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Autore: MaikoxMilo    12/01/2019    3 recensioni
La serie principale di Saint Seiya dagli occhi di Sonia, allieva di Milo. La sua vita, il suo percorso, i suoi ricordi che si intersecano e coesistono con la vita dei Cavalieri d'Oro al Santuario di Atene prima, dopo e durante la Battaglia delle 12 case fino ad arrivare al 2011, il nuovo corso per tutti, la conseguente rinascita.
Dal cap. I:
“Ti manca tuo fratello, vero?”
La fisso imbambolata per qualche secondo... giusto, mio fratello Camus! Ecco il perché di questo mio malessere, ecco a cosa stavo pensando prima, a lui... come ho potuto scordarmelo, anche se per pochi, brevi, istanti?!
“Sì, ma tu come lo sai?”
La ragazza mi sorride ancora una volta, sedendosi poi vicino a me.
“Sono tutte uguali le persone che soffrono la perdita di qualcuno, affettiva, o più banalmente fisica, è irrilevante .. si mettono in disparte e guardano il vuoto, sperando di rivedere il volto del proprio caro. Lo capisco bene, sai? Milo era così quando ha perso Camus nella battaglia delle Dodici Case...”
Per comprendere meglio la storia, è necessario aver letto la mia serie principale: "Passato... presente... futuro!", buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Kraken Isaac, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 2: IO E TE, IL PRINCIPIO

 

 

-Quindi fu così che l'universo di Milo e il tuo entrarono in contatto, cominciando ad influenzarsi reciprocamente; così iniziò il tuo percorso da guerriera!

-Sì, è un ricordo di mio fratello Aiolia, ancora adesso vivo le sue emozioni a volte, sai? Comunque quello fu l'inizio di tutto, ma non fu affatto facile in principio, proprio per niente!

-Perché eravate incompatibili?

-No, perché entrambi eravamo molto giovani ed inesperti. Milo, te l'ho detto, non aveva mai avuto allievi e tra i Cavalieri d'Oro era il più piccolo, non fu affatto facile per lui interagire con me...

-Ma fin dal nostro primo incontro si vedeva distintamente che tenesse a te, forse addirittura qualcosa in più, rispetto al mero rapporto maestro-discente...

 

Silenzio...

 

-Non ricordo quanto tempo trascorsi incosciente, né i sogni che popolavano il mio inconscio in quel momento. D'altronde la mia mente era sconvolta dal maneggiamento di Hermes. Tuttavia rammento il mio risveglio, il suo volto, le parole che ci siamo detti. E' tutto così lontano ma irrimediabilmente vicino, Marta, mi sembra di poterlo toccare!

 

Voce strozzata... emozioni mai del tutto sopite...

 

-E' così perché per lungo tempo siete stati in contatto. Hai presente cosa afferma l'equazione di Dirac? Ecco, io non sono ferrata in fisica come mio fratello, ma questa mi ha sempre affascinato. E' la teoria che afferma che quando due sistemi interagiscono a lungo fra loro e vengono successivamente separati, non possono più essere definiti come un unicum, perché essi continueranno ad influenzarsi a vicenda, diventando una cosa sola, non importa se distanti anni luce fra loro! Ora, anche se questa formula ha senso solo per i sistemi microscopici, voglio condividere il pensiero con te. So che la scienza mal si combina con i sentimenti umani, ma per me questa equazione non può che valere anche per i nostri rapporti interpersonali: l'affetto che lega me e Camus, quello che unisce te e Milo... non potremo mai essere separati da loro, nessuno potrà mai strapparci da questo. Ormai le nostre vite sono talmente compenetrate vicendevolmente che nulla potrà mai essere come prima, neanche se fossimo ad anni luce di distanza!

 

Miracolo di sangue e vita, ricordi... che non voglio dimenticare!

 

-Quanto hai detto è bellissimo, Marta, pensi davvero che io e Milo possiamo essere considerati come un unico sistema, come un'unica persona? Io non so... i miei sentimenti, non li capisco ancora, ma quello che hai detto mi emoziona davvero tanto!

-Te la senti dunque di proseguire nel tuo racconto?

-Sì, mi sento molto più vicina a lui così facendo...

-E allora prosegui, sono tutta orecchie, amica mia!

 

 

* * *

 

Era stata una pessima idea, sì... proprio pessima!

La bambina davanti a lui, dopo giorni in cui pareva dormire di un sonno profondo, si era infine risvegliata e, da subito, aveva puntato i suoi grandi e profondi occhioni verdi nella sua direzione, tuttavia... non parlava!

Diavolo se non parlava! Erano trascorsi diversi minuti di totale silenzio a fissarsi come due ebeti, le parole sembravano come rapite da un dio beffardo che si divertiva così a passare il suo tempo. E ora cosa cappero fare?! Avrebbe forse dovuto rompere il ghiaccio lui? Impossibile, con quella bambina inspiegabile e un poco inquietante. Sembrava Aiolos, diavolo se lo sembrava! I lineamenti del viso del fratello più grande parevano quasi stampati su di lei; lo Scorpione ne era quasi inibito.

Discorso diverso sarebbe stato, forse, se avesse avuto otto anni in più, lì sì che sarebbe partito alla carica, poiché il suo inespugnabile savoir-faire avrebbe vinto sulla soggezione nel vedersi gli occhi carichi di rimprovero del Sagittario puntati addosso. Un rimprovero che Milo non comprendeva...

Finalmente la situazione si sbloccò, ma non nel modo da lui sperato. La mocciosa infatti scese goffamente dal letto e si avvicinò a lui per tirargli la tunica, quasi ne volesse saggiare la concretezza in qualche modo.

“E-ehi, ma dico... potresti anche esplicare cosa ti frulli in quella testolina, no?!”

NO! La bambina continuava a permeare nello stato di afasia, limitandosi a scrutarlo ancora più a fondo con quei due occhioni indagatori che lo mettevano ancora più a disagio. Tutto vano!

Milo si ritrovò ad imprecare sotto voce, maledicendosi per la milionesima volta per aver accettato quell'insolito incarico per un Cavaliere d'Oro della sua risma: occuparsi della bambinetta e farla crescere sana e forte. E già non parlava, partivano benissimo!

Per giorni aveva avuto la paura sviscerale che quella bambina gli crepasse da sotto il naso, tanto era labile il suo respiro... e chi lo andava a dire poi ad Aiolia, che gliela aveva affidata?! Con che faccia avrebbe poi guardato negli occhi Camus, già mentore di due giovani allievi, se lui, con una bimba ferita, non fosse riuscito a salvarla?! Fortunatamente la tempra della piccola sembrava resistente, cosicché alcuni giorni erano passati, ed eccola lì in piedi, in forma... e però muta!

Per la quattordicesima volta nell'arco di sei minuti Milo si chiese che razza di trauma avesse subito per perdere l'uso della parola. Rabbrividì, ripensando a quell'eventualità terribile: parlare per lui era tutto, grazie a quel meraviglioso mezzo si poteva entrare in contatto con gli altri ed esprimere il proprio parere. La lingua per Milo era tutto, senza non si sarebbe considerato nemmeno umano.

Il problema pertanto rimaneva... come comunicare tra loro se quella creatura aveva perso l'uso della voce per sempre?! I silenzi già lo destabilizzavano, a meno che non si trattasse di Camus, ma quella bambina ancora di più!

“Ehi, pensavo... hai dormito per un sacco, immagino avrai fame!” ritentò, a disagio.

La bambina lo squadrò nuovamente, silente, a quel punto a Milo venne un dubbio atroce: che fosse semplicemente un problema di linguaggio? Che non capisse il greco?!

“Where are you from?” provò, in un inglese abbastanza ferrato, ma la bambina lo guardò ancora più spaventata. Non era la strada giusta... riprovò con altre lingue ma le reazioni erano tutte più o meno uguali, ad eccezione del greco e dell'italiano che, se non altro, pareva comprendere.

Non era dunque un problema di quel genere, ciò rendeva il tutto più complesso, anche perché la bambina, pur capendo il significato di quelle parole, non dava alcun cenno di risposta.

Davvero una brutta gatta da pelare, non restava che un unico asso, il sublime asso per qualsiasi bambino!

“Che ne dici se andiamo a prendere un gelato vicino alla spiaggia? Nonostante sia dicembre, le temperature non sono mai troppo basse qui, ah, ti trovi sull'isola di Milos, Grecia. Inoltre un dolce è quanto di più appropriato per risollevare il morale, no?!”

Stavolta il volto della bambina si illuminò con un largo sorriso, permettendo poi al visetto infantile di compiere un leggere cenno in avanti. Era fatta, era deciso, da quel momento in avanti avrebbero parlato greco, inframezzato da qualche parola italiana per non perdere la praticità su quella lingua. Milo si sentiva soddisfatto di aver trovato finalmente un modo per comunicare, anche se, al momento, era univoco, non ci sarebbe stato bisogno neanche di chiedere aiuto del suo migliore amico, il primo passo era stato compiuto egregiamente!

Milos, o Melos, che dir si voglia, da cui prendeva il nome proprio in quanto nativo del luogo, era l'isola più a sud-ovest delle Cicladi e aveva origini vulcaniche. Il suo significato letterale significava “isole delle mele”, ed era proprio a questo frutto che il giovane Cavaliere di Scorpio si sentiva indissolubilmente legato, chissà perché, era come avere una sorta di imprinting sul fatto che quel particolare frutto gli facesse bene. Quando doveva togliersi uno sfizio, pigliava una mela dall'albero e se la gustava, più o meno come una caramella, non c'era nulla di più buono di quel frutto zuccherino! Naturalmente adorava anche la sua isola che gli aveva dato i natali e il nome. Non che il luogo potesse offrirgli chissà quali spunti, visto la circonferenza di appena 23 km e il territorio per lo più aspro e collinoso, ma era il suo posto; il posto che aveva ereditato dai suoi parenti e dal quale, per la prima volta, si era affacciato al mondo.

In verità, non aveva mai conosciuto i genitori, non aveva alcun ricordo di loro, non sapeva cosa significasse essere figlio, né tanto meno fare il padre o la madre, perché i suoi erano morti prima di insegnarglielo. Come avessero lasciato quella vita non lo rammentava, e forse era anche meglio. Ricordava solo la solitudine, aspra e forte, come l'isola, poi... l'iniziazione a Cavaliere, ancora piccolissimo, e... una fitta chioma di capelli blu di un bambino che, in principio, aveva creduto muto e asettico, da quanto stava zitto e immobile, ma che, successivamente, dopo numerosi tentativi e fraintendimenti, aveva preso a sorridergli, a parlargli e ad apprezzarlo per come fosse. Quel bambino corrucciato era Camus, il suo migliore amico, la persona che sarebbe diventata il suo punto di riferimento e, per certi versi, l'esempio da ammirare per modo di combattere e temperanza. Una vera e propria spina nel fianco che difficilmente parlava apertamente con lui dei propri problemi, ma avvertiva nitidamente il suo affetto e tanto gli bastava. Quella persona lo aveva salvato dalla solitudine triste dei giorni dell'infanzia, non lo avrebbe mai dimenticato. Per quanto Camus avesse diverse difficoltà ad esporsi, costituiva il suo mondo, che avrebbe protetto ad ogni costo.

“Accidenti, da quando sono diventato così sentimentale?! - bofonchiò tra sé e sé, mentre, con la mano stranamente sudata, stringeva quella della piccola Sonia, gesto imbarazzatissimo ma che non era poi così male, forse, del resto anche lei, come lui era ormai sola al mondo e spaurita – Possibile che quel ghiacciolo mi manchi così tanto?! E non si è fatto ancora sentire, quel dannato!”

Camminavano sull'isola mano nella mano, mentre, di tanto in tanto, qualche passante gli concedeva uno sguardo un po' più lungo del dovuto, interrogativo, neanche pensasse davvero che potesse essere il padre della bambina e... un secondo! Ma effettivamente a cosa poteva assomigliare, in un frangente simile?! Aveva negli occhi qualcosa di diverso rispetto ai suoi coetanei, un qualcosa che lo rendeva concretamente già uomo, sebbene si sentisse un ragazzo.

La bambina se ne stava sulle sue, non parlava, seguitava solo a a stare al suo passo, il capo chino e gli occhioni spalancati verso il vuoto. La paura si poteva percepire, la paura, in quelle due iridi tumultuose come i flutti del mare, bastava fermarsi solo un po' ad osservarla.

L'obiettivo finale di Milo andava al di là del mero gelato, comprendeva anche l'incontro con una persona; una persona che, sperava, l'avrebbe aiutato in quel casino: Myrto.

Myrto era una levatrice ispirata alla filosofia di Socrate e quindi, conseguentemente, al Platonismo. L'aveva conosciuta che era un ragazzo, un puer inesperto, se così si poteva dire, lei era ciò che comunemente gli esseri umani normali potrebbero definire il primo, tumultuoso, amore, malgrado la notevole differenza di età di 8 anni, anzi, forse proprio per quello.

Lei era bella, istruita e affascinante, con gli uomini ci sapeva fare e anche Milo, all'epoca appena quattordicenne, desideroso di nuove esperienze che rompessero gli schemi del Santuario, ci cadde; lui, così voglioso di provare, impertinente quanto inesperto, non poteva perdere un'occasione simile, ancora di più perché le piaceva follemente, le piaceva il suo formoso corpo che racchiudeva tutta la perfezione di una creatura dell'altro sesso, follemente bella e assai più navigata di lui.

Successe perché entrambi lo desideravano ardentemente, entrambi si piacevano, senza pretese di chissà quale tipo e, in ultimo, i loro corpi richiamavano l'altro con tale forza da essere impossibile resistergli. Si era creata una certa complicità tra loro negli anni, essendo originari della stessa isola che gli aveva dato i natali, come Venere baciata dalle onde, così il loro accordo fu di tacere tutto, così fecero.

Una legge di Atena, antica come le ere mitologiche, obbligava i Cavalieri suoi adepti a prestare giuramento di castità, ma era una regola vecchia millenni, più nessuno ci dava retta, compresi molti dei Cavalieri d'Oro. Per cui... Milo fece, a piccoli passi dati dall'incertezza, ciò che Death Mask e altri suoi pari praticavano regolarmente, infischiandosene delle regole.

Fu un'esperienza memorabile, avuta con la donna che, all'epoca, considerava la più bella creatura mia vista su quella Terra, che doveva proteggere perché compito di dorato custode. Lo fece e non se ne vergognò, ma in quel momento, a distanza di due anni, a posteriori non avrebbe più ripetuto quell'errore. Poiché era cresciuto un po', poiché due anni, per un Cavaliere, erano forse 5, anzi, 10 di una persona normale. E Milo sentiva che qualcosa gli fosse stato strappato a forza, perché doveva maturare, e farlo velocemente, non poteva cincischiare, non poteva perdere tempo.

Myrto aveva accettato pienamente il compromesso, rimasero quindi amici, complici, ma non ci sarebbe stato più nulla di fisico tra loro; del resto. l'accordo non prevedeva null'altro, solo quella travolgente passione durata la carezza di un respiro, intenso come l'ultimo. Nessuno dei due ci era rimasto male, tuttavia Milo continuava ad avere la sensazione che qualcosa gli fosse stato strappato con veemenza, estraniandolo da sé stesso, estraniandolo dall'essere un ragazzo qual'era, obbligandolo a crescere anzitempo.

Arrossì notevolmente a quei pensieri, mentre osservava Sonia gustarsi il gelato con enfasi. Si era davvero rammollito, tutta quella pioggia di ricordi proprio nel momento in cui doveva tirare su quella creatura dal passato difficile e misterioso, pazzesco! Ma lo aveva promesso ad Aiolia, al quale era legato da una vecchia amicizia ormai decaduta, senza contare che si sentiva in dovere di essere all'altezza di Camus, fiero e risoluto nel proseguire i suoi obiettivi e gli ordini impartiti dal Grande Sacerdote che, a soli 13 anni, gli aveva già affidato diversi allievi, alcuni dei quali misteriosamente scomparsi.

Però... che rottura crescere! Era tutto così ingiusto!

Tutto ciò a cui teneva in fanciullezza era stato spazzato via dall'impossibilità di condurre esistenze normali. I suoi amici d''infanzia, nonché compagni, li avvertiva smarriti, ancora prima di essere separati dalla Nera Signora, perché, si sapeva, il loro destino era quello di morire giovani, in una battaglia o nell'altra. Mai si era sentito così solo, neanche da bambino, perché un conto era non sperimentare mai una certa cosa, un altro conto era invece viverla, sentirla sotto pelle, come si sentivano i battiti del cuore, e poi perderla irrimediabilmente... perderla, perché le circostanze lo richiedevano, perché gli altri avevano preso strade diverse, perché, infine, lui era rimasto indietro, ancora saldamente e ottusamente ancorato al desiderio di vivere una vita che a lui, in quanto Cavaliere d'Oro, non era concessa. Non voleva tutto ciò, voleva ritagliarsi il suo tempo, tuttavia non esistevano alternative.

Si trovavano ora su una panchina, il sole discretamente tiepido nonostante la brutta stagione inoltrata. Sonia aveva il naso sporco, ma non sembrava darci peso, cosa che invece fece ridacchiare Milo, finalmente concentrato su questioni concrete e non sui rimpianti che tacitamente si portava dietro.

“Vieni qui, peste, che col naso così sembri un animaletto!” le disse, prendendola maldestramente in braccio per pulirla. Sonia pareva avere un temperamento mansueto, non oppose resistenza, limitandosi a fissarlo con quei due occhioni verdi, gli stessi di Aiolia, ma l'espressione determinata e fiera di Aiolos, l'intrepido Cavaliere del Sagittario. Milo scacciò a forza l'immagine fastidiosa e opprimente del traditore che era la causa matrice di tutto. Per colpa sua era nato tutto quello sfacelo, quell'avvenimento aveva decretato la fine della loro infanzia, già segnata, affrettandola ancora di più.

“Ma guarda un po'... mi chiami tutto trafelato che sei nel pieno di un'emergenza, io mi preoccupo, accorrendo qui il prima possibile per scoprire invece che hai deciso di adottare una creatura... questo sarebbe il motivo della tua chiamata?!”

Milo sussultò al solo udire quella voce melodiosa e un poco canzonatoria. Non c'era che dire, anche Myrto poteva essere pungente come uno scorpione, non era un caso che fosse nata il suo stesso giorno, l'otto di novembre di diversi anni prima.

La guardò mentre il cuore accelerava di colpo, battendo come un forsennato contro il suo petto. Myrto era bellissima come sempre, i suoi occhi languidi, la pelle un poco olivastra come da sue origini, gli trasmetteva una voglia smisurata di continuarla a fissarla, quasi si trattasse del più bello spettacolo della natura. E forse lo era, lo era ancora, nonostante le promesse.

Sonia, dalla sua posizione, la guardò inclinando un poco la testa di lato, scettica. Rassomigliava ad una maestrina che stesse studiando tutte le caratteristiche del proprio allievo. Non aveva che dieci anni, invece.

“Di' un po'... - lo incalzò nuovamente Myrto, sedendosi al suo fianco e scoccando un'occhiata delle sue, che quelli come Milo sapeva come prenderli e farli girare senza troppi fronzoli – Per caso è figlia tua e di Camus? Vi siete finalmente decisi a fare il grande passo?”

Milo imporporò fino a raggiungere un colorito scarlatto come la sua cuspide.

“Ma che ti salta in mente, Myrto?! Sai bene che Camus non è qui, ed è il colmo che proprio tu mi chieda una cosa simile, ben sapendo cosa c'è stato tra noi!” esclamò lo Scorpione, girando la testa di lato. Ma era visibilmente imbarazzato.

Inaspettatamente la donna rise di gusto, nascondendo le labbra rosee e carnose dietro la mano affusolata.

“Massì, massì, lo so... - lo prese in giro, ridacchiando – Anche se devi ammettere che tra te e Camus vi è quantomeno un rapporto, per così dire, strano... soprattutto da parte tua, giovincello!”

“Ma non dire fesserie e ascoltami, piuttosto!” la zittì l'altro, tentando di scacciare l'imbarazzo.

Che quel dannato di Camus gli mancasse era più che veritiero... gli mancava talmente tanto che, qualche volta, provava a chiamarlo per telefono, o inviando lettere, e quell'ingrato non rispondeva. Mai. Ma da lì ad accorparlo sessualmente al compagno era una esagerazione, che cappero le frullava in testa?!?

Tuttavia si accorse altresì di essere arrabbiato proprio con il migliore amico per la sua, neanche poco apparente, indifferenza. Decise di non pensarci più e illustrare la situazione.

Trattò quindi di Sonia, del fatto che non parlasse e che probabilmente era successo qualcosa per renderla così. Naturalmente non scese nei dettagli, poiché lo aveva promesso ad Aiolia e aveva il concreto timore che i ricordi le potessero tornare, procurandole un nuovo trauma. Gli dispiacque non essere più preciso di così e pregò in cuor suo che l'amica potesse comunque essergli d'aiuto anche con quei pochi elementi narrati.

Myrto ci rimuginò un po' su, prima di parlare direttamente con la piccola creatura.

“Sonia, eh? E' proprio un bel nome, sai?! E' la variante russa di Sofia; Sofia come filosofia, sì, quindi come saggezza. Hai un nome di grande prestigio, piccoletta, sarai senz'altro all'altezza del suo significato. Anche perché... - tacque un attimo, facendo l'occhiolino – Milo ha proprio bisogno di una balia come sostegno, altrimenti è talmente idiota che si smarrisce da solo, ancora di più ora che Camus non è con lui!”

“EHI! Ma che comportamento è questo?!? Ti ho chiesto una mano con lei, non di insultarmi in questa maniera! Guarda te che modi!”

“Vedi?!?”

Inaspettatamente Sonia si mise a ridere, sorprendendo lo stesso Milo che gonfiò le guance evidentemente offeso. Aveva fatto un bell'affare, non c'era che dire, ci mancava giusto che Sonia si mettesse a parlare per dargli addosso, complice di quella sputasentenze di Myrto.

Decise comunque, con uno sforzo encomiabile, di comportarsi con maturità e lasciarsi passare sopra le critiche, anche se non era affatto facile, per Atena, non era mica Mu, o Shaka!

Myrto prese delicatamente il viso di Sonia fra le dita, chiedendole gentilmente di aprire la bocca e fare altre cose che lo Scorpione non comprendeva affatto. Quella gli sembrava una visita in tutto e per tutto e non aveva chiesto un parere a Myrto per ispezionare la piccola Sonia, bensì per capire se qualcosa non andasse, morfologicamente o meno. Attese pazientemente qualche minuto.

“Milo... non vedo niente che non vada in lei!” decretò infine Myrto, tornando a concentrarsi sul di lui.

“Come no! Non parla... dimmi poco!” ironizzò lo Scorpione, sbuffando.

“Ma capisce quanto le dici e non ha alcun tipo di danno a lungo termine... quindi significa che il suo stato non è causato da una patologia, ma da un trauma, ne sai qualcosa?”

“Eeeeeeeh, ecco, no...” mentì Milo, laconico.

Effettivamente conosceva poco dell'accaduto, ma qualcosa sapeva e non rivelarlo lo faceva sentire dannatamente sporco.

“Booof, allora non possiamo che aspettare finché la voce e la voglia di comunicare non tornerà da sé!” concluse, pratica.

“Mi confermi... che non ha niente?”

“Sì, è una bambina sana e forte, puoi star tranquillo! Aspetta con pazienza e, se hai bisogno di una mano, non esitare a chiamarmi. Mi piacciono molto i bambini!” disse Myrto, regalando una carezza a Sonia che nel frattempo sbadigliava assonnata.

“Perfetto, allora aspetterò!”

 

 

* * *

 

 

In effetti, Sonia non aveva niente che non andasse, proprio come aveva detto Myrto. Mangiava, sorrideva, espletava i suoi bisogni senza problemi e guardava con curiosità l'ambiente circostante, ma perseguiva a non parlare. I giorni passavano tra chiacchiere dello Scorpione, che si sforzava di continuare a parlarle, e routine quotidiana. Era una bambina molto intelligente, questo Milo lo presagiva dai pochi elementi che aveva appreso continuando ad osservarla. Tuttavia il silenzio tra loro gli causava parecchio imbarazzo, non essendo abituato a comunicare senza ricevere una risposta. Certo, neanche il suo migliore amico era un genio della comunicazione, ma almeno qualche segno di vita, un borbottio, lo dava. Lei no. Ma lui non demordeva, determinato come non mai.

Passarono alcuni giorni dove Milo si premuniva di mantenerla lontana dal Tempio. Si assentava per buona parte del giorno a causa dei suoi compiti e, quando tornava, Sonia aveva già preparato la tavola, a volte addirittura cucinando alcune cose che allo Scorpione parevano squisite. Certo, erano cose semplici, ma a Milo piacevano, anche perché lui non era propriamente portato in quel settore.

Così l'anno andava globalmente verso la sua conclusione, ormai si contavano i pochi giorni che separavano la fine del 2005 al nuovo anno; un anno nascente che avrebbe visto Milo nuovamente da solo, come ormai accadeva dai diversi anni, ovvero da quando Camus era partito alla volta della Siberia per allenare gli allievi. Milo sbuffò a quel pensiero, mentre, con lo sguardo vacuo, guardava fuori dalla finestra. Sonia era già andata a dormire, placida, mentre a lui era rimasto il tempo per pensare, come accadeva sempre più soventemente. Sbuffò ancora una volta, ricordandosi che, alla fine di tutto il rigiro, era stato più il tempo trascorso separato dal suo migliore amico che non quello in cui erano stati insieme. Era frustrante. Li separavano chilometri e chilometri, ma avrebbero potuto rivedersi quante volte volevano con i poteri dei Cavalieri d'Oro. Ma non era fattibile, lo sapeva. Il Grande Sacerdote nutriva grande fiducia in Camus, talmente tanta da affidargli il primo allievo da giovanissimo, l'Acquario, dal canto suo, si era buttato in quell'impresa con determinazione e saggezza, mentre lui, lo Scorpione, era ancora a razzolare per l'aiuola in maniera puerile, sempre con quella perenne sensazione di essere stato strappato e maciullato senza pietà. Quel qualcosa proprio non gli andava giù, men che meno il fatto che i suoi legami; i legami che si era creato, fossero stati strappati in quella maniera vergognosa. Camus in Siberia, Mu in esilio volontario, il Cavaliere della Bilancia, reduce dalla Scorsa Guerra Sacra, non faceva più ritorno da secoli, Death Mask e Aphrodite, tanto per dire, a fare il cazzo che pareva a loro, infine Aiolia il fratello del traditore, prima vittima di Aiolos, ma indissolubilmente complice.

Era aberrante, lui veniva dal nulla, ed era tornato nel nulla, in una esistenza vuota soggetta ai doveri. Tutto il mondo che si era costruito, la famiglia che si era creato... tutto in malora per decisioni altrui. E lui, a quelle decisioni, doveva attenersi. Doveva starsene. Perché erano più potenti di lui. Eppure un uomo, ancora di più se Cavaliere, non aveva il sacro dono di plasmare il futuro?! Di decidere della propria sorte?!

In un impeto di stizza, si alzò in piedi, facendo cadere maldestramente il cellulare che magicamente si illuminò proprio in quel momento. Milo in un primo momento credette fosse causato dalla botta stessa, poi guardò meglio, accorgendosi che quello continuava a vibrare. Si ritrovò a sussultare nel constatare il numero in sovrimpressione, un vero e proprio colpo al cuore. Un sogno... un miracolo!

Lentamente lo raccolse, portandolo istintivamente all'orecchio poco dopo aver schiacciato il tasto per l'accettazione della chiamata.

“Milo?”

Eccolo lì, il redivivo siberiano che si era appena ricordato della sua esistenza. Un misto di emozioni invase lo Scorpione, dal sollievo, alla felicità, al fastidio... decise di fare il prezioso, per una volta. Doveva fargliela sudare, non poteva cedere, non subito, almeno.

“Il numero da Lei chiamato non è al momento raggiungibile. Il cliente si deve essere stufato di essere continuamente bistrattato da quello che, almeno in teoria, dovrebbe essere il suo migliore amico!”

Cantilenò Milo, con tutta l'asprezza e la durezza che gli riuscisse, malgrado avvertisse già il suo cuore sciogliersi. Dannata debolezza! Dannato affetto!

“Non fare lo scemo, Milo! Pensi che mi diverta a fare così? A non farmi sentire?! Certo che no! Ma ho dei doveri, lo sai, sto addestrando due futuri Cavalieri di Atena!”

Ribatté la voce francese, con un pizzico di alterigia.

“Esistono i cellulari, sai?!”

“Non sempre qui prende e, cosa ancora più importante, spesso non ho il tempo fisico per fare due chiacchiere con te. Se non mi vedi, o non mi senti, non significa che io mi sia dimenticato di te!”

Milo sospirò, riconoscendo un velato tentativo di tranquillizzarlo in quel tono apparente piatto. Tuttavia non si arrese.

“Piccioni viaggiatori, invece? Ne avete lì? Magari questo stratagemma funziona!” continuò, sempre beffardo.

Silenzio dall'altra parte. Conoscendolo, avrebbe anche potuto buttare giù il telefono, quel disgraziato, decise quindi di cedere il passo.

“Lo so, Camus, lo so... ma la distanza fisica tra noi mi pesa, capisci? Inoltre... inoltre ci sono tante cose di cui vorrei parlarti, amico mio!”

“Ne sono consapevole... è da tanto che non lo facciamo... - prese una breve pausa, sospirando – Ascolta, Isaac e Hyoga sono abbastanza grandi per rimanere da soli qui in Siberia per un paio di giorni, inoltre il Grande Sacerdote mi ha chiesto di far rapporto sui loro progressi. Ancora non so quando, ma farò in modo di venire lì in Grecia il prima possibile, intesi?”

“Da-davvero?!”

Milo non ci poteva credere, era la notizia più bella che potesse ricevere in una tetra giornata fredda di fine dicembre.

“Sì, è una promessa... ora però devo staccare, Mil...”

“Cam, aspetta un attimo!”

“Sì?”

Il tono del suo migliore amico, dall'altra parte della cornetta, aveva assunto una sfumatura strana, che avesse capito l'urgenza della sua voce?!

“Anche io... anche io sto tenendo una bambina. Deve avere grossomodo l'età del tuo Hyoga, ma diverse sono le circostanze in cui l'ho incontrata e... e ho bisogno di consigli, amico mio...”

“Un'allieva? O cos'altro?

“EHM, è un po' lungo da narrarti...”

“Va bene, ho capito, ne parleremo a voce e... ah, Milo...”

“Sì?”

Bonne année, mon ami! Anche se da voi è più corretto dire San Basilio, giusto? In ogni caso, spero che il melograno che aprirai ti indichi molta fortuna!”

E riattaccò istantaneamente, neanche si vergognasse dell'eventuale risposta. Semplice. Diretto. In qualche modo però riusciva a riscaldargli il cuore.

“Dannazione a te, Camus, e al giorno in cui io decisi di essere tuo amico!” ironizzò Milo, al tu-tuu della linea ormai interrotta. Eppure era quanto di più bello volesse ricevere in quella notte. Posò la sua fronte contro il freddo del vetro, socchiudendo le palpebre. Sempre per qualche strana ragione, ora che lo aveva sentito si sentiva più solo di prima.

“Era la persona con cui hai quel rapporto strano, vero?”

“Sì, era il mio migliore amico Camus... non immagini... non immagini quanto mi pesi la sua lontananza, e quello sfacciato finge pure indifferenza anche quando è limpidamente emozionato. L'ho sempre detto che è sentimentalmente dislessico!”

“Immagino... immagino che ti manchi così come, dopo una lunga assenza, ti manca casa tua. Un po' come le rondini quando sono costrette a migrare...”

“Sì, è un paragone un po' sforzato, ma...” ma si bloccò, pietrificandosi. Non aveva mai sentito quella voce pacata, eppure non poteva appartenere che all'unica persona con cui ormai condivideva la casa sull'isola di Milos. E quella persona era...

Si voltò incredulo, incrociando il suo sguardo con quello della piccola Sonia che, nell'oscurità, brillava di smeraldi bagliori. Ci mise un po' a razionalizzare il tutto, credendo di stare sognando. Fortunatamente Sonia decise di continuare a parlare.

“Non ricordo di aver avuto mai amici così, però... è come se la avvertissi, questa tua malinconia, è come se...”

Ma non ebbe il tempo di finire che si ritrovò quell'impulsivo dello Scorpione a stritolarla in una morsa soffocante. Impossibile evitarla, troppo veloce e inaspettato.

Sonia si ritrovò maldestramente tenuta in braccio dalle forti braccia dello Scorpione, i piedi sollevati da terra e il non raccapezzarsi più della situazione. Non avrebbe mai potuto pensare che qualcuno la potesse abbracciare con così tanta forza, neanche fosse stata un fuscello.

Milo, dal canto suo, non capiva il motivo di tutta quella euforia. Neanche lui si raccapezzava più, né di come ci fosse finito lì, correndo come un forsennato per abbracciare quella piccola creatura a cui si era ritrovato a badare, né del perché il suo cuore aveva accelerato così tanto. Non riusciva a ripetere altro che:

“PER ATENA! TU PARLI! PARLI!!!”

Sonia si ritrovò così stretta nella prima morsa 'scorpionifera' della sua vita. E arrossì, non aspettandosi quell'intenso gesto di affetto.

“Uh... sì... ci sono riuscita. Perché volevo farlo con tutto il cuore già da un po' ma... non riuscivo e... - tossicchiò, imbarazzata – Tu parli sempre, Milo... era impossibile non controbattere mai niente!” tentò di spiegare, ritrovandosi a sorridere.

Anche Milo sorrise tra sé e sé, sedendosi per terra per tenere meglio tra le braccia quella creaturina che, da lì in poi, avrebbe imparato a crescere.

“A quanto pare i miracoli... esistono davvero!” commentò, sbuffando ilare, affondando il viso nei capelli della bambina. La distanza fra loro non era più così incolmabile.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di MaikoxMilo

 

Ed eccoci al secondo capitolo, tra fisica (molto) spicciola, i pensieri e le azioni di Milo, un nuovo personaggio appena apparso e il primo approccio tra la piccola Sonia e lo Scorpione.

Come al solito, se avete commenti e consigli sono ben accetti, per il momento una precisazione: il melograno che cita Camus è una usanza greca in cui, durante la notte di San Basilio, il nostro Capodanno, viene rotto questo frutto, più sono numerosi i chicchi sparpagliati, più grande sarà la fortuna in quell'anno. La Grecia è a maggioranza Cristiano Ortodossa, Milo è greco, Camus è francese, entrambi sono ovviamente fuori dal Cristianesimo, ma me li immagino comunque a festeggiare le rispettive usanze dei propri Paesi, inoltre l'Acquario ha passato i primi 5 anni di vita in Italia, con la famiglia d'origine, quindi ricorda festività diverse.

Cosa ve ne pare di Myrto? Avrà un ruolo importante anche per la piccola Sonia!

Come sempre, ringrazio calorosamente chi mi segue! :)

 

  
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