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Autore: Emmastory    25/11/2018    5 recensioni
Un anno è trascorso alla foresta delle fate. Ormai è inverno e non più primavera, e con il tempo che scorre e la neve che cade, la giovane Kaleia non sa cosa pensare. Il tempo si è mosso lesto dopo il volo delle pixie, con l'inizio di un viaggio per una piccola amica e il prosieguo di uno proprio per lei. Che accadrà ora? Nessuno ne è certo oltre al tempo e al destino, mentre molteplici vite continuano in un villaggio e una foresta incantata. (Seguito di: Luce e ombra: Il bosco delle fate)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Capitolo XXVIII

Sacrifici di chi ama

Tornata a casa da poco, restavo seduta sul divano a gambe incrociate, con la cenere nel caminetto spento a rappresentare alla perfezione il mio attuale stato d’animo. Sconsolata, mesta e senza lena né energia vitale, incapace di concentrare il pensiero su nulla che non sia Christopher. Da quando abbiamo litigato è scomparso dalla mia vista come nebbia portata via dal vento, e non sapere nulla di lui, dove sia, come stia o cosa stia facendo mi uccide. Alle orecchie di un estraneo, un’affermazione del genere suonerebbe assurda, ma non alle mie. Amo quel ragazzo, e so bene di non esagerare ogni volta che lo dico, ogni volta che sfioro per puro caso il libro che mi ha regalato e che ancora tenevo nella libreria. Sul ripiano più alto, così che non potendo raggiungerlo non mi sarei lasciata vincere dalla curiosità. Probabilmente avrei dovuto farlo, prenderlo in mano e  leggerne ogni pagina e riga, ma non volevo, non senza di lui. Lentamente, i due giorni già passati si erano trasformati in cinque, e ancora oggi, nessuna notizia. Sono stanca, e il tempo sembra scorrere così lentamente da non poter essere calcolato, e mentre mille attimi si susseguono, sospiro cupamente. Sdraiata sul tappeto, Willow mi fa compagnia, e voltandosi, rivolge per un attimo lo sguardo su di me. Distrattamente, sfioro il posto vuoto accanto a me come per invitarla a raggiungermi, ma socchiudendo gli occhi mi ignora, e dandole a mia volta le spalle, mi alzo senza una parola. La porta della cucina aperta è quasi un invito, ed entrandovi, incrocio mia madre, in piedi accanto alla finestra. Seppur concentrata sul panorama, nota il mio arrivo, e andando alla disperata ricerca di conforto, mi avvicino. È questione di attimi, e non appena sono abbastanza vicina da toccarla, non chiedo che un abbraccio. “Ancora niente, vero?” azzarda, preoccupata e allo stesso tempo certa di stare andando a toccare un nervo scoperto. “Niente.” Ho la sola forza di biascicare, cambiando subito idea su quel contatto e appoggiando entrambe le mani sul cornicione della finestra. “Capisco benissimo come ti senti.” Continuò lei, per poi concedersi un’altra pausa di silenzio, che in breve riempì la stanza di quiete e la mia mente di dubbi. “Successe anche a te da ragazza?” non potei evitare di chiedere, fallendo nel tentativo di tenere a freno la lingua e sperando ardentemente che parlarne non le fosse scomodo. Come mi aspettavo, inizialmente non rispose, e quando finalmente sentii la sua voce, ciò che disse mi colpì profondamente. “Soltanto una volta, poi mai più.” Sei parole dai toni plumbei e pesanti come il cielo appena sopra di noi, alle quali annuii lentamente, per poi guardarla e lasciarmi stringere nell’abbraccio che mi ero poco prima costretta a rifiutare. “Non lo sapevo, mi dispiace tanto.” Dissi sottovoce, provando la vergogna di una ladra e il risentimento di un’ormai pentita peccatrice. “Non quanto spiace a me. Ormai sono passati anni, ma a volte rimugino ancora su cosa potrebbe essere stato. Ci lasciammo di comune accordo, ma fra noi due fui l’unica a soffrire, e nonostante questo, ora spero che lui sia felice.” Replicò lei, perdendosi nei ricordi del suo stesso passato e abbassando lo sguardo nel rafforzare il nostro abbraccio, mentre un debolissimo sorriso spuntava come un fiore sul suo volto. “Adesso?” provai a dire, sentendo improvvisamente la gola secca e stretta in un nodo di pianto. Non riuscivo a crederci. Ora che Christopher era scomparso, credevo di essere la sola a provare dolore, e solo ora scoprivo che non era vero. Ad essere sincera, potevo ormai dire di conoscere quella donna forse meglio di me stessa, e nonostante avessi già visto quella debolissima luce nei suoi occhi già una volta, nella sera in cui avevo rischiato di lasciarmi andare abbandonando tutto e tutti, in quell’attimo mi apparvero vacui come mai prima d’ora. “Adesso tutto appartiene al passato, Kaleia, e non posso permettere che accada anche a te. Va, stagli vicina, non arrenderti e cercalo subito. Sono certa che Christopher stia cercando di fare lo stesso con te.” Quella fu la sua unica risposta, a seguito della quale, mille emozioni mi travolsero e bagnarono come un fiume in piena. In quel momento provavo dolore, certo, ma anche astio e rabbia verso me stessa, maledicendomi per quello che era stato e continuava ad essere il mio ora innegabile vittimismo. Mia madre aveva ragione, e c’era solo una cosa da fare. Annuendo con decisione, mi preparai ad affrontare la realtà a me dinanzi, a cui una parte di me faceva fatica ad abituarsi. Avrei dovuto agire, svegliarmi dal mio metaforico letargo e iniziare a contare i passi che mi separavano dalla felicità che da tanto cercavo, e fu così che dopo averla ringraziata con il calore di un nuovo contatto, mi voltai fino a darle le spalle, e indossando la mia ormai solita giacca, accarezzai Willow un ultima volta, per poi chiamare il nome di mia sorella e uscire subito di casa. Il cielo era coperto, ma dietro le nuvole si nascondeva il sole, che avrei rivisto soltanto nel momento in cui avessi avuto il coraggio di applicare la lezione appena imparata, ovvero che nella vita si compiono spesso dei sacrifici, e che quelli di maggior valore sono e saranno sempre quelli di chi ama.   

 
   
 
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