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Autore: maz    17/07/2009    2 recensioni
Poi sentii solo dolore. Mi sentii bruciare. Bruciava tutto. Il mio corpo, i miei organi, la mia mente, il mio cuore. Volevo scappare da quell’incendio ma non riuscivo a muovermi. Quando capii che era troppo tardi per scappare iniziai ad urlare. Pregavo perché la morte arrivasse più in fretta, quel dolore tremendo mi rendeva totalmente inutile. Poi il dolore pian piano scomparve. Il mio cuore palpitava più forte. Stavo morendo lo sentivo. Il mio cuore tacque e riaprii gli occhi. Vidi un angelo. Assomigliava tanto al dottor Carlisle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Twilight
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~Diari~

2003 ~ Forks

 

 

 

Dopo aver rivisitato tutti i posti dove eravamo stati, tornammo a Forks.

Non era cambiato nulla dall’ultima volta in cui ci eravamo stati, a parte le persone ovviamente.

La generazione di quegli anni non ci conosceva e tutti coloro che ci avevano incontrati in passato, non c’erano più.

 

Purtroppo non tutti si dimenticavano dei Freddi.

Infatti i Quileute non ci avevano dimenticati.

Il capobranco non era più Ephraim Black, era morto anche lui.

Sapevamo però, che loro tramandavano le leggende di generazione in generazione , e che quindi probabilmente alcuni membri della tribù sapevano chi eravamo.

Per non rischiare una guerra inutile, decidemmo di rispettare ancora il patto che tanti anni fa mio padre e Black strinsero.

 

Carlisle non perse occasione per un incarico nell’ospedale di Forks.

Ci eravamo prodigati per far sparire dagli archivi dell’ospedale tutto ciò che potesse riguardare il suo incarico precedente.

Io e Alice ci iscrivemmo al primo anno della Forks High School, mentre Rosalie, Jasper e Emmett, si iscrissero al terzo anno.

A loro non andava di ripetere tutti gli anni scolastici dall’inizio.

La versione che mio padre dette ai docenti era sempre la stessa, con qualche piccolo ritocco.

Eravamo stati adottati, venivamo dall’Alaska e ogni tanto, nelle giornate di sole partivamo per passare qualche giorno in campeggio.

 

Tuttavia nessuno ci faceva domande. L’istinto prevaleva sulla curiosità.

Sapevano inconsciamente che eravamo pericolosi e fortunatamente nessuno ne capiva il perché.

 

Il primo giorno di scuola era, come sempre, noioso.

I professori ci presentarono alla classe e ci fecero accomodare nei banchi liberi.

Tutti ci guardavano come se fossimo degli dei.

Era normale, le nostre prede si sentivano attratte da noi.

Io ero quello che se la passava peggio.

Non solo ero costretto ad essere fissato, ma dovevo anche sorbirmi i pensieri di tutti.

Quelli delle ragazze erano i peggiori.

Mi desideravano, speravano che io le notassi.

 

Per  loro fortuna nessuna mi interessava. Erano sciocche e vuote.

Pensavano solo ai ragazzi e all’apparenza.

Nessuna avrebbe mai attirato la mia attenzione.

 

I pensieri più fastidiosi erano quelli di una ragazzina che seguiva la maggior parte dei corsi con me.

Si chiamava Jessica Stanley.

Lei non si limitava a pensare a me, creava delle illusioni nella sua mente che erano davvero scoccianti.

Si immaginava abbracciata a me, desiderava che io la baciassi. Si vedeva fare delle lunghe passeggiate con me, mano nella mano come due innamorati.

Aveva persino sognato il nostro matrimonio.

 

Era davvero straziante.

Per quanto possibile cercavo di rimanere fuori dalla sua mente.

Era davvero difficile, anche perché il mio potere non si spegneva e accendeva come e quando volevo.

Ero costretto ad ascoltare i pensieri della gente, senza poter smettere.

 

Cercavo di distrarmi come più potevo, ma il vampiro che era in me, valutava e controllava tutte le menti.

Dovevo stare attento che nessuno capisse cosa eravamo davvero.

Se qualcuno capiva qualcosa, dovevamo scappare prima che fosse troppo tardi.

 

I giorni si susseguirono velocemente. Ci abituammo presto alla nostra nuova situazione.

La scuola per noi non era un problema.

Eravamo più intelligenti dei professori stessi.

Ma fingere era la nostra prerogativa.

Le nostre medie erano altissime e nei pensieri dei miei professori vi leggevo solo frustrazione, per la nostra intelligenza.

D’altronde con due lauree in medicina non potevo non sapere più cose di loro.

 

Un giorno mentre ero a caccia, scoprii nel bosco di Forks una radura bellissima.

Non avevo visto niente di più bello.

Era primavera ormai e il prato era ricoperto di fiori.

La pioggia faceva brillare l’erba come diamanti.

Era uno spettacolo davvero delizioso.

Mi rilassava stare lì.

Sapevo che quel posto sarebbe diventato il mio rifugio segreto, un posto dove poter pensare senza essere disturbato, un posto dove sarei stato il vero me stesso.

 

Tornai a casa sereno.

Emmett e Jasper giocavano a combattere tra di loro.

Rosalie stava ritoccando la mia Volvo in garage.

Carlisle era in ospedale per un’emergenza e Esme disegnava nuovi progetti per arredare una casa in città.

Alice invece era imbronciata in un angolo del salotto.

Mi avvicinai a lei.

 

“Cosa c’è piccolina?” le chiesi avvicinandomi a lei.

“È proprio questo il problema, non lo so!urlò frustrata.

La strinsi a me e le accarezzai il capo.

“Oggi ho avuto una visione, ma non riesco a venirne a capo.” Disse.

“Prova a parlarmene, magari insieme riusciamo a capire cosa succederà.” Le dissi ancora stringendola a me.

“Non era molto chiara. Arriverà qualcuno.

Ho paura Edward.

E se fosse qualcuno che vuole farci del male?

Non voglio che succeda nulla a nessuno di noi!” disse prendendosi il capo tra le mani.

Le sorrisi e le girai il viso in modo che mi guardasse.

“Sorellina, non preoccuparti.

Se non hai avuto una visione più chiara vuol dire che l’arrivo di questa persona non riguardi noi direttamente.

E poi siamo in sette.

Cosa vuoi che faccia una sola persona contro di noi?

Troverà pane per i suoi denti. Rilassati e non preoccuparti, non succederà nulla.

Vai a fare un po’ di shopping così svuoterai la tua mente.” le disse sorridendole.

Lei per tutta risposta fece per darmi un pugno che io schivai senza problemi.

 

Scoppiammo a ridere entrambi e lei si alzò.

“Credo sia davvero una ottima idea andare a fare un po’ di shopping! Ci vediamo fratellone, e grazie per avermi ascoltata.” Disse sorridendo e saltellò via.

 

Rimasi da solo seduto nell’angolo del salotto.

Anche se avevo tranquillizzato Alice, ciò che mi aveva detto non era da prendere alla leggera.

Qualcuno poteva minacciarci e noi dovevamo essere pronti ad ogni evenienza.

Chiunque fosse ci avrebbe trovati pronti.

 

Edward

 

Ringrazio con il cuore tutti coloro che mi seguono.

Un bacio a tutti!!!

 

  
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