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Autore: pikaendpichu98    26/11/2018    0 recensioni
Ogni episodio di questa saga ha qualcosa di significativo o emozionante e ho pensato di rivederli tutti e scrivere per ciascuno (o comunque per la maggior parte) quello che mi ispira sul momento. In alcuni capitoli potrebbero essere presenti delle ship e il rating potrebbe variare.
è una raccolta senza pretese ma spero vi piaccia!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                     Episodio 8
 
 


Quando Haruka ha voltato le spalle alla piscina dove si è tenuto il torneo provinciale nel cielo c’era appena qualche sfumatura d’arancio.
È rimasto fino alla fine della gara di Rei, dopo di che si è dileguato il più silenziosamente possibile e i suoi passi lo hanno condotto fino alla piscina della scuola; una volta lì non ha neanche perso tempo a cambiarsi nello spogliatoio, ha abbandonato i vestiti a bordo vasca e si è lasciato cadere quasi a peso morto nell’acqua, come chi dopo una giornata intensa è solo felice di potersi accasciare sul divano di casa propria.
Non sa da quanto tempo si trova lì ma ormai è un po’ che la luna è venuta a galleggiargli a fianco sulla superficie scurita dalla notte, mentre lui ora si fa cullare dalle increspature ora si immerge con movimenti sinuosi.
La placida dimensione che lo avvolge attutisce i lamenti del suo cuore ferito e confuso ma non è in grado isolare la sua mente dai ricordi ancora freschi della giornata.
Haru, ho vinto! Questo significa che non nuoterò insieme a te, mai più.
Quanto gli hanno fatto male quelle parole, e forse ancora di più il suo sguardo tronfio e aggressivamente felice; Rin sapeva bene che ogni sillaba lo avrebbe trafitto sempre più in profondità ed era proprio per questo che le aveva pronunciate, per restituirgli il dolore che la sua sola esistenza in tutti questi anni gli aveva provocato.
Salendo sul blocco di partenza non sapeva chi avrebbe vinto quella gara e nemmeno gli interessava, ma era certo che qualunque fosse stato l’esito alla fine sarebbero stati entrambi liberi: Rin avrebbe tratto le sue conclusioni riuscendo a stimare finalmente le sue capacità e Haruka avrebbe potuto scrollarsi di dosso il fantasma singhiozzante del bambino dagli occhi cremisi.
Nulla è andato come previsto però. Parole crudeli e un sorriso beffardo che tanto contrastano con l’immagine di Rin che Haruka ha conservato e conserva tutt’ora nei ricordi, e la voce gli si è ritratta infondo alla gola nel vederlo di nuovo allontanarsi lasciandolo indietro, come fosse una questione da tempo irrisolta finalmente archiviata.    
Haru non riesce a capire, ha accettato la sfida di Rin, ha fatto ciò che voleva, ma allora perché gli ha voltato le spalle proprio come tanti anni prima? Cosa ha fatto di sbagliato per provocare una reazione simile?
Non si sente affatto libero ora, qualcosa che non comprende alimenta una fiamma nel suo petto e il fumo che ne scaturisce gli confonde la mente: il pensiero di non poter più nuotare con Rin lo destabilizza ogni volta che si fa largo tra gli altri, ma perché? Perché tra tutte proprio questa gara gli ha lasciato l’amaro in bocca?
Un presentimento lo distrae e il suo moto tranquillo si spezza per un istante, poggia i piedi sul fondo della vasca.
Possibile che…
Scuote lievemente la testa. Ha sempre percepito il desiderio di vittoria come qualcosa di estraneo, qualcosa che non gli appartiene e della cui esistenza ha una vaga idea per sentito dire.
Ora però si chiede: se non ha nuotato con Rin per sconfiggerlo, allora perché l’ha fatto?
-Io…per che cosa ho nuotato fin ora?- domanda a sé stesso e alle stelle.
Stavolta l’acqua non riesce a rincuorarlo, per quanto si sforzi di sommergere le sue angosce il più possibile in profondità il fuoco arde in lui prendendosi gioco della sua confusione. Il vento gli fa rabbrividire la pelle umida, il suo sguardo vaga sullo specchio d’acqua e nota che il riflesso della luna si è spostato di molto rispetto a dove era prima.
Si avvicina al bordo e sguscia via di malavoglia, si asciuga velocemente, si rinfila i vestiti e si avvia sulla strada di casa.
I cunicoli di Iwatobi sono meravigliosamente placidi e silenziosi, non incontra nessuno lungo il suo cammino e l’aria fresca è così piacevole che inizia a pensare che includere tra le sue abitudini una passeggiata notturna non sarebbe una cattiva idea.
La vaga sensazione di benessere che stava iniziando a zampillargli nel petto viene soffocata nell’istante in cui la casa dei Tachibana entra nel suo campo visivo; arriva all’altezza del cancelletto e si ferma, le finestre sono chiuse con le serrande abbassate, tranne che in camera di Makoto.
Una strisciante vergogna gli irrigidisce i muscoli nel ricordare come le parole di Rin abbiano innescato in lui un immediato disinteresse per qualsiasi altra cosa che non fosse l’autocommiserazione. Sbuffa a disagio, è dovuto venire Nagisa a sollevarlo di peso dal suo angolo buio e trascinarlo di nuovo sugli spalti. Nessun altro ci sarebbe potuto riuscire, era un atto che richiedeva una brutalità di cui Makoto e Rei non erano capaci, ma era proprio di quello che Haru aveva bisogno in quel momento: lasciare che si adagiasse nelle insicurezze della sua mente sarebbe stato fatale. La gara di dorso era già iniziata e si era sentito sprofondare il cuore perché lui, anche se non poteva sentirli, sapeva che tutti i suoi compagni erano attaccati alla ringhiera sgolandosi per incoraggiarlo. Makoto invece? Si era tuffato in acqua sapendo che Haruka in qui momento non era lì per lui. Mentre lo guardava aggredire l’acqua con le sue bracciate poderose aveva sentito come una stretta alla bocca dello stomaco, un senso di frenesia che gli faceva battere il cuore a mille ma allo stesso tempo lo paralizzava lì sul posto. Aveva continuato a sentirsi così anche durante le gare di Nagisa e Rei, osservava affascinato i frutti del loro allenamento e si meravigliava di quanto fossero andati lontano in così poco tempo, di quello che avevano ottenuto lavorando insieme. Eppure nonostante questo Haruka non era stato accanto a loro a tifare per Makoto, per Nagisa e ora per Rei, che arrancava rallentato dagli occhialini spostatisi durante il tuffo.
Appena il ragazzo aveva toccato il traguardo se ne era andato di corsa oppresso dal senso di colpa, non sarebbe mai riuscito a guardare i suoi compagni negli occhi dopo il modo in cui si era comportato.
I suoi passi riprendono a riecheggiare nell’aria immobile e percorre l’ultimo tratto che lo separa da casa.
Si acciglia nel vedere la luce del soggiorno accesa, ricorda chiaramente di averla spenta prima di uscire quella mattina. Avvicinandosi all’uscio nota anche che la porta è socchiusa e quando la spalanca quelle stranezze trovano un senso. Makoto è seduto sul gradino di ingresso profondamente addormentato contro la parete.
Il nome dell’amico di infanzia gli sfugge dalle labbra in un sussurro sorpreso, cosa significa la sua presenza qui?
Poi nota che tra le mani stringe il suo cellulare, un led lampeggia indicando che un messaggio dev’essere ascoltato. Glielo sfila lentamente dalle dita e se lo accosta all’orecchio avviando la registrazione.
“Haru-chan dove ti trovi adesso?”
La voce squillante di Nagisa, così ansiosa, lo scuote nel più profondo della sua anima.
Ci sono anche Rei e Gou, sono parecchie ore che non hanno sue notizie e sono preoccupati per lui, vogliono che torni a casa; il messaggio si fa confuso, una staffetta? Come fanno a partecipare a una staffetta, non si sono mai allenati per quel tipo di gara. Un momento, Nagisa e Rei dicono di volerlo fare. “Quindi domani nuotiamo insieme, Haru-chan!” esclama il biondo. La registrazione finisce mentre Rei gli assicura che memorizzerà tutta la teoria al riguardo entro la notte.
Un calore avvolgente, buono, diverso dalla fiamma soffocante di prima, gli riscalda il petto. È la stessa sensazione che aveva provato tanto tempo prima sapendo che c’era qualcuno che lo aspettava al traguardo; oggi i suoi compagni l’hanno atteso a lungo.
Lascia che la mano che tiene il cellulare torni all’altezza del fianco e il suo sguardo si posa sul viso di Makoto, dalle labbra dischiuse escono dei fievoli sospiri.  Nel messaggio che gli hanno lasciato la sua è l’unica voce che manca, probabilmente immaginava che non avesse il telefono con sé ma non aveva voluto scoraggiare gli altri, oppure credeva che non sarebbe bastato un messaggio per convincerlo a nuotare domani. Però è qui adesso con la sua presenza calma e rassicurante, lo ha aspettato sereno sapendo che sarebbe stata una lunga attesa per accertarsi che stesse bene.
Nonostante tutto.
Haruka si accovaccia davanti a lui e lo scrolla per la spalla chiamandolo per svegliarlo.
Si è allenato tanto con i suoi compagni, li ha guardati mancare per un soffio la qualificazione ai regionali e desidera permettergli di avere un’ultima occasione di riscatto, ma soprattutto desidera poter nuotare con loro ancora e scatenare di nuovo quella corrente impetuosa che aveva sentito scorrergli nel sangue mentre li guardava nuotare con tutte le loro forze. Per questo se i suoi compagni, i suoi amici, domani vogliono nuotare con lui, Haruka salirà sul blocco di partenza e darà tutto sé stesso perché i loro sforzi non siano vani.
“Non ha senso senza di te. Io voglio nuotare con te!”
Makoto si sveglia.  -Haru?- mormora sfregandosi gli occhi.
-Abbiamo una staffetta domani, giusto?-.
 








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Mi scuso, mi scuso, ripeto mi scuso per questa lunga pausa! e ringrazio chi è rimasto a leggere questa fanfiction, alla prossima!
 
 
  
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