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Autore: _astronaut_    13/12/2018    2 recensioni
Zoom su episodi di vita di alcuni dei nostri eroi, dopo il ritorno sulla Terra in seguito alla sconfitta di Thanos.
Stucky, Stark Family, Brutasha and so on: se l'ispirazione chiama, rispondo presente, e spero davvero di regalarvi qualcosa di piacevole da leggere (se siete interessati a capire meglio le coppie, vi consiglierei di leggere l'epilogo di "And it hurts like hell": in caso contrario, potete tranquillamente fare finta che questa parentesi non esista e passare direttamente a leggere questa raccolta xD).
Aggiornamenti ogni due settimane, puntualmente di domenica. Enjoy!
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PERSONAGGI: THOR + MARIA
QUANDO: UN ANNO DOPO LA SCONFITTA DI THANOS
 
 
Vite appese a un filo
 
Gli occhi grigi della donna scrutavano malinconici il cielo privo di nuvole, di un colore tanto simile agli occhi dell’unico uomo al mondo ad averla vista così per come era veramente: una donna decisa, sì, ma fragile, e terribilmente terrorizzata dall’idea di amare – e di avere, di conseguenza, qualcosa da perdere – e pensava a come la sua vita fosse cambiata nel giro di pochissimo tempo.
Maria era così, e nessuno, eccetto Thor, aveva avuto l’onore, e l’ardire, di conoscerla davvero. E ora lei ne sentiva terribilmente la mancanza, e non poteva fare a meno di pensare alle braccia forti del dio che la stringevano come se fosse una bambina, o un vetro purissimo a rischio di rottura.
Per la prima volta, nella sua vita, si era sentita al sicuro in un paio di braccia estranee. Inutile negarlo, era una sensazione piacevole ed estremamente rilassante. E lei, di relax, non ne aveva mai avuto – essere il braccio destro di Fury aveva forse più svantaggi che vantaggi -, dunque si era resa conto di desiderarlo solo quando aveva avuto modo di assaporarne un po’ assieme a Thor, la sera del loro primo appuntamento.
Di galante non c’era stato nulla: si erano trovati per bere una birra a casa sua, giusto perché Thor era passato a farle visita, ed erano finiti per berne qualcuna di troppo. Ed era scappato un bacio rivelatore di sentimenti celati per paura di essere rifiutati.
Lui era il suo opposto: la vita gli aveva tolto molto, per non dire tutto, eppure continuava a riuscire a vedere del buono in tutto e in tutti, mentre lei era estremamente diffidente e non aveva per niente fiducia nel genere umano. Eppure, nelle loro altre innumerevoli differenze, avevano trovato il loro equilibrio, il loro punto d’incontro, e da lì non si erano più mossi, incapaci di fare a meno l’uno della presenza dell’altra.
Seduta sul letto, freddo dalla parte sulla quale solitamente era steso il suo uomo, la donna sospirò, sulle labbra il nome dell’amato, stringendosi le ginocchia al petto.
Si alzò di malavoglia, pronta ad iniziare un altro giorno da istruttrice SHIELD, ancora devota alla causa per la quale molti avevano lottato e perso la vita.
Fortunatamente Sharon e Sam erano ottimi addestratori, quindi non aveva nemmeno troppi grattacapi per cui rabbuiarsi, dato che collaborava con dei colleghi praticamente perfetti.
Sharon la guardò con occhio critico non appena la vide entrare nella sala addestramenti, e le andò incontro con sguardo dolce. “Non è semplice, lo so” le disse semplicemente “Anche a me manca Sam”
Maria annuì, sorridendo in maniera tirata. “Non hanno fatto sapere niente. Sono preoccupata”
Sharon alzò le spalle. “Se fosse successo qualcosa, Fury avrebbe mandato rinforzi, e ci avrebbe sicuramente coinvolte. Quindi stai tranquilla, staranno già tornando”
Proprio in quel momento il Direttore, come sempre vestito di nero, fece capolino davanti a loro.
“Ho bisogno di una squadra di specialisti di soccorso. Adesso”
Le due donne si guardarono, negli occhi per un momento il panico, sostituito immediatamente dalla determinazione. “Quanti uomini ti servono?” domandò pratica Maria.
“Voi due, FitzSimmons e altri due Operativi. Dei migliori. Avete due minuti”
A bordo del Quinjet il silenzio era così denso da potersi quasi tagliare con un coltello, pregno di preoccupazione, ansia, tensione e adrenalina.
Nel momento in cui raggiunsero il luogo dello scontro tra gli Avengers e una minaccia del Multiverso che era riuscita a penetrare nella dimensione terrestre, Fitz si lasciò scappare un gemito poco virile.
Gli Avengers avevano sterminato tutti gli alieni, sì, ma si reggevano a stento in piedi.
Thor era a terra, e stava subendo un massaggio cardiaco da Steve, che aveva la tuta pregna di sangue e bava di mostro, mentre Tony stava sostenendo un Bruce con la gamba rotta, Clint si stava facendo medicare una ferita al fianco da Natasha e Rhodey tamponava un taglio profondo alla gamba di Sam, il quale probabilmente era atterrato male su una delle affilate lamiere lì intorno.
“Immediatamente qualcuno da Thor e Wilson” ordinò Fury “E voi Operativi, controllate che non ci siano minacce in giro, chiaro?”
Maria annuì automaticamente, così come Sharon, Daisy e Liam, e uscirono tutti di fretta dal jet, eseguendo gli ordini. L’odore di sangue alieno e sangue umano si mischiavano in un connubio vomitevole, tale da far impallidire persino Maria, che di scene sanguinose e impressionanti ne aveva viste in quantità.
“Cosa diamine è successo?” domandò Fury “Cosa era?”
“Un mostro abbastanza grosso da metterci tutti in difficoltà, dato che non ne avevamo mai visto uno simile” ringhiò Tony “Quel bastardo viola ha pensato bene di complicarci la vita anche da morto, con i suoi cazzo di effetti collaterali”
“Appena Strange, Loki e Carol riusciranno a creare una nuova protezione alla Terra, non si verificheranno più episodi di questo genere. Per il momento dovete ancora fare quello che vi riesce meglio”
“Ovvero, rischiare il culo ogni volta?” ironizzò pesantemente Tony, reso più nervoso del solito dal fatto di avere una figlioletta di pochi mesi a cui pensare “Sam ha quasi perso una gamba, e Thor…”
“Non riusciamo a rianimarlo!” urlò Simmons “Chiamate Loki, o qualcuno, ma veloci, o sarà troppo tardi!”
Maria non riuscì a trattenersi, mandò la sua obbedienza nel cassetto più remoto della sua coscienza e si fiondò verso il corpo del biondo, steso inerme a terra, e cominciò a tempestarlo di pugni sul petto, misto a un massaggio cardiaco energico e disperato.
“Svegliati!” urlò disperata, piena di rabbia “Non puoi andartene così, svegliati, Thor!”
Ma a nulla valevano i suoi pugni, il dio non respirava.
Maria si accasciò accanto al corpo di Thor, senza più fiato né forze. “Ti prego, non lasciarmi” mormorò con voce rotta.
Il viso del dio era pieno di graffi, sulla fronte un taglio da cui il sangue aveva smesso di scendere, il labbro spaccato, i capelli umidi di sudore. E anche in queste condizioni, Maria non poteva fare a meno di trovarlo irresistibilmente bello.
“Svegliati” sussurrò Maria, dolce “Svegliati, ti supplico”
Dal dio, tuttavia, nessuna risposta.
Fury le appoggiò una mano sulla schiena, senza dire niente, partecipando muto al suo dramma mentre tutti gli altri Avengers si dirigevano lentamente verso il Quinjet, seguendo il suo ordine.
Maria, spezzata nel profondo all’idea di aver perduto l’unico uomo che avesse mai amato, si lasciò andare al pianto, stringendo tra le sue mani calde quelle fredde di Thor.
Rimase a lungo in quella posizione, incapace di muovere un solo muscolo che la portasse lontano dal dolore che stava provando, lontano da quel corpo che aveva più volte stretto al proprio, lontano da quell’anima che aveva incontrato la sua e l’aveva completata senza chiedere nulla in cambio.
“Dovremmo andare, Agente Hill” disse Fury con voce bassa e meno decisa del solito – Maria avrebbe giurato di averlo sentito trattenere il fiato per non lasciarsi sfuggire una lacrima – “Dobbiamo…”
Un movimento impercettibile, una stretta debole di mano, furono tutto quello che bastò a Maria per non prestare più alcuna attenzione alle parole del suo superiore e concentrare tutta la sua attenzione sul bell’asgardiano che, miracolosamente, aveva ricominciato faticosamente a respirare.
“Maria…”
Il proprio nome, sussurrato dalla voce roca e affaticata del dio, fu il suono più bello che Maria avesse mai sentito in tutta la sua vita. La donna annuì, commossa, incatenando i suoi occhi a quelli dell’uomo, sorridendo piena di sollievo.
“Cosa è successo?” domandò il dio carezzandole l’avambraccio con dolce debolezza.
“Avete vinto” mormorò Maria “Ma tu non ti svegliavi, abbiamo temuto che… che…”
“FitzSimmons, una barella qui, veloci!” ordinò Fury.
“Torniamo a casa?” domandò il dio socchiudendo gli occhi.
“Sì” Maria gli accarezzò i capelli, lasciandosi andare a un gesto di dolcezza non comune in pubblico “Torniamo a casa”

(1280 parole)

 
 
 


Angolino disagiato
Eccomi, ovviamente di nuovo in ritardo, e vi porgo nuovamente le mie più sentite scuse.
La sessione invernale si fa sentire più di quanto voglia, e purtroppo non sto avendo affatto tempo di scrivere. Devo preparare un sacco di esami, i lavori di gruppo non mancano mai, e il tempo a mia disposizione è pochissimo – e quello che ho, lo uso per dormire, dato che sono letteralmente stanchissima.
Spero comunque che sia uscito qualcosa di decente.
Ho visto il trailer di Captain Marvel e Avengers: End Game, e sono letteralmente in hype. Non vedo l’ora di vedere questi due film, dico sul serio. Voi che mi dite? Siete anche voi in trepidante attesa dell’uscita di questi due film?
Un affettuoso abbraccio, a DOMENICA 23 DICEMBRE!
 
_astronaut_
   
 
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