Erano quasi le sette e si preannunciava una
splendida serata in famiglia. Dal piano terra, si sentiva già la musica da sala
ad allietare l’atmosfera del Candelwick Hotel, le
voci di Fred e George Weasley all’interno del bar, significavano che la festa
stava per cominciare, brindavano pronti a far colpo sulle damigelle della
sposa, Serpeverde o no, Daphne
e Millicent erano un vero schianto.
Ginny era pronta a rilassarsi, a divertirsi e dimenticare.
Scese le scale cercando mantenere l’equilibrio
su tacchi a spillo.
Harry, davanti all’ingresso del bar, le corse
incontro abbracciandola con affetto e gratitudine. Di nuovo.
-
Gin guardati, sei splendida!
E lo era davvero. Pensò Blaise mentre seduto
su una comoda poltrona, si faceva versare da bere dal suo amico Theodore.
Non riusciva a smettere i guardarla, i suoi
capelli rossi come il tramonto, e il suo corpo fasciato da un vestito color
pesca, lungo poco sopra le ginocchia, che la fasciava in modo perfetto.
Si accese una sigaretta senza smettere per un
secondo di osservarla da lontano, in disparte.
-
Allora futuro sposo! Come è organizzata
la cena di questa sera?
-
Ti ho messa al tavolo con Luna e i gemelli …
-
Nemmeno un bel ragazzo?
-
Blaise e Theodore.
-
Mi prendi in giro vero?
-
Pansy pensava che fosse una buona idea per … un ritorno di fiamma.
Naturalmente posso sempre metterti insieme a Ron ed Hermione
se preferisci ma …
-
È tutto perfetto Harry, sono davvero felice
per te. Dopotutto, anche non erano esattamente la compagnia perfetta a scuola,
adesso diventeranno parte della famiglia.
-
Tu, Ron, George, Fred e lo zio Moody siete la mia famiglia. Lo sarete per sempre.
Harry si scusò, ma dovette raggiungere la sua
promessa sposa che stava parlando con suo padre. Ginny
si appoggiò al bancone del bar scoprendo con piacere che si poteva fumare.
Accese una sigaretta e con un cenno attirò l’attenzione del barman che le
sorrise.
-
Cosa desidera signorina?
-
La cosa più forte che ha, so che è un
aperitivo, ma …
Le mise davanti un bicchiere, un elegante
coppa con del liquido trasparente. Rimase un attimo scettica, incapace di
muoversi.
-
Inferno bianco. Ti stende, e una riunione di
famiglia è appropriata come occasione.
Alzò il bicchiere rivolta al barman e
successivamente ai suoi amici, tutti seduti allo stesso tavolo, un po’ brilli e
pronti a scatenarsi in qualche danza prima di cena.
Non appena assaggiò il suo cocktail, senti una
vampata di calore e una gran botta alla testa. Forte lo era, decisamente.
Ne ordinò un po’ per tutti gli invitati, se
doveva passare la cena allo stesso tavolo di Blaise, serviva un po’ di
allegria.
-
Weasley, te l’hanno mai detto che sei sexy?
-
Nott, tu lo dici a ogni donna che incontri.
Lo abbracciò, nessuno rimase sorpreso. Ai
tempi della sua relazione con Zabini, quel ragazzone era stato un buon amico,
nonostante la sua apparente superficialità.
-
Andiamo su, concedimi un ballo.
Si lasciò trascinare dalla musica e dallo
charme di Theodore. Non erano gli unici che
ballavano, solo che nessuno era pessimo quanto loro due. Impacciati, attiravano
l’attenzione dei presenti. Perfino Draco Malfoy sorrise divertito, stringendo
la sua bambina. Al contrario di Daphne, che sedeva in
disparte parlando con il signor Parkynson.
Severus Piton era appena sceso, tutti i suoi ex
studenti dovevano essere alquanto ubriachi. Hermione Granger gli fece un cenno indicando una sedia vuota vicino
ad Alastor Moody, vecchio
collega.
Si accomodò accendendosi un sigaro e guardando
un sacco di volti noti.
-
Chi l’avrebbe detto. Un matrimonio babbano tra Harry Potter e Pansy Parkynson.
-
Odio il fatto di aver dovuto indossare lo
smoking!
-
Oh Moody, sei
davvero adorabile.
-
Piantala di fare lo spiritoso Snape, o ti giuro che appena torniamo a casa ti faccio una
fattura di quelle che ti rimarranno per il resto della tua vita!
Hermione scoppiò a ridere. Vederli litigare come due bambini li rendeva
esageratamente buffi.
Alastor indispettito, decise di prendere una boccata d’aria e fare due
passi in giardino prima di cena.
Camminava beandosi dell’aria fresca,
reggendosi sul suo fedele bastone. Un paio di voci attirarono la sua
attenzione, e quella del suo fedele occhio.
In piedi, a parlare sottovoce, nel parco
dell’hotel, c’erano Cho Chang
e il padre di Pansy Parkynson.
Non sembravano alquanto fuori luogo, o imbarazzanti, anzi sul viso della ex Corvonero, c’era un sorriso alquanto beffardo. Uno di
quelli che avrebbe retto perfettamente il confronto con il ghigno di Lucius Malfoy.
-
Hai già provato a fare qualcosa?
-
No signore, finora è stato più difficile del
previsto. C’è sempre qualcuno con lui, tra sua figlia e i suoi amici.
-
Ti ho pagato piuttosto bene per questo
“affare” che abbiamo in ballo. E io ci
penso bene prima di fare un investimento.
-
Entro stasera farò in modo che lui cominci ad
avere dei dubbi. Non tema, io ed Harry ci conosciamo piuttosto bene. Non sarà
difficile mandare a monte le sue nozze.
-
Brava … e mi raccomando. Se hai bisogno di
qualsiasi cosa, non esitare a chiedere.
Maldetti pezzi di merda! Pensò Alastor Moody mentre tornava
all’albergo. Salì i piccoli scalini accanto alla piscina, ma improvvisamente il
suo occhio catturò un ombra verso il limitare del bosco. Incuriosito, e spinto
dalla propria natura di ex auror ansioso, decise di
controllare.
Percorrendo un piccolo sentiero, il rumore di
passi lo condusse davanti ad un innocuo ponticello di legno che sembrava
abbastanza stabile. Titubante stava per rinunciare, forse si era immaginato
tutto il rumore di passi.
Invece no, ora la vedeva chiaramente. Un ombra
nera proprio dalla parte opposta di quel ponte, che correva verso l’interno del
bosco.
Maledisse se stesso per essere ancora un
vecchio testardo alla continua ricerca della verità. Lentamente cominciò a
camminare sul ponte di legno, sembrava andare tutto bene.
Improvvisamente si rese conto che lo
scricchiolio inquietante sotto i suoi piedi, significava qualcosa di brutto.
Stava per tornare indietro, ma il legno sfortunatamente cedette sotto i suoi
piedi facendolo incastrare con mezzo busto visibile.
-
Maledizione! Qualcuno mi aiuti!
Era completamente bloccato. Di nuovo quel
rumore di passi. Sempre più vicini quasi come fossero sotto di lui.
-
Mi serve aiuto, non riesco a muovermi.
Un sonoro rumore metallico. Ancora, e ancora.
-
C’è qualcuno la sotto?
Un dolore atroce. Un urlo straziato che si
diffuse per il bosco vuoto.
Sentiva la sua carne che veniva tagliata,
lentamente, facendolo sanguinare copiosamente. Chiamava aiuto, urlava e
imprecava sonoramente, senza ottenere alcuna risposta. Era solo in quel bosco
mentre una lama affilata lo tagliava.
Non ci mise molto a morire. Il suo busto, era
stato completamente tagliato a metà come un pezzo di carne da macello. Le sue
gambe erano scomparse, qualcuno le aveva portate via.
Povero zio Moody,
nessuno avrebbe immaginato che tanti anni a combattere in prima fila, sarebbero
stati vani. Era bastato un oggetto affilato e tutto era finito.
Nel frattempo all’Hotel, tutti si erano
accomodati per la cena. Blaise e Ginny, casualmente,
erano finiti l’uno accanto all’altra. Grazie a Pansy
naturalmente.
Non che avesse smesso di credere al
romanticismo, ma in quell’isola, in quel maledetto luogo di morte, era
difficile immaginarselo.
La cena era assolutamente perfetta, tutto era
squisito, e la compagnia si era rivelata piacevole, rispetto alle previsioni.
Guardarsi di nuovo. Guardare ogni singolo
secondo quegli occhi neri come la notte.
Nel frattempo, a cena conclusa, alcuni ospiti
optarono per andare a riposare, altri, come i gemelli Weasley, decisero che era
il momento giusto per provarci con le damigelle della sposa.
Ginny, si lasciò andare sulla poltrona posta sulla veranda esterna, che
si affacciava sulla splendida piscina illuminata come fosse giorno. Tutto intorno
la pace.
Si accese una sigaretta lasciandosi cullare
dal vento, sul tavolino proprio accanto a lei, stava un bicchiere di caffè
shakerato, e un posacenere di ardesia con qualche scalfittura.
-
È una notte splendida non trovi?
Eccolo, di nuovo Blaise, che osservava il buio
della notte, con le mani in tasca, e un certo imbarazzo dipinto sul volto.
Per quanto fosse stato facile sparire, Gin
sapeva che non era stata una cosa giusta da fare, che niente di tutto quello
che lui aveva fatto, era stato inutile. Era uscito allo scoperto dopo la morte
di Molly Weasley, voleva starle vicino, e aveva rinunciato ad ogni riservo,
facendosi anche prendere in giro da un sacco di gente impicciona, ma per
fortuna c’era Draco Malfoy.
-
Già, si sta davvero bene. Apprezzo un
programma tranquillo almeno la prima sera.
-
Domani sera hanno deciso di andare al Gone Baby, mi spieghi che diavolo sarebbe?
Gin sorrise immaginando la scena. Era stata
sicuramente una delle idee più assurde dei suoi fratelli.
-
È un bar, di quelli dove bevi un sacco pagando
poco. Insomma credo che tu possa immaginare come finisce. Qualche partita a
biliardo e via.
-
Tu stai bene?
La rossa si era alzata, si era avvicinata a
lui. Si copriva le spalle con uno scialle di lino, mentre non riusciva a
smettere di guardarlo, di pensare a tutto.
-
Certo, ho solo bisogno di abituarmi all’idea
di essere qui. Mi sento anche di dovere di chiederti scusa.
-
Per cosa?
-
Sono sparita tanto tempo fa, nemmeno un gufo,
o una lettera, o una telefonata, cosa improbabile visto che non lo usi abitualmente,
ma insomma … sono stata un po’ troppo egoista forse, spero che riusciremo ad
essere buon i amici.
-
Hai mai pensato a come sarebbe andata se
fossimo rimasti insieme finora?
-
Ci saremmo stati io e te a prepararci per il
grande evento. Insomma se accettano Harry e Pansy …
non pensò che si sarebbero fatti dei problemi con noi.
Quando se ne rese conto, Ginny
fu impossibilitata a dire o fare qualcosa. Le mani del suo ex fidanzato, erano
su suoi fianchi, sembrava quasi che stesse cercando di dire qualcosa. Invece,
con la sua solita educazione, avvicinò le sue labbra sensuali alla guancia con
qualche piccola lentiggine, e con un bacio sulla guancia, disse solo una cosa.
-
Buonanotte Ginevra.
Dio anche solo con la buonanotte, riusciva ad
essere affascinante.
Nel frattempo, alla reception, Harry trovò un
biglietto di Cho, che chiedeva se poteva raggiungerlo
nel salottino accanto all’ingresso sud dell’hotel.
Stanco, e desideroso di stare un po’ insieme
alla sua futura sposa, si avviò verso l’ingresso sud, con fare stranito, visto
che non riusciva a comprendere la ragione che spingeva Cho
a volerlo incontrare alle due di notte.
-
Ehi Harry.
La splendida ex ragazza dello sposo, lo
aspettava appoggiata al muro. Era sempre bellissima, con i suoi capelli neri,
lisci ed ordinati, fasciata in un micro abito aderente che metteva in mostra le
sue gambe che avevano attirato sempre l’attenzione.
-
Cosa dovevi dirmi, che non poteva aspettare
domani mattina?
-
Io … non riuscivo più ad aspettare.
Harry era completamente incredulo, lei lo
stava baciando, e non in modo casto, lo stava trascinando in uno di quei
passionali baci che non promettevano nulla di buono.
Tornato in se, la scostò da lui con
impazienza, guardandola completamente sconvolto dal suo gesto inconsulto.
-
Ma sei impazzita? Io mi sposo tra quattro
giorni con Pansy.
-
Ne sei davvero sicuro Harry?
-
Mi sembra che tu stia dando fuori di matto,
non riesco proprio a capire il tuo comportamento. E comunque, si che sono
sicuro. La amo Cho e tu non puoi mancarci di rispetto
comportandoti così.
-
Sono pienamente convinta … che mi vuoi ancora,
ti ricordi come sapevamo divertirci noi due?
-
Io me ne vado a dormire, con la mia fidanzata.
Tu dovresti ponderare l’idea di una bella doccia gelata magari.
-
Ti aspetto domani, alle undici, al piccolo
molo vicino alla rimessa abbandonata. Io non rinuncerò a te Harry.
Se fosse rimasto lì un secondo di più, l’avrebbe
uccisa. Chiunque sarebbe potuto passare e vederli insieme, scatenando le ire
della gelosa sposa. La lasciò lì, da sola, mentre tornava nella sua camera da
letto.
Luna Lovegood aveva
decisamente esagerato con l’alcool quella sera. Cercava di salire per cinque
piani di scale mantenendo a malapena l’equilibrio sui suoi tacchi a spillo.
Le girava la testa, e non vedeva l’ora di
buttarsi sul letto. Meglio in compagnia, ma piuttosto che niente, da sola.
Sfortunatamente, il tacco della sua scarpa
destra, si ruppe proprio a cavallo del quarto e del quinto piano.
-
Merda!
Disse mentre cercava un appiglio, che non c’era.
Perfetto. Pensò mentre stava per rompersi l’osso del collo.
Dopo qualche secondo, realizzò di non essere
cascata giù per le scale, infatti, la sua schiena era appoggiata al petto
muscoloso di un qualche ospite dell’hotel.
Per un momento, si senti meglio. Voltandosi,
si rese conto che si stava letteralmente aggrappando a Theodore
Nott. Arrossì, incapace di aggiungere anche solo una
sillaba. Approfittando dell’occasione, notò con immenso piacere che la sua
carriera nel quiddich, gli aveva regalato dei muscoli
niente male.
Lui si offrì, da gentiluomo di vecchia scuola,
di accompagnarla fino alla sua camera, per assicurarsi che non succedesse
qualcosa.
Camminando per il corridoio in sua compagnia,
Luna elaborò una serie di pensieri poco adatti a una brava ragazza come lei.
Dopotutto non era lì per divertirsi?
-
Grazie del passaggio … cioè dell’aiuto.
-
Di nulla.
Ok anche la sua voce aveva un non so che di
estremamente accattivante. Pensò la bionda mentre girava la chiave della sua
porta con scarsi risultati tecnici.
-
Buonanotte Lovegood.
Non si riuscivano a chiamare per nome tra
loro, nemmeno a distanza di tanti anni. Luna chiuse la porta e si appoggiò con
la schiena. Stava pensando, l’alcool nel suo corpo le annebbiava ogni tipo di
pensiero razionale. Mordendosi il labbro si guardava allo specchio.
-
Al diavolo!
Disse mentre riapriva la porta trovandosi,
inaspettatamente, l’ex Serpeverde proprio davanti.
Deglutì cercando di trovare una risposta convincente, ma non ne ebbe bisogno.
Theodore si era chinato verso di lei, l’aveva presa per i fianchi,
sollevandola e cominciando a baciarla in un modo assolutamente straordinario.
Sapeva perfettamente di averci sempre fatto un
pensierino, sin dai tempi della scuola, e infatti non riusciva a crederci,
nemmeno quando era rientrata in camera, sorretta dalle sue braccia forti, e si
era ritrovata sul letto a godersi un po’ di meritato “esercizio”.
E Theodore Nott, era un amante straordinario.
Era calato il silenzio su tutto il Candlewick, tutti gli ospiti erano nelle loro stanze. Gin
naturalmente non avrebbe chiuso occhio, un po’ a causa di Blaise, e un po’ grazie
ai momenti di gloria della sua amica Luna Lovegood,
che aveva trovato il modo di divertirsi … almeno lei.
Draco Malfoy si sentiva a proprio agio, sua
moglie Daphne Greengrass
stava dormendo e almeno non continuava a lamentarsi su quanto l’essere senza
magia la irritasse.
Si rigirava sul letto abbozzando un sorriso.
Girandosi verso la finestra, rimase sorpreso nell’accorgersi che la sua piccola
Simonne, era in piedi che li guardava con lo sguardo
vispo.
-
Tutto a posto piccola?
Sussurrò a voce bassa per non svegliare la
moglie.
-
Lo sapevi che in quest’isola sono morte otto
persone papà?
Rimase incredulo, certo lui lo sapeva, Blaise
glielo aveva raccontato quando erano cominciati i suoi problemi con Ginevra
Weasley, e sapeva perfettamente che una delle vittime era proprio la madre
della ragazza.
-
Tesoro non sono cose adatte a una bambina come
te … ma poi, mi vuoi spiegare come fai a saperlo?
La piccola stava sorridendo.
-
Me lo ha detto il mio nuovo amico. Mi ha anche
detto che, uno dopo l’altro, cadranno come mosche.
Ok questa era una cosa inquietante. Si alzò
per controllare la stanza di sua figlia. Non c’era anima viva, le finestre
erano chiuse e si era assicurato che la porta non avesse qualche problema.
Rimase sveglio tutta la notte con un pesante
senso di inquietudine addosso.
Cercando di non farsi impressionare, decise di
giustificare la cosa, incolpando qualche conoscente che aveva raccontato la
storia di Hallow’s End mentre sua figlia era nei
paraggi.
“Me l’ha
detto il mio nuovo amico … uno dopo l’altro cadranno come mosche”.