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Autore: __Lily    25/12/2018    2 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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SESSANTADUE





Il colpo del bambino mancò Sansa per un pelo, che attonita cadde a terra sulla neve tentando di proteggersi la pancia.
«Sansa!» urlò Arya, poi quando capì che la sorella stava bene, andò dal bambino che impaurito e infreddolito era rimasto immobile e gli puntò Ago alla gola.
Quel gesto le fece paura, lei non uccideva i bambini, lei non era come il Mastino o Cersei Lannister o tutti quei mostri che aveva conosciuto ad Approdo del re.
Ma nonostante tutto, nonostante avesse le lacrime agli occhi tenne la lama puntata contro il suo corpo scheletrico.
«Chi sei!» urlò Arya Stark, ma il bambino rimase immobile, mentre grandi lacrime rotolavano sulla sua pelle.
«Arya…» disse Sansa avvicinandosi, «abbassa la spada.»
«Sansa, ha cercato di ucciderti.»
«Lo so, ma così non otterremo nulla. Abbassa la spada» supplicò lei.
Arya guardò il bambino e poi sua sorella, alla fine anche se non avrebbe voluto abbassò Ago e la rinfoderò, ma avrebbe difeso Sansa nuovamente se fosse stato necessario.
Sansa si avvicinò di più a quella creatura pelle e ossa che tremava e piangeva, forse era il suo istinto di madre, ma non sopportava di vederlo in quello stato.
Gentilmente prese le mani del bambino e lo condusse fino alla panca, poi si tolse la pelliccia e la mise addosso a lui, ne aveva più bisogno di lei.
‘E’ questo ciò che farebbe una buona regina’ si disse.
Sentì Robb scalciare, suo figlio stava bene.
«Qual è il tuo nome?» domandò nuovamente Sansa, ma il bambino aveva troppa paura e freddo per rispondere e anche fame, Sansa ne era certa.
«Arya, rientriamo. Ha bisogno di cibo, un bagno caldo e vestiti.»
«Ma…»
«Non ho dubbi che qualcuno sia l’artefice di tutto questo, ma trattandolo male e minacciandolo non ci dirà nulla. Guardalo.»
«Il fatto che sia un bambino non vuol dire che debba restare impunito.»
«Cosa sappiamo noi per giudicarlo così duramente? Non lascerò morire un bambino di fame e di freddo, non importa cosa abbia cercato di fare. Verrà con noi e me ne occuperò io» disse risoluta Sansa.
E in quel momento pure Arya la vide come una regina e non come sua sorella.
Sansa prese le mano del bambino e lo fece alzare, poi con la pelliccia che strusciava sulla neve lasciando un segno lo condusse dentro al castello.
Andò dritta nelle cucine, tutti si voltarono nel vederla lì.
«Mia regina» esclamò una donna anziana.
«Preparate da mangiare per questo bambino, e poi vorrei che venisse preparato un bagno caldo e che trovaste dei vestiti adatti a lui, dovrebbero essercene ancora…» disse, avrebbe voluto dire che quelli che erano appartenuti a Rickon sarebbero stati perfetti, ma le parole le morirono in gola.
«Avete sentito? Muovetevi ragazze!»
«Grazie» rispose lei guardando le giovani ragazze e la donna più anziana.
«Non ci devi ringraziare, noi siamo ai vostri ordini.»
«Nostro padre ringraziava sempre e io continuerò a farlo come avrebbe fatto lui. Portate tutto nella mia stanza e chiedete a Jaime Lannister di raggiungermi.»
«Subito mia regina.»






Viserion era ormai lontano e Bran con lui, Jon era disperato, il suo cuore era a pezzi, sapeva già che suo fratello sarebbe morto ma non voleva e non poteva accettarlo, non dopo la morte di Eddard, Robb e Rickon Stark, e anche dopo quella di Catelyn Tully.
Lei lo aveva odiato dal momento in cui suo padre lo aveva portato a Grande Inverno, se solo lui avesse detto la verità a sua moglie magari le cose sarebbero potute andare diversamente.
Ma non era andata così e lady Stark non era mai stata una madre per Jon.
Mai.
Ma per suo figlio sarebbe stato tutto diverso, non sarebbe cresciuto come era cresciuto lui, avrebbe avuto al suo fianco sua madre, per molto tempo e con un po’ di fortuna anche suo padre e un giorno dei fratelli con i quali sarebbe cresciuto.
Tutti quei pensieri e ricordi vorticavano nella testa del re del Nord mentre calava in picchiata verso il suolo ricoperto di neve e ghiaccio, mentre il vento gelido gli scorticava la faccia e sentiva la sua pelle fumare.
Atterrò vicino a Melisandre, per un solo istante alzò la testa per osservare Daenerys, averla lì gli dava più forza, lo faceva sentire anche meno solo.
Per lei la vita era stata molto più dura che per lui, almeno Jon era cresciuto con parte della sua famiglia, con dei fratelli che aveva amato e che lo avevano amato, con uomo che lo aveva sempre trattato come un figlio anche se non lo era.
Daenerys era stata sola con Viserys e la sua follia crescente, braccata giorno e notte per quasi tutta la sua vita, due vite simili e così diverse allo stesso tempo.
Corse subito verso Melisandre, ma per un istante rimase sorpreso da ciò che vide.
Non era più la donna bella e giovane che aveva sempre conosciuto, al suo posto, nel suo vestito rosso come il sangue c’era il corpo di una vecchia morente.
«Mio re» sussurrò, Jon era convinto che fosse morta.
«Melisandre. Cosa hai fatto?»
«Ti ho permesso di vincere la guerra» rispose lei, il respiro che era ormai un rantolo.
«Non capisco…»
«Ti avevo detto che ti sarei servita un giorno, è così che deve concludersi la mia vita. Ho vissuto più a lungo di quanto tu possa mai immaginare Jon Snow. Raccogli la spada, con quella potrai sconfiggere il re della notte e mettere fine a questo inverno. Il tempo scorrerà come una vola, le stagioni verrano ripristinate e ogni cosa tornerà al suo posto. La neve si fermerà e i vivi vivranno. Almeno questo mio ultimo gesto sarà servito a qualcosa.»
Jon allungò la mano e impugnò la spada, aveva gli occhi lucidi.
Provava amore e odio per la sacerdotessa rossa di Asshai delle Ombre.
Chinò il capo.
«Va ora, ogni istante che passa lui è in vantaggio su di te. Ma il signore delle luce ti accompagnerà in questa impresa, fino alla fine, mio re.»
Melisandre chiuse gli occhi e smise per sempre di respirare, i capelli ormai grigi si erano quasi confusi con la neve.
Jon si promise che finita la battaglia le avrebbe dato degna sepoltura.







«Mi hai fatto chiamare?» disse Jaime dopo essere entrato.
«Entra» rispose Sansa.
Ma ser Jaime rimase fermo sulla soglia ad osservare la regina del Nord che aiutava un bambino a vestirsi.
«Ser Jaime… entra per favore e chiudi la porta.»
Jaime ubbidì, lo aveva giurato e almeno quel giuramento lo avrebbe rispettato a costo della vita.
«Chi è questo bambino?» domandò dopo qualche istante.
«E’ ciò che vorrei sapere anche io, ha tentato di uccidermi nel Parco degli Dei.»
«Cosa?» urlò.
«Sono certa che abbia agito per ordine di qualcuno e io intendo sapere per ordine di chi.»
«E lo hai portato nella tua stanza?»
«Guardalo. E’ denutrito ed era vestito con dei panni logori, sarebbe morto di fame e di freddo e sono certa che è questa la ragione che lo ha spinto ad accettare l’ordine» rispose lei finendo di mettergli la maglietta.
Era vero, dovette ammettere, quel bambino era quasi scheletrico, le costole spuntavano dalla sua pelle.
«Va bene… ci penso io» rispose poi si mise difronte al bambino.
«La regina Sansa è stata buona e gentile con te, vero?» disse, il bambino annuì, ma il cavaliere lo spaventava, sapeva esattamente chi fosse Jaime Lannister.
«Io ho giurato a re Jon di proteggerla, e intendo farlo. Sono sicuro che tu sia un bambino molto coraggioso e affamato, ma se mi aiuterai sarai tratto bene a Grande Inverno. Sarai nutrito e avrai abiti nuovi, come questi. Iniziamo con il tuo nome. Il mio è Jaime.»
Il bambino osservò il cavaliere poi Sansa, lei annuì e allora disse il suo nome.
«Nicholas» fu poco più di un sussurro.
«Nicholas, è un bellissimo nome. Perché volevi uccidere Sansa Stark?»
«Io… io non volevo farlo, ma loro mi avevano promesso cibo.»
«Capisco» rispose Jaime con tristezza, «chi sono loro, Nicholas? Da dove vieni?»
«Dal Nord. Mi hanno mandato un messaggio.»
«Da dove?»
«Dal Sud.»
«Dal Sud» rispose Jaime, e sentì un groppo alla gola, «chi ti ha chiesto di farlo?»
«Il maestro. Io non l’ho mai visto, me lo hanno detto altri bambini.»
«Ma sai il suo nome?»
«Si, è Qyburn.»
Jaime alzò gli occhi lì spostò su Sansa Stark e sulla sua pancia, ormai mancava poco alla nascita dell’erede del Nord e sapeva che Cersei avrebbe cercato di avere la sua vendetta per la morte di Joffrey e ciò che riteneva un suo tradimento.






 

QUESTO E' IL MIO REGALO DI NATALE PER VOI, PER CHI LEGGERA' LA MIA STORIA. SE VI E' PIACIUTA FINO A QUESTO MOMENTO, LASCIATEMI UN COMMENTO O DITEMI COSA NON VI E' PIACIUTO. 
UN BACIO!

  
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