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Autore: Abby_da_Edoras    11/01/2019    7 recensioni
Per vostra grande sfortuna, le mie grinfie e i miei deliri sono arrivati anche su questa serie TV! Sì, voglio sottolineare che mi sono ispirata totalmente alla serie TV e che non voglio minimamente mancare di rispetto ai personaggi storici, però la mia "sindrome da lieto fine" è arrivata a tanto che ho deciso di... fare in modo che la Congiura dei Pazzi non ci sia proprio stata! Come ho fatto ad arrivare a tanto? Beh, con una storia a metà tra la parodia e la commedia, in cui ho inserito un nuovo personaggio, Antonio Orsini, completamente inventato, un ragazzo sensibile, allegro e generoso che si impegnerà totalmente per riconciliare Medici e Pazzi... e ci riuscirà, perché nelle mie storie un lieto fine lo devono avere proprio tutti (e chi lo ha detto che i cattivi non hanno un lieto fine? Con me sì!). Ah, il mio prestavolto per Antonio Orsini è il Romeo del musical Ama e cambia il mondo.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi, sceneggiatori e produttori della serie TV I Medici 2.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo sesto

Quando Antonio riferì a Lorenzo quello che aveva sentito dire in casa di Jacopo Pazzi, il giovane Medici si complimentò ancora una volta con se stesso per aver assecondato l’idea del ragazzo di cercare di aiutare quel disgraziato e, ancora di più, di aver favorito in modo molto delicato e leggero il fatto che Pazzi se lo portasse a letto. Altrimenti, come avrebbe fatto a ricevere informazioni così utili in breve tempo? Senza Antonio, probabilmente sarebbe venuto a saper della faccenda solo a cose fatte, quando il Papa avesse comprato Imola da Sforza.

“Bene, ti ringrazio moltissimo, Antonio” gli disse, passandogli un braccio attorno alle spalle con fare amichevole. “Cercherò di correre ai ripari mandando subito una lettera al Duca Sforza e, se questa non dovesse bastare, dopo il battesimo di Piero andrò io stesso a Milano per la seconda volta a parlare con lui. Ciò che mi hai detto è davvero prezioso e importante, ma non correrai qualche pericolo per averlo scoperto e avermelo rivelato?”

Antonio lo gratificò con un sorriso talmente luminoso che Lorenzo si sentì lievemente un gran bastardo… in fondo, se il giovane si fosse messo nei guai con Pazzi, sarebbe stata colpa sua. Ma, a quanto pareva, Antonio aveva una fiducia tanto illimitata quanto mal riposta verso Jacopo!

“No, non preoccuparti per me. Messer Pazzi non mi ha né visto né sentito e, comunque, a me non farebbe niente di male” replicò con incrollabile ottimismo.

Lorenzo sperò vivamente che Antonio avesse ragione almeno sul fatto che Jacopo Pazzi non si fosse accorto di nulla. Sul resto era molto meno fiducioso del suo amico.

Eppure, a quanto pareva, il giovane Orsini aveva avuto ragione perché i giorni passavano, giunse la data fissata per il battesimo di Piero e Pazzi non aveva ancora strangolato Antonio, nonostante se lo portasse a palazzo tutte le notti… quindi, con ogni probabilità, non aveva davvero saputo che il ragazzo aveva sentito la sua conversazione con Salviati e che l’aveva poi riferita a Lorenzo.

Con grandissima sorpresa di tutti, anzi, Jacopo Pazzi fece la sua comparsa anche al battesimo del bambino e ostentò perfino una certa soddisfazione nel vedere che era suo nipote Francesco a fare da padrino al figlio di Lorenzo.

“Ma quello chi l’ha invitato? Lorenzo, sei stato tu?” domandò sconvolto Giuliano al fratello, in un momento in cui erano rimasti da soli.

“In realtà no, deve averlo fatto Antonio” rispose Lorenzo, che aveva già inviato la sua lettera a Sforza e sperava che l’ospite inatteso non venisse a saperlo.

“Ma… perché?” chiese ancora più allibito Giuliano. “Solo perché Antonio si infila nel suo letto tutte le notti questo non significa che dobbiamo farcelo piacere anche noi!”

“Giuliano, ti pregherei di essere meno esplicito su questa faccenda.”

“Beh, in fondo tu sei stato perfettamente d’accordo nel mandare Antonio a palazzo Pazzi a farsi…”

“Giuliano, per favore!” sì, certo, Lorenzo aveva accettato di buon grado e con notevoli vantaggi questo strano rapporto che era venuto a crearsi tra Antonio e Jacopo, però preferiva non farsi nessuna immagine mentale di ciò che potesse accadere di notte nella stanza del banchiere… anzi, cercava proprio di allontanare quel pensiero dalla sua mente.

A dire il vero, Jacopo Pazzi si era invitato da solo, tanto sapeva che Antonio lo avrebbe accolto con il solito entusiasmo… e lui avrebbe avuto occasione di dare un messaggio a Novella per invitarla ad un colloquio a casa sua, in privato. La sua idea di riconquistare Francesco passava necessariamente tramite lei, visto che il nipote non gli rivolgeva più la parola. Anzi, sarebbe stato un ulteriore vantaggio riuscire a convincere sia Francesco che Novella a schierarsi dalla sua parte: lei era comunque una nobile veneziana e così sarebbero stati i Pazzi, e non i Medici, a poter gestire l’alleanza con Venezia.

“Messer Pazzi, allora siete venuto!” lo salutò Antonio con, appunto, l’entusiasmo che Jacopo si attendeva. “Perdonatemi, ma non ricordavo nemmeno di avervi invitato ufficialmente.”

“Mi avevi parlato del battesimo di Piero, però” lo prese in contropiede Pazzi, “e, anche in mancanza di un invito ufficiale, ho immaginato che ti facesse piacere che vi presenziassi. E’il figlio di Lorenzo, è vero, ma è anche tuo nipote.”

“Ma certo!” Antonio si illuminò ancora di più. “E poi, ormai, siamo tutti una grande famiglia, Messer Pazzi, non avete bisogno di un invito ufficiale per presentarvi a Palazzo Medici, adesso è come se fosse la vostra seconda casa!”

Jacopo riuscì non si sa come a contenere l’espressione di sincero schifo che stava per imprimersi sul suo volto… e, per fortuna di Antonio, né Lorenzo né Giuliano erano nei paraggi per sentire quella blasfemia.

“Allora, volete vedere il mio nipotino?” lo incoraggiò Antonio, che in quanto zio di Piero qualche libertà riteneva di potersela prendere. “Non vorrei addolorarvi, riportandovi alla mente i figli che avete perduto, però… per cui, se preferite non avvicinarvi al bambino, vi capirò. Del resto, tra poche settimane anche Bianca avrà un bambino e quello sì che sarà vostro nipote, una discendenza del vostro sangue che porterà avanti il nome della vostra famiglia! Chissà, magari potrei chiedere a Bianca se vorrà dargli il vostro nome!”

Ma anche no…, pensò Jacopo Pazzi, che comunque era certissimo che i Medici non lo avrebbero fatto nemmeno in un milione di anni.

“Quello sarà un Medici, non un mio nipote. Guglielmo non è più un Pazzi” tagliò corto l’uomo, ma senza riuscire a disarmare Antonio.

“Sì, sì, lo so, dite sempre così, ma il sangue non lo potete cambiare e quel bambino avrà il sangue dei Pazzi anche se voi non lo volete ammettere. Bene, allora, cosa facciamo?”

E che si poteva rispondere a uno così? Anche Pazzi finì per restare senza parole e si riprese soltanto ricordando il motivo per cui si era recato a quella farsa: far avere il messaggio a Novella.

Ad ogni modo, la serata passò tranquilla e, mentre Jacopo Pazzi si riportava Antonio al suo palazzo per concludere in modo migliore la giornata, era compiaciuto di essere riuscito a fare ciò che si era riproposto.

“Vedete come vi è cambiata la vita, Messer Pazzi? Non avevo forse ragione a ripetervi che sarebbe stato molto meglio anche per voi trovare un accordo con la famiglia Medici e riconciliarvi con i vostri nipoti?” cinguettava allegramente il ragazzo, sorvolando sul trascurabile particolare che Jacopo non aveva trovato nessun accordo con i Medici né, tanto meno, si era riconciliato con i nipoti… “Voglio dire, siete sempre tanto pensieroso, avete tante preoccupazioni e non vi distraete mai. Non vi fa nemmeno bene alla salute, sapete? Almeno così avete trascorso una giornata piacevole in compagnia!”

Non mi fa bene alla salute… ma si ascolta mai quando parla, questo? Meno male che poi ci penserò io a farlo stare un po’ zitto!

Eh, sì, perché in camera da letto Antonio perdeva tutta la sua sicurezza e la sua baldanza e diventava un ragazzino intimidito e tenero… ma su questo sorvoleremo, così come preferiva fare Lorenzo!

La mattina dopo, nemmeno l’avesse calcolata al secondo, le cose andarono proprio come Jacopo Pazzi aveva pianificato: Novella giunse per il colloquio quando Antonio era già tornato a Palazzo Medici.

Solo che Antonio era una variabile impazzita (scusate il gioco di parole!) che Jacopo dimenticava sempre di inserire nelle sue trame e così finì che il ragazzo vide la giovane che si allontanava di nascosto da palazzo e che si avviava verso la dimora dei Pazzi. Quello era il suo momento! Aveva affidato volentieri tutta la gestione dell’affare di Imola a Lorenzo, perché quelli erano affari suoi, ma mantenere la pace e l’armonia tra le famiglie era il compito di cui si era incaricato lui fin dall’inizio e adesso doveva assolutamente scoprire perché Jacopo volesse parlare in segreto con Novella.

Pur con tutta la sua fiducia in Jacopo Pazzi, Antonio sentiva che quel colloquio non avrebbe portato nulla di buono.

Questa volta, però, non volle origliare. Era un ragazzo leale e già gli dispiaceva aver tradito la fiducia di Messer Pazzi o quello che era ascoltando di nascosto la sua conversazione con Salviati. Rimase a gironzolare per la piazza, fingendo di ammirare le bellezze dei palazzi fiorentini, finché non vide Novella uscire da Palazzo Pazzi e allora, con l’aria di uno che passava per caso, la intercettò.

“Buongiorno, Novella. Come mai sei fuori così presto e perché Francesco non è con te?” le chiese. “Insomma, se la gente di Firenze ti vedesse potrebbe anche pensare male!”

“Sì, lo so, ma non è come può sembrare, Antonio. Se sono uscita da sola e di nascosto è stato proprio per il bene di Francesco” rispose la ragazza.

“E’ successo qualcosa a Francesco?” bisogna dire che Antonio, a forza di stare con Jacopo, aveva imparato a dissimulare quasi bene quanto lui, sebbene il giovane lo facesse sempre per un fine più alto.

“Tu sai che Francesco non si perdona per aver rotto i rapporti con suo zio. Sì, lo sai sicuramente perché sei molto, come dire, intimo della famiglia Pazzi, non è così? E’ inutile che arrossisci, credo che ormai lo sappia tutta Firenze. Comunque, Jacopo Pazzi voleva parlarmi proprio di questo, voleva cercare una riconciliazione con il nipote e così abbiamo parlato, però…”

“Ma, se voleva riconciliarsi con Francesco,  avrebbe potuto approfittare del battesimo di Piero! Avrebbe potuto parlargli direttamente, perché rivolgersi a te?” Antonio era sbalordito e capiva sempre meglio che l’intento di Pazzi era ben altro.

“Non lo so, mi ha fatto delle domande strane, tipo se ero amica di Bianca, dove l’avevo incontrata, se ero mai stata al matrimonio di Angelo da Forlì” la giovane sembrava preoccupata e pentita di aver accettato il colloquio. “Quando gli ho parlato di Guglielmo e Bianca che avranno presto un figlio si è innervosito, al che ho capito che non voleva davvero riconciliarsi con i suoi nipoti, e me ne sono andata.”

Antonio, che pareva tanto assurdamente e scioccamente ottimista, comprese al volo che Jacopo avrebbe giocato proprio su quei tanti non detto che aleggiavano tra Francesco, Novella e anche la famiglia Medici. Per anticiparlo di una mossa era necessario agire subito e molto semplicemente: parlarsi tutti con la massima chiarezza nel più breve tempo possibile.

“Novella, devi farmi un grandissimo favore: vai subito da Francesco, raccontagli dove sei stata e che cosa hai fatto, spiegagli che volevi solo aiutarlo. Io intanto parlerò con Lorenzo e Clarice e poi ci incontreremo tutti e cinque nello studio di Lorenzo per chiarire una volta per tutte questa situazione. Non ci devono essere equivoci né segreti tra due persone innamorate, non lo pensi anche tu?”

Novella annuì ed entrò a Palazzo Medici insieme ad Antonio, poi i due si separarono per andare a parlare lei con il marito e lui con la sorella e il cognato. Circa mezz’ora dopo, si trovavano tutti e cinque nello studio di Lorenzo, proprio come il ragazzo aveva chiesto.

“Insomma, che sta succedendo qui?” fece Francesco, entrando nella stanza con la moglie. Sembrava innervosito da quelle stranezze… beh, anche lui non era una persona facile da prendere, in fondo non era nipote di suo zio per niente, no?

“Francesco, dobbiamo spiegarti alcune cose e vorremmo che tu ci ascoltassi con pazienza” esordì Lorenzo.

Il giovane Pazzi rivolse a Lorenzo un’occhiata sospettosa, ma si calmò quando Novella lo prese per mano. In fondo lei era stata sincera con lui e aveva perfino sfidato suo zio cercando di rimettere le cose a posto: il minimo che poteva fare era accontentarla.

“Quello che ho fatto non è stato del tutto corretto, ma sono felice di vedere che, comunque, ha portato dei risultati positivi. Devi sapere che Novella e Bianca non si conoscevano prima di incontrarsi in occasione del matrimonio, ho detto in giro che erano amiche perché non volevo che nessuno sospettasse: in realtà avevo invitato io stesso Andrea Foscari e sua figlia con l’intenzione di darla in moglie a Giuliano e favorire così un’alleanza con Venezia” rivelò il giovane Medici.

Francesco si rabbuiò subito.

“Tu lo sapevi?” domandò, rivolto alla moglie.

“Sapevo che Lorenzo aveva invitato me e mio padre, ma non il motivo. Poi mi è stato detto di dire che avevo conosciuto Bianca al matrimonio di Angelo da Forlì e che era stata lei a invitarmi. Non so perché, forse semplicemente i Medici non volevano che si sapesse della loro proposta di alleanza tra Firenze e Venezia” rispose lei, nervosa. Cominciava a capire l’enormità del suo sbaglio nel concedere quel colloquio a Jacopo. Adesso Lorenzo e gli altri avrebbero cercato di rimediare, ma se fosse stato troppo tardi?

“Un intrigo politico, dunque, ancora una volta architettato da Lorenzo. Non è stato il destino a farci conoscere” commentò Francesco, duro.

“Ti sbagli di grosso, Francesco, e non è assolutamente giusto che te la prenda con Novella che non ne sapeva niente!” intervenne allora Antonio, spazientito. In certi momenti Francesco somigliava paurosamente a suo zio… “Il piano di Lorenzo era sì cercare un’alleanza con Venezia, ma per il bene di tutta Firenze, possibile che per voialtri sia tanto difficile capirlo? E poi, comunque, il suo piano, se così lo vuoi chiamare, era di far sposare Novella con Giuliano. E’ stato solo un caso, oppure il destino, se tu hai conosciuto Novella, se vi siete piaciuti e se Giuliano ha rifiutato di sposarla.”

“Infatti Lorenzo aveva fallito e i Foscari stavano per tornare a Venezia. Il padre di Novella era anche piuttosto offeso” disse Clarice. “Io avevo notato che tu e Novella sembravate interessati l’uno all’altra, ne ho parlato con Antonio e abbiamo deciso di proporre il matrimonio con… con un altro banchiere importante di Firenze, non meno ricco e prestigioso di Giuliano.”

Francesco rifletté su queste parole. Era vero, i Medici avevano tramato e intrigato per i loro interessi, proprio come diceva sempre suo zio, eppure questa volta avevano fallito perché Giuliano si era tirato indietro. Se lui e Novella non si fossero piaciuti, la cosa sarebbe finita lì, i Foscari sarebbero tornati a Venezia e l’alleanza sarebbe andata in fumo.

“Adesso tu potrai pensare che, per Lorenzo e Clarice, sei stato la seconda scelta, ma non è così” riprese Antonio, infervorato. “Anzi, questo ti dimostra che per Lorenzo sei anche tu come un fratello, perché per lui non faceva differenza che Novella sposasse Giuliano o te ed era invece felice che, almeno questo, potesse essere un matrimonio nato dall’amore.”

“E’ così, Francesco, io ti considero come un altro fratello… e forse per questo Giuliano in questo periodo ce l’ha con me, pensa addirittura che io ti preferisca a lui” ammise Lorenzo.

“E c’è un’altra cosa. L’alleanza con Venezia, a questo punto, sarà dovuta all’unione di una Foscari con un Pazzi, non con un Medici” sottolineò Antonio, che a queste cose ci teneva. “Questo significa che, per Lorenzo, le vostre famiglie sono ormai una sola, ma per la tua famiglia significa avere un rapporto di parentela con Venezia. E’ ai Pazzi che si deve il legame tra Firenze e Venezia, grazie a te.”

Messa così, la cosa acquistava tutto un altro valore. Francesco si rese conto che, ancora una volta, suo zio aveva usato le informazioni di cui era in possesso per mettere Novella e i Medici in cattiva luce… e ci sarebbe riuscito, certo, se sua moglie e i suoi amici non avessero deciso di chiarire la situazione prima che fosse troppo tardi.

Consapevole di quello che avrebbe potuto perdere se le cose fossero andate diversamente, Francesco strinse forte tra le braccia Novella, vergognandosi di se stesso.

“Mi dispiace, io… io ho dubitato di te e tu volevi soltanto aiutarmi!” le disse.

“Non devi scusarti, non è colpa tua. Forse avremmo dovuto parlarci chiaramente fin dal principio, ma quello che conta è che sia tutto sistemato e poi… e poi, Francesco, credo di avere un’altra cosa da dirti…” mormorò la giovane veneziana, arrossendo.

Con un sorriso grande come tutta Firenze, Antonio prese per un braccio Lorenzo e Clarice e li condusse fuori dalla stanza.

“Bene, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, adesso penso che sia meglio lasciarli un po’ da soli, che ne dite?” disse, tutto allegro.

Clarice era commossa, Lorenzo invece guardò il suo amico, preoccupato.

Jacopo Pazzi sarebbe venuto presto a sapere che Antonio si era messo ancora una volta in mezzo ai suoi piani, per non parlare della questione di Imola… il giovane Orsini era davvero al sicuro con lui? Forse era stato troppo egoista a mettere il bene di Firenze davanti all’incolumità di quel ragazzo tanto gentile e generoso?

Fine sesto capitolo

 

 

   
 
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