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Autore: queenjane    09/01/2019    5 recensioni
The Ring Cycle, an Empress, Wagner and Ludwig II of Bavaria, quote " In quella sera del marzo 1904, rifletteva che Wagner aveva avuto una vita tormentata, ricca di scandali, avventure e opportunità, creando quelle perfette composizioni, che narravano di eroismi, morte, tradimenti, amori appassionati, avventure e quanto altro.
Si sfiorò il ventre, nella discreta penombra, il bambino si era mosso, finalmente. Sarebbe stato un maschio, non poteva che essere così, un segno che si fosse palesato ascoltando quelle struggenti melodie.
Movimenti leggeri come piume, si impose di non piangere, commossa, pensando a Wagner, che le sue fortune erano risalite nel 1864, quando, a 51 anni, oberato dai debiti e inseguito dai creditori, Luigi II di Baviera era asceso al trono.
Cugino di Elisabetta Wittelsbach, imperatrice d'Austria, SISSI, era giovane, cupo e tormentato, era diventato il mecenate del musicista, ne aveva pagato i debiti e lo aveva fatto installare a Monaco...."Un divertissement con alcuni pezzi su Alexei Nicolaevich Romanov, il figlio dell'imperatrice, sul suo coraggio, a soldier prince, a knight, full of grace and courage, a Ring within the Ring.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Quando Alessio stava bene, era la gioia del palazzo, il centro della vita familiare, il gioiello del tesoro.
 Era uno splendido bambino, alto, magro, con lineamenti fini, i capelli castani con riflessi ramati, gli occhi azzurri, zaffiro e indaco, che viravano al grigio quando aveva qualche pensiero.
Avrebbe voluto andare a cavallo, giocare a tennis, pattinare, ma quelle attività gli erano precluse erano troppo pericolose.
“Posso giocare a tennis con le mie sorelle?”
“No caro, sai che non puoi”
“Posso pattinare?”
“No,  è troppo pericoloso”
“Montare a cavallo?”
 “NO. Gli urti potrebbero farti male”
“Perché gli altri ragazzi possono fare tutto e io niente?.”
Quello era un dialogo tipico, che aveva con sua madre, entrambi non recedevano dalle rispettive posizioni, i suoi pianti e capricci scaturivano dalla rabbia, dalla frustrazione, un ragazzino povero era un re in confronto a lui, avendo la salute.
Per quanto monitorato a vista, era impossibile prevenire ogni minimo incidente.
 Le  emorragie articolari erano le peggiori, i nervi erano compressi, con dolori atroci.
Il sangue corrodeva ossa, tessuti e cartilagini, tanto da fare assumere agli arti posizioni contorte, con angoli innaturali, che scemata la crisi,  era  costretto a letto per settimane e a usare apparecchi ortopedici,per correggere la situazione.

Per paradosso, sfidava la malattia, il suo carattere vivace mal sopportava i limiti imposti dalla sua condizione.

 Nel settembre 1912,  la famiglia imperiale si recò a caccia nelle tenute polacche di Spala, dopo che Alessio era rimasto a letto qualche giorno per una botta alla gamba.
Per distrarlo, la zarina decise di portarlo a fare un giro in carrozza. Gli urti e  gli scossoni gli provocarono spasmi di dolore,  lamentava  un malessere allo stomaco, quando rientrarono era praticamente svenuto.
L’emorragia era ripresa, violentissima.

Gli somministrarono l’estrema unzione. E sopravisse, un guerriero combattente, pur se la ripresa fu lunga, dura e logorante..
Fino a Spala Alessio era un bambino allegro, vivace, era un genio nel combinare guai, pieno di gioia di vivere. Il degno complice di sua sorella Anastasia, per gli scherzi e le buffonate. A meno di otto anni, durante un party per bambini, era saltato da un tavolo all’altro, imitato dai suoi sodali. Quando, avevano cercato di calmarlo aveva detto gaio “Tutti i grandi devono uscire
E dopo, a partire dall’ottobre 1912, divenne serio, riflessivo, quella prova l’aveva temprato ..  e segnato, dentro e fuori. Per mesi, quasi un anno, non riuscì a camminare correttamente, dovette usare  un apparecchio ortopedico e sottoporsi a  cicli di massaggi e bagni di fango per  evitare di rimanere zoppo.
 Appunto, camminava ancora male e a fatica, doveva essere sostenuto o si aggrappava ai mobili, alle pareti, ogni mossa era un affanno. Nelle  foto di quei periodi sarebbe stato sempre ripreso seduto o dalla vita in su, per non mostrare le sue debolezze.
Soprattutto, gli pareva incredibile che suo padre, che regnava su un sesto del mondo emerso, considerato un semidio, non fosse in grado, come sua madre, di sollevarlo dal dolore, di far cessare la sofferenza che lo attanagliava.
   
 
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