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Autore: ladyT    16/07/2009    1 recensioni
In un paesino circondato di campi e da piccole casette un pò trascurate vivevano due giovani promessi sposi. Dovranno superare molte difficoltà a causa di una nuova presenza che ostacolerà il loro rapporto. Sta a voi vivere questa avventura e... Presenza anche di un'immagine che rappresenta questa fanfiction.
Genere: Malinconico, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Greg House, Lisa Cuddy
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Hola à todos!!! ^_^

Eccomi con un’altra avventura! Chi sarà il misterioso uomo della notte? Sta a voi scoprirlo!

Mi raccomando, recensite!!! Vi supplico!!! Voglio sapere le vostre opinioni e specialmente anche le critiche costruttive!!

Pronte?

1

2

3

GO!

 

CAPITOLO NONO


Il lungo viale dei giardini era colmo di persone che passeggiavano allegramente in compagnia dei propri cari.
Il tempo era strepitoso. Il sole illuminava le belle rose selvatiche e le tantissime varietà di fiori con una luce non molto violenta.
Non c’era traccia di una nuvola in cielo. Un piccolo venticello allegro accarezzava le foglie dei cespugli e degli alberi.
Nugoli di farfalle variopinte volavano spensieratamente di qua e di là e, di tanto in tanto, si posavano confondendosi con quei fiori coloratissimi.
Una fila di rose rosse s’accendeva tra il verde monotono dei cespugli.
E quel silenzio piombava tra le ombre degli alberi e tutto era tranquillo e spensierato in quell’angolo dov’era seduta quella giovine Lisa.
Sembrava che stesse godendo quella pace ascoltando i piccolissimi rumori però piacevoli che si potevano udire ad orecchio attento. Un’espressione triste e confusa sul volto iniziò a farsi notare.
Non riusciva ad eliminare dalla testa ciò che aveva assistito ieri notte. Era troppo irreale per essere vero.
Aprì gli occhi lentamente poiché non riusciva a rilassarsi. Nell’aprirli vide un’esile figura femminile da lontano. Non riusciva a cogliere quell’immagine poiché era circondata da quella forte luce solare.
Quando questa figura si avvicinò sempre di più, l’immagine si fece più chiara.
La giovine spalancò gli occhi nel riconoscerla.
< Suor Cameron?!? >
Esclamò con tono distaccato e freddo.
La monaca, con espressione dispiaciuta, si sedette vicino a lei.
< Lisa, mi spiace per ieri notte! So che non dovevo! >
Disse con voce umile e dispiaciuta.
Appoggiò le proprie mani su quelle della giovine e le accarezzò.
Infastidita e disgustata, la ragazza si distaccò da quel contatto e puntò gli occhi diritti a quell’orizzonte ove si poteva vedere delle catene di montagne e dei fiumi che scendevano a valle.
Un venticello sfiorò, quasi come una carezza, il suo candido viso facendo ballare qualche ciocca dei suoi morbidi capelli.
< Ti prego, Lisa! Parlatemi! Dite qualsiasi cosa, ma non restate muta! Per favore!!! >
Supplicò la monaca infastidita da quel silenzio che si era fatto pesante.
La giovine roteò gli occhi per aria e si lasciò andare allo sfogo:
< Questo non dovevate farlo! Non provate vergogna? >
Espressione schifata e aspre parole uscivano dalla sua bocca.
La monaca sospirò profondamente. Se l’aspettava questo rimprovero, dopotutto aveva commesso un terribile peccato mortale.
< Avete ragione! Non dovevo farlo! Ma chi siete voi per giudicarmi? Non conoscete la mia storia, quella vera! >
Il suo tono si fece severo, ma alla giovine non le interessava.
< Ah, davvero? Perché non la raccontate? >
Rispose con tono ancora più grave, quasi urlando.
La suora rimase sbalordita. Non aveva mai visto una persona rivolgerle in quel modo. Inoltre era stupita nel vedere i suoi occhi. Erano molto arrabbiati, delusi e amareggiati. Non riusciva neanche a penetrare dentro quegli occhi grigi birichini, come una bambina, per scorgere quei pensieri innocenti di ragazza. C’era un qualcosa , una specie di scudo, che rifiutava ogni suo contatto visivo.
In quel momento si sentì fragile, indifesa e sola.
Sospirò profondamente e, con coraggio, aprì quel baule segreto che aveva nascosto e mai aperto in fondo al cuore.
< Il mio vero nome è Mary Sally Allison Vartan, figlia del conte francese Vartan e della contessa inglese Cameron.
Fin dalla nascita giocavo con le bambole vestite da monaca e le mie letture erano tutte di genere religioso. A sei anni entrai in un monastero dove ricevetti un’educazione religiosa. Quando poi diventai più grandicella mi ribellai al volere dei miei genitori poiché non volevo diventare monaca.
Così decisi di ritornare dalla mia famiglia. Però mio padre non mi degnava di uno sguardo, neanche una parola per me, era come se fossi diventata un fantasma in quella famiglia.
Così, disperata, scrissi una lettera a mio padre con su scritto che avrei espresso il suo desiderio.
Da quel momento tutti mi coccolavano, viziavano e mi davano attenzione.
A quel punto, controvoglia, ritornai al monastero e, dopo aver superato una prova psicologica dal padre guardiano, diventai suora per sempre. In quel momento Mary Sally Allison Vartan svanì e decisi di farmi chiamare Suor Allison Cameron come il nome di mia nonna e il cognome di mia madre.
Non sapete cosa ho provato nel corso di tutti questi anni. Odio per la mia famiglia, invidia per gli innamorati e insoddisfazione per la mia vita! Poi col passare del tempo, un incontro segnò la mia vita: conobbi nel luogo sacro della clinica un uomo. Stava lì inginocchiato con la fronte appoggiata allo schienale di una di quelle panchine e piangeva. Così mi avvicinai per consolarlo. >
Si fermò un momento per prendere respiro.
< Non sapete quanto avrei desiderato essere te, il matrimonio, i figli, la vecchiaia con il proprio amato! Se potessi tornare indietro, sarei scappata dalla mia famiglia! >
Esclamò con voce labile e flebile. Non riuscì a trattenere le lacrime e pianse a dirotto.
Era la prima volta, dopo tanto tempo, che aveva affrontato quell’argomento e non credeva che le avrebbe fatto davvero molto male.
Lisa, distolse lo sguardo dai quei meravigliosi fiori e da quel piacevole panorama e lo indirizzò al viso di lei ormai fradicio di lacrime.
Lentamente sollevò entrambi le braccia e rimase per una frazione di secondo imbambolata. In quella frazione di secondo era indecisa se ascoltare il diavoletto che le sussurrava di non farlo o l’angioletto che le consigliava il contrario.
Ma poi il suo istinto prevalse sulla ragione e l’abbracciò affettuosamente.
< Perdonatemi se vi ho giudicata! Non sapevo di questa tua storia. Ho sempre creduto che diventare monaca fosse la scelta volontaria e non la scelta obbligatoria. Mi dispiace tanto! >
I due rimasero abbracciate come sorelle.
Suor Cameron continuava a versare piogge di lacrime e la dolce Lisa la consolava.
< So che quello che hai visto non dovevo farlo! Ma lui mi attrae! >
Cominciò a proferire parola ispirando, di volta in volta, le lacrime che volevano uscire tramite il naso.
Lisa si distaccò dall’abbraccio di lei e tirò fuori dalla tasca della gonna lunga un fazzoletto di lino bianco con gli angoli decorati di fiorellini e lo porse alla monaca.
Allison prese dolcemente quel fazzoletto e la ringraziò.
< Ogni volta che lo vedo sento nella mia testa il rimbombo di campane a festa, un dolore acuto al petto a causa di battiti acellerati del cuore e poi sento che l’aria comincia a mancarmi... >
Non riuscì a completare ciò che voleva dire poiché la giovine cominciò a dirle qualcosa.
< Ssshhhh, non mi dovete spiegare nulla! Certo che quando vi ho vista nuda con lui! Proprio lui!! >
Esclamò Lisa guardandola un po’ storta.
< Lo conoscete? >
Domandò, curiosa e sorpresa, la monaca.
< Certo che lo conosco e, purtroppo molto bene! Quell’uomo che avete passato una notte proibita è Robert Chase, cugino di primo grado del mio promesso sposo! >
La monaca rimase sbalordita. Non credeva alle orecchie che Robert era il cugino di Manuel!
Incredibile per quanto grande poteva sembrare il mondo invece era molto piccolo.
< Però non è persona molto fidabile... >
Concluse la giovine.

*********



Dall’altra parte, in una locanda stracolma di persone che bevevano, mangiavano e ridevano, c’era un gruppo di uomini che parlavano in modo furtivo e sospettoso.
< Ragazzi, questo è il malloppo che vi darò appena avete svolto il compito da me assegnatovi! Altra cosa, fate in modo da sembrare che Lisa Cuddy si sia suicidata e acqua in bocca! >
Un uomo dai capelli biondi, mantello marrone e scarpe nuove di zecca, stava dando ordini ai suoi dipendenti.
< D’accordo don Chase! Faremo ciò che lei ha detto. >
Rispose un giovine dai capelli neri, occhi nocciola e vestito da semplice contadinotto.
Don Chase sorrise malignamente e con passo da militare si avviò verso l’uscita della locanda.
< Wow, con quei soldi potremo vivere bene! >
Esclamò un altro giovine dai capelli rossi, occhi verde smeraldo e circondati da lentiggini.
< Ssssshhhh, ha raccomandato massimo riserbo, idiota! >
Disse l’uomo dai capelli neri dandogli uno scappellotto in testa.
Vero che nella locanda c’era un brusio di voci accavallate e non si poteva udire bene quello che loro dicevano, però non si accorsero che proprio dietro le loro spalle c’erano due persone che avevano udito tutto dalla A alla Z.
Uno di loro, dalla rabbia e preoccupazione, si alzò di scatto.
< Che fai, Greg? >
Domandò perplesso il cugino alzandosi a sua volta.
< Devo andare al lavoro! E’ urgente! Pedala! >
Ordinò con tono serio e spazientito.
I due pagarono le loro ordinazioni e si diressero verso il loro castello.
Chissà cosa aveva da sbrigare così urgentemente, lui che odiava lavorare...




Verdetto?

*me che apre l'ombrello in attesa di ricevere qualsiasi ortaggio lanciato da voi*

 

 

L’angolo di ladyT:

 

@ Miss_Sunshine: Davvero? *_______________* Grazie!!! Spero che questo chap in qualche modo ti è piaciuta... Alla prossima avventura. Kiss, Terry ^_^

  
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