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Autore: swimmila    29/11/2018    9 recensioni
Oscar ha già tanti difetti di suo che non c’era bisogno che una banda di maneggioni, sia pur di eccellente levatura, gliene attribuisse di altri, oltretutto odiosi.
Ogni tanto meriti di essere difesa, mia splendida, fragile rosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per il sole che ci illumina

Da una cattedra sbilenca la periodizzazione storiografica voltava pagina esalando Storia in nuvole di vapore.
Non una, ma decine di capigliature femminili scure come i visi su cui spiovevano puntinavano la sala fredda e umida. Non avevano nulla di seducente, né brillavano di malia. Erano solo ciocche unte sfibrate dagli stenti e dall’incuria.
Oscar si strinse nel mantello e nel silenzio che attonito le era piombato addosso man mano che seguiva André nella sua disvelante cavalcata. Più la strada si snodava e il tempo si scioglieva, più il suo silenzio perdeva ansia e cresceva di sollievo. Aveva cominciato a capire qualcosa solo dopo che le guglie scheletriche di una chiesa avevano bucato il cielo da dietro l’orizzonte. Scendendo da cavallo aveva cercato senza saperlo gli occhi di André: vi galleggiava la quiete. Ma lei sapeva che era calma rabbiosa. Non si lasciava ingannare dal mescolo nel suo sguardo. Sceverava senza errore le singole parti di quell’abile miscuglio. E in quell’abile mistura, in quell’equilibrio di ingredienti, c’era un’amara stroppiatura. Ma André stava legando il cavallo e lei voleva sapere cosa diavolo stava succedendo. Dove accidenti spariva. E perché.
 
André non aveva perso l’abitudine della sua nicchia preferita. Stava in piedi al suo solito modo, ma stavolta seguiva l’oratore con attenzione butterata. Guardava invece Oscar, fissando dritto davanti a sé e cercandone l’immagine nella coda dell’occhio. Percepiva ogni suo movimento – pochi, a dire il vero, che sembrava una statua di stupore -; ogni suo sospiro condensato. Percepiva nel profondo un male che credeva impossibile da sopportare. Ma impossibile è concetto estraneo all’amore. Oscar aveva avuto dei sospetti su di lui. E questo bastava ad accartocciarlo per sempre di annichilito dolore.
 
§§§§§
 
Nel letto del camino delle voci divampanti litigavano furiose su quisquilie dirimenti.
Da questa parte del fuoco, un volto disteso al pensiero di un uomo saputo al di fuori di un bacio d’amore sembrava un ringhio rientrato in un cuore invaghito. Un difetto evidente su una sincera finzione.
Da questa parte dell’imbroglio, Oscar cercava alla svelta un motivo da dare in pasto alle apparenze e ad André. Che non poteva certo dirgli che lei aveva pensato che…..insomma, si, che lui avesse….. che fosse…… che lei non….
Ovunque lo si guardasse, da questa o da quella parte del litigio, appariva sempre lo stesso uomo, in un identico ammasso d’amore, di profonda ed uguale mestizia.
André fingeva di rintuzzare un fuoco che non aveva bisogno dei suoi incoraggiamenti per evitare di imbattersi in quegli occhi e nel proprio dolore. Non avrebbe sopportato di leggervi l’ombra in fuga di un dubbio ormai incancellabile.
Oscar pensava in fretta. Doveva trovare una spiegazione. Doveva trovare qualcosa da dirgli senza dirgli la qual cosa che invece in sé aveva trovato.
“Dunque il popolo sta cercando un capo a cui affidare la lotta” Era il meglio che la retorica interlocutoria le avesse suggerito.
La voce, morbida, di Oscar, lo riscosse dai suoi fermi propositi. André lasciò perdere il camino e si levò sulla sua statura. Affondò in laghi azzurri che la luce del focolare illanguidiva di tramonto. Vi cercò la superficie vaiolata del sospetto che aveva scorto solo poche ore prima. Trovò solo il fremito acquoso di un dubbio tremolante.
“Quello che sta cercando il popolo non lo so. Ma so quello che cerco io, Oscar. Io voglio solo capire quale sarà il futuro che ci attende.”
Avvezza a schemi strategici, Oscar colse al volo la scappatoia.
“Per quanto mi riguarda, André, puoi fare quello che vuoi nel tuo tempo libero.” Non proprio, veramente. Ma certi dettagli dei suoi ordini non era il caso di renderli noti. L’importante era che André non….si, ecco, che non avesse una…..che lei fosse sempre…..
“Anche travestirmi da Cavaliere Nero?” La stupidaggine gli era uscita dalla bocca prima che il senno potesse metterci una pezza. Sospirò, André, di sdegno sbagliato.
Oscar aggrondò un punto interrogativo sulla fronte e negli occhi. Ma che diavolo andava blaterando?
André rimase spiazzato. La semantica allocroica dello sguardo di Oscar parlava chiaro come una sincerità presa alla sprovvista. E di botto non ebbe più dubbi. Ma solo una domanda: dove aveva pensato che andasse a cacciarsi, allora? André non riusciva proprio a rispondersi, e neanche gli importava. Il conforto per aver capito che Oscar non lo aveva mai sospettato di essere un ladro era talmente grande da annullare l’esigenza di qualunque altra spiegazione. Si sentì mozzare il fiato, gli venne voglia di cantare. Rimase invece impassibile nel suo scomposto piacere.
Il sollievo per aver abilmente evitato inopportune spiegazioni era secondo solo alla gioia di aver capito che André non aveva nessuna donna da cui andava a rifugiarsi. A consolarsi. A intrattenersi. A innamorarsi. Non che non avesse l’età e il diritto di farlo, certo. È che…..si, ecco, a Palazzo Jarjayes vigevano regole…..si scandivano ordini…..si, insomma. Ma ora preferiva non pensare al rischio che aveva corso. Che aveva corso il rischio di……che lui non….che André si…… sprofondata nella fossa della verità, Oscar trovò un appiglio al quale aggrapparsi disperatamente per risalire in superficie, dove la commedia continuava imperterrita attorno alla botola in cui era finita.
“Sai che non è male come idea? Ora che ci penso….fatti un po’ vedere meglio” Si avvicinò, Oscar, con passi indecenti. La distanza fra loro quasi si annullò. André riusciva a sentire sul viso il calore del suo fiato. Oscar sollevò una mano e gli tracciò i contorni del viso. André credette di morire. Oscar si convinse che stava solo…..si, insomma, che era solamente per valutare…… che André somigliava, in effetti.......
”Direi che si può fare. L’unica cosa che non va sono i capelli.” Con tutt’e due le mani gli afferrò la morbida ciocca della coda e gliela sollevò dietro il capo. Il suo seno gli sfiorava il petto. André deglutì raffiche di scongiuri: se Oscar gli restava ancora così vicina si sarebbe presto accorta della sua reazione.
Oscar finse di ammirare una somiglianza che era lungi dal rintracciare nella memoria. Che la sua memoria, ora, era tutta presente sull’incanto di quel viso che aveva creduto di perd....voleva dire….che aveva creduto che…..ecco, si, aveva avuto paura di ……e che ora temeva che…..
Da questa parte della finzione, dove la verità crepita splendente prima di crepare incenerita, si vedevano solo un uomo e la sua donna a un passo dall’amore. Pareva chiara ed evidente una donna e le carezze sul suo uomo, come un ancestrale ribadire di confini e desideri.  
Da quella parte del silenzio, solo due visi che si sfiorano, due fiati trattenuti, due sguardi stregati. Solo due parole in attesa del tempo di scoprirsi.
 
Sfaticato scalzacane. Miserabile accidioso. Scalcagnato pelandrone.
La vecchia governante avanzava impettita col vassoio tintinnante fra le mani. La sua bambina, rientrata a casa quella mattina con una ferita alla testa, le aveva mandato a chiedere un tè bollente. I dolori alle ossa non le davano tregua e quel bifolco perdigiorno di André non si trovava. Buzzurro sfaccendato, era tutta colpa sua se la sua bambina era conciata così male. Dove credeva di nascondersi? Il tempo di portare il tè a Madamigella Oscar e poi, che fosse bruciata all’Inferno se prima non lo faceva a pezzi con le sue mani, quell’impunito zoticone!
Dalla soglia del salone proveniva un pacato silenzio. Oh, fiore del suo cuore. Era certa, la vecchia, che Oscar la stava aspettando infreddolita accomodata sulla sua poltrona preferita. Sperava almeno che quel villano vagabondo del nipote le avesse fatto trovare il camino acceso, altrimenti, per quel Dio che ci governa…..
Le ire divine si interruppero di botto nella bocca terrena.
Marie credette di non vedere bene attraverso le lenti appannate dai vapori del tè. Ma il tè aveva smesso da un pezzo di sbuffare e sul lindore degli occhiali vi aveva sputato per cinque minuti buoni.
Ma, che stava facendo quell’incosciente di André? Come si permetteva di non mantenere le debite distanze. E, Oscar…Oscar gli stava sollevando i capelli in un gesto che fece rotolare indietro la vecchia di una manciata di decenni.
Per il Sole che ci illumina! Ma era impazzita, la sua bambina?
 
La bambina col desiderio di una donna rimase con le mani affondate nei capelli del suo ladro per un tempo di per sé già ostensivo.
Il ladro, che voleva solo rubare un cuore e uno soltanto, avrebbe potuto allungare una mano e afferrare il malloppo. Invece rimase immobile, come l’attimo che precede il primo passo di un bambino.
La vecchia tirò giù tutti i Santi dal Paradiso, che i demoni non ci pensarono nemmeno a schiodarsi dal bengodi dell’Inferno in cui si beavano. Di quel passo, Dio ce ne scampi e liberi, pure un lavativo come suo nipote avrebbe potuto diventare un Conte! Che ormai non c’erano più regole da questa parte dei tempi.
   
 
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