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Autore: LeanhaunSidhe    04/01/2019    12 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Le fiamme delle pire che lambivano i corpi dei loro compagni arrivavano al cielo. Cirri di denso fumo scuro adombravano le stelle. Erano passati altri due giorni e ormai Mu iniziava a chiedersi dopo quanto lo avrebbero lasciato andare, se davvero avessero intenzione di farlo.

Fu Haldir, quella sera, a fissarlo coi suoi occhi profondi ed obbligarlo con una malia a seguirlo, perchè se Seleina poteva alleggerire le pene di chi volesse, Haldir aveva doti ben maggiori e più segrete.

Il gigante bianco lo aspettava dentro una delle tante case anonime, semplici ed in muratura, che i Dunedain edificavano in pochi giorni e buttavano giù con un soffio, perchè erano più le notti che preferivano dormire avvolti dalle stelle piuttosto che da quattro strette mura.

Il gigante bianco lo accolse seduto su di un alto tavolo, senza armatura. Semplicemente, lo invitava a sedere. Non aveva indosso nulla che potesse far dedurre il suo rango superiore. Fumava erbe secche ed odorose. Il fumo abbandonava la pipa dal lungo boccaglio in ampie volute. Una casacca chiara, aperta sul petto e tenuta insieme sul collo da pochi lacci, trattenevano a fatica muscoli e cicatrici di un essere che sembrava semplicemente un cavaliere. Aveva pantaloni larghi dello stesso colore ed ai piedi scarpe leggere. Mu l'aveva visto poco per il villaggio e sapeva che preferiva camminare scalzo. Quasi si chiese perchè portasse calzature.

"Perchè a volte anche gli animali come me hanno bisogno del calore."

Lo prevenì allora il gigante, fissandolo, mettendolo a disagio.

"Come avrai capito, per me non fa differenza se ho di fronte un dio o un uomo, o tutto ciò che c'è in mezzo, come il più potente telecineta del mondo. Io sento ogni cosa degli esseri viventi, cavaliere. Poichè in te c'è vita, non puoi sottrarti al mio volere."

Si alzò e gli spostò la sedia, invitandolo a sedere. Mu si chiese se avrebbe staccato la testa o volesse altro.

Haldir, per tutta risposta, versò del liquore in un bicchiere e glielo fece scivolare sul tavolo.

"Se devo uccidere, lo faccio in fretta. Ho meglio da fare che giocare con una preda."

Mu, allora, poichè non erano ad armi pari, si decise a parlare, prendendo tra le dita, scettico, il liquido che gli era stato versato.

"Dunque, perchè mi avete condotto qui?"

Haldir annuì. Aveva gradito che si fosse deciso a gettare la maschera.

"Ormai è lampante che non sei un pericolo, te ne puoi andare quando vuoi."

Mu sbattè le palpebre, confuso.

"Prima però..."

A quelle parole, invece, i conti gli tornarono, perchè sarebbe stato tutto troppo facile altrimenti.

"Ho bisogno che ascolti un messaggio che devi riferire ad Athena. Prometti che ne parlerai alla tua dea?"

L'Ariete celeste acconsentì, senz'altro. Per quanto gli riguardava, era stato trattato fin troppo bene.

Haldir rigirò tra le dita un bicchiere dal liquido ambrato.

"Preferirei cacciarmi un ferro rovente in gola piuttosto che chiedere una cosa del genere alla tua dea ma siamo messi male."

Ammise semplicemente.

"Abbiamo provato a sistemare il problema dei perduti con le forze che avevamo disponibili ed hai appurato da te, in che modo miserabile siamo stati ridotti. Non siamo riusciti neppure a proteggere le nostre terre. Ci aiuterete a battere i perduti?"

Mu rimase sbalordito a quella richiesta. Ricordava chiaramente che con Kiki il Dunedain aveva recitato un'altra parte, mostrandosi per un demone superiore, iroso e dalle intensioni confuse.

"Prima che inizi a prendermi in giro, umano..."

Lo precedette però l'altro, dopo aver tracannato un altro bicchiere pieno.

"Ricorda che se i perduti escono dal nostro territorio, semplicemente voi morite prima."

Mu alzò le mani, in segno di resa. Al suo villaggio, però, Zalaia ne aveva facilmente sconfitti una decina da solo. Possibile non fossero in grado di sistemare la faccenda da soli? Cosa c'era realmente sotto?

"Anche tra i perduti ci sono specifiche gerarchie. Zalaia ha sistemato quelli che definire pesci piccoli sarebbe una enorme esagerazione. Io e Imuen abbiamo attaccato in forze quelli che erano i migliori capi guerrieri delle mie fila, prima di tramutarsi, in quelle cose."

Nel precisarlo, Haldir arricciò il naso e tese le labbra in una piega amara. Poi tornò altero come suo solito.

"Prima di mutarsi in quegli esseri riprovevoli, erano macchine da guerra."

Mu capiva poco allora, cosa c'entrasse l'allenamento della principessa che, senza offesa, non sembrava troppo tagliata per l'arena.

Haldir si lisciò la barba.

"I miei figli imparano il corpo a corpo da piccoli, poi sviluppano le altre... facoltà."

Gli spiegò il gigante bianco.

"Il fatto che Seleina, negli anni, abbia imparato a gestire i problemi di Kiki, forse avrà reso lunatico qualche volta tuo fratello, ma ha permesso a mia figlia di imparare a tenere testa a quello che, probabilmente, è il cavaliere più forte di cui disponete. Il problema è che Seleina non poteva esercitarsi prima nella lotta, con quel corpo malconcio che si ritrovava. Quello che a voi sembra follia nel suo esercitarsi, e forse un po' follia lo è, è l'unico modo che quella ragazza ha per potenziare il fisico. Se riesce in quello, sarà quasi al pari di Zalaia. Le mie fila sono sguarnite. Non posso permettermi di perdere neppure un elemento."

Mu non poteva controbattere su ciò che a pieno non conosceva. Annuì semplicemente.

"Anche Cristal, forse, vorrebbe chiamare Seleina sua figlia."

Haldir, all'improvviso, si rivelò meno sicuro di sè.

"Credi che io non lo sappia e goda di come siano andati gli eventi?"

Aveva tuonato allora, il gigante bianco e Mu, di riflesso, si era posto in posizione di difesa. Non era ciò che il Dunedain bramava.

"Cavaliere, Seleina ha Asgard nelle vene e nel sangue. Nè io, nè Cristal nè tanto meno quel frignone di tuo fratello minore possiamo cambiare questa situazione. Semplicemente, quella ragazza è nata così e sta scegliendo da sè la sua strada. La sua scelta non mi entusiasma. Ma se renderla capace di difendersi è l'unica cosa che posso fare per lei, sta certo che lo farò."

Poi, stanco, non tanto nel fisico quanto nella psiche, Haldir si versò il tezo bicchiere, mentre Mu ancora non si decideva ad abbassare la guardia.

"Non lo bevi?"

Gli indicò, allora, il suo bicchiere, ancora pieno. Mu, confuso tra il fatto con volesse ucciderlo davvero e si stesse dimostrando così umile rispetto a come si aspettava, stupefatto, ammise che non era solito consumare alchool.

Haldir, inarcando un sopracciglio, terminò la bottiglia e confermò che, se voleva, poteva andarsene in qualsiasi momento.

"La scorta di liquori che tieni nel mobiletto bianco, dentro la cucina, alla prima casa del santuario, è li solo per bellezza o a uso esclusivo di tuo fratello? Perchè mi pare che la fornitura cambia in fretta e non sia mai sguarnita."

Lo punzecchiò, alzando il bicchiere che aveva preso dalla sua parte del tavolo e terminandolo in un attimo.

Kiki gliel'avrebbe pagata salata, non appena fosse rientrato. Haldir, che forse il sorriso non lo aveva perso del tutto, lo prese in giro un altro po'.

"Avvertilo prima che torni, il tuo pupillo, che forse ha qualcuno che gli scalda il letto o è in giro a scaldarne qualcuno."

   
 
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