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Autore: Kajiko TheMagical Sniper    04/01/2019    1 recensioni
Skull era un ragazzo normale, con una volontà abbastanza forte da riuscir a vivere, a non arrendersi mai. Ogni giorno era una lotta, ma non sapeva come altro sopravvivere. Finché non venne introdotto nella famiglia Arcobaleno, che possedeva una forza inarrestabile.
Oppure;
Uno sguardo sulle vite degli Arcobaleno dagli occhi di Skull.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arcobaleno
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Un cielo nuvoloso. Che ironia.

La casa indicatagli dagli uomini di Luce era vecchia ed era rimasta come l'avevano lasciata, ma trasmetteva una certa inquietudine. La luce del portico era accesa, ma sembrava essere vuoto. Skull si tolse il casco e bussò alla porta, mentre si preparava mentalmente a cosa dire. Questo era l'ultimo posto dove I Prescelti Sette si erano visti prima di separarsi.

Che brutto modo di far riaffiorare quei ricordi.

Ancora non riusciva a capire come la sua Famiglia ha potuto abbandonare sola e senza protezioni la loro Donna, specialmente subito dopo il Giorno del Destino, quando ancora dovevano tutti abituarsi al loro nuovo e piccolo corpo.

"Più ci penso, più mi sento frustrato." disse grattandosi la testa. Quando si accorse che nessuno veniva ad aprirgli, ci riprovò, questa volta chiamandola per nome.

"Luce?"

Per sua fortuna sentì in lontananza una voce che pian piano si avvicinava, e poco dopo si ritrovò davanti ad una bambina chiaramente incinta. “Yo! Il Grande Skull ti onorerà della sua presenza!”

Lo sguardo incredulo con cui lo guardò gli fece desiderare di avere una macchina fotografica. I grandi occhi azzurri di Luce si allargarono e la bocca era leggermente aperta. Cosmo balzò dalla sua spalla e Skull non poté fare a meno di accarezzare il piccolo scoiattolo.

Luce non si sorprendeva mai grazie alla sua abilità di vedere il futuro. Non importa se si faceva qualcosa di imprevedibile o ingegnoso, Luce lo guardava sempre con un sorriso consapevole, accettando la sua strana disposizione da Nuvola. Questo suo aspetto era un piacere raro.

Nonostante fossero passati ormai cinque minuti, nello sguardo del Cielo poteva ancora vedere uno sguardo sorpreso. Era così strano che fosse venuto a trovarla? Senza troppe cerimonie Skull si invitò da solo ad entrare e si mise a bere il suo tè, mangiare i suoi biscotti e si preparò ad assaltare anche la sua cucina

Il Cielo improvvisamente scattò. "Skull, fermo! Non il frigo, sto conservando una torta!"

Skull sorrise. Il vedere quel suo broncio così dolce valeva la pena di una strigliata.

 


 

 

Sorpresa, sorpresa, Skull era stato il primo della Famiglia a venirla a trovare. A volte Luce guardava l'ex stuntman come se non fosse reale. Quel giorno i due si sedettero uno accanto all'altro, condividendo il loro calore, la loro solitudine e la loro disperazione. Skull strinse forte la mano del Cielo, mentre lei gli parlava di tutte le sue preoccupazioni, di tutto il peso che portava a causa della sua discendenza.

"Seriamente," borbottò. "a me puoi raccontare tutto, lo sai?"

A quelle parole la loro Donna lasciò le lacrime libere di uscire, lasciando Skull il compito di asciugarle il volto, mentre accarezzava con le sue dita piccole e grassocce le ciocche di capelli senza cappello di Luce. Poco dopo il Cielo nascose il volto pieno di lacrime sulla sua spalla, con le orecchie arrossate per l'imbarazzo. “Sai quanto io odi prendermi delle responsabilità, ma se dovessi scegliere fra la fine del mondo e l'essere un bambino, sceglierei quest'ultimo.”

Luce scosse lentamente la testa, ancora con le lacrime agli occhi, lasciando umido il pezzo di stoffa con cui si era asciugata gli occhi.

“Beh, non è che se trovassimo un modo per spezzare la maledizione la rifiuterei. Al Grande Skull manca il suo vecchio corpo, sai? Lascia che te lo dica, essere un bambino fa schifo. Nessuno ti crede mai e non ti lasciano fare niente, specialmente bere! Mi ridono sempre in faccia, dicendomi che sono carino a provare a fare l'adulto!” scherzò la Nuvola.

L'Ottava si lasciò sfuggire una risata, e nelle sue labbra nacque un genuino sorriso. A lui bastava questo.

Il fatto che Skull scrivesse delle lettere agli altri membri della famiglia mentre Luce dormiva doveva rimanere un segreto.

 

 


 

 

Naturalmente i primi ad arrivarono furono i due guardiani della Pioggia; erano i più affidabili in queste situazioni. Inoltre, Colonnello non era un tipo da conservare rancore e Lal era una persona molto equilibrata, che non si sottraeva mai ai suoi doveri. La giovane (non ancora ufficiale) coppia si presentò il giorno dell'anniversario del loro primo incontro.

Il fatto era semplice, Skull non poteva dedicarsi a Luce 24 su 24 e 7 giorni su 7. Stare rinchiusi in casa tutto il giorno aveva i suoi limiti; Le condizioni di Luce non le permettevano di fare attività faticose, e anche in passato non era mai rimasto troppo tempo di seguito nella loro villa. Era drogato di adrenalina, non potevi rinchiuderlo in una casa e aspettarti che non si annoiasse. Usciva, girava, giocava. Ma tornava sempre.

Luce aveva sempre lo stesso sguardo ogni volta che lo vedeva tornare: sollievo e delusione, uniti l'uno all'altro. Lo nascondeva bene però. Da una parte sollievo in quanto uno dei suoi Guardiani era tornato, cosa che non si sarebbe mai aspettata, dall'altra parte le ricordava gli altri suoi Guardiani che non erano tornati. Non che lui potesse biasimarla: essere il Cielo era difficile. Era impossibile per un solo elemento continuare a sostenere da solo il suo Cielo, come lo era per Skull stare fermo nello stesso posto per troppo tempo. Per fortuna i due guardiani della Pioggia venivano a trovarla quando la Nuvola vagava altrove.

Lal e Colonnello lo guardarono con un ghigno disegnato sulle labbra, prima di restituire le lettere allo stuntman.

Skull, comunque, avrebbe fatto a meno del loro rude affetto che gli mostravano.

Onestamente, era difficile arrabbiarsi per le loro buffonate quando le risate di Luce risuonavano nelle sue orecchie.

 


 

 

Verde fu il secondo. Arrivò nel bel mezzo della loro riunione, in ritardo di due ore.

All'inizio tutti si guardarono in modo confuso, non si aspettavano arrivasse nessun altro.

Aprirono la porta principale velocemente, solo per ritrovarsi lo sguardo acuto dello scienziato che lo osservava. Era zuppo, dalla testa ai piedi, e li fissava come se fosse colpa loro. Un fulmine luminoso comparse dietro di lui, facendo sobbalzare per la sorpresa i restanti membri.

"Smettila di tenere il broncio," lo punzecchiò Skull, mentre tendeva un asciugamano all'Arcobaleno zuppo.

“Non sto tenendo il broncio!” ribatté Verde.

"Sono qui per compiere degli studi sui nostri nuovi corpi e capire quanti svantaggi comportano! Ne sono rimasto così affascinato da essermi dimenticato di tutto il resto!”

Skull non ne dubitò. Era già abbastanza difficile convincerlo a cibarsi e mantenere un minimo di igiene personale durante la sua vita quotidiana, controllare il meteo di certo non era nella lista di cose da fare di Verde. Skull lo abbracciò, ricevendo come risposta uno sbuffo.

“Quindi!” Iniziò lo scienziato, “a proposito della sua gravidanza… vi ha detto qualcosa?”

"Eh? Non mi sembra."

Verde si accigliò, "Avete notato qualche cambiamento in lei?"

Skull negò con la testa, in confusione.

Lui non era il tipo da farsi troppe domande. Non era mai andato a scuola, cose come la fisica e la biologia non significavano niente per lui. Se qualcosa funzionava, bene. Se no significava che qualcosa non andava e bastava aggiustarlo. Facile, no?

Come facesse a guarire così in fretta o come fosse diventato improvvisamente fisicamente più forte erano cose su cui non si era mai fatto domande prima dell'arrivo degli Arcobaleno.

Ed ora? Cosa voleva dire normalità? Persone possedevano fiamme che sfidavano ogni legge scientifica… e degli adulti erano stati trasformati in bambini. Una bambina incinta alla fine non è così strano. Ma ecco qui Verde, che spiegava le possibili complicazione di un parto a quell'età e dell'immediata morte causata da esso. Quelle parole lo spaventarono, facendolo vacillare.

"Non parliamone qui," li interruppe Lal con uno sguardo duro sul suo viso. "Ne parleremo un altro giorno."

Colonnello si grattò la testa, aggrottando le sopracciglia. "Perché rendere tutto così complicato? Ehi, Luce!" Si girò verso il loro Cielo. "Senti qualche cambiamento rispetto a prima? Ci sono qualche complicazioni riguardante la tua gravidanza?"

Lal colpì con rapidità la testa del biondo, ma non abbastanza da contenere la sua mancanza di tatto. "Sei scemo? Non farla preoccupare! Non fa bene al bambino!" Sibilò duramente al suo orecchio.

"Ahi! Ma Lal! Prima o poi ne avremmo dovuto parlare con lei! E non è che lei non ci stia già pensando da sola!"

Il sorriso gelido di Luce si trasformò in pochi secondi in un sospiro. "Beh…"

 


 

 

Dopo quella discussione disastrosa gli Arcobaleno, tranne Colonnello, si incontrarono in un caffè vicino, cercando di dare un senso a questa gravidanza. Ad essere onesti, Skull si trovava lì solo per poter discutere le insolite condizioni dell'Ottava senza che lei fosse presente.

Avevano bisogno di Viper, spiegò il Fulmine. Verde avrebbe fatto del suo meglio, ma senza un abile possessore della Fiamma della Nebbia, non sarebbe mai stato in grado di “ingannare l'utero” durante il parto, e senza la Nebbia la possibilità che Luce sopravvivesse era quasi zero.

Sfortunatamente, Viper se non voleva essere trovata era come un fantasma.

“Potremmo offrire una ricompensa in denaro nei bassifondi a chiunque sappia darci qualche informazione” disse una voce familiare, con un sorriso calmo e controllato che quasi stonava sul suo volto da bambino.

La loro Tempesta appariva quiete come sempre. “Beh?”

“Fon!” esclamarono i tre. Dimenticatosi della discussione, trascinarono la Tempesta dal loro Cielo, come si porta l'acqua ad un assetato.

I due si sistemarono nella sala riunioni, con due sorrisi identici sul volto.

“Ci concedete un minuto?”

Verde, Lal, e Skull non poterono che acconsentire.

 


 

 

Appena Fon si congedò, iniziò la “ricerca di Viper”. Qualsiasi cosa si siano detti i due in quella stanza non si seppe mai .

Ci volle circa un mese solo per sentire delle voci riguardanti la posizione di Viper. Dopotutto, una Nebbia vagante aveva molti assi in tasca.

Solo grazie ad un vero e proprio miracolo riuscirono a trovare una traccia. Scoprirono che Viper stava indagando individualmente in cerca di qualcosa che potesse invertire la loro Maledizione, portando gli Arcobaleno in mezzo ad un luogo di culto, uno di quelli che lodavano Astaroth, l'Inferno e la Morte.

“Stai scherzando?”

“Zitto,” brontolò Viper. “È una pista affidabile."

Skull si accigliò, fissando dubbioso il pentagramma scritto con sangue di capra e i fiori disposti intorno ad esso.

“Ha un complesso sistema magico e ho ricevuto informazioni abbastanza sicure. Le informazioni precedenti a questa mi hanno portata in luoghi ancora più sospetti.”

“Uh-huh.”

“Usano dei fiori particolari e sempre gli stessi,” continuò la Nebbia, ignorando Skull che la stava trascinando via. Tuttavia, Viper improvvisamente si fermò. Confuso lo stuntman, si voltò a guardarla, in attesa di una spiegazione.

"Torno solo per il bambino. Le Fiamme del Cielo sono molto rare e vanno preservate, ma non aspettatevi che la perdonerò,” iniziò. La presa di Skull si fece più intensa, ma poco dopo la Nebbia fu lasciata libera.

“Va bene.” annuì, con uno sguardo di comprensione. “Grazie comunque che hai deciso di aiutarla.”

“Mou, perdoni troppo facilmente, Skull.”

“Non è vero. La perdono solo per un mio desiderio egoistico. Lo so bene che ci ha traditi. Ma vorrei anche che ci mettessimo una pietra sopra .”

L'espressione di Viper gli urlava 'Non è quello che intendevo!', mentre fissava la Nuvola con uno sguardo che sembrava leggergli dentro.

"Ci sta manipolando,” rispose invece. “Come base per qualsiasi relazione che ci unisce non è un bene. Ha distrutto il nostro futuro, la nostra vita come adulti e ci ha obbligati a portare il fardello del Tri-ni-set.”

“Ma se non lo avessimo fatto noi, chi altro lo avrebbe fatto, Viper? Un'altra Nebbia? Sarebbe stato forte quanto te? Con i tuoi stessi talenti? Siamo i possessori della Fiamma dell'Ultimo Desiderio più forti della nostra generazione. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità Viper.”

Viper lo schernì, “Ci credi davvero?”

“Cosa vuoi dire?”

“Sei stato sempre il migliore di tutti noi, Skull. Io sono solo un'egoista essere umano, rivoglio la mia vita indietro,” disse, con voce spezzata. Frugò nella tasca e gli lanciò un dispositivo a forma di scatola, “Chiamami quando inizia il travaglio. Questa è l'unica cosa che vi devo. Ora siamo pari, Skull.”

Detto questo la Nebbia scomparse davanti gli occhi della Nuvola.

Verde sospirò vedendolo uscire da solo. Fon si limitò a sorridergli in modo consapevole.

“Cosa ti ha detto?”

"Ah…" fu la risposta imbarazzata di Skull.

La Tempesta gli scompigliò i capelli.“Me lo dirai dopo. Ti va un gelato?”

Lo stuntman si limitò ad annuire.

 

 


 

 

Il loro Sole, Reborn… beh, l'infame sicario più forte del mondo non tornò, neanche quando Luce entrò in travaglio. Luce aveva detto loro che andava bene, ma tutti potevano sentire quanto le mancasse il legame che si era formato tempo fa fra di loro.

Prima che se ne potesse rendere conto, la piccola Aria era ormai cresciuta. Riusciva a giocare, a correre e a tenere testa a Skull. Era una ragazzina maldestra, anche quando cadeva e si sbucciava, riusciva a trattenere le lacrime e continuava a ripetere; “Non mi sono fatta niente!”

Tutti loro avevano una vita al di fuori degli Arcobaleno. Ogni tanto venivano a trovare il loro Cielo e a giocare con la piccola Aria. Skull in realtà era praticamente sempre nella villa, non è che poteva continuare a fare il suo lavoro da stuntman con un corpo così, così decise di aiutare Luce ad accudire sua figlia e quando si sentiva soffocare in quella routine, usciva in cerca di qualche rogna, per poi tornare di nuovo.

Cosa stava combinando il Sole? Questo dovrebbe essere il suo compito. Era l'elemento più vicino a Luce e le aveva promesso che avrebbe fatto da padrino al bambino. Ma sarebbe riuscito a perdonare Luce? Il loro Cielo aveva preso tutto da loro, la loro vita, la loro identità e la loro età. Anche per Skull era stata una lunga e difficile decisione da prendere, sapeva che la conclusione a cui era arrivato lui potesse non venir condivisa dagli altri.

"Senti, Zio Skull?" iniziò la piccola Aria, tirandogli l'orlo della maglietta. Mise il broncio quando Skull le diede una leggera pacca sulla testa. "Su!"

"Su?"

"Uh-huh, su! Sollevami, Zio Skull!"

"Okay, okay, pronti a salire!" rispose con una risata.

 


 

 

La piccola Aria non avrebbe mai potuto dire che non veniva trattata come una piccola principessa viziata. Tutti gli Arcobaleno presenti stravedevano per lei. Era tutti pessimi genitori, ma come zii non se la cavavano così male. Ogni volta che Fon veniva a visitarli, giocava a scacchi con lei. Ogni volta a perdere era Aria, naturalmente, sia perché dopo un po' si annoiava, sia perché le mancavano le basi strategiche del gioco, ma comunque continuava a sfidare Fon ogni volta.

Con la Pioggia, era qualcosa di più fisico. Colonnello giocava con lei, correndo per tutta la villa dei Giglio Nero e facendo scherzi con i mafiosi addetti al controllo della villa. Alcuni di loro erano piuttosto scocciati da questi scherzi, ma la maggior parte di loro, vedendo la bambina, li perdonavano. Lal le stava insegnando delle mosse basi di autodifesa per bambini. A volte giocava a nascondino con lei, cercando comunque sempre di aggiungere un qualcosa per renderlo pur sempre un gioco produttivo.

Verde veniva spesso a trovarli, principalmente per controllare la salute di Luce e per fare delle ricerche sugli Arcobaleno. Fece del suo meglio per evitare la bambina, ma ben presto la piccola Aria fece breccia nel suo cuore. Non si fermava mai a giocare con lei, ma si assicurava sempre di portarsi delle caramelle da darle. Si assicurava sempre che Luce avesse tutte le medicine a sua disposizioni. Nessuno osava fargli presente che così appariva come un nonno iperprotettivo.

Anche Viper li veniva a trovare, nonostante avesse giurato di non vole più a che fare con il loro Cielo. Tanche se in parte mantenne questo giuramento, mantenendo il più possibile una certa distanza fra loro due, ma spesso la si vedeva giocare con Aria. E ogni volta le portava peluche di tutti i tipi, che Aria le aveva chiesto durante la sua precedente visita.

La loro piccola famiglia guariva, anche se lentamente, anche se non poteva del tutto, in quanto c'era un pezzo mancante irraggiungibile.

Un giorno, improvvisamente, la porta della villa si spalancò e Reborn comparse alla loro vista.

“Sarei venuto prima, ma ho preferito evitare la parte in cui dovevo cambiare i pannolini” dichiarò prima di afferrare la spalla di Aria.“Sono tuo Zio Reborn, piacere di conoscerti piccolo Cielo.”

La piccola Aria ridacchiò mentre il suo guardiano sbuffava. Reborn, poco dopo, ordinò alla Nuvola di preparargli un espresso e qualunque altra cosa Aria stesse per mangiare. L'ormai ex adolescente batté i piedi a quell'ordine, ma si diresse verso la cucina con in volto un piccolo sorriso che si allargava.

Questo gruppo non si avvicinava neanche lontanamente ad essere perfetto. Reborn tendeva a colpirlo spesso, con Colonnello che dava man forte al Sole. La pazienza di Lal finiva sempre quando si trattava di lui, Viper era più sfuggente che mai, mentre Fon e Verde avevano la propria vita su cui concentrarsi. Ma andava bene.

Finché ci sarebbero stati loro, tutto sarebbe andato bene.

 

  
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