58
Nomi
e
sogni
Per
anni
Leonore si era immaginata quel momento ed ora era lì, con un
sorriso emozionato
stampato sul viso. Lei e Lucifero, dopo essere riusciti a convincere
Ary a
prestar loro la macchina, si stavano dando allo shopping per il bimbo
in
arrivo. Il diavolo aveva concesso al mortale, in cambio, la
decappottabile
sportiva, con la raccomandazione di andare a rimorchiare. Ary aveva
ignorato
quelle ultime frasi ed era andato al lavoro con la piccola utilitaria
di
Leonore.
Leonore
si guardava attorno, indecisa su cosa scegliere per prima cosa. Doveva
comprare
tutto il necessario per la camera, la culla e molto altro, ma i modelli
in
vendita erano così tanti… Una commessa
gentilmente iniziò a spiegarle quali
erano le diverse opzioni. Satana le aveva dato piena libertà
di spesa e si
sentiva decisamente fuori posto in quel luogo fatto di orsetti
disegnati sui
muri e profusioni di colori pastello.
“Quanto
manca al lieto evento?” chiedeva la negoziante, guidando
Leonore fra le file di
culle e lettini.
“Ancora
qualche mese…” sorrise lei.
“Suppongo
sia il primo figlio”.
“Già.
Sono emozionata!”
“Lo
sarà
di certo anche il papà!”.
L'umana
subito precisò che non era Lucifero il padre, mentre il
diavolo osservava varie
coppiette impegnate a scegliere corredini e giocattoli. Si chiese se
effettivamente tutti i padri presenti fossero i veri futuri genitori e
rabbrividì quando vide alcuni nonni: per un attimo si era
immaginato il proprio
padre che gli dispensava consigli genitoriali.
Dopo
parecchio tempo, finalmente gli acquisti erano conclusi ed il diavolo
stava
caricando scatole ed imballaggi in macchina. Si sentiva osservato, e
sapeva
benissimo da chi. Propose alla mortale un gelato, ignorando chi lo
spiava ed il
fastidioso cicalino proveniente dal marchingegno che lo collegava
all'Inferno.
Leonore accettò volentieri, essendo sempre piuttosto
affamata e stanca.
Un
nome
continuava a spuntare, su ogni registro. Un nome ricorrente, senza
però alcun
altro appunto che potesse aiutare a capire. Tutti gli altri nominativi,
riportati in vari registri e quaderni, erano sempre seguiti da qualche
riga
esplicativa sul ruolo o la funzione temporanea. Erano elencati
tesorieri,
cuochi, ladri, procacciatori, allevatori, sorveglianti… ma
accanto a
quell'unico nome mai nulla. Solo, a volte, delle cifre che potevano
essere un
orario, probabilmente. Dopo mesi di ricerche, Keros non sapeva
più che cosa
inventarsi. Non voleva disturbare Alukah, sapendo che certi argomenti
potevano
turbarlo o rattristarlo. Però in quel momento non vedeva
alternative. Aveva
scoperto un sacco di elenchi ed era quasi riuscito a riordinare il
tutto,
eliminando tutti coloro che risultavano morti in guerra. Si chiese
quanti fra
questi aveva ucciso personalmente, fra la battaglia e gli scontri
successivi.
Prese
coraggio, tenendo fra le mani uno dei vari registri, e si
incamminò verso le
stanze di Alukah. I due edifici, dove risiedeva ora il mezzodemone e
dove
invece viveva l'Arconte, erano stati risistemati e notevolmente
abbelliti,
rendendoli meno angoscianti. Bussò educatamente e chiese
udienza. Dopo aver
discusso del più e del meno, Keros prese coraggio e
domandò quel che lo
tormentava.
“Chi
era
Marianne?” chiese.
Alukah
si
irrigidì, come se fosse l'ultima domanda che voleva farsi
rivolgere.
“Perché
lo chiedete?” riuscì a mormorare.
“È
l'unico nome che non riesco a collegare. Spunta spesso ma non ha nulla
che mi
aiuti a capire chi fosse…”.
“Era…
un'umana".
“Un'umana?
Una preda? Una donna che qualcuno stava tentando?”.
“Non
proprio…”.
“Non
potete dirmi altro?”.
“Non
so…”.
“Capisco…
Cercherò di scoprirlo da solo. Anche se sono mesi che ci
impazzisco".
L'Arconte,
seduto in silenzio accanto alla finestra, osservò con la
coda nell'occhio i
movimenti di Keros e lo fermò, con un sospiro.
“Sono
passati quasi trecento anni, dopotutto…”
parlò piano “Venite qui, vicino a me.
Non voglio che orecchie indiscrete ascoltino…”.
Keros
obbedì, fermandosi accanto al tavolo su cui l'antico maestro
poggiava una mano.
Gli mostrò il registro, indicando il nome.
“Marianne
era una fanciulla dalla pelle bianca e dai capelli color cioccolato.
Sorrideva
sempre ed era fin troppo intraprendente… Nasfer l'amava".
Il
mezzodemone sobbalzò a quelle parole: un demone innamorato
di un'umana! Capì
subito perché Alukah era restio a parlarne! Era una cosa
proibita, che gettava
altre ombre sulla già pessima reputazione del figlio
ribelle.
“So
che
era una cosa disgustosa e proibita" si affrettò a dire
l'Arconte “Ho
tentato in ogni modo di farlo ragionare ma Nasfer era un vero testone.
E
litigavamo continuamente, perché diceva che non dovevo
intromettermi nella sua
vita e cose del genere…”.
“Non
definirei disgustoso un legame d'amore…”
“Ma
spero
che tutto questo non esca da questa stanza! Ci manca solo che si sappia
in giro
che mio figlio si faceva una mortale. Quale onta per il nome di
famiglia!”.
“E
che
cosa è successo? Che fine ha fatto?”.
“Marianne?
Non lo so”.
“Dopo
la
guerra, non l'avete cercata?”.
“Dopo
la
morte di Nasfer, non mi interessai più di nulla. Figuriamoci
se mi importava
dove fosse finita un'umana!”.
“Oh…”.
“La
loro
vita è così effimera…”
aggiunse Alukah, notando la delusione sul viso
dell'allievo “Probabilmente, non vedendo comparire Nasfer per
un po', si sarà
trovata un altro umano con cui stare… Ma che importa? So che
il mio erede ha
compiuto un atto proibito, ma non ho potuto impedirlo. Ho tentato
davvero di
tutto, credetemi”.
Keros
distolse lo sguardo, fissando quel nome scritto sul registro. Era
scritto con
cura, con inchiostro scuro fra fogli ingialliti e rovinati, fra mille
altri
nomi riportati in fretta e con poca attenzione.
“Voglio
farti una domanda, Alukah…” mormorò,
leggendo distrattamente vari titoli sui
libri dell'immensa libreria a muro.
“Prego…”.
“Cosa
differenzia un angelo da un demone?”.
“Intendete
fisicamente o…?”.
“Mentalmente.
Cosa cambia fra il Paradiso e l'Inferno? Non è forse la
ricerca di libero
arbitrio, ed il tentativo di sfuggire alle regole, che hanno fatto in
modo che
gli Inferi sorgessero?”.
“Io…”.
“Ora
ti
confesserò una cosa e, sinceramente, me ne sbatto altamente
se vorrai
raccontarlo in giro: io sono innamorato. Di un essere umano".
Alukah
sobbalzò, incrociando le iridi ambrate dell'allievo.
“Voi…”
tentò di rispondere, senza sapere che dire.
“Uno
dei
motivi per cui io e Lucifero ci siamo riempiti d'insulti ultimamente e
proprio
questo. Io amo un essere umano! Amo un mortale, e lui ama me. O
almeno… era
così prima che Satana intrecciasse i fili dei suoi intrighi
attorno al nostro
destino!”.
“Io…
non
ne ero a conoscenza…”.
“Lo
so.
Ci sono molte altre cose che potrei raccontare, molte altre
mostruosità sul mio
conto e sul mio modo d'agire. Ma che importanza può mai
avere? Nessuno mai
potrà accettare quel che sono e quel che ho
fatto…”.
“Keros…”.
“Ary…
ma
che ci faccio qui? Il mio posto non è qui, fra mille stanze
vuote che non saprò
mai come riempire…”.
Con
lo
sguardo perso, non gli importò se sulla guancia
iniziò a brillare e scorrere
una lacrima. Alukah osservò quell'avvenimento con stupore,
sapendo che i demoni
erano maledetti e non gli era concesso piangere, non erano in grado di
farlo.
Il mezzosangue si voltò, lasciando che il maestro non
potesse non vedere
chiaramente quella lacrima, e non disse altro.
Osservati
dagli angeli, Lucifero e Leonore si stavano godendo un gelato seduti su
una
panchina al parco. Il demone percepiva chiaramente Mihael e Gabriel e
tentava
di ignorarli.
“Ultimamente
mi sento davvero strana" ammise la mortale.
“Ne
hai
parlato con Malaphar?” rispose il diavolo, incrociando lo
sguardo lontano di
Mihael.
“Sì…”.
“E
che
cosa ti ha detto?”.
“Che
probabilmente sono incinta di un demone… ed il mio corpo sta
reagendo. Che
significa?”.
Lucifero
vide la donna accarezzarsi il pancione.
“Significa
che il tuo corpo si adatta ad un simile ospite. Mi
dispiace…”.
“A
me no.
È il mio bambino. Demone o umano, lo amo già. Ma
perché mi sento così? Odo cose
strane, vedo in modo diverso…”
“È
come
una piccola possessione, capisci? Un piccolo demone dentro di te, una
versione
ridotta di una vera possessione fatta da un demone adulto”
“Oh…
e
resterò sempre così?”.
“È
probabile. Colpa anche dei nostri… incontri. Il mio potere
fluisce in te,
seppur in minima parte".
“Io…
sto
diventando un demone?!”.
“Non
lo
so. Non succede spesso che un’umana resti incinta di un
demone. È un'unione
proibita e quindi non saprei citarti precedenti. Però
potrebbe essere
possibile… Mi ‘spiace non poter essere
più utile".
Leonore
accarezzò di nuovo il proprio grosso ventre e sorrise
leggermente: il piccolo
aveva scalciato!
“Sarà
quel che sarà” mormorò “Non
vedo l'ora… anche se ammetto di essere un pochino
spaventata”.
“Posso
fare qualcosa per te?”.
La
mortale scosse la testa. Anche lei aveva notato la presenza di Mihael e
Gabriel
e li osservava, incuriosita. Creature così belle non
potevano essere semplici
umani! Sentendosi scoperti, i due Arcangeli non poterono far altro che
smettere
di fare i furtivi. Si avvicinano alla panchina, lentamente. Vestiti in
bianco,
con i capelli biondi mossi dal vento, attiravano di certo l'attenzione!
Lo
sguardo di Mihael era severo, mentre quello di Gabriel era concentrato
su
Leonore.
“Maschio!”
parlò proprio Gabriel, indicando il pancione
“È maschio!”.
“Lo
supponevo" annuì la donna, sorridendo.
“Ah…
perdonate la maleducazione. Ave, Leonore. Sono
Gabriel…”.
“Quello
dell'Annunciazione?”.
“A
quanto
pare… Posso?” domandò l'Arcangelo,
allungando leggermente la mano.
“Certo…”.
Ottenuto
il permesso, Gabriel accarezzò Leonore, percependo un
calcetto.
“È
umano,
Gabriel?” domandò Mihael.
“Perché
vuoi saperlo?” sbottò Lucifero “Vuoi
forse fargli del male?”.
“No,
finché non riceverò ordini al riguardo".
“È
tuo
nipote, sai? È stato Keros. Dovresti festeggiare!”.
“Ma…”
tentò di dire Gabriel, mentre Mihael lo zittiva, preferendo
non parlarne.
“Magari
nasce con le alette da angelo. Che ne sappiamo?”
alzò le spalle Lucifero
“Finché qualcuno non ti ordinerà di
ucciderlo, o fargli del male, non potrai
alzare un dito. E
ti avviso che, quando
e se quell'ordine dovesse arrivare, sappi che ti darò tanti
di quei calci in
culo da farti desiderare di avere una mammina da cui andare a
piangere!”.
“Mi
dovrei spaventare?” alzò un sopracciglio Mihael.
“Sì,
credo
che dovresti".
I
due si
sfidarono apertamente, accigliati e palesemente irritati l'uno
dall'altro.
“Ragazzi…
finiamola!” sbuffò Gabriel “Siete
noiosi!”.
“Faccio
il mio lavoro!” ribatté Mihael.
“No.
La
donna non è sotto l'influsso di Lucy!” lo
zittì l'Arcangelo “Almeno… non
adesso. Quindi non si parla di tentazione o di peccatrice in cerca di
salvezza.
Si è donata volutamente a lui e, senza ricevere ordini
espliciti, non puoi
agire direttamente. Perciò è inutile che fai il
permaloso…”.
“Ma
tu da
che parte stai?”.
Lucifero
ridacchiò, finendo la propria merenda.
“Hai
poco
di cui ridere tu!” lo ammonì Mihael “Lo
sai che il Padre va in collera quando
tenti gli umani!”.
“Va
in
collera per molto meno!” alzò le spalle il demone,
giocherellando con il
bastoncino del gelato “Dovrebbe farsi vedere da uno
psichiatra. È evidente che
non controlla la rabbia"
“Smettila
di farneticare!”.
“Andiamo!
Vuoi degli esempi? Non credo ti servano. E non dare la colpa a me.
Tranne che
per la mela, di cui mi prendo il merito, il resto non mi compete".
“Ma…”
sussurrò Leonore a Gabriel “Sono sempre
così?”.
“Sono
esasperanti, vero?” le rispose l'Arcangelo.
“Perché
non te ne torni all'Inferno, invece di tentare questa povera
donna?” continuava
Mihael.
“E
tu
perché non te ne vai a fanculo?” fu la risposta di
Lucifero.
“Finitela!”
alzo la voce Gabriel “Leonore è sola. Ha bisogno
di qualcuno che le stia
accanto. Spetta a lei decidere chi, e pagarne le conseguenze relative.
Non
possiamo obbligarla a seguire una o l'altra strada! Ha pregato spesso
chiedendo
un bambino, io lo so bene. E magari questo bambino sarà un
dono, una creatura
meravigliosa come lo è Keros. Vorreste forse che non fosse
mai nato? Eppure è
un figlio proibito. Se vogliamo dirla tutta… il tuo peccato,
Mihael, è ben più
grave di quello di Leonore! Eppure…”.
“Dove
vuoi andare a parare?” arricciò il naso
l'Arcangelo guerriero.
“Le
cose
accadono per una ragione. Una ragione che spesso solo Dio conosce.
Perciò,
visto che fin ora non ci sono giunti ordini al riguardo, è
inutile battibeccare
per stabilire chi sia quello maggiormente in torto!”.
“Che
belle parole!” sorrise Leonore “Ad ogni
modo… non mi piace vedervi litigare.
Non discutete a causa mia, ho già causato abbastanza
problemi in giro".
“Perdonaci"
annuì Gabriel “Non volevamo spaventarti".
“Adesso
andiamo” si alzò Lucifero, porgendo la mano alla
mortale “Ary ci aspetta. E, da
come vedo il cielo, tra poco pioverà. I miei fratellini ci
sorvegliano, avrai
modo di parlarci un'altra volta".
Lei
annuì, un po' titubante. Salutò i due Arcangeli
con un lieve inchino,
sentendosi lievemente in soggezione. Aveva tante domande per quelle
creature
angeliche, di cui aveva sentito tanto parlare lungo tutta la sua
esistenza, ma
il re dei demoni la teneva per mano e preferì seguirlo.
“È
stato
un piacere!” la salutò Gabriel “Buona
serata".
“Passate
per un tè, se vi va" rispose lei, camminando piano e
sorridendo.
“Vaffanculo.
Vaffanculo tu, tu e tu. Specialmente tu!” sbraitava Lilith,
indicando vari
demoni davanti a sé.
“Perché
dovrei obbedirti?!” rispondeva un demone guerriero.
“Perché
altrimenti ti strappo le palle!” ringhiò lei.
“Non
sei
la regina! Solo il re ed il principe possono darci ordini! Ed i loro
successori”.
“Sei
ridicolo. Ma, se questo è il tuo desiderio, aspetta qui un
attimo".
Elegantemente,
Lilith lasciò l'ufficio del re qualche minuto e poi
tornò con il piccolo
Nasfer, il figlio di Keros, per mano.
“Buonasera"
salutò educatamente il bambino, serio in volto e lievemente
accigliato.
“Mi
dispiace aver disturbato le sue attività quotidiane,
principino Nasfer"
sorrise Lilith “Ma questi signori ti volevano"
“È
uno
scherzo?!” ringhiò uno dei demoni presenti.
“No.
Ed
ora, altezza, potreste dare qualche ordine a questa
plebaglia?”.
Nasfer
si
schiarì la voce e, con una certa eleganza, mandò
a fanculo tutti i presenti, uno
ad uno. Lilith sorrise soddisfatta. Li vide lasciare l'ufficio,
brontolando, e
chiese alla Succubus se aveva svolto bene il proprio compito.
“Siete
un
principino perfetto" sorrise Lilith “Scusate il disturbo.
Presto rientrerà
Lucifero, ci penserà lui a rimetterli definitivamente in
riga".
“Ho
sempre sognato dare qualche ordine”.
“Allora
tutto a posto…”.
“Però…”.
“Però?”.
“Nulla…”.
Il
bambino voleva chiedere se si avevano notizie di suo padre, il principe
ereditario. Nessuno, tranne Lucifero, era a conoscenza della decisione
di Keros
di abbandonare quel ruolo, lasciando l'anello a palazzo. Il piccolo
però non
aprì bocca. Lilith e Lucifero evitavano di parlarne in sua
presenza e quindi,
si disse, probabilmente non volevano parlarne proprio!
Preso
coraggio, quella sera Keros si affacciò alla finestra del
primo piano sbirciò,
nel buio. Sorrise, in principio. Quella stanza, dove un tempo dormiva
solamente
Leonore, ora era pronta ad accogliere una nuova vita. Lei ed Ary, con
l'aiuto
di Lucifero, avevano sistemato il lettino e tutto il necessario. Ora il
re era
tornato all'Inferno ed i due mortali erano soli.
“Non
posso crederci…” diceva lei, accarezzando i bordi
della culla “Presto
arriverà…”.
“Hai
pensato a qualche nome?” parlava invece Ary, finendo di
montare una giostrina
con dei pupazzetti.
“Sì.
Ma
deciderò sul momento… sarà una
sorpresa!”.
“Mi
piacciono le sorprese!”.
Lei
rise,
raggiante di felicità. Ary rispose a quella risata. Keros,
che udiva ogni loro
discorso grazie all'udito sottile, sospirò: sembravano
davvero una bella
famiglia! E lui che diritto aveva di rovinare tutto questo? Ary! Lo
avrebbe
sempre difeso, perché sicuramente altri demoni si sarebbero
messi in cerca di
quell'anima speciale, e lo avrebbe sempre amato. Ma Ary non lo avrebbe
mai
saputo…
Ridiscese
a terra, ignorando la lieve pioggia.
“Hai
per
caso intenzione di colpirmi?” parlò, rivolto ad
una presenza che lo osservava
fra gli alberi.
Una
demone, sobbalzando per la sorpresa, storse il naso per essere stata
scoperta.
“Vuoi
uccidermi?”
le domandò ancora Keros.
“Avrei
tutte le mie buone ragioni per farlo!” ribatté
lei, avvicinandosi al
sanguemisto.
“Sei
molto giovane. Quanti anni hai? Ottocento? Che ragioni mai avresti di
uccidermi?”.
“Per
colpa tua, mio padre è morto in guerra".
Il
mezzodemone sospirò: ancora quella guerra, ancora quei
morti.
“Puoi
portarmi al vostro rifugio?” parlò ancora il
tentatore “Sei di quelli che
vivono segretamente nel mondo umano, giusto?”.
“E
perché
ti ci dovrei portare?”.
“Perché
devo parlarvi".
“E
chi mi
dice che posso fidarmi?”.
“Mettila
così: se ciò che ho da dire non vi
piacerà, sarete in molti contro di me. Su un
terreno che conoscete molto meglio di me: sarà facile
uccidermi. In caso
contrario… si vedrà!”.
“E
se non
ti ci porto?”.
“Lo
farai… perché altrimenti ti stacco la testa e la
appendo ad un albero come
fosse una decorazione natalizia. Sono stato chiaro?”.
La
giovane, nonostante il tono di voce di Keros si fosse mantenuto calmo e
pacato,
si spaventò molto e decise di fare strada.
Ok…
metà di questo capitolo non era previsto ma
spero comunque sia gradito xd alla prossima!!