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Autore: Crystal Rose    03/01/2019    3 recensioni
Ho provato ad immaginare cosa accadrebbe se una ragazza con un succoso segreto dovesse incappare nei Germa 66 e nell'armata rivoluzionaria, quanto caos potrebbe creare una ragazzina con straordinarie e improbabili capacità nascoste?
"Tutte le storie cominciano con “C’era una volta in un regno lontano lontano“ e prevedono una bella fanciulla che sta passando un gran brutto momento e resta in attesa di un uomo grande e forte che la salvi e la porti via in sella al suo cavallo bianco verso il loro “vissero per sempre felici e contenti”. La mia storia è esattamente il contrario. Inizia in un piccolo paesino assolutamente di nessuna rilevanza, su di un’isola piuttosto tranquilla e banale, una di quelle che, nonostante fossimo nell’epoca d’oro della pirateria, non veniva visitata né da pirati, né da uomini del governo. Talmente insignificante che non ne veniva dimenticata l’esistenza solo perché comparivamo ancora nelle mappe. Eravamo lontani dalle rotte più battute ed il clima non era mai tanto avverso da spingere qui una nave, neanche per sfortuna."
Genere: Avventura, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Emporio Ivankov, Famiglia Vinsmoke, Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Me ne stavo tra le braccia di quel bestione dai capelli verdi e Niji sembrava così lontano. Era strano, ma quando stavo con lui non mi sentivo più una prigioniera in un regno straniero, non mi sentivo più come la custode di un importante segreto che avrebbe potuto scatenare il caos nel mondo, mi sentivo solo una ragazza tra le braccia dell’unica persona che riuscisse a fami sentire davvero viva.
 
- Lo sai che stai migliorando? - mi disse lui con un sorrisetto provocatorio.
 
- Scommetto che non sono neanche lontanamente paragonabile alle donne che frequenti di solito. -
 
- No, neanche un po’. - sghignazzò lui ed io lo colpì al fianco.
 
- Non c’è bisogno di essere così onesti, sai? - ero risentita.
 
- Eppure ero convinto che alle donne piacesse sentirsi dire la verità. - continuava a sghignazzare ed io misi il muso. Lui mi strinse a sé e mi diede un bacio prima di tornare a guardarmi con il suo sorrisetto. - Ti trovo interessante proprio perché non sei come le altre. - mi assicurò. - Il resto si può imparare e ti assicuro che non troverai uno migliore di me nel settore che possa darti qualche lezione. - ghignò divertito ed io lo colpì di nuovo, ma mi fece sorridere. - È stata davvero una fortuna che io sia arrivato in tempo o mi sarei perso quello che abbiamo appena fatto e che, tra parentesi, avrei voglia di rifare. - parlava di un tentato suicidio come di una partita a carte.
 
- Ma non ti stanchi mai tu? - chiesi scherzosa.
 
- No. - era davvero stupendo rivedere il suo lato giocherellone, mi era proprio mancato. Prese a baciarmi il collo per sottolineare il suo intento ed io tentai di spingerlo via.
 
- Ma io voglio sapere dove sei stato questa settimana. - gli dissi tentando di distrarlo.
 
- Certo, dopo. - mi rispose, scostando le labbra dalla mia pelle solo per qualche secondo e facendomi inavvertitamente il solletico. Quando mi vide ridere e agitarmi si fermò un attimo a guardarmi confuso.
 
- Che c’è di divertente? - mi chiese curioso sorridendo.
 
- Mi hai fatto il solletico. -
 
- Solletico? - ovvio che non sapesse di cosa stessi parlando, non sentiva il dolore figurarsi il solletico.
 
- Si, hai presente quando sfiori un punto delicato e provochi una sensazione che ti fa venire da ridere. -
 
- Si possono far ridere le persone toccandole? - alzò le sopracciglia come se avessi detto una cosa incredibile e mi fece ridere.
 
- Ma si, ci sono diversi punti sensibili, cambiano da persona a persona e non tutte li hanno. -
 
- E tu ce li hai? - era interessato.
 
- Si, ce li ho. - confessai.
 
- Dove? - chiese lui sadico.
 
- Preferisco dirti chi sono che dove soffro il solletico. - e gli risi in faccia.
 
- Ah davvero? Interessante! Ti dispiace se provo a scoprirlo da solo? - intensificò lo sguardo sadico ed io cercai di svignarmela sghignazzando, si, mi era decisamente mancato. Mi afferrò e ce la mise tutta per indovinare, non che la cosa fosse difficile dopo tutto.
 
- Ti prego, basta! - dissi tra le risate, con le lacrime agli occhi. Lui si stava divertendo un sacco. - Per favore! -
 
- Magari potrei approfittarne e farti confessare chi sei. - disse lui sghignazzando prima di bloccarmi le mani e baciarmi. - Ma non lo farò. Però te lo chiederò comunque con le buone. - divenne serio per un attimo. - Ti prego Lea. - aveva usato il mio nome, non lo faceva praticamente mai. - Dimmi chi sei. Non posso tenerti al sicuro se non me lo dici. - divenni cupa.
 
- Se te lo dicessi sarebbe un disastro. -
 
- Perché non provi a fidarti. -
 
- Di te? Sei un Vinsmoke. - come se questa affermazione spiegasse tutto. - Come potrei fidarmi di un Vinsmoke? - lo guardai negli occhi seria e lui mi lasciò andare per poi alzarsi dal letto e avvicinarsi al balcone. Le tende erano socchiuse ma fuori era giorno, quindi, anche se la stanza era parzialmente in penombra potevo vedere bene il suo corpo nudo e muscoloso. Mi misi a sedere coprendomi con il lenzuolo, senza staccargli gli occhi di dosso. Mi dispiaceva per quello che gli avevo detto, era stato gentile con me e dipendevo da lui, ma non dovevo fidarmi. Avevo sbagliato su tutto, almeno su questo avrei dovuto almeno provare ad essere forte.
 
- Abbiamo incontrato quelli della marina. - mi disse lui scostando appena la tenda con due dita per osservare fuori. - Ci siamo divisi perché dovevamo parlare con diversi esponenti dei loro alti ranghi. - Non smisi di fissarlo. - Dopo la visita del vice-ammiraglio mio padre ci ha convocati per una riunione. - me lo ricordavo, gli avevo chiesto di cosa avessero discusso ma non volle dirmelo. - È stato deciso che Reiju debba sposarsi. -
 
- Cosa? - chiesi io senza smettere di fissarlo, ad occhi sgranati. Lui si voltò verso di me.
 
- Facciamo parecchie cose illegali, abbiamo bisogno che la marina si volti a guardare dall’altro lato. Per ora paghiamo profumate mazzette a quelli del governo. Poi c’è la questione Big Mom. Nostro fratello Sanji e i suoi amici l’hanno fatta infuriare e vuole vederci morti. Presto o tardi ci darà la caccia. Abbiamo già sconfitto i suoi uomini, ma lei è un’altra storia, se dovesse decidere di distruggerci non lo so come andrebbe a finire. Ci serve l’appoggio del governo, ma la Marina non si metterà contro un imperatore, per quanto le nostre mazzette possano essere profumate. - Mi guardò molto seriamente. - Se Reiju sposa un alto ufficiale non dovremmo più preoccuparci. - mi fissava valutando le mie espressioni.
 
- E Reiju lo sa? -
 
- Si. C’era anche lei alla riunione. -
 
- Chi dovrà sposare? -
 
- Non lo so. Uno qualsiasi, non importa. -
 
- E a lei sta bene? -
 
- No. Ma lo farà lo stesso, perché è quello il suo dovere. - mi fermai a riflettere, una volta avevo parlato con i domestici di questa cosa e loro mi avrebbero detto che lei non avrebbe potuto opporsi. “Avrebbe solo cambiato padrone”. Povera Reiju, come poteva essere così senza cuore il suo stesso padre? Ma la cosa non mi stupiva visto quello che aveva fatto al suo terzo figlio e visto che aveva fatto quasi ammazzare il suo quarto figlio davanti ai miei stessi occhi.
 
- È una cosa orribile. - inchiodai i miei occhi nei suoi.
 
- È una cosa normale nelle famiglie reali. Principi e principesse non possono sposarsi liberamente. -
 
- Come può accettare una cosa simile?! Sposare un uomo che neanche conosce solo perché le è stato ordinato, un uomo che non ama. -
 
- Ama? - chiese lui curioso.
 
- Hai sentito bene, AMA! È assurdo sposare qualcuno senza amore, che razza di matrimonio sarebbe?! -
 
- Un matrimonio vantaggioso. -
 
- È la cosa più stupida che abbia mai sentito dire! - mi avvolsi alla meno peggio nel lenzuolo e mi alzai dal letto pronta a dar battaglia con il mio metro e sessanta. - Nessuno accetterebbe una cosa simile! - mi osservò avvicinarmi battagliera, dovevo sembrare ridicola.
 
- Tutti noi sappiamo che presto o tardi verrà anche il nostro turno. -
 
- Vuoi farmi credere che TU sposeresti una donna che non ami? -
 
- Se mi venisse ordinato si. -
 
- Anche se fosse brutta e antipatica e completamente stupida? -
 
- Di sicuro preferirei una bella ragazza con cui divertirmi, ma anche se non fosse così non credo importerebbe. Devo sposarmela, mica andarci a letto. - alzò le spalle ghignando.
 
- Tralasciando il fatto che dovresti farlo, vuoi farmi credere che ti daresti alla castità per il resto della tua vita? -
 
- Dovrei farlo quanto basta per validare il matrimonio e dare eredi al regno. E no, non ho nessuna intenzione di appenderlo al chiodo. Sarei sposato, mica in prigione, troverei dove divertirmi altrove. –
 
- Che schifo! – borbottai voltandogli le spalle per tornare a recuperare i miei vestiti e andarmene in camera mia. Iniziava ad avere più dignità l’essere stuprata da Niji che l’andare volontariamente a letto con Yonji.
 
- Si può sapere cosa ti prende? Dove diavolo pensi di andare? – mi disse interrogativo guardandomi trafficare nervosamente con i vestiti ed avvicinandosi a me.
 
- Via! – gli risposi stizzita.
 
- Vuoi dirmi che cavolo ti prende? – mi tolse di mano la camicia da notte.
 
- Ridammela! – ordinai spazientita ricevendo in cambio un’occhiataccia.
 
- No, se non mi dici che ti prende. –
 
- Che mi prende?! Potrei anche spiegartelo, ma tanto non capiresti perché tu non hai la più pallida idea di cosa siano sentimenti come l’amore, il rispetto e la lealtà. Pensi che le donne siano oggetti intercambiabili che puoi usare e gettare via, ma non è così! Le donne sono persone e le persone provano sentimenti, si affezionano, a volte di innamorano e stanno da schifo quando vengono trattate nel modo schifoso in cui tu intendi trattare la tua futura moglie! – gli strappai di mano la mia camicia da notte lasciandolo interdetto.
 
- Stiamo ancora parlando di una persona ipotetica? – mi chiese confuso.
 
- SI! – lo guardai torvo, ma la vera risposta era no, ovvio che stessi parlando di me, oltre che della sua futura moglie, solo che se era quello il suo modo di ragionare allora questo confermava che ero solo l’intrattenimento del momento, appena avesse trovato un nuovo diversivo ciao ciao e tanti saluti.
 
- Ok, partendo dal fatto che capisco quando menti, non capisco però perché te la prendi così tanto. Anche tu faresti lo stesso. –
 
- Io non farei mai una cosa simile! –
 
- Davvero? – incrociò le braccia sul petto e mi guardò sghignazzando. – Vuoi dirmi che se qualcuno ti ordinasse di sposare uno sconosciuto per proteggere il tuo prezioso segreto non lo faresti? – aprì la bocca per rispondere ma dovetti richiuderla.
 
- Non è la stessa cosa! – risposi piccata sul vivo.
 
- Ah no? –
 
- No! La mia famiglia non mi chiederebbero mai una cosa simile! –
 
- Ti hanno chiesto di buttarti da una torre pur di non parlare. Non mi sembrano grandi esempi dell’amore di cui tanto parli. – lo guardai male. – Fai solo chiacchiere ma non sei tanto diversa da me. Sei rimasta sconvolta quando mio padre ha dato ordine ai miei fratelli di pestarmi per convincerti a lavorare per noi. Anche il tuo ti ha ordinato di ammazzarti piuttosto che parlare ed io sono rimasto lì ad eseguire la volontà di mio padre allo stesso modo in cui tu sei salita su quella torre per saltare. Noi siamo uguali e tu faresti tutto quello che rimproveri a me, esattamente per lo stesso motivo per cui lo farei io. –
 
Sgranai gli occhi senza rispondere.
 
- Se ti venisse ordinato di sposare un vice-ammiraglio pur di non rivelare il tuo segreto, tu lo faresti senza batter ciglio. In effetti una differenza tra me e te c’è. Se mio padre mi ordinasse di sposare una donna che non mi piace mi lamenterei, forse alla fine la sposerei lo stesso perché è il mio dovere ma almeno mi lamenterei, tu invece abbasseresti la testa e obbediresti senza fiatare. Non farmi la morale perché non sei nelle condizioni di poterla fare. La tua gabbia è più stretta della mia e neanche te ne accorgi perché se te ne rendessi almeno conto mi diresti chi sei veramente perché capiresti che sono l’unica persona al mondo che sta veramente cercando di tenerti al sicuro. – si avviò verso il bagno lasciandomi lì, immobile, con la camicia da notte stretta tra le mani e gli occhi sbarrati.
 
Avevo sempre visto tutto dalla prospettiva sbagliata. Mi ero sempre sentita superiore a loro e invece mi ero sbagliata. Non c’era nessuna differenza tra me e loro. Ancora una volta aveva ragione, avrei fatto esattamente tutto quello che avrebbe fatto lui semplicemente perché mi era stato insegnato che dovevo farlo e non perché fosse giusto. Non poteva essere giusto chiedere ad una ragazza di gettarsi da una torre per proteggere il nome di suo padre, un padre che non avevo mai visto, un padre a cui non dovevo niente, un padre che mi avrebbe preferita morta o torturata da uno come Niji pur di non farsi associare a me. Presi fiato e deglutì il groppo che avevo in gola cercando di ignorare il peso viscido e freddo che avevo nello stomaco.
 
Mormorai qualcosa e lui si voltò a guardarmi. – Cosa? – non avevo il coraggio, era contrario a tutto il cumulo di sciocchezze che mi avevano inculcato fino a quel momento.
- Vegapunk… - ripetei a voce un po’ più alta. - … il mio vero nome è Lea… Vegapunk… - mi voltai a guardarlo aspettandomi una sfuriata e lo vidi solo sbarrare gli occhi e restarsene lì a fissarmi a bocca aperta. – Per l’amor di Dio di qualcosa. – mi voltai dall’altro lato con le lacrime agli occhi mentre lui continuava a restarsene fermo come un merluzzo a fissarmi.
 
- Mi stai prendendo in giro? –
 
- Volevi la verità, eccotela. Sono l’unica discendente in vita di Vegapunk, non l’ho mai visto, non so che faccia abbia, non so neanche se gli somiglio, ho comunicato con lui solo tramite lettere attraverso le quali guidava i miei studi. – si passò una mano tra i capelli verdi sconvolto dalla notizia.
 
- Non è possibile… -
 
- Tu sai leggere dal mio viso quando dico la verità. Guardami e dimmi se mento. – cercai di sostenere il suo sguardo e lo vidi mettersi le mani dietro la testa, la notizia lo aveva preso in contropiede, non riusciva a metabolizzarla. Me ne restai lì con lo sguardo basso, gli avevo detto l’unica cosa che non avrei mai dovuto rivelare ad anima viva. Mi sentivo uno schifo, mi sentivo di aver tradito i miei cari e me stessa e lui stava riflettendo sul da farsi. – Yonji… - cercai di sforzarmi di guardarlo. - … Cosa succederà adesso? –
 
- Non lo so. – ammise scuotendo la testa ed iniziando ad avvicinarsi a me. – Pensavo fossi figlia di qualche pirata o di qualche ufficiale della marina, non immaginavo fossi una Vegapunk. – mi guardò da capo a piedi con il lenzuolo avvolto intorno al mio corpo alla bene e meglio e la camicia da notte stretta tra le mani ed iniziò a sghignazzare. – Non ci posso credere, mi sono scopato una Vegapunk. – praticamente si piegò a metà dalle risate, con le lacrime agli occhi facendomi sentire molto risentita.
 
- Si può sapere cosa diavolo c’è di divertente? – mi stavo innervosendo.
 
Sollevò il viso per averlo di fronte al mio imbronciato. – Che vado a letto con una delle persone più importanti del pianeta. – mi ghignò in faccia facendomi ulteriormente infuriare semmai fosse stato possibile. Mi voltai nervosa intenzionata ad andarmene e lui mi sollevò tra le braccia. Iniziai a dibattermi e colpirlo.
 
- Mettimi giù scimmione! – gli intimai stizzita.
 
- Ai tuoi ordini, signorina Vegapunk. – mi poggiò sul letto ed io provai a svignarmela ma lui fu su di me in un lampo impedendomi di allontanarmi.
 
- Che diavolo vuoi? –
 
- Quello che volevo anche prima. – mi disse sghignazzando. – Pensi che il tuo cognome cambi qualcosa tra me e te? – mi disse con un’alzata di sopracciglia. – Anche se confesso di essere intrigato da questa informazione. –
 
- A me è passata la voglia! – gli dissi scorbutica. – Non ti rendi conto di quello che ho fatto dicendoti chi sono? Ho tradito tutti, me stessa, i miei ideali, i miei cari. Non ti rendi conto di cosa significa quello che ti ho rivelato? – mi osservò continuando a sorridere.
 
- Guarda che non sei una persona diversa da quella che eri stamattina, ma mi rendo conto che il tuo nome cambierà parecchie cose. Prima tra tutte Niji, non alzerà mai più le mani su di te, una Vegapunk è troppo preziosa per rischiare di ammazzarla. E probabilmente verrà vietato anche a me di venire a letto con te, quindi ho intenzione di approfittarne finchè posso. –
 
- No! Non puoi dire a nessuno chi sono. Io l’ho detto a te perché… non lo so perché, ma non puoi dirlo a tuo padre e ai tuoi fratelli. Promettimelo. – mi guardò un po’ più seriamente.
 
- Non costringermi a mentirti. – che sciocca, davvero pensavo che lui avrebbe tenuto il mio segreto? – Smettila di preoccuparti. Non cambierà niente. Continuerai a lavorare alle tute e alla tecnologia Germa come stavi già facendo, la sola differenza è che non dovrai più avere paura di Niji e nessuno ti ucciderà quando avrai portato a termine il tuo compito. – lo guardai sconvolta.
 
- Mi avreste uccisa?! –
 
- Non lo so, può darsi. O forse no, sarebbe dipeso da se potevi essere utile. – mi fece inferocire.
 
- Sei un bastardo! – ringhiai a denti spessi. – Spostati immediatamente! Non voglio avere niente a che fare con uno come te! – mi guardò perplesso.
 
- Io che c’entro? Lo sai che non ti avrei fatto del male. –
 
- E come dovrei fare a saperlo? Ma ti sei ascoltato prima? –
 
- Io… - corrugò la fronte, stava cercando attentamente le parole da usare. – mi piace passare del tempo con te, non solo per il sesso, sei divertente e sei intelligente. – si stava impegnando. – E poi sei buffa, sei così piccola eppure cerchi sempre di tenerci testa. Insomma non sei come le altre, le altre mi annoiano subito, non riesco a passarci più di una notte. – mi guardò fisso negli occhi. – Non lo so cosa sia, però io non ti farei del male. – mi calmai un po’ ma restavo sospettosa.
 
- Neanche se ti fosse ordinato? – ci riflettè un po’ su prima di rispondere.
 
- No. Neanche se mi venisse ordinato. – poi tornò a sorridermi. – Ho preso a pugni mio fratello, questo dovrà pur contare qualcosa, no? – Yonji non mi mentiva, poteva farlo e probabilmente mi sarei bevuta tutto quello che mi avesse detto ma non lo faceva, lui mi diceva la verità, tutte le volte in cui poteva. Era vero, non mi avrebbe fatto del male e per lui non ero come le altre, ma questo poteva bastare per fidarmi di lui?
 
- Il mio nome porterà il caos. – lo guardai in cerca di conforto.
 
- Sei tra le braccia di un comandante Germa, non c’è posto più pericoloso… e più sicuro, neanche il caos può toccarti quando sei con me. –
 
- Cosa succederà quando il resto del mondo verrà a sapere della mia esistenza? Verranno di sicuro a cercarmi, cercheranno di portarmi via. – inchiodò gli occhi blu nei miei.
 
- Che ci provino. – sorrise sulle mie labbra prima di fare ciò che entrambi volevamo.
 
Mi presi il resto del giorno di ferie, approfittandone per fare un bel bagno caldo e riprendermi dai due incontri con quel colosso. Avergli detto chi fossi mi aveva alleggerito non poco. Non sapevo cosa sarebbe accaduto da quel momento in poi ma l’idea che lui fosse lì al mio fianco ad affrontare l’ignoto mi faceva sentire decisamente meglio. Erano passate diverse ore da quando gli avevo fatto la mia confessione e contrariamente a quanto avessi sempre pensato il mondo non era esploso, non era successo un bel niente.
 
Una domestica venne ad avvisarmi che la famiglia reale avrebbe gradito la mia presenza a cena. Cercai di apparire al meglio sistemandomi i capelli e scegliendo un bell’abito che sarebbe potuto piacere al bestione.
 
Aspettai che lui venisse a prendermi per accompagnarmi alla cena ma con mio grande stupore fu mandata una domestica a scortarmi. Quando entrai nella sala da pranzo tutta la famiglia reale era ai propri posti e l’atmosfera sembrava essere davvero molto tesa. Niji sembrava particolarmente contento e Yonji particolarmente furioso, non si voltò neppure a guardarmi quando entrai nella stanza. C’era qualcosa che non andava e quella situazione mi diede letteralmente i brividi, avevo un gran brutto presentimento.
 
- Signorina Lea. – esordì il re. – Prego si accomodi pure. – obbedì prendendo posto tra Yonji e Reiju, con Niji proprio di fronte a me. – Innanzitutto lasci che mi complimenti per il lavoro fatto e che mi scusi per il comportamento un po’ irruento di mio figlio Niji, sono sicuro sia profondamente rammaricato per quanto accaduto. – rivolsi lo sguardo al ragazzo dai capelli blu.
 
Certo, rammaricatissimo, scommetto che non ci dorme la notte!”
 
- Ma penso abbia intuito il motivo per cui è stata convocata qui. – spostai lo sguardo su Yonji, non mi guardava, era piuttosto nervoso. Immaginavo che avrebbe riferito la nostra conversazione. – È stato un vero piacere vedere finalmente svelato il mistero sulla sua identità, signorina Vegapunk. – come sospettavo. – Ho conosciuto personalmente quell’uomo essendo stato suo studente ma non avrei mai immaginato che avesse una figlia, né che potesse essere mia ospite, né che avesse pressappoco l’età dei miei ragazzi. -
 
- Devo essere onesto, non pensavo che Yonji sarebbe riuscito a cavarti di bocca qualcosa. – quel sadico bastardo. – Ma a quanto pare gli devo le mie scuse. – ghignò ed il bestione si irrigidì in risposta.
 
- Avere una Vegapunk nel Germa 66 rappresenta un enorme vantaggio. – il rosso. – Oltre alle competenze tecnologiche che puoi fornirci hai un nome che farà tremare chiunque si verrà a trovare sulla nostra strada. Con te al nostro fianco acquisteremo prestigio e rispetto, porteremo il regno di Germa alla gloria. –
 
- Fino a quando qualcuno della Marina o degli imperatori non verrà qui a reclamarla. – disse Niji continuando a ghignare.
 
- In tal caso non potremmo rifiutarci di consegnare una Vegapunk. – il brutto presentimento che avevo avuto fino a quel momento si intensificò. – Però possiamo rifiutarci di consegnare una Vinsmoke. – concluse il rosso sfoggiando il suo sorrisetto sarcastico. Non capivo dove volesse andare a parare.
 
- In che senso? – chiesi io, anche se non ero sicura di voler conoscere la risposta.
 
- Nel senso che devi diventare una Vinsmoke. – mi voltai a guardare Reiju, ormai ero piuttosto sicura di non volerlo sapere.
 
– Devi sposare uno di noi. – mi disse sorridendo il blu ed io sbiancai.
 
- Cosa? – ero sconvolta.
 
- È il solo modo per poter usare chi sei a nostro vantaggio senza doverti consegnare. –
 
- No io non posso! - Mi voltai a guardare Yonji ma stava evitando di guardarmi. – Non potete dire sul serio! – le loro espressioni mi fecero capire che non erano mai stati più seri di così.
 
- Mi sono offerto volontario. – mi disse Niji ghignando. – Sono sicuro che saremmo una bellissima coppia. – stavo per sentirmi male.
 
- Anche Yonji potrebbe sposarla. – intervenne Reiju. – Tu e Ichiji siete i maggiori, dovreste fare matrimoni di una certa levatura. –
 
- Ma una Vegapunk è di una certa levatura. – rispose lui contento. – E poi è Ichiji quello che deve stare davvero attento ai matrimoni, io e Yonji siamo più flessibili, vero fratellino? – Era per la storia del pugno, ci avrei giurato.
 
- Non ti sposerò mai! – gli sibilai nervosa, non volevo sposare proprio nessuno, ma lui meno che mai.
 
- Ma non mi dire. – mi disse sadico. – Ti sei innamorata di lui. – rise sguaiato e sentì il bestione irrigidirsi di nuovo. – E dimmi, anche lui ricambia questi adorabili sentimenti? –
 
- Non ti sembra di aver dato abbastanza spettacolo? – ringhiò il bestione al fratello.
 
- Cos’è ti ho offeso? –
 
- Fino ad ora mi sembri tu quello che sta facendo carte false per sposarsela. –
 
- Sai ho sentito dire che a letto dia soddisfazioni. –
 
- Ti sarebbe piaciuto saperlo in prima persona, peccato che ti arrivino solo le voci! – Niji si alzò nervoso seguito da Yonji, sembravano intenzionati a prendersi a botte.
 
- Smettetela tutti e due! – ordinò la sorella. – Ichiji in quanto erede non può sposarla quindi toccherà ad uno di voi due. O trovate un accordo o lasciate scegliere a lei. –
 
- Lei? – chiese il blu sorpreso e alquanto disgustato. – Perché dovrebbe avere voce in capitolo? –
 
- Perché sarà anche il suo matrimonio. – Reiju era sul piede di guerra, non l’avevo mai vista così partecipe alla mia difesa. – E visto che non vogliamo problemi sarebbe meglio lasciarla scegliere. -
 
- Proprio perché non vogliamo problemi dovrei essere io a sposarla. –
 
- Cos’è hai paura che non scelga te? – disse il bestione.
 
- Quello che vuole lei non conta, così come quello che tu e lei pensate di provare. – era assolutamente disgustato. – Sei difettato anche tu, proprio come Sanji! – il bestione perse le staffe e spaccò il tavolo, se non si azzuffarono fu solo grazie all’intervento di Reiju che riuscì a separarli.
 
- Fino a quando uno di noi due non la sposerà farai bene a starle alla larga o non me ne importerà niente del fatto che siamo fratelli. – mi afferrò per il polso e mi trascinò via in malo modo, facendomi male, era furioso. Mi lasciò andare bruscamente solo quando arrivammo in camera sua sbattendo la porta talmente forte che ebbi paura la distruggesse. Sembrava una furia, non osavo avvicinarmi o toccarlo.
 
Andò avanti e indietro per sfogare il nervoso, ci volle un po’ prima di riuscire a calmarsi e solo quando ebbe riacquistato il controllo completo venne verso di me e mi abbracciò stretta. – Stai bene? – mi disse tenendomi stretta ma io non gli risposi. – Non volevo che le cose andassero in questo modo. Ma non preoccuparti, farò di tutto per fare in modo che non sia lui a sposarti. –
 
- E dovrei sposare te? – dissi fredda si staccò da me e mi osservò.
 
- Preferisci lui? –
 
- Preferisco poter scegliere! – dissi piccata.
 
- Sai bene che non è possibile. –
 
- Ah no? E chi devo ringraziare per questo? – avevo un tono truce. – Mi fidavo di te e tu hai venduto il mio segreto. Se sono obbligata a sposarmi è solo colpa tua. – ero furiosa, non era giusto. In quel momento uno come Yonji non mi dispiaceva, ma non ero stupida, si sarebbe stancato e mi avrebbe messa da parte per cercare altrove il divertimento, non volevo essere obbligata a sposare uno così.
 
Mi guardò cercando di decifrare la mia espressione.
 
- Prima o poi lo avrebbero capito comunque, era solo questione di tempo e nel frattempo avresti dovuto guardarti le spalle da Niji. –
 
- Ora invece sembra che dovrò sposarmelo, un bel miglioramento, no? –
 
- Non lo permetterò. –
 
- Perché? Che diavolo vuoi da me? Da quando ti ho incontrato mi hai distrutto la vita, che cosa vuoi ancora da me? – ero sul punto di piangere. Lui aprì la bocca per dire qualcosa ma lo fermai. – Anzi no, non voglio saperlo. – mi avviai verso la porta.
 
- Dove vai? –
 
- Non lo so. – gli dissi seriamente. – Voglio solo che mi lasci in pace. – me ne andai senza voltarmi, lasciandolo lì. Sapevo quale era la vera domanda che non avevo il coraggio di fare perché temevo di ascoltare una risposta che in fondo già conoscevo. Alla fine il caos era scoppiato davvero, sebbene non stesse portando devastazione nel mondo ma solo nel mio cuore, e lui non aveva potuto proteggermi, anzi lo aveva alimentato. Per la prima volta dopo tanto tempo avrei passato nuovamente la notte da sola chiedendomi cosa ne sarebbe stato di me da quel punto in avanti.
   
 
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