Hola
à todos!!! ^_^
Eccomi
con un’altra avventura! Chi sarà il misterioso
uomo della notte? Sta
a voi scoprirlo!
Mi
raccomando, recensite!!! Vi supplico!!! Voglio sapere le vostre
opinioni
e specialmente anche le critiche costruttive!!
Pronte?
1
2
3
GO!
CAPITOLO
NONO
Il lungo viale dei giardini era colmo
di persone che passeggiavano allegramente in compagnia dei propri cari.
Il tempo era strepitoso. Il sole illuminava le belle rose selvatiche e
le
tantissime varietà di fiori con una luce non molto violenta.
Non c’era traccia di una nuvola in cielo. Un piccolo
venticello allegro
accarezzava le foglie dei cespugli e degli alberi.
Nugoli di farfalle variopinte volavano spensieratamente di qua e di
là e, di
tanto in tanto, si posavano confondendosi con quei fiori coloratissimi.
Una fila di rose rosse s’accendeva tra il verde monotono dei
cespugli.
E quel silenzio piombava tra le ombre degli alberi e tutto era
tranquillo e
spensierato in quell’angolo dov’era seduta quella
giovine Lisa.
Sembrava che stesse godendo quella pace ascoltando i piccolissimi
rumori però
piacevoli che si potevano udire ad orecchio attento.
Un’espressione triste e
confusa sul volto iniziò a farsi notare.
Non riusciva ad eliminare dalla testa ciò che aveva
assistito ieri notte. Era
troppo irreale per essere vero.
Aprì gli occhi lentamente poiché non riusciva a
rilassarsi. Nell’aprirli vide
un’esile figura femminile da lontano. Non riusciva a cogliere
quell’immagine
poiché era circondata da quella forte luce solare.
Quando questa figura si avvicinò sempre di più,
l’immagine si fece più chiara.
La giovine spalancò gli occhi nel riconoscerla.
< Suor Cameron?!? >
Esclamò con tono distaccato e freddo.
La monaca, con espressione dispiaciuta, si sedette vicino a lei.
< Lisa, mi spiace per ieri notte! So che non dovevo! >
Disse con voce umile e dispiaciuta.
Appoggiò le proprie mani su quelle della giovine e le
accarezzò.
Infastidita e disgustata, la ragazza si distaccò da quel
contatto e puntò gli
occhi diritti a quell’orizzonte ove si poteva vedere delle
catene di montagne e
dei fiumi che scendevano a valle.
Un venticello sfiorò, quasi come una carezza, il suo candido
viso facendo
ballare qualche ciocca dei suoi morbidi capelli.
< Ti prego, Lisa! Parlatemi! Dite qualsiasi cosa, ma non restate
muta! Per
favore!!! >
Supplicò la monaca infastidita da quel silenzio che si era
fatto pesante.
La giovine roteò gli occhi per aria e si lasciò
andare allo sfogo:
< Questo non dovevate farlo! Non provate vergogna? >
Espressione schifata e aspre parole uscivano dalla sua bocca.
La monaca sospirò profondamente. Se l’aspettava
questo rimprovero, dopotutto
aveva commesso un terribile peccato mortale.
< Avete ragione! Non dovevo farlo! Ma chi siete voi per
giudicarmi? Non
conoscete la mia storia, quella vera! >
Il suo tono si fece severo, ma alla giovine non le interessava.
< Ah, davvero? Perché non la raccontate? >
Rispose con tono ancora più grave, quasi urlando.
La suora rimase sbalordita. Non aveva mai visto una persona rivolgerle
in quel
modo. Inoltre era stupita nel vedere i suoi occhi. Erano molto
arrabbiati,
delusi e amareggiati. Non riusciva neanche a penetrare dentro quegli
occhi
grigi birichini, come una bambina, per scorgere quei pensieri innocenti
di
ragazza. C’era un qualcosa , una specie di scudo, che
rifiutava ogni suo
contatto visivo.
In quel momento si sentì fragile, indifesa e sola.
Sospirò profondamente e, con coraggio, aprì quel
baule segreto che aveva
nascosto e mai aperto in fondo al cuore.
< Il mio vero nome è Mary Sally Allison Vartan,
figlia del conte francese
Vartan e della contessa inglese Cameron.
Fin dalla nascita giocavo con le bambole vestite da monaca e le mie
letture
erano tutte di genere religioso. A sei anni entrai in un monastero dove
ricevetti un’educazione religiosa. Quando poi diventai
più grandicella mi
ribellai al volere dei miei genitori poiché non volevo
diventare monaca.
Così decisi di ritornare dalla mia famiglia. Però
mio padre non mi degnava di
uno sguardo, neanche una parola per me, era come se fossi diventata un
fantasma
in quella famiglia.
Così, disperata, scrissi una lettera a mio padre con su
scritto che avrei
espresso il suo desiderio.
Da quel momento tutti mi coccolavano, viziavano e mi davano attenzione.
A quel punto, controvoglia, ritornai al monastero e, dopo aver superato
una
prova psicologica dal padre guardiano, diventai suora per sempre. In
quel
momento Mary Sally Allison Vartan svanì e decisi di farmi
chiamare Suor Allison
Cameron come il nome di mia nonna e il cognome di mia madre.
Non sapete cosa ho provato nel corso di tutti questi anni. Odio per la
mia
famiglia, invidia per gli innamorati e insoddisfazione per la mia vita!
Poi col
passare del tempo, un incontro segnò la mia vita: conobbi
nel luogo sacro della
clinica un uomo. Stava lì inginocchiato con la fronte
appoggiata allo schienale
di una di quelle panchine e piangeva. Così mi avvicinai per
consolarlo. >
Si fermò un momento per prendere respiro.
< Non sapete quanto avrei desiderato essere te, il matrimonio, i
figli, la
vecchiaia con il proprio amato! Se potessi tornare indietro, sarei
scappata
dalla mia famiglia! >
Esclamò con voce labile e flebile. Non riuscì a
trattenere le lacrime e pianse
a dirotto.
Era la prima volta, dopo tanto tempo, che aveva affrontato
quell’argomento e
non credeva che le avrebbe fatto davvero molto male.
Lisa, distolse lo sguardo dai quei meravigliosi fiori e da quel
piacevole
panorama e lo indirizzò al viso di lei ormai fradicio di
lacrime.
Lentamente sollevò entrambi le braccia e rimase per una
frazione di secondo
imbambolata. In quella frazione di secondo era indecisa se ascoltare il
diavoletto che le sussurrava di non farlo o l’angioletto che
le consigliava il
contrario.
Ma poi il suo istinto prevalse sulla ragione e
l’abbracciò affettuosamente.
< Perdonatemi se vi ho giudicata! Non sapevo di questa tua
storia. Ho sempre
creduto che diventare monaca fosse la scelta volontaria e non la scelta
obbligatoria. Mi dispiace tanto! >
I due rimasero abbracciate come sorelle.
Suor Cameron continuava a versare piogge di lacrime e la dolce Lisa la
consolava.
< So che quello che hai visto non dovevo farlo! Ma lui mi
attrae! >
Cominciò a proferire parola ispirando, di volta in volta, le
lacrime che
volevano uscire tramite il naso.
Lisa si distaccò dall’abbraccio di lei e
tirò fuori dalla tasca della gonna
lunga un fazzoletto di lino bianco con gli angoli decorati di
fiorellini e lo
porse alla monaca.
Allison prese dolcemente quel fazzoletto e la ringraziò.
< Ogni volta che lo vedo sento nella mia testa il rimbombo di
campane a
festa, un dolore acuto al petto a causa di battiti acellerati del cuore
e poi
sento che l’aria comincia a mancarmi... >
Non riuscì a completare ciò che voleva dire
poiché la giovine cominciò a dirle
qualcosa.
< Ssshhhh, non mi dovete spiegare nulla! Certo che quando vi ho
vista nuda
con lui! Proprio lui!! >
Esclamò Lisa guardandola un po’ storta.
< Lo conoscete? >
Domandò, curiosa e sorpresa, la monaca.
< Certo che lo conosco e, purtroppo molto bene!
Quell’uomo che avete passato
una notte proibita è Robert Chase, cugino di primo grado del
mio promesso
sposo! >
La monaca rimase sbalordita. Non credeva alle orecchie che Robert era
il cugino
di Manuel!
Incredibile per quanto grande poteva sembrare il mondo invece era molto
piccolo.
< Però non è persona molto fidabile...
>
Concluse la giovine.
*********
Dall’altra parte, in una locanda stracolma di persone che
bevevano, mangiavano
e ridevano, c’era un gruppo di uomini che parlavano in modo
furtivo e
sospettoso.
< Ragazzi, questo è il malloppo che vi
darò appena avete svolto il compito
da me assegnatovi! Altra cosa, fate in modo da sembrare che Lisa Cuddy
si sia
suicidata e acqua in bocca! >
Un uomo dai capelli biondi, mantello marrone e scarpe nuove di zecca,
stava
dando ordini ai suoi dipendenti.
< D’accordo don Chase! Faremo ciò che lei
ha detto. >
Rispose un giovine dai capelli neri, occhi nocciola e vestito da
semplice
contadinotto.
Don Chase sorrise malignamente e con passo da militare si
avviò verso l’uscita
della locanda.
< Wow, con quei soldi potremo vivere bene! >
Esclamò un altro giovine dai capelli rossi, occhi verde
smeraldo e circondati
da lentiggini.
< Ssssshhhh, ha raccomandato massimo riserbo, idiota! >
Disse l’uomo dai capelli neri dandogli uno scappellotto in
testa.
Vero che nella locanda c’era un brusio di voci accavallate e
non si poteva
udire bene quello che loro dicevano, però non si accorsero
che proprio dietro
le loro spalle c’erano due persone che avevano udito tutto
dalla A alla Z.
Uno di loro, dalla rabbia e preoccupazione, si alzò di
scatto.
< Che fai, Greg? >
Domandò perplesso il cugino alzandosi a sua volta.
< Devo andare al lavoro! E’ urgente! Pedala! >
Ordinò con tono serio e spazientito.
I due pagarono le loro ordinazioni e si diressero verso il loro
castello.
Chissà cosa aveva da sbrigare così urgentemente,
lui che odiava lavorare...
Verdetto?
*me che apre l'ombrello in attesa di
ricevere qualsiasi
ortaggio lanciato da voi*
L’angolo
di ladyT:
@
Miss_Sunshine:
Davvero? *_______________* Grazie!!! Spero che questo chap in qualche
modo ti è
piaciuta... Alla prossima avventura. Kiss, Terry ^_^