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Autore: juventina2305    15/07/2009    1 recensioni
[Storia in standby per verifica e aggiornamento!]
“There's something wrong with me Inherently The wrong mix in the wrong genes…”
Wrong. E’ la mia suoneria. Potrei dire è la mia vita. Sono nata sbagliata, nel momento sbagliato, nel posto sbagliato. Sono cresciuta nella famiglia sbagliata, nel quartiere sbagliato. Ho frequentato i ragazzi sbagliati e ho fatto solo scelte sbagliate.
“È meglio se ne parliamo da vicino, Sonja. Qui stanno succedendo un sacco di cose strane. È meglio se torni presto. Abbiamo bisogno di te.”
(NDA:Il Rating è dovuto a qualche parolaccia più che altro e lo Spoiler in realtà ci sarà solo tra qualche capitolo! Siate clementi, è la mia prima ff!)
Genere: Generale, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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1
Sono il Signor Wolf, risolvo problemi

“I was born with the wrong sign, in the wrong house, with the wrong ascendancy. I took the wrong road that led to the wrong tendencies…”

Merda.
La voce di Martin Gore mi ricorda che ieri sera ho dimenticato di spegnere il cellulare.
Allungo la mano sul malandato comodino che c’è affianco a questo ammasso di lana e legno che sembra tutto, tranne che un letto.
Afferro il mio adorato Swatch.
3.35
Merda.
Ma chi diamine è che mi chiama a quest’ora?
Senza alzare la testa dal cuscino continuo a cercare il cellulare, che intanto sta continuando a squillare.
“Wrong! There's something wrong with me Chemically…”
Merda.
Non c’è qui. Devo averlo lasciato in bagno.
Sbuffando tiro via il piumone e con uno sforzo sovrumano mi tiro su.
“Something wrong with me Inherently The wrong mix in the wrong genes…”
Wrong. E’ la mia suoneria. Potrei dire è la mia vita.
Sono nata sbagliata, nel momento sbagliato, nel posto sbagliato. Sono cresciuta nella famiglia sbagliata, nel quartiere sbagliato. Ho frequentato i ragazzi sbagliati e ho fatto solo scelte sbagliate.
E ‘sto cazzo di telefono continua a squillare nel cuore della notte.
“Wrong…”
Eccolo lì. Maledetto cellulare.
Lo afferro e rapidamente il tasto verde.
“Spero che abbiate davvero un valido motivo per svegliarmi a quest’ora.”, dico, senza preoccuparmi di chi c’è dall’altra parte.
“Vedo che non hai perso la tua proverbiale gentilezza, straniera.”
Riconosco immediatamente quella voce.
“Ellen!”
Poi mi ricordo dell’ora.
“Ellen, cosa è successo? Stai bene? Jo, Ash?”, chiedo, allarmata.
“Si, ma certo, tranquilla. Qui stiamo tutti bene. Ash dice che forzare i database federali senza di te non è divertente, che gli manchi. Jo… Jo non dice niente, ma manchi anche a lei.”
“Oh, meno male! Mi hai fatto prendere uno spavento”, le dico, rassicurata.
“Ti sei spaventata? E perché mai?”
“Beh, sono le 3 e mezza di notte… Non proprio l’ora per una chiamata di cortesia!”
“Le 3 e mezza?”, mi chiede Ellen, perplessa, “qui sono le 5 del pomeriggio! Ma dove sei?”
“Sono a casa, Ellen.”
“A San Pietroburgo?”
“Già! Dove credevi che fossi?”
“Pensavo eri ancora a Los Angeles a cercare quel genio.”
“No, no, quello l’ho subito archiviato. Ne ho approfittato per tornare a casa a sistemare una volta per tutte quella faccenda.”
“E ci sei riuscita?”
“Ma certo. Sono Sonja Petrovic io. Non lascio mai i lavori a metà.”
“Hai trovato il corpo?”, mi chiede Ellen, incredula.
“Beh, in un certo senso si. Ho dovuto fare il giro di tutte le chiese dell’Anello d’Oro per trovare tutti i resti di quel vecchio bastardo. Qui lo venerano come un santo. Non lo sanno che in realtà era solo un vecchio pazzo che conosceva qualche antico rito. Ho trovato capelli, orecchie, dita e pezzi sparsi ovunque. Sono sicura che almeno la metà non fossero sue, ma le ho bruciate per sicurezza.”
“Allora è finita, finalmente.”
“Già, lo spero.”, le rispondo in un sospiro. Ma so benissimo che in realtà non è finito un bel niente.
Ellen resta un attimo in silenzio. Anche lei sta pensando lo stesso. Lo so.
“Stai bene, Sonja?”, mi chiede.
“Mai stata meglio”, mento.
“Sicura?”
“Certo.”, le rispondo.
La sento indugiare ancora un po’, e ho paura che mi faccia altre domande. Non sono molto brava a mentire. Soprattutto con lei.
“Stai tranquilla, Ellen. Sto bene, davvero.”, aggiungo.
“Se lo dici tu”, mi risponde con quel suo tono di voce da mamma preoccupata.
“Ma si!”, cerco di rassicurarla, “Piuttosto, dai, fammi tornare a dormire, altrimenti domani mi sveglio con due occhiaie che neppure correttore e Rayban riusciranno a nascondere”
“Sei sempre la stessa!”, mi rimprovera, “Piuttosto, quand’è che torni a trovarci? Stanno succedendo un po’ di cose strane nei dintorni…”
“Torno presto, tranquilla! Qualche giorno, al massimo. E a proposito di cose strane, un pò di tempo fa sai chi ha chiamata?”
“No, chi?”
“John Winchester…”
“John Winchester?”, la sento ripetere, a metà tra l’incredulo e il preoccupato.
“Si, si, proprio lui!”
“E cosa voleva?”, si interessa, stupendomi.
“Mah, niente di che. Mi ha detto che stava dando la caccia ad uno spirito che non voleva farsi vedere e m’ha chiesto una mano.”
“E tu cosa gli hai detto?”, mi chiede, cercando di far finta di niente, ma riesco a cogliere un tono allarmato nella sua voce.
“Ma perché ti interessa tanto, Ellen?”, le chiedo.
“Mmm, no, niente, così… era per sapere.”, risponde, fingendosi distaccata, “comunque, sei riuscita ad aiutarlo?”
“Certo”, rispondo, “Sono il signor Wolf, risolvo problemi”, rispondo, citando il mio film preferito. “Gli ho suggerito un antico rito che si usa per far uscire i demoni allo scoperto.”
“E questo rito funziona?”
“Ma certo! Al 100%. Potrebbe far venir fuori anche Lucifero in persona!”
“Ah, si? Ma è pericoloso?”
“No, però lo sai come funziona con quei bastardi… Ci vuole sempre qualcosa in cambio!”
“Quindi è come un patto?”, mi chiede, sempre più preoccupata.
“Mmmm non proprio. Insomma funziona che tu questo disegno per terra, poi c’è una formula da pronunciare, qualche goccia di sangue e il demone si materializza davanti a te. Solo che per loro è abbastanza doloroso perché praticamente li strappo via dall’Inferno, quindi devi avere davvero un buon motivo per averli chiamati, sennò si incazzano e poi sono problemi tuoi!”
“Ho capito.”
“Ellen, ma come mai tutto questo interesse per John Winchester? Non l’hai mai potuto sopportare più di tanto!”
“No, niente, puro interesse professionale.”
“Si, si e io sono Madre Teresa di Calcutta. Ellen, non mi prendere in giro. Perché mi hai chiamato? E perché continui a farmi tutte queste domande su John?”, gli chiedo, seccata.
“È meglio se ne parliamo da vicino, Sonja. Qui stanno succedendo un sacco di cose strane. È meglio se torni presto. Abbiamo bisogno di te.”, mi risponde lei seria.
“Ok. Questo l’ho capito, ma di cosa si tratta? Ellen, mi stai facendo preoccupare!”
“No, stai tranquilla. È solo che è meglio se ne parliamo da vicino. Non mi è mai piaciuto parlare a telefono di queste cose.”
“Beh, se volevi tranquillizzarmi, non ci sei affatto riuscita.”, rispondo, tenendo il telefono tra l’orecchio e la spalla, mentre mi infilo i jeans. “Comunque, mi sto vestendo. Il tempo di andare in aeroporto e di prendere il primo aereo, che sono in Nebraska.”
“Fa presto e, Sonja…”
“Si?”
“Fai attenzione, mi raccomando.”
  
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