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Autore: Ofeliet    15/12/2018    1 recensioni
Alla fondazione del complesso del collegio, i professori avevano in mente grandi progetti per esso. Doveva essere una dimostrazione di eccellenza e perfezione. I suoi iscritti, comunque, vantano ben poco simili qualità.
D'altronde, cosa puoi fare con un folto gruppo di adolescenti impegnati a rivaleggiare e sgominare team malvagi da quando hanno iniziato a viaggiare? Niente. Puoi solo insegnargli ad essere studenti modello, e fallire nel tentativo. D'altronde, si ha a che fare con campioni non più in erba ed esperti del mestiere, tutti focalizzati sul diploma e sulla gloria che deriva da esso.
Qui tutti hanno più di un asso da giocare, e soprattutto hanno voglia di vincere.
| Airplane Bikini Contest DualRival FerrisWheel Ikari Pokè Ranger | ed altre...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo della scuola. ~'
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Doverosa premessa: ebbene sì, rieccoci qui. Dubito che sia tornato qualche vecchio lettore (o ne siano arrivati dei nuovi) ma credo di doverla fare ugualmente.
No, manco io ci credo. Non credevo avrei ripreso questa storia, e invece l'ho portata a termine piangendo sangue. Che dire, sono sinceramente sorpresa.
Ho passato un po' di tempo a editare i capitoli precedenti, e ho modificato dei pezzi per conformarle a tutta la pagnotta che segue, ma il succo bene o male quello è rimasto. Ho concluso questa storia come volevo concluderla alla sua prima stesura, e non nego di esserne soddisfatta.
Il fatto è che in questi anni sono cresciuta. Letteralmente, sono cambiate cose nella mia vita che la me dell'epoca della stesura di questa storia non aveva idea potessero succedere, e di conseguenza anche questa storia, continuata a questa età, ha dovuto piegarsi alla me di adesso. Ho cercato di mantenere il proposito originale, ma le trame che lo compongono sono state cambiate, se non addirittura stravolte. Spero che non sia causa di troppo shock, o di sdegno. Da qui mostri, magie, nani e ballerine!



Capitolo Quattordici: San Valentino sta arrivando. Non è mai troppo tardi per lasciarsi.


« Sei davvero sicura di non voler venire con noi a preparare la cioccolata? » Lucinda osserva perplessa l’amica. Esmeralda si presentava in una maniera insolita ai suoi occhi. Di solito era impassibile, e quasi inavvicinabile, mentre in quel momento era un ritratto della disperazione più nera. « Suvvia, Esmeralda, non è che sia andata poi così male. »
L’occhiata improvvisa la fa sudare freddo. « Magari per te, ma io devo recuperare di tutto. » sospira, sempre più nervosa. « Mi sono adagiata troppo sugli allori in questi mesi, e la mia pagella ne è il risultato! » senza aspettare un qualsiasi tipo di risposta, Esmeralda si getta tra i suoi libri senza più prestarle attenzione. Doveva essere sinceramente disperata.
Lei era riuscita a cavarsela meglio, nonostante qualche voto scricchiolante che a sua mamma non avrebbe fatto piacere. Non le rimane altro che fare spallucce e raggiungere le altre ragazze. Aveva chiesto l’aula di cucina con largo anticipo, e sicuramente simile mossa non aveva fatto piacere agli studenti degli altri anni, ma non le importava più di tanto. Domani sarebbe stato San Valentino, e lei voleva preparare della cioccolata da regalare. Anita e Kotone avevano accettato più velocemente della luce la sua proposta, invece Marina sembrava poco convinta ma probabilmente sarebbe stata portata dalle altre due ragazze.
Con una certa calma Lucinda apre la porta dell’aula, togliendosi il maglione e accendendo i due forni messi a disposizione. Una certa insicurezza la pervadeva.
Non era sicura di star facendo la cosa giusta.
Forse regalare della cioccolata a Paul l’avrebbe condotta ad un’umiliazione pubblica, cosa più probabile, ma credeva fermamente che anche in quel caso sarebbe riuscita a mettersi il cuore in pace. Aveva accettato i propri sentimenti, tanto valeva palesarli e non curarsi del loro esito.
Come previsto le ragazze del suo anno entrano presto, e la stanza si riempie di allegre chiacchiere.
« Avete sentito l’ultima? » chiede Kotone, infilandosi il grembiule. « Sembra che domani sospenderanno le lezioni. Finalmente una buona notizia! »
« Davvero? »
« Già. » Kotone sembrava estatica. Non aveva mai nascosto il suo poco amore per i corsi di storia e matematica. « Dopo un mese di ansia, me lo merito un po’ di svago. »
Lucinda ride. « Così avrai tutto il tempo di portare il tuo cioccolato al ragazzo che ti piace. »
« Quale ragazzo? » si acciglia Kotone, e Lucinda arrossisce per la gaffe. « Io porterò il mio cioccolato a tutti. TUTTI. » quasi urla, all’improvviso piena di entusiasmo. Kotone probabilmente era l’unica persona rimasta di buonumore nonostante il clima teso che aveva pervaso tutto l’istituto, insieme a Barry. Sembravano ingenui, o consapevolmente noncuranti della preoccupazione generale, e forse a ben pensarci era quasi un bene. Non aveva senso preoccuparsi, non giungeva nessuna notizia da alcun luogo. Tutto sembrava tacere dopo la confusione provocata nemmeno due mesi prima.
E se doveva pensare alla confusione, non aveva ancora dato una risposta a Kenny. Lucinda sospira, in quel momento poco importava. Il suo cioccolato, consegnato a Paul, sarebbe stata una notizia di dominio pubblico e di conseguenza anche una risposta chiara, per quanto crudele. Non voleva affrontare l’amico, respingerlo di persona avrebbe prosciugato le sue forze. Era ben certa che stava scegliendo il metodo migliore e più indolore per se stessa, che per l’altro.
« Lucindaaa. » la voce di Anita la richiama alla realtà, e la ragazza vede le sue mani intrappolate nell’impasto di un improbabile dolce. Ora che ci pensava, non aveva specificato per chi fosse il suo, e una vena di curiosità stava accendendosi dentro di lei con sempre più intento. « Aiutami! »
« Ti aiuto solo se mi dici per chi è il tuo dolce. » le guance di Anita avvampano, e sembra sinceramente combattuta. Intanto le sue mani sprofondavano in una pasta che sembrava essere un Ditto tentacolare, più che del cibo che doveva prendere forma.
« No, mai! » squittisce, invischiandosi ancora di più nella trappola che lei stessa aveva creato. Le viene spontaneo ridere, Anita aveva sempre un qualcosa di comico in qualsiasi cosa facesse, e opta di aiutarla prima che quell’ammasso informe prendesse forma e le divorasse tutte. Anita le appare grata per simile aiuto, e si pulisce le dita appiccicose nel grembiule un po’ sconsolata. Lucinda le appoggia una mano sulla spalla.
« Beh, sicuramente chiunque riceverà il tuo dono dovrà avere parecchio fegato. » ride, e Anita sorride per l’involontaria battuta.
« Sempre se io riuscirò a cucinare questo dolce entro domani. »
« Nel peggiore dei casi, andremo entrambe a vedere Kotone che dà la sua cioccolata ai due Domadraghi. Quello sì che sarà un qualcosa di unico da vedere. » Anita sorride, più rincuorata, e torna a lavorare sul suo dolce, e così fa anche Lucinda. Domani sarebbe stata una giornata decisamente decisiva.


Il fatidico giorno dell’amore era giunto. Il clima sembrava essersi risollevato, tanto che molti ragazzi avevano preparato dei dolci da regalare alle persone che interessavano loro. L’umore generale era anche aizzato dalla mancanza di lezioni, speciale concessione dei professori per una giornata così ricca di emozioni – positive o negative che fossero –.
Il quinto anno, però, non riusciva a godere appieno di tale serenità. La maggioranza di loro era Capopalestra, costretto a tenersi lontano dal luogo che dovevano proteggere da eventuali pericoli, e l’umore che aleggiava tra di loro non era esattamente dei migliori.
« Da Evopoli non ci sono brutte notizie. » sospira Gardenia, accarezzando il suo Turtwig. Il Pokémon si era appisolato sulle sue ginocchia, in un pallido tentativo di resistere alla tentazione del letargo. « L’edificio Galassia è rimasto vuoto e silente nonostante tutto. » accanto a lei, ad Anemone non rimane altro che annuire.
« Da Ponentopoli non arrivano notizie, ma non è troppo strano. Non è la prima volta che saltano le comunicazioni durante l’inverno. » la Capopalestra sospira, improvvisamente nervosa. Forse avrebbe dovuto mandare qualche lettera tramite Pokémon, in effetti il silenzio dalla sua palestra stava iniziando a metterle ansia.
« Ma avete visto quanto sono spudorati Lunick e Solana? » esclama Camelia, senza nemmeno salutare e sedendosi immediatamente accanto a lei. Anemone la osserva, non capente, insieme a Gardenia. « Insomma, le ha regalato un mazzo di fiori! In mezzo al corridoio! » all’altra ragazza non rimane altro che alzare gli occhi al cielo.
« Da che pulpito… » bofonchia, incurante delle lamentele dell’amica. « Stanno insieme, mi pare il minimo. E’ così che ci si comporta se hai la ragazza. » Camelia apre bocca per commentare, ma la richiude pensierosa, per poi sbottare con una certa stizza.
« Sì ma non mi sembra un comportamento adatto. »
« Disse quella che non mi ha mai regalato della cioccolata perché non crede alle feste consumistiche. » lo sguardo di Camelia la fulmina, ma Anemone non ci dà molto peso. La sua ragazza non era una persona che portava rancore, men che meno a lei.
« Va bene, hai ragione tu. Di che stavate parlando? »
« Delle nostre città. » Camelia le guarda entrambe, non capente.
« Non vedo perché ve ne preoccupiate. Se ci sono problemi, la guida avvisa sempre. Come quella volta… » la ragazza fa una pausa, improvvisamente seria. « Ora che ci penso, è da un po’ che il mio non mi contatta. E dire che sono parecchio richiesta. » simile affermazione fa scattare Anemone.
« Che vuoi dire? » l’altra la osserva, perplessa.
« Non c’è bisogno di innervosirsi così. Ho detto solo che non mi ha scritto, non significa niente. »
« Camelia, io non ricevo notizie da almeno due settimane. Se è così anche per te, è un problema. » la bionda la osserva, ancora perplessa.
« Anemone, tesoro, credo tu stia esagerando. » fa una pausa. « Forse è meglio se ne parliamo con qualcuno, Ciprian magari. » la ragazza guarda in basso, e Camelia intuisce il suo crescente nervosismo. « Se ti fa stare meglio, andiamo a cercarlo adesso. Quando avremo parlato con lui vedrai che sarai molto più tranquilla. » l’amica non le sembra troppo convinta, ma entrambe salutano Gardenia e vanno in cerca dell’altro Capopalestra.
« Ovviamente, all’Interpoké non risponde. » sospira Camelia. Ciprian era troppo libero di spirito, e soprattutto era spesso irraggiungibile. Soprattutto quando avevi bisogno che lo fosse. Sospira irritata, probabilmente avrebbero dovuto cercarlo nella piscina. Era spesso il luogo più probabile, eppure non ne avevi mai la certezza.
La piscina era un luogo luminoso che profumava sempre di pulito, ma non le era mai piaciuto. Anemone era una frequentatrice più assidua di quel posto, e quindi più propensa di lei ad orientarsi quindi si lascia guidare da lei, e trovano la persona che stavano cercando. Non era però da solo, ma in compagnia di una ragazza del primo anno.
Basta un’occhiata tra di loro per decidere di rimanere in disparte e godersi quello che, probabilmente, sarebbe stato uno dei pettegolezzi succulenti la giornata successiva. Uno come lui che faceva colpo su una ragazza così giovane, non sarebbe passato inosservato.
« Cosa significa questo? » la voce di lei era incrinata, ed era un peccato non potessero vedere bene la sua espressione.
« Sono dei muffin con le Baccamela. Te le sto regalando. » c’è improvviso silenzio, e Anemone pare sul punto di scoppiare a ridere. A quanto pareva la situazione era al contrario, ed era la giovane ragazza ad aver fatto colpo su quel tipo così svogliato e spensierato.
« Perché me le stai regalando? » la ragazzina era sagace, Camelia glielo riconosceva. Ciprian si passa una mano tra i capelli, con espressione poco convinta.
« Abbiamo iniziato col piede sbagliato, spero tu possa accettare il mio regalo e appianare il nostro contrasto. »
« Non abbiamo nessun contrasto! » esclama allora lei, e vedono Ciprian sorridere.
« Grandioso! Allora non credo tu abbia bisogno di quei dolci. » lei si stringe la confezione al petto di scatto.
« No, adesso sono miei! » esclama nuovamente, e con una maniera di voltarsi molto teatrale esce dal complesso lasciando dietro di sé un Ciprian ancora più confuso. A quel punto Anemone non riesce a trattenere le risate, e scoppia in una risata profondamente liberatoria che viene ovviamente notata. Ciprian si avvicina a loro, appoggiandosi al muro.
« Ma tu guarda chi viene a ridere delle mie disgrazie. » Camelia è la prima ricomporsi e a tentare di riacquistare almeno un minimo di calma. Anemone era di tutt’altro avviso, ma non la biasimava. Tutta la situazione aveva un qualcosa di profondamente comico ed irreale per essere vero.
« Non volevamo certo origliare. » dice, cercando di far tornare normale la sua voce. Ciprian la osserva con un certo disappunto.
« Sì, e io sono sempre puntuale. » la sua battuta pronta la stizzisce, ma Camelia decide di lasciar perdere a favore del motivo per cui si erano avventurate fino a quel luogo.
« Ti prego risparmiami il sarcasmo, in verità siamo qui per placare l’animo ansiogeno di Anemone. » Ciprian non sembra molto convinto, ma la sua espressione la incentiva a continuare. « Nessuna di noi due riceve comunicazione dalle palestre da un po’ di tempo, volevo sapere se per te è lo stesso. » Ciprian le guarda, inizialmente perplesso.
« Io non ricevo molte comunicazioni di quel tipo. » inizia, e Camelia già si pente di aver chiesto aiuto ad un simile soggetto. « Poi per quanto ne so, due settimane fa c’è stata una tormenta, pareva il ritorno di Kyurem in grande stile, quindi non sarebbe strano che siano impegnati a fare ben altro che comunicare con noi. » il suo ragionamento pare sensato, e ciò sembra calmare Anemone che la osserva. Le appare almeno un po’ più tranquilla, tanto da sorriderle.
« Ciprian ha ragione, probabilmente è per quello che non sappiamo niente. Mi sto preoccupando a vuoto. » Camelia fa per aprire bocca, ma il ragazzo la anticipa.
« Nel peggiore dei casi bisogna andare a dirlo ai professori che sono saltati i collegamenti. » entrambe le ragazze lo salutano, e Ciprian le osserva allontanarsi. Poi prende l’Interpoké che aveva in tasca e lo accende, perplesso.
« In effetti, tutto questo silenzio è parecchio strano. »


« E così non sei riuscita a dargli il tuo dolce? » Belle guarda con affetto l’amica, passandole una mano sulla spalla. Touko bofonchia qualcosa, ma il suo viso schiacciato contro il tavolo rende incomprensibile le sue parole. La ragazza sembra rendersene conto da sola, tanto che alza la testa, con aria sconsolata.
« Avevo raccolto tutte le mie energie per poterglielo dare, e invece… » non termina nemmeno la frase, ricadendo sul tavolo.
« Eddai, Touko, non è la fine del mondo. Glielo darai quando torna, magari sarà anche più speciale. » l’amica tira su col naso, apparendo un poco consolata.
« Forse hai ragione, di certo non sono l’unica che vuole rimpinzarlo di dolce. » Belle le sorride, e Touko ricambia, per poi notare il pacchetto che l’altra teneva sulle ginocchia. In fretta le si forma un sorriso dispettoso, mentre indica l’oggetto così prezioso all’amica.
« E qui cosa abbiamo, Belle? Un regalo? » la ragazza presa in questione avvampa, ma ormai è troppo tardi per nasconderlo.
« N-non è proprio un… regalo. » fa una pausa, come a tentare di recuperare almeno un po’ di calma. « E’ più una prova. »
« Una prova? » Belle annuisce.
« Se verrà rifiutato, mi metterò l’anima in pace. » Touko le sorride.
« Allora spero che Komor lo accetti, odierei scegliere tra voi due. » a quelle parole Belle avvampa, diventando scarlatta, e la fissa. « Avanti, Belle, era palese. Se ne sono accorti pure i miei cugini, e credimi che a livello sentimentale non sono delle cime. Touya fa il tifo per te da anni, ormai. »
« Non mi è molto di conforto. » mormora, stringendo il pacchetto, ma Touko si alza e le batte forte una mano sulla schiena.
« Per quanto ne so, Komor dovrebbe stare nella sezione di Mosse KO. Prendi il mio consiglio e vai da lui. » e senza nemmeno attendere una sua risposta, Touko si dilegua lasciandola sola. Belle stringe nuovamente a sé il pacchetto, e decide di alzarsi. Era come intendeva, quel dono era una scommessa. Qualsiasi sarebbe stato il risultato, lei ne voleva uscire vincitrice. O indenne, almeno.
La sua amica aveva ragione, Komor si trovava davvero dove lei le aveva indicato. Belle prende un grosso respiro, cercando di calmarsi, e si avvicina pensando al modo migliore di attirare la sua attenzione. Non sembra che le serva, perché il ragazzo pare notarla di sua volontà e alza lo sguardo su di lei. Il coraggio che l’aveva animata fino a quel momento sembra venirle meno, ma cerca ugualmente di farsi forza e di avvicinarsi ancora un po’. Giunta a debita distanza, si ferma e gli mostra il pacchetto con il dolce che aveva preparato.
« E’ quello che penso? » il tono di Komor è indecifrabile, e Belle vorrebbe morire in un simile istante piuttosto che affrontare il proprio imbarazzo.
« Sì. » pigola, concentrandosi sul tenere a freno i propri tremori. Non ha la forza di alzare lo sguardo e sondare lo stato d’animo del ragazzo che aveva di fronte. Era arrabbiato? Scocciato? Triste, felice? Non lo sapeva, e non desiderava nemmeno scoprirlo. In un simile momento voleva solo voltarsi indietro e fuggire fino a scomparire.
Invece Komor prende il pacchetto dalle sue mani, e non parla per un po’.
« Io… non so cosa dire. » fa una pausa. « Cioè, in verità lo so, ho provato un discorso per un simile momento per tante volte, ma adesso non mi vengono in mente le parole. » finalmente Belle alza lo sguardo e lo vede, il rossore che imporpora le gote di quello che ormai non era più suo amico. Komor era un ragazzo che le piaceva, e come tale le si mostrava.
« Discorso? » sussurra, incredula, e Komor scatta.
« Beh, sì. Insomma, tu mi sei sempre piaciuta e ho cercato spesso un modo per poterti comunicare quello che provo, ma non c’è mai stata l’occasione giusta per farlo. Non siamo mai rimasti da soli, né siamo mai riusciti a parlare seriamente per lungo tempo. » Belle trema, incredula. Il suo sforzo le era valso qualcosa, ma non avrebbe mai immaginato che il risultato ottenuto avrebbe superato le sue aspettative.
« Quindi… io ti piaccio? » gli chiede, e Komor annuisce.
« Io ti piaccio. » dice guardando il dolce tra le sue mani, ma è un affermazione più che una domanda. L’oggetto che aveva era una conferma molto più concreta di qualsiasi parola. « Quindi significa che stiamo insieme? » Belle sente le lacrime che si affacciano agli angoli dei suoi occhi, e non fa niente per ricacciarle indietro.
« Sì! » esclama, al culmine della gioia. « Sì, mille volte sì! » Komor pare colpito da simile entusiasmo, quasi sorpreso da esso, ma si lascia abbracciare quando lei gli salta al collo. Belle lo stringe a sé, felice come non lo è mai stata.
Il suo cuore era molto vicino dallo scoppiare dalla felicità.


Le informazioni che aveva passato al team Rocket erano frammentarie, ma era ciò che intendeva fare. Il team Idro e Magma sembravano quelli più disposti ad ascoltarlo, ed erano anche quelli più facili da manipolare.
L’unico che sospettava il suo spionaggio il nuovo capo del team Galassia, ma quell’uomo era un qualcosa che sarebbe stato in grado di gestire.
Sauda e Rama erano tornati dalla loro ricognizione aerea, e dal loro comportamento non sembrava ci fossero intrusi nella zona in cui si trovavano. Avrebbe voluto chiederglielo, ma non poteva parlare con i Pokémon già da tanto tempo. Simile pensiero lo infastidisce, e preferisce tornare a concentrarsi sullo schermo del pc per distrarsi.
Probabilmente le informazioni da girare al team Rocket doveva portarle di persona, erano gli unici nascosti in un luogo che evadeva qualsiasi radiocomunicazione. Astuto, dato il luogo in cui si trovavano, ma per il suo lavoro simile situazione era una scocciatura enorme, ma l’importante era ricevere il compenso per l’ottimo lavoro svolto. Non voleva apparire troppo venale, ma vivere tra gli agi era un qualcosa che doveva spettargli già solo per la sua nascita. Invece doveva nascondersi tra le case sugli alberi di Forestopoli, e vivere con una sottile ansia di essere scoperto e catturato. Non portare a termine il suo piano sarebbe stato un bel problema, soprattutto visto lo stato avanzato in cui già si trovava.
Il caricamento dei dati sulla pendrive termina, e Daniel la osserva. La luce della luna illuminava la stanza, facendo sembrare quell’oggetto la cosa più preziosa all’interno di quel posto. La stacca, guardandola con un sorriso soddisfatto.
« Tu, mia cara, mi frutterai tanti bei soldi. » sorride, mettendosela in tasca e infilandosi il cappotto. Fa rientrare Sauda nella Pokéball, probabilmente il viaggio fino a Kanto sul suo Dragonite sarebbe stato un po’ più comodo. Poi avrebbe sicuramente fatto visita a Sinnoh, un confronto con quel capo così criptico sarebbe stato interessante.

« Se devo essere sincera, mi aspettavo più cioccolata. » commenta Paige, e Nicky osservandola rotea gli occhi. Si trovavano nel salotto dei dormitori, e Paige si stava mangiando probabilmente il sesto dolce che aveva ricevuto. In meno di un mese, complice il suo carattere estroverso, la ragazza era riuscita ad accattivarsi le simpatie di parecchie persone, che non avevano esitato a omaggiarla con dolciumi di ogni genere.
« Cerca di non esagerare. » commenta l’altra. « Ho sentito che una ragazza del primo anno è finita in infermeria, insieme ai suoi Pokémon. » e nel parlare cerca di reprimere una risata.
« Non farò di certo quella fine. » bofonchia Paige, finendo di mangiare il dolce alla panna. Misty, che si trovava sulla poltrona lì vicino, ride.
« Spero vivamente di no, ho sentito che quelli del primo anno si sono divisi la cioccolata ricevuta. Una vittima è il minimo. » le altre due ragazze la guardano, inizialmente perplesse e poi sconvolte.
« E nessuno li ha fermati? »
« Nessuno ha fatto in tempo. » Misty fa spallucce, incurante. Lei voleva fare un dolce, ma poi il pensiero che pure quello sarebbe stato bollato come amichevole l’aveva fatta desistere. Poi nemmeno Julia aveva tentato di farne uno, e cucinare in solitaria per simili eventi non era il massimo dell’entusiasmo. Aveva optato di passare la giornata a leggere, e ci stava riuscendo fino a quel momento.
La sua tranquillità sembrava però destinata a svanire, perché ben presto Gary entra dal portone principale inseguito da uno stormo di ragazze – molte, tra l’altro, nemmeno iscritte alla scuola –. Sospira, cercando di riottenere l’alienazione giusta per poter tornare a leggere. Ogni anno era sempre la stessa storia. Sì, Gary era un ragazzo popolare anche da prima che entrassero nell’istituto, ma durante quella festività c’era un’isteria collettiva che lei non aveva mai compreso. Considerava l’amico un ragazzo carino, certo, ma non era il suo tipo. Gary, comunque, sembrava non avere alcun scampo. Quell’anno non aveva nemmeno l’aiuto di Daniel, molto più capace di svignarsela dalle attenzioni indesiderate, e pareva essere in procinto di soccombere senza alcuna grazia a quell’orda di ragazze desiderose delle sue attenzioni.
Lui l’aveva sempre trovata una scocciatura, quella festività, per svariate ragioni. Nonostante un comportamento estroverso e decisamente propenso al contatto, quando arrivava quel giorno desiderava solo nascondersi da quell’orda che sembrava sarebbe stata soddisfatta solo dopo averlo fatto a brandelli.
Quell’ultima settimana, poi, era stata parecchio stressante per lui e l’ultima cosa con cui voleva confrontarsi era un esercito di ragazze.
« Gary! » esclama una, cercando di afferrarlo per una manica e lui si sottrae all’ultimo dalle sue grinfie. Il gruppetto sembra farsi sempre più compatto e agguerrito, e comprende che entrare nel dormitorio era stata una pessima scelta. Si era intrappolato da solo, e vorrebbe darsi dell’idiota. Non aveva posto in cui nascondersi, lì dentro, e non aveva idea di quali fossero le altre via d’uscita di quel luogo a parte l’entrata ormai sorvegliata dalle sue ammiratrici.
« Accetta il mio regalo, Gary! » esclama allora un’altra ragazza, protendendo il proprio dolce verso di lui. Prima che lui sia in grado di riuscire a replicare, una ragazza le dà una spallata facendolo cadere a terra.
« Non ci provare, smorfiosa, lui mangerà solo il mio! »
« Non dire cavolate, oca, sono sicura di essere io il tuo tipo! » in fretta la situazione era degenerata, e le ragazze avevano preso ad accapigliarsi stringendosi sempre di più intorno a un Gary incredulo di ciò che stava succedendo davanti ai suoi occhi. Certo aveva idea che le donne fossero forti, ma in una simile situazione avevano un qualcosa di spaventoso che non aveva alcun desiderio di sperimentare.
« Credo che debba scegliere lui! » esclama, allora, all’improvviso una ragazza e la zuffa si placa all’improvviso. Gary torna a sudare freddo, maledicendosi per aver sprecato una simile occasione per fuggire. Ora era definitivamente nelle loro grinfie, e ne doveva pagare le conseguenze.
Si sente osservato, e si percepisce alla stregua di un trofeo di fronte a tutta quella audience femminile.
« E’ vero! » dice qualcuna dalla folla. « Dovrebbe dirci chi è il suo tipo ideale! » Gary inizia a sudare freddo, e non riesce a trovare una via d’uscita.
« Ha ragione! »
« Perché non ci ho pensato prima? »
« E quindi. » tutte si voltano nella sua direzione, ancora più fameliche. « Dicci che tipo di ragazza ti piace. » non aveva una risposta a quella domanda. Non ha mai pensato di prepararsene una perché non ha mai considerato di finire alla merce di una simile orda affamata delle sue carni.
« Bionda, mora? »
« Che colore di occhi? »
« Deve interessarle la ricerca? Perché se sì, sono decisamente il tuo tipo! »
« Non riusciresti ad intrattenerlo nemmeno per due giorni! »
« Tu nemmeno mezz’ora! » le ostilità erano riprese, ma si facevano sempre più vicine a lui. Si stava innervosendo, e la sua mente non gli era di alcun aiuto. Tanto valeva dire la verità.
« Non serve che vi scanniate per piacermi. » dice, riuscendo a catalizzare tutta la loro attenzione. « A me piacciono i ragazzi. »
Il silenzio dopo simile dichiarazione era assordante. Era caduto il libro di mano anche a Misty, anche se non riusciva a vederla. I dolci e i pacchetti che erano rimasti in mano a delle ragazze finirono a fare compagnia a quelli già caduti durante le precedenti colluttazioni. Si sentiva molto più sereno dopo averlo detto, ma comprendeva anche di aver gettato un’enorme bomba dalla quale non avrebbe avuto alcun scampo. Se oggi poteva uscire indenne da quel posto, domani non sarebbe stato così semplice.
« Io lo sapevo! » esclama allora Asuka, rimasta sulle scale fino a quando il ragazzo non si era chiuso la porta alle spalle abbandonando quella marea di ragazze col cuore incredulo e spezzato. « Cavolo, avrei dovuto fare qualche scommessa a riguardo, a quest’ora avrei un bel gruzzolo. »
Nicky la osserva incredula, per poi spostare lo sguardo verso Paige che batteva febbrilmente i tasti del suo Pokégear. « Che stai facendo? » gli occhi verdi dell’altra paiono illuminarsi.
« Devo assolutamente dirlo ad Anita. » Nicky sbianca. Conoscendo la loquacità della ragazza più giovane, Paige non doveva assolutamente dirlo ad Anita, quindi con uno slancio cerca di gettarsi sull’amica nel tentativo di toglierle l’apparecchio dalle mani, ma Paige era sempre stata più atletica e forte di lei quindi il suo tentativo va a vuoto e il messaggio viene recapitato ad una Anita piuttosto incredula, impegnata a dividersi il suo dolce insieme ai cugini.
« Gary è gay. » dice, più a sé stessa, ma Touya la sente.
« Gary è gay? »
« Gary è gay. » ripete lei, consapevole che la sua bocca per un po’ non sarebbe stata in grado di dire nessun’altra frase. Touko si affaccia per dare un’occhiata allo schermo, per poi controllare il proprio Interpoké.
« Cavolo, se ne sta parlando pure sul gruppo della nostra classe. » Touya si appoggia sulla sua spalla.
« Da adesso è tutto in cuori infranti e arcobaleni. » commenta con una risata, e Touko lo spintona. Certo non era chissà quale shock, ma una simile novità aveva preso in contropiede anche lei. Di certo era una notizia grossa e succulenta, e un po’ le dispiaceva per tutte quelle ragazze che non avrebbero visto realizzarsi il loro sogno. Un po’ riusciva persino a empatizzare, ma alla fine trovava una simile situazione piena di comicità e surrealismo.
« E quindi Gary è gay. » dice, ridendo. Con uno scatto, la ragazza si piega giusto per entrare nella visuale di Serenity che stava leggendo poco distante da lì. « Tu lo sapevi? » la ragazza più grande non le presta attenzione, e le ci vuole un po’ per riuscire a riscuoterla dalla sua lettura. Serenity la guarda piena di scuse e abbassa il suo libro.
« Scusami, non ho sentito. Puoi ripetere? » Touko le sorride.
« Gary è gay, tu lo sapevi? » la vede sbattere le ciglia, più volte, probabilmente per processare simile informazione, poi aprire bocca più volte e richiuderla. La vede impallidire lievemente, persa in chissà quali pensieri.
« E ora chi lo dice a Julia? » è l’unico commento che proferisce, prima di alzarsi e dirigersi verso i campi di allenamento. Magari faceva in tempo a non rendere una simile notizia una brutta botta all’amica, magari ancora non lo sapeva.
Era certa che Julia ancora non avesse superato il rifiuto da parte di Gary, ma sapere una cosa simile non avrebbe sortito effetti positivi. Giunta verso i campi di allenamento, capisce di essere arrivata tardi. La notizia si era già sparsa lì, e ovviamente Julia l’aveva sentita. E’ incerta se avvicinarsi e, magari, tentare di consolarla. Dubita avrebbe un qualsiasi effetto al momento, ma c’era già Anis accanto a lei. Non era da sola, e in un simile momento non considerava la sua presenza necessaria.
Julia non parla, e nemmeno da segno di percepire la sua presenza. Osserva fissa lo schermo del Pokégear, incurante dell’aria preoccupata che aveva il suo Charmeleon.
« Io ho passato mesi ad arrovellarmi. » parla, allora. « Ho passato mesi a pensare al perché non gli piacessi. Insomma, paio proprio il tipo di ragazza adatta a lui, ci conosciamo da così tanto tempo che credevo di conoscerlo. »
Aveva bisogno di sfogarsi. Una sola frase aveva avuto il potere di far accumulare tutta la sua frustrazione e sentiva il bisogno di sfogarla in qualche modo. Nemmeno farsi un giro sullo skateboard l’avrebbe aiutata.
« Che vuoi che ti dica, è stato stronzo fino alla fine. » Julia alza lo sguardo e lo allaccia a quello azzurro di Anis.
« Che vuoi dire? » l’altra ragazza sbotta.
« Che poteva essere sincero e dirti tutta la verità, invece di mettere in piedi quel teatrino. » dice, stringendosi nel maglione. « Invece ha solo dimostrato di essere un vigliacco. Domani, se si fa vedere, lo prenderò a calci. » Julia emette un verso strozzato, probabilmente una risata, e si sente un poco più leggera. L’idea che una piccola e gracile come Anis andasse a menarsi con Gary era parecchio ridicola, ma apprezzava il tentativo dell’amica di tirarle su il morale. Spegne lo schermo, infilandosi il Pokégear in tasca. Aveva bisogno di svuotare la mente quella sera e non pensare per un po’.
« Ti va di andare a mangiarci qualcosa ad Azzurropoli? » Anis la guarda, sembra quasi scrutare il suo stato d’animo, e poi le sorride.
« Solo se poi tu mi aiuti ad evadere il coprifuoco. » dice, alzandosi in piedi e battendole una mano sulla spalla. « Facciamoci una serata tra ragazze. » Julia annuisce, facendo rientrare Charmeleon nella sua sfera. Una serata con Anis era l’unica cosa di cui sentiva il bisogno in quel momento.


Spiegazioni:
- ho inserito la cosa della chat di classe perché modernizziamoci gente





Come si fanno le note autrice a fine capitolo non me lo ricordo più.
Ahem.

Commenti sul capitolo:

Ho voluto portare a conclusione la sottotrama di Lucinda e Barry perché non mi ricordavo più dove volevo andare a parare con essa, e canonizzare finalmente la DualRival perché non avevo grandi piani per loro e meritavano qualche gioia.
Mi rendo conto che potevo rendere il capitolo zuccheroso e romantico, ma quelli del quinto anno mi servivano adesso con la loro serietà e i loro Problemi Veri™ per gettare nuove basi per il futuro, e un po' ho bruciato l'atmosfera romantica puntando molto di più su quella comica.
Daniel fa sempre danni e Gary.
Ok, non nego che questa era una delle opzioni sul come portare il suo personaggio. Non era nel piano originale, era più una deviazione che ho preso alla stessa maniera del meme. Durante la stesura mi è sembrato geniale. E da un lato lo è. E' la scelta migliore che io potessi prendere e, nonostante tutto, ne sono contenta.

Ringraziamenti:

Ringrazio Juls_ per aver recensito l'ormai vecchissimo capitolo precedente e chiunque abbia riaperto questa pagina. E anche chi è arrivato qui per la prima volta, perché no.



   
 
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