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Autore: Abby_da_Edoras    03/01/2019    7 recensioni
Per vostra grande sfortuna, le mie grinfie e i miei deliri sono arrivati anche su questa serie TV! Sì, voglio sottolineare che mi sono ispirata totalmente alla serie TV e che non voglio minimamente mancare di rispetto ai personaggi storici, però la mia "sindrome da lieto fine" è arrivata a tanto che ho deciso di... fare in modo che la Congiura dei Pazzi non ci sia proprio stata! Come ho fatto ad arrivare a tanto? Beh, con una storia a metà tra la parodia e la commedia, in cui ho inserito un nuovo personaggio, Antonio Orsini, completamente inventato, un ragazzo sensibile, allegro e generoso che si impegnerà totalmente per riconciliare Medici e Pazzi... e ci riuscirà, perché nelle mie storie un lieto fine lo devono avere proprio tutti (e chi lo ha detto che i cattivi non hanno un lieto fine? Con me sì!). Ah, il mio prestavolto per Antonio Orsini è il Romeo del musical Ama e cambia il mondo.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi, sceneggiatori e produttori della serie TV I Medici 2.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quinto

Le truppe di Firenze rientrarono vittoriose da Volterra, tra ali di folla festante, ma Lorenzo, Giuliano e Francesco non erano affatto soddisfatti e non li consolavano le acclamazioni della folla. Sapevano che il massacro di Volterra era stato, in realtà, una sconfitta per i loro principi e si sentivano abbattuti.

Lorenzo scorse Jacopo Pazzi che, in mezzo ai Priori, sorrideva compiaciuto. Certo, l’aveva avuta vinta lui, lui aveva voluto quella guerra e…

Il giovane Medici rimase sbalordito e quasi cadde da cavallo nel vedere Antonio al fianco di Jacopo, proprio nel posto dove non sarebbe dovuto essere. Che ci faceva lì? Fu tentato di scendere da cavallo e andare a chiederglielo, ma poi gli venne in mente un’altra cosa…

No, Antonio non può averci traditi, non è possibile, non lo farebbe mai. E’ molto più probabile che sia andato da Jacopo per cercare di fargli cambiare idea sulla guerra o qualcosa del genere. Pazzi sembra molto compiaciuto, forse crede di aver guadagnato Antonio alla sua causa, ma io non credo proprio. Anzi, se Antonio si è acquistato la fiducia di Jacopo sarà ancora meglio per noi, standogli vicino potrà tenerlo d’occhio e, magari, informarci in tempo per sventare i suoi intrighi.

Sollevato, Lorenzo riprese quella che per lui non era una marcia trionfale. Tuttavia pensava che, forse, qualcosa di buono si potesse trarre anche da quella inutile e insensata strage…

Eh, sì, Lorenzo era amico di Antonio e gli voleva bene, ma l’idea di infilarlo nel letto di Jacopo Pazzi per tenere d’occhio le sue mosse non gli era punto sgradita!

Anche Antonio vide Lorenzo e Giuliano e, tutto contento, si rivolse a Jacopo.

“Messer Pazzi, i miei amici sono tornati da Volterra” disse. “Posso andare ad aspettarli a Palazzo Medici?”

“Certo, ragazzo” ribatté l’uomo, un po’ sorpreso da quella domanda. “Sei pur sempre il cognato di Lorenzo, è giusto che tu abiti nel loro palazzo. Non ti ho mica sequestrato!”

“Grazie, Messer Pazzi, allora… vi auguro una buona giornata!” lo salutò allegro Antonio, prima di dirigersi velocemente a Palazzo Medici dove avrebbe atteso l’arrivo degli amici.

“Buona giornata anche a te, ragazzino” replicò Jacopo Pazzi, divertito. Era molto soddisfatto della compagnia del ragazzo e anche del fatto che non volesse abbandonare i suoi amici Lorenzo e Giuliano.

In fondo, cosa poteva sperare di meglio che avere una sua creatura così ben introdotta tra i suoi nemici? Pian piano lo avrebbe convinto a fornirgli informazioni utili… Sì, il giovane Orsini era stato davvero un colpo di fortuna inaspettato per la sua vita e i suoi interessi, e per più di un motivo!

In realtà aveva sottovalutato Antonio, che era molto più acuto e leale di quanto il suo carattere felice e semplice facesse sospettare, ma questo lo avrebbe scoperto solo in seguito.

Antonio arrivò affannato a Palazzo Medici, pieno di entusiasmo. Si rendeva conto che avrebbe dovuto sentirsi più triste per gli abitanti di Volterra, e lo era, ma non riusciva a soffermarsi più di tanto su quel pensiero. Era contento che Lorenzo e Giuliano fossero tornati sani e salvi, che Francesco avrebbe sposato Novella e… ed era confuso e felice allo stesso tempo per ciò che era accaduto quella notte con Jacopo Pazzi, il solo ricordo gli illuminava gli occhi e il sorriso.

Fu così che si incontrò sulla soglia del palazzo con Guglielmo che accompagnava Andrea e Novella Foscari da Francesco per il fidanzamento ufficiale.

“E’ una splendida notizia!” esclamò, dopo aver salutato Guglielmo e i Foscari. “Francesco è rimasto così amareggiato per come sono andate le cose a Volterra e questo lo consolerà.”

“E’ ciò che spero” replicò Guglielmo con un sorriso. “Ma tu dov’eri?”

“Io ero… ecco… ero a Palazzo Pazzi, proprio dove state andando voi, e poi…”

Il rossore e la luce negli occhi di Antonio erano pari a quelli di Novella, la promessa sposa, e Guglielmo non ci mise molto a fare due più due.

Antonio… con mio zio? Santo cielo, sembra incredibile, eppure… beh, forse questo servirà a rendere Jacopo più bendisposto e a non opporsi al matrimonio di Francesco. E se Antonio è contento così, buon per lui!

Era commovente vedere come tutta la famiglia Medici, compresi i parenti acquisiti come Guglielmo, fosse così aperta alla possibilità di donare allegramente le grazie di Antonio a Jacopo Pazzi pur di tenerlo sotto controllo e cercare di renderlo più malleabile!

In effetti Guglielmo non si sbagliava: Jacopo non si comportò con Francesco come aveva fatto con lui, non lo cacciò dalla famiglia e non ebbe bisogno nemmeno di troppe insistenze per fare una breve apparizione al matrimonio che, comunque, si celebrò a Palazzo Medici. E’ vero che, ufficiosamente, si presentò soltanto per dare un’occhiata sprezzante in giro, scambiare due parole in croce con Antonio e poi portarselo al suo palazzo senza tanti complimenti, ma vabbè, questo era Jacopo e non ci si potevano aspettare miracoli in poche settimane.

E, siccome il tempo passa in fretta quando ci si diverte tanto, i mesi trascorsero senza che le cose peggiorassero. Antonio continuava a dividere il suo tempo tra Palazzo Medici e Palazzo Pazzi, favorito anche dal fatto che le due dimore erano piuttosto vicine e non ci voleva poi molto per passare dall’una all’altra; Francesco e Novella erano felici insieme e la giovane veneziana sperava di poter dare presto un figlio al suo sposo, per consolarlo del fatto che i rapporti con lo zio si mantenevano piuttosto gelidi, cosa che addolorava Francesco. Guglielmo e Bianca aspettavano un figlio e Clarice aveva dato un maschio a Lorenzo, un bellissimo bambino a cui sarebbe stato dato il nome di Piero. Insomma, pareva che la politica matrimoniale dei Medici e il concetto di andare a letto con il nemico stessero dando buoni frutti.

Purtroppo, però, non si poteva mai stare tranquilli.

Antonio trascorreva a Palazzo Pazzi tutte le notti, ormai, e la cosa cominciava a risultargli più familiare e piacevole rispetto alle prime volte. La mattina tornava a Palazzo Medici, visto che Jacopo aveva i suoi impegni non meglio specificati e non ci teneva a far sapere in giro gli affari suoi, e a quel punto passava il tempo con la sorella, gli amici e il nuovo nipotino. Insomma, aveva interiorizzato con diversi secoli di anticipo l’idea di famiglia allargata!

Quel giorno, però, non aveva potuto resistere e si era deciso a recarsi da Jacopo Pazzi nel primo pomeriggio, un orario inconsueto, per invitarlo al battesimo di Piero che si sarebbe tenuto qualche giorno dopo: Francesco avrebbe fatto da padrino per il figlio di Lorenzo e la cosa sembrava talmente meravigliosa al giovane Orsini da voler a tutti i costi condividerla con Pazzi… che, ovviamente, ne sarebbe rimasto schifato, ma Antonio era un ottimista, ormai si è capito, no?

Eppure, quando entrò nel palazzo, il ragazzo esitò sentendo Jacopo parlare con qualcuno.

Ecco, quella proprio non ci voleva, se Jacopo avesse saputo che lui era stato lì mentre discuteva dei suoi affari con qualche mercante o altro banchiere non l’avrebbe presa bene, proprio no. Perciò Antonio stava per andarsene, ripromettendosi che avrebbe invitato l’uomo al battesimo in un altro momento (sì, aveva ancora l’abitudine di invitare la gente a casa d’altri!), ma poi quello che udì lo indusse a fermarsi e a… origliare.

Jacopo stava parlando con il cugino Francesco Salviati, adesso Arcivescovo di Pisa, a proposito del fatto che il Papa aveva intenzione di acquistare la città di Imola da Galeazzo Sforza per tagliare fuori Firenze dalle più importanti rotte commerciali in favore dello Stato Pontificio.

Ma Antonio sapeva che Lorenzo aveva già un accordo con il Duca Sforza per comprare Imola, allo scopo di incrementare i guadagni delle banche fiorentine e che, anzi, aveva pensato di mandare Giuliano a governare la città, sebbene il fratello non fosse convinto di partire. La cosa non gli tornava tanto.

“Se il Papa si impossesserà di Imola, questo creerà un grave dissidio tra lui e i Medici” diceva Jacopo, molto compiaciuto.

“Questo è vero, cugino, ma non sarebbe una perdita anche per voi? La vostra banca ne risentirebbe” obiettò Salviati.

“Non necessariamente” ribatté l’uomo. “So che Papa Sisto non ha abbastanza denaro per acquistare Imola e, se la banca dei Pazzi gli concedesse un prestito, allora sicuramente lui sposterebbe tutti i suoi conti da noi, privandone la banca dei Medici.”

“Credete davvero che il Papa vorrà affidare i suoi conti ad una banca gestita da un uomo senza discendenza? Se ci fosse Francesco sarebbe diverso, ma così la vostra banca non ha un futuro da offrire a Sua Santità” disse Salviati.

Ma senti che razza di bastardo, pensò Antonio, che già dai tempi di Roma non aveva proprio simpatia per quel prelato arrogante e spietato. Sa benissimo, come lo so io, che Messer Pazzi soffre ancora per aver perduto tutti i suoi figli, nati morti o vissuti pochissimo… e questo glielo va pure a rinfacciare? E si permette di parlare anche di Francesco, poi. No, questa cosa non mi piace affatto, bisogna che lo faccia sapere  subito a  Lorenzo!

E così il giovane Orsini si avviò lentamente e il più silenziosamente possibile verso l’uscita del palazzo. Ma, mentre se ne andava, fece in tempo a sentire un’ultima frase di Jacopo, una frase che lo turbò alquanto.

“Cugino, torna a Roma e informa il Papa della mia proposta di prestito. Francesco lascialo a me, ci penserò io a riportarlo al posto che gli spetta.”

Che cosa avrà voluto dire? Ha forse intenzione di convincere Francesco a tradire Lorenzo? Ma non può, Francesco è felice con Novella e…

E però Antonio sapeva bene che il rapporto glaciale con lo zio gettava un’ombra sulla felicità del suo amico, che non riusciva a non pensarci. Jacopo avrebbe potuto indurlo a passare di nuovo dalla sua parte, magari usando proprio Novella?

Ma perché le cose devono sempre andare così? Sarebbe molto più facile collaborare e aiutarsi a vicenda, sono mesi e mesi che ci provo, ma Messer Pazzi non mi sta a sentire. Prima o poi combinerà qualcosa e non si rende nemmeno conto che a rimetterci sarà anche lui! E’ faticoso, ma devo riuscire a stare sempre un passo avanti a lui… per il suo bene, per il bene di Firenze e di tutti i miei amici.

E pensare che Antonio era fuggito da Roma proprio perché odiava gli intrighi e non voleva che la sua famiglia lo costringesse a intraprendere la carriera ecclesiastica come suo zio, con tutti quei giochi di potere e quell’ipocrisia… adesso ci si trovava in mezzo ancora di più, però questo destino se lo era scelto lui. O meglio, non lo aveva propriamente scelto, aveva solo avuto la sventura di innamorarsi perdutamente di Jacopo Pazzi!

Il giovane era dispiaciuto di dover disturbare Lorenzo proprio in quei giorni in cui si stava organizzando il battesimo di suo figlio, ma cosa poteva fare? Era chiaro come il sole che Jacopo Pazzi stava tramando qualcosa e, forse, quel qualcosa sarebbe potuto andare anche oltre la perdita di una città importante per i commerci come Imola.

E, sopra ogni cosa, Antonio era preoccupato per l’ultima frase che aveva sentito dire a Pazzi: avrebbe riportato Francesco dalla sua parte. Cosa pensava di fare?

Entrando a Palazzo Medici, il giovane Orsini aveva preso la sua decisione: avrebbe informato Lorenzo della questione di Imola perché se ne occupasse, magari tornando a Milano per parlare con Sforza e convincerlo… insomma, la politica non lo interessava più di tanto.

Lui, invece, avrebbe tenuto d’occhio Francesco e Novella.

Se Jacopo Pazzi aveva in mente qualcosa su di loro, lui avrebbe fatto come al solito: lo avrebbe anticipato.

Volere bene a Jacopo e preoccuparsi per lui cominciava a diventare sinceramente complicato, ma Antonio non aveva intenzione di demordere e nemmeno di lasciare che l’uomo potesse fare del male ai suoi amici.

In tutto ciò, cominciava a pensare che forse non sarebbe stata una grande idea invitare Jacopo Pazzi al battesimo del piccolo Piero…

Fine capitolo quinto

 

 

   
 
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