate, tornai in Italia, tornai allo stadio e tornai da mio nonno che era fiero di quello che ero divenuta. Mi spiegò tutto, dall'inizio alla fine, mi insegnò gli incantesimi dal più semplice al più complesso, appresi le pozioni che potevano essere per me più semplice e sopratutto compresi la trasfigurazione e qualcosina di erbologia. Quell'uomo stava cercando in tutti i modi di permettermi di entrare in quell'ambita scuola, dove anche lui aveva studiato e io non potei mai ringraziarlo. Mio nonno morì poco dopo aver passato l'esame, quell'esame dove lui ci aveva messo tutto se stesso. Il mio nonno era stato il mio punto di riferimento, colui che per primo mi aveva educato e per primo mi aveva lasciato. A lui, ai miei genitori, alla mia famiglia, io dovevo tutto. A loro, oggi 1 settembre, dovevo la mia presenza a Hogwarts.
   
 
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