Una sfida all’ultimo fiato
 
- Due pacchetti per favore.
Makino sorrise sorpresa sporgendosi dal bancone per guardare meglio quelle piccole canaglie.
- Abbiamo imparato le buone maniere o sbaglio?
Le guance lentigginose di Ace arrossirono vertiginosamente.
- Ne voglio uno anch’io! – piagnucolò Rufy alle sue spalle.
- Stai zitto scemo. – partì in automatico il maggiore, il pugno già pronto a colpire.
Il sospiro rassegnato di Makino lo colpì dritto al cuore.
- Mi… mi dispiace. – si affrettò a dire afferrando i due pacchetti e fuggendo via dal piccolo negozio con Rufy al seguito.
 
- Ma perché non ne hai preso uno anche per me? Voglio giocare anch’io!
Ace continuò a camminare con le braccia incrociate dietro la testa, i due preziosi pacchetti ben stretti nei palmi delle mani, al riparo da eventuali tentativi di furto.
- Non è giusto che solo voi due giocate senza di me! Voglio giocare anch’io, ne sono capace.
La litania lamentosa di Rufy lo aveva accompagnato per tutta la strada dal villaggio.
- Dammene una, una soltanto, e ti faccio vedere!
Ace sospirò.
- Finiresti per farti male come l’ultima volta. – borbottò annoiato.
- Non è vero! – sbottò subito l’altro. – Sono migliorato un sacco e poi anche quella volta non mi sono fatto niente!
- Ah no? E allora perché ti sei messo a piangere come un moccioso?
- Non è vero!
- Sì che è vero, stupido mangiatore di frutti del diavolo che non è neanche capace di usarli!
- Sono capace, invece! Gomu gomu no…
- Le hai prese? – li interruppe una voce dall’alto.
Il braccio di Rufy si fermò e si afflosciò in aria un attimo prima che i tessuti si tirassero di nuovo schioccando all’indietro come una molla.
Ace alzò lo sguardo senza far caso alle stranezze del fratellino. Con il vecchio mantello blu mosso dal vento e il cappello stretto in una mano, Sabo si sporgeva da uno dei rami portanti del loro rifugio.
- Eccole qui. – fece mostrando i due piccoli parallelepipedi blu con le scritte rosa shocking. – Sei pronto a subire una cocente sconfitta?
Sabo ghignò e spiccò un salto ben calibrato lasciandosi poi scivolare lungo la corteccia ormai levigata dell’albero che li sopportava ormai da mesi.
- Dovrei essere io a farti questa domanda. – disse afferrando al volo il suo pacchetto.
 
Quando, dolorante e con un grosso bernoccolo nuovo di zecca sulla fronte, Rufy riuscì a rialzarsi, Ace e Sabo era già pronti al duello, gli sguardi minacciosi e le mascelle già in azione. A terra, le leggere cartine bianche giacevano alla mercé della prima folata di vento. Rufy si affrettò a raccoglierle, ma la speranza morì nei suoi occhi quando vide che quei due se l’erano già fatte fuori tutte.
- Pchonto? – mugugnò Sabo con le guance gonfie.
- Quandgio fuoi! – sputacchiò Ace in risposta.
Tirarono un grande respiro e…. A Rufy venne un’idea.
- Gomu gomu no… fusen*!
I due fratelli maggiori smisero per un istante di gesticolare su quale bolla fosse più grande e si voltarono esterrefatti.
- Ciufy!
Uno, due scoppi, poi uno strano sibilo e un tonfo.
 
Lo ritrovarono a svariati chilometri di distanza incastrato in un albero, le guance livide e in preda alla nausea.
Per la disperazione di tutti i ragazzi di Foosha, a Makino fu tassativamente vietato di vendere altri esemplari delle popolari gomme rosa o surrogati.
 
 
 
 
 
*Non so come è tradotto in italiano, è l’attacco (o per meglio dire la difesa) in cui Rufy si gonfia come un pallone.