Era uno
spettacolo desolante, pareti scrostate di intonaco e crepate in
profondità da
un lato all’altro, dal pavimento al soffitto.
Tutto ciò
non solo in maniera metaforica.
Avevano
distrutto il cuore dell’edificio, le basi, ed anche il
presidente.
Bulma
Brief era un genio.
Era
l’anima della società ed il segreto del suo
successo, insieme al padre.
L’unico
quadrato della stanza rimasto integro era una porta in acciaio, spessa
all’incirca cinque centimetri.
Bulma
aveva contato sul fatto che, se i 17 e 18 non si fossero scomodati e,
di persona,
non avessero aperto la porta blindata, nessun crollo sarebbe stato in
grado di
distruggerla.
Ed
infatti era ancora integra al suo posto dopo tanti anni e tanta
decadenza.
Infilato
in una fessura, c’era un foglietto di carta sporco.
Gohan lo
sfilò delicatamente, lo aprì e lo
stirò con la mano, trattandolo con cura e
riguardo. Era un messaggio di Bulma.
Terminato
di leggere Gohan lo passo a Trunks, triste.
Per un mondo
in cui mio figlio
possa vivere.
Se non ci sarò più qualcun altro
ci sarà al posto mio, a finirla.
Qui sotto appongo le mie ultime
volontà.
Ti prego.
Dì al mio Trunks e a Vegeta che li
amo. Chiunque tu sia.
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Quella
era la grafia di sua madre, scarabocchiata di fretta, alcune parole si
erano
sciolte con l’umidità, e l’inchiostro
era rovinato.
Per
Trunks fu una pugnalata.
Sua madre
moriva una seconda volta.
Sollevò
gli occhi dal foglietto, non riusciva a mettere a fuoco nulla.
Oltre le
lacrime vide Gohan che riprendeva il biglietto dalle sue dita e lo
piegava.
Dunque si
erano amati…
Per lo
meno ora era certo che sua madre avesse amato Vegeta.
-Posso…posso
averlo?-
Gohan
lo fissò per un istante, assorto, aprì e
spianò il foglio, lesse velocemente tutto
il messaggio. Trunks vide che borbottava, forse leggendo sempre lo
stesso rigo,
poi qualcosa gli attraversò la testa.
Gohan si
diede una botta in fronte, pieno di euforia, gli tremavano le mani.
Gettò il
foglietto nelle mani di Trunks e cominciò ad armeggiare con
l’apertura della
cassaforte.
Un
monitor e dei tasti intatti chiedevano una password.
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-Sono la
cosa più complicata e assurda che abbia mai visto-
Gohan si
grattava la testa finendo di sorseggiare del caffè, gli
occhi gli bruciavano, era sicuro
di essere diventato semicieco, e da due ore stava lottando contro le
palpebre,
pesanti come mattoni, che volevano chiuderglisi.
Si sfregò
gli occhi col pollice e l’indice per recuperare
lucidità mentale.
-Sono
certa che ne verrai a capo tesoro-
Chichi,
in vestaglia, si era svegliata quando Gohan, la testa gonfia di
caffè a tenerlo
sveglio, aveva dato un calcio ad un mobile in anticamera ed uno dei
piedi di
legno che lo reggeva si era disintegrato sul colpo. Il mobile si era
rovesciato. Un vaso si era rotto. La lampada del soffitto era
traballata e la
lampadina al suo interno esplosa.
Ora Gohan
si stava facendo venire la gobba chino sugli appunti ed i progetti di
Bulma.
-Va a
dormire tesoro, prima di farti venire un esaurimento. Non abbiamo
un’altra
casa- disse paziente Chichi accarezzandogli una spalla.
-Se ora
mi addormento- ribatté debolmente Gohan, dandosi un lieve schiaffo e
poggiando
la tazza di caffè con la faccia di MrSatan sopra
–cadrò in uno stato avanzato
di coma vegetativo, sono troppo stanco- Fletté la schiena
sulla sedia e si
stiracchiò facendo scrocchiare tutte le articolazioni delle
spalle e del collo.
-Dormici
su-
-Va bene.
‘Notte-
-Buona
notte-
Tempo.
Aveva bisogno di più tempo.
Suo padre
non passava le sue sere in modo diverso.
Non
guardava la parete per una ragione precisa o per un momento di
stordimento
catalettico, semplicemente perché gli stava davanti, e basta.
Da quando
era finito il tempo di intavolare conversazioni col padre, inutilmente
poiché
ogni tentativo cadeva sempre allo stesso modo, e con lo stesso scambio
di
battute, non aveva proprio un bel niente da fare alla fine della
giornata,
sebbene a volte ci riprovasse a parlare.
L’occhio
continuava a cadergli su Vegeta contro la sua volontà.
Decise
che, quella notte, sarebbe stata una di quelle volte.
-Papà?-
-Dormi-
-Ma…-
-Dormi-
-Papà!-
A questo
punto Vegeta dovette fare ciò che, forse, secondo la sua
logica di maestro o
padre, considerava un'altra sconfitta personale: alzare una palpebra e
prestare
attenzione.
Tra loro,
pretesi da Vegeta, c’erano un margine di discussione nullo ed
un margine di obbedienza
da parte di Trunks totale, a cui il figlio era impegnato a mantenersi
fedele,
per non irritarlo.
-Volevo
sapere…ehm- l’espressione di Vegeta non
incoraggiava il confronto e non lo
metteva a suo agio.
-Insomma,
come è morta mamma?- avrebbe voluto fargli altre domande, ma
aveva deciso che
questa l’avrebbe irritato di meno.
Vegeta
rimase a fissarlo, Trunks sentì il suo sguardo fin nelle
ossa, ed i suoi occhi
sembrarono una barriera inattaccabile priva di brecce per riconoscere
indizi
buoni o cattivi.
-Le hanno
fatto esplodere la testa- lo disse con la stessa indifferenza con cui
si parla
del tempo, senza cambiare espressione -decapitata-
Trunks
non ebbe voglia di chiedersi come facesse a saperlo, e - finito di
sentirsi
turbato dalla sua immaginazione- il disinteresse con cui suo padre
gliel’aveva
detto gli fece pensare sempre più al biglietto che aveva in
tasca, a con quanto
amore Bulma doveva aver pensato a lui ed a Vegeta l’ultima
volta, e a quanto a quest’ultimo
non gliene fosse importato mai granché. Vegeta non si
smentiva mai.
Da lui
aveva potuto, ed avrebbe potuto ancora avere tutti gli insegnamenti di
un
guerriero, di un maestro, ed il loro rapporto si sarebbe potuto fermare
rigidamente
lì. Sperava negli insegnamenti e nelle attenzioni di un
padre, ma veramente
aveva smesso di crederci.
Eppure
Vegeta era un essere affascinante -al di là del fatto che
fosse suo padre e che
ancora lo conoscesse poco o niente, poichè lui aveva sempre
voluto così- anche
solo per quel contegno che si dava, per il necessario distacco del
principe dei
Sayan, per l’assenza di sentimenti, o (se in
realtà si sbagliava e ne aveva)
per quanto poco di ciò che sentiva desse a vedere.
Per
quanto sembrasse non avere cuore però, non era forse
l’esistenza stessa di
Trunks la prova che avesse amato qualcuno?
O era
stato semplicemente un rapporto come un altro? Sua madre era stata una
donnaccia
qualsiasi per lui? Come ne aveva già avute? Come un
guerriero aveva bisogno di
averne?
E allora perché
l’universo non pullulava di figli di Vegeta? O forse lui non
gliene aveva mai
parlato?
E se
aveva amato Bulma, poteva esserci una qualche remota
possibilità che volesse
del bene anche a lui? Solo un padre può elargire amore
paterno. E in questo
senso l’affetto gli era particolarmente mancato.
Da Gohan
aveva avuto quello di un fratello. Chichi gli aveva riservato un
po’ di quello
materno, quel tanto che gli serviva per farsi almeno un idea di cosa
fosse.
Accanto a
Vegeta era rimasto comunque un punto interrogativo in attesa di
considerarlo
padre o maestro, o tutti e due.