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Autore: MaikoxMilo    02/01/2019    5 recensioni
La serie principale di Saint Seiya dagli occhi di Sonia, allieva di Milo. La sua vita, il suo percorso, i suoi ricordi che si intersecano e coesistono con la vita dei Cavalieri d'Oro al Santuario di Atene prima, dopo e durante la Battaglia delle 12 case fino ad arrivare al 2011, il nuovo corso per tutti, la conseguente rinascita.
Dal cap. I:
“Ti manca tuo fratello, vero?”
La fisso imbambolata per qualche secondo... giusto, mio fratello Camus! Ecco il perché di questo mio malessere, ecco a cosa stavo pensando prima, a lui... come ho potuto scordarmelo, anche se per pochi, brevi, istanti?!
“Sì, ma tu come lo sai?”
La ragazza mi sorride ancora una volta, sedendosi poi vicino a me.
“Sono tutte uguali le persone che soffrono la perdita di qualcuno, affettiva, o più banalmente fisica, è irrilevante .. si mettono in disparte e guardano il vuoto, sperando di rivedere il volto del proprio caro. Lo capisco bene, sai? Milo era così quando ha perso Camus nella battaglia delle Dodici Case...”
Per comprendere meglio la storia, è necessario aver letto la mia serie principale: "Passato... presente... futuro!", buona lettura!
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Kraken Isaac, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 1: REMINISCENZA

 

 

Novembre 2014, in una regione gelida sperduta a cavallo fra due dimensioni...

 

 

Fa freddo... o almeno credo che così dovrebbe essere, visto quanto siamo a Nord per svolgere la missione.

Purtroppo, e un po' a malincuore, io non sono più in grado di sentire sulla mia pelle questo fresco, essendomi sempre più assuefatta al gelo, il mio elemento, tanto da controllarlo quasi completamente.

Non lo Zero Assoluto, però...

Quello mi è ancora irraggiungibile, malgrado tutti gli insegnamenti pregressi.

Che strano, prima di finire al Grande Tempio adoravo l'estate, amavo il caldo e pativo il freddo da matti, una parte di me li ama ancora, l'altra invece è sempre più congelata. Che sia la maledizione del ghiaccio, questa? Odio ed amo questo elemento, dal quale dipende la vita e la morte di tutte le cose. Odio ed amo... intanto un gelo sempre più sinistro si fa largo in me, dentro: il gelo dell'anima, il gelo della perdita e della malinconia.

Cosa direbbe lui, se potesse vedermi ora? Sarebbe fiero dei miei progressi? O deluso? Anche a sforzarmi con tutta me stessa, non c'è più alcun legame tra noi, non lo riesco a vedere più, nei miei sogni. Tutto è ancora più freddo e buio. Mi raggela.

Sospiro rumorosamente, osservando il cielo stellato sopra di me. Incredibile quanto la visibilità migliori con il freddo vento del Nord, rendendo le stelle ancora più vicine. Gli stessi astri. Lo stesso cielo. La stessa luna.

Me lo continuo a ripetere incessantemente, tentando di farmi coraggio. Non voglio dimenticare quel volto, NON VOGLIO, ma qualcosa sembra sfuggire. Fatico sempre di più a mantenere i ricordi che ho con lui, fatico a rammentarlo, a volte persino il suo nome si perde nell'infinito. Sospiro nuovamente, affranta. Ho così freddo ora, sebbene mi senta totalmente a mio agio con l'ambiente ghiacciato intorno a me,

Dei passi dietro di me mettono i miei sensi da guerriera in allerta immediata. So che mi sono allontanata notevolmente dal gruppo e che probabilmente qualcuno mi sarà venuto a cercare, ma non si è mai troppo prudenti in missione

Fortunatamente dalla boscaglia dietro di me fuoriesce una figura sin troppo famigliare che, dopo avermi sorriso tiepidamente, felice di aver constatato che le sue supposizioni fossero fondate, non esita ad incalzarmi con una domanda, centrando in pieno l'oggetto dei miei pensieri.

“Ti manca tuo fratello, vero?”

La fisso imbambolata per qualche secondo... giusto, mio fratello Camus! Ecco il perché di questo mio malessere, ecco a cosa stavo pensando prima, a lui... come ho potuto scordarmelo, anche se per pochi, brevi, istanti?!

“Sì, ma tu come lo sai?”

La ragazza mi sorride ancora una volta, sedendosi poi vicino a me.

“Sono tutte uguali le persone che soffrono la perdita di qualcuno, affettiva, o più banalmente fisica, è irrilevante .. si mettono in disparte e guardano il vuoto, sperando di rivedere il volto del proprio caro. Lo capisco bene, sai? Milo era così quando ha perso Camus nella battaglia delle Dodici Case...”

Discosto lo sguardo, imbarazzata. Non posso aspettarmi altro dalle percezioni di Sonia, forse una delle persone che più mi ha capito in queste anni, una cara amica, nonché uno degli esseri umani con cui mi trovo intimamente meglio. Siamo come due sorelle acquisite.

“E' proprio degno di te, figlia dell'aere!” mi congratulo con lei, guardandola con affetto.

In questi due anni non è cambiata molto, malgrado il passaggio dalla minore età alla maggiore, ma i contorni del viso e degli occhi si sono fatti più marcati, forse anche per i capelli corti che ha deciso di portare dal giorno della separazione in avanti.

Mi sfioro le mie ciocche, che ricadono appena in prossimità delle spalle. Già, anche io ho avuto i capelli corti per un periodo, non li ho più toccati da allora, facendoli poi crescere per rassomigliare a mio fratello. Tuttavia, anche se non li ho più tagliati, sono comunque molto meno lunghi di come li avevo quell'estate del 2011, l'estate che cambiò per sempre le nostre vite, l'estate che sancì irrimediabilmente il nostro destino.

“Te lo si legge in faccia, Marta, ormai sei come un libro aperto per me!” mi spiega Sonia, abbracciandomi di istinto.

Chiudo istintivamente gli occhi e sorrido di riflesso, rincuorata da quel tepore: non sento quasi più il freddo esterno, ma ho ancora un bisogno disperato di calore, soprattutto dopo tutto ciò che ho perso...

“Sì, comunque... - riprendo poco dopo, tornando al discorso iniziale, nel farlo contemplo nuovamente il cielo - Mi manca tanto, ci sono alcune volte che quasi fatico a respirare quando penso intensamente a lui e, sebbene lui stesso abbia promesso di vegliare su di me sempre e comunque, indipendentemente dalla lontananza, ho sempre più difficoltà a ricordarmi di lui, quasi come se il suo viso iniziasse a scomparire nel buio delle tenebre, quasi come se... stesse svanendo nel nulla.”

Sonia si stacca leggermente da me, guardandomi in volto. Cala dunque il silenzio assoluto tra noi, non quello ricco di disagio, bensì quello onnicomprensivo, quello che trascende i limiti delle parole, arrivando fino all'essenza di due persone intimamente vicine.

Anche tra me e Camus non c'era bisogno di aggiungere parole, molto spesso... o meglio, così avevo imparato a capirlo soprattutto nell'ultimo anno. Per Atena, quanto mi manca adesso... so che la scelta è stata mia, so che devo diventare più forte per proteggere lui e tutti gli altri, ma davvero non riesco a scacciarmi dalla testa questa brutta sensazione di perdita. Le nostre mani, strette l'una sull'altra, stanno cominciando a scivolare via, lontano. Non voglio mollare la presa, perché sento che sarebbe la fine, ma non riesco più a trattenerlo, è più forte di me.

“Ti ricordi... che Hermes aveva manipolato i miei ricordi?” mi chiede retoricamente Sonia, rompendo il silenzio tra noi. La sua voce giunge alle mie orecchie mesta, come di memorie a stento recuperate ma indissolubilmente legate alla sua effige.

Tuttavia... perché rinvangare questo fatto proprio ora?

Sonia si limita ad annuire, notando la strana luce che mi brilla negli occhi.

“Non ve ne ho mai parlato in seguito, non ce ne è stato il tempo e non erano parole facili da adoperare... ma mi sono ricordata ogni cosa della mia vita passata, da Aiolia, ferito, che mi portava ad Atene, a quando ho conosciuto Camus, e infine, alla dolorosissima battaglia contro Hades, il dio degli inferi - spiega lei, portandosi le ginocchia contro il petto – C'ero... in tutte quelle circostanze!”

Rimango in attesa che prosegua, rispettando le sue pause per trovare le parole giuste. Sì, ricordo del fattaccio di Hermes, ricordo tutto di quell'estate. Sono parole difficili da pronunciare, ma... ricordo persino del paese natio di Sonia, raso al suolo da coloro che, in principio, credevamo Bersekers, e che invece si sono rivelati pedine nelle mani del Mago.

“E perché... ora?” chiedo, avvicinandomi ulteriormente a lei. La vedo avvilupparsi ancora di più nel giacchino pesante, mentre una nuvoletta di vapore le fuoriesce dalla bocca, sparendo immediatamente dopo nell'infinità dell'aria attorno.

“Perché vorrei raccontarti la mia storia...” asserisce, squadrandomi il volto.

“So', sono consapevole che sia tremendamente difficile per te, non c'è bisogno di...”

“No, io vorrei raccontarti di come sono arrivata a Milo, di come ho vissuto sull'isola di Milos fino alla Battaglia delle 12 Case e di alcuni episodi che ti farà sicuramente piacere sentire. Hai detto che, ogni tanto, hai difficoltà a ricordarti di loro, ebbene anche io... non so cosa stia succedendo, ma avverto che, se non ne parliamo ora, tutto sparirà, tutto ciò che amiamo non sarà mai esistito nelle nostre menti, come un sogno sfuggente... ED IO NON VOGLIO!”

Le sorrido con dolcezza, tornando a guardare, per pochi secondi, il cielo sopra di me, così ricolmo di stelle e così lontano. Forse... parlarne servirà davvero a non perderli per sempre, servirà per opporci a questo ingrato destino.

“Va bene, So... sai che adoro le storie lunghe, proprio come Dégel!” pronuncio il suo nome nella carezza di un respiro, avvertendolo nitidamente come parte integrante di me.

Sonia annuisce placida, un velo di malinconia a solcarle gli occhi, poi scompare in una debole scintilla di consapevolezza.

“Tanto per cominciare vorrei parlarti della mia venuta al Mondo segreto e, conseguentemente, di come conobbi Milo...”

 

 

***

 

 

Questa storia risale a quando avevo compiuto da poco 10 anni, l'ultimo compleanno che festeggiai a casa mia, in Sicilia, perché... sai cosa successe dopo...

Dunque, dicevo che questa storia risale al 2005, con precisione a dicembre del 2005. Ho ancora grosse difficoltà a ricordare nitidamente, ma rimembro perfettamente l'intervento di Aiolia in tutto quello sfacelo di fuoco e fiamme che mi divampava intorno. Poi il nulla... devo essere svenuta, oppure nel mentre Hermes, mio padre, mi aveva già manomesso i ricordi per impedire loro di distruggermi. In ogni caso, quel giorno incontrai per la prima volta Milo, colui che mi avrebbe cambiato la vita da quel momento in avanti!

 

 

 

Aiolia correva disperatamente, tenendo in braccio quel fagotto informe che respirava appena.

No, no, no, dannazione, NO! Non le avrebbe permesso di morire, non dopo che aveva già perso un fratello anni prima...

No, no, no, maledizione, NO!

La gola era secca, i muscoli doloranti, le bruciature presenti sul corpo gli trasmettevano fitte istantanee...

La carne così martoriata, a contatto con l'aria così pura, ostacolava i suoi movimenti, mentre il cervello lottava per rimanere vigile.

Ciò non aveva la minima importanza.

Tossì forte, rabbrividendo. Era allo stremo delle forze, ma non si sarebbe fermato.

Doveva andare il più in fretta possibile al tempio. Andare, andare, più veloce del vento ma drasticamente meno della luce per evitare conseguenze nefaste alla piccola creaturina che teneva tra le braccia.

Dipendeva da lui, lo sapeva.

Il sole stava morendo, incendiando il cielo... con lui la cenere di un paese che, fino al giorno prima, era pullulante di vita. Ora non più. Solo la cenere.

Quelle terribili immagini non facevano altro che rimbombargli in testa, premendo sulle pareti del cervello al solo scopo di fuoriuscire in un urlo dilaniante. Le lacrime in tutto quel calore dovevano essere evaporate. Il corpo di sua madre, nero di... di...

Inciampò in un ostacolo e finì malamente a terra, tuttavia non permise al fagotto di toccare terra.

Dipendeva da lui...

Aiolia urlò, un grido dilaniante si sparse per l'aere, frantumandosi in mille, invisibili, pezzi. Era il ruggito di un leone ferito a morte che si trascinava in avanti nel tentativo di non arrendersi.

Invece lui voleva desistere... a che pro continuare a combattere contro tutto e tutti?! A che pro farlo, se la sua famiglia era stata barbaramente trucidata?! Cosa gli rimaneva, se non l'orgoglio leonino?!

Era un traditore, del resto... l'intero Santuario lo prefigurava come un mostro; un mostro legato allo spergiuro, che non poteva più essere nominato, da un rapporto diretto di sangue: era il fratello di quel dannato che aveva tentato di uccidere la piccola Atena. Nessun nome, solo il dannato, il traditore.

La piccola Atena... la piccola Sonia...

 

Figlio mio, salva Sonia, te ne prego... tu DEVI salvarla! Portala al Santuario, unico luogo sicuro, e affidala a qualcuno di cui ti fidi, ti supplico... proteggila!

 

Parole sincere anche se provenienti da un dio quasi sconosciuto, tuttavia di chi fidarsi al Grande Tempio, se tutti gli erano contro?

Senza un piano in testa si alzò di scatto con tutte le forze che possedeva, riprendendo a correre con ancora più impeto.

No, Sonia non sarebbe morta... al costo di pregare in ginocchio qualsivoglia parigrado, al costo di ingoiare un rospo più grande di lui. Quanto sono amari i rospi, ma nulla a confronto al vuoto tetro di perdere una persona cara, Aiolia lo sapeva bene questo.

No, no, no, dannazione, NO!

La via per il Santuario era spianata, Aiolia la raggiunse in poco più di qualche minuto, stremato. I polmoni bruciavano da morire, tanto da farlo sussultare ad ogni respiro.

Aveva raggiunto l'anfiteatro a poca distanza dai dodici templi, mentre una brutta sensazione lo invadeva senza pietà.

Stava per morire anche lui lì, o cosa?

“Aiolia...?”

Il suo nome veniva pronunciato con un pizzico di ansia, eppure non riconosceva quella voce...

 

Aiolia... sei ancora troppo goffo nei movimenti, vedi?

“F-fratello, sei tu?!”

Non va bene così, Lia, concentra il cosmo dentro di te e serba la parola giustizia nel tuo cuore. Quanto è bella questa parola, nevvero? G-I-U-S-T-I-Z-I-A! Profuma come i fiori e splende come il cielo, non trovi? Questa è la nostra strada!

“Fratello, io senza di te non sono più...”

Non dire assurdità, Leo, sei un leone, come tale, sei un combattente nato! Segui il tuo segno, e vedrai che riuscirai a proteggere le persone a te carte, anche se io non sono più con te...

“AIOLOOOOOS!!!”

 

“Aiolia, ma cosa...?”

Il Cavaliere del Leone sgranò gli occhi a seguito di quel lieve contatto inaspettato sulla spalla. Come ogni animale ferito e guidato dall'istinto, scacciò con una violenta manata quel potenziale nemico, balzando indietro per poi apprestarti a fuggire.

“Aiolia, sono io!”

Riconobbe quella voce acuta e ancora un po' bambinesca, ma non riuscì totalmente a rilassarsi. Quel suono... così famigliare e, un tempo, amico, ora parte integrante delle schiere avversarie. Ah, i tempi dell'addestramento in terra di Grecia, quando ancora suo fratello lo confortava con la sua presenza, ah le calde giornate assolate, dove, tra uno schiamazzo e l'altro, il gruppo dei futuri Cavalieri d'Oro, i giovanissimi, correva ad Atene a prendere un gelato... quel tempo si era concluso brutalmente, nulla più era rimasto.

“M-Milo, io devo... devo andare!” bofonchiò Aiolia, diffidente, senza degnarlo di uno sguardo.

“Ma hai bruciature su gran parte del corpo e, in più, cosa porti lì in braccio?”

Aiolia si voltò, trovandosi a faccia a faccia con Milo, Cavaliere d'Oro di Scorpio di Atene, un tempo un suo grande amico, ora invece...

“Scorpio, il Grande Sacerdote è stato chiaro, no? Voi altri non dovete avere niente a che fare con me, nulla più di un rapporto di blanda educazione tra compagni, vai pure per la tua strada!” esclamò Leo, raccogliendo tutte le forze per scattare un ultima volta lontano da lui, tuttavia non vi riuscì, bloccato dal compagno per un braccio.

“Conosco gli ordini del Sacerdote, e li rispetto, mi pare! Tuttavia non sono nemmeno tipo da abbandonare così un mio vecchio amico e l'anima innocente che si sta portando dietro!” esclamò Milo con vigoria. Era testardo come pochi.

Degno spirito di osservazione poi, non c'era che dire. Ma non era il momento per perdere tempo con stupidi giochetti!

“Milo, non ho t...”

“Cosa, tempo? E allora permettimi di aiutarti, perché conciato come sei non andrai lontano, e anche la creatura che ti porti dietro non sembra stare molto bene...”

Un improvviso flash illuminò la giovane mente del Cavaliere di Leo, portandolo a voltarsi interamente verso la figura del compagno.

Milo di Scorpio indossava l'uniforme di allenamento con vari rinforzi per proteggersi meglio dai colpi avversari. I suoi occhi limpidamente azzurri non tradivano alcuna ironia, facendolo sembrare quasi solenne.

La muscolatura di Aiolia si rilassò appena.

“Milo... quell'espressione seria non ti dona per niente, non sembri neanche tu!” ironizzò Leo, un lieve sorriso sulle sue labbra. Erano cresciuti insieme, d'altronde...

“Lia, quelle bruciature non rendono giustizia alla tua tempra di Cavaliere d'Oro, pensavo che il Leone fosse un segno di fuoco, come puoi essere conciato così?” ribatté l'ex amico, con ugual tono.

Aiolia avrebbe riso, se le circostanze lo avessero permesso, avrebbe riso se si fossero trovati, ancora una volta, ai tempi dell'allenamento... tuttavia quel periodo si era concluso nel peggiore dei modi. Era troppo tardi per tutto.

“Lia, puoi fidarti ancora di me...”

Era vero, di Milo ci si poteva fidare, ma avrebbe accettato un favore così complicato senza tante spiegazioni? Il Cavaliere di Scorpio aveva una mente analitica, sempre pronta a farsi domande e ad interrogarsi sugli eventi, quello invece sarebbe stato un salto nel buio...

“Milo, io... non posso spiegarti alcunché, tuttavia...”

“Ma almeno fatti controllare da qualcuno e...”

“Posso affidartela? Ne va della sua vita; della vita di una innocente”

Milo strabuzzò gli occhi e fece due passi indietro, incredulo.

“E'... è una bambina!” riuscì solo a dire, tremando vistosamente.

Aiolia infatti, senza pensarci due volte, preoccupato per le sorti della piccola Sonia che sembrava stare sempre peggio, mostrò al compagno d'armi, senza ulteriori rigiri di parole, il fagotto che teneva in braccio.

“Sì, ha bisogno di riprendersi in un posto sicuro e di essere curata al più presto...” iniziò a spiegare Aiolia, faticando non poco.

Milo lo fissava con un'espressione di urgenza negli occhi che, nonostante questo, marcavano anche un certo scetticismo. Come poteva essere altrimenti, d'altronde?! Lui era fratello di un traditore, nel suo sangue scorreva la stessa essenza di uno impostore che aveva tentato di uccidere la piccola Atena, proprio colei che aveva promesso di difendere! Lo stesso sangue scorreva in lui, la stessa essenza, per questa ragione era tassativamente vietato instaurare rapporti con il giovane Leone.

 

Sei uno sciocco, Aiolia, sai cosa sei, sai cosa rappresenti per il Santuario, come puoi aver abbassato così la guardia davanti ad uno dei fedelissimi del Grande Sacerdote?! Eppure lo fai per Sonia; Sonia che ha bisogno di cure, Sonia che rischi di perdere come il resto della tua famiglia... dannazione, qualunque cosa, qualunque... per salvarla!

 

“In ogni caso non ha importanza ora dove tu l'abbia trovata o cosa le sia successo... lei ha bisogno di cure!” sentenziò alla fine lo Scorpione, ricacciando immediatamente tutti i dubbi lontano da sé.

“Milo, significa che...”

“Cosa posso fare io, per voi?” chiese infine Milo, avvicinandosi ulteriormente.

Se Aiolia avesse potuto, avrebbe permesso alle sue gambe, oramai sciolte, di toccare terra; se avesse potuto si sarebbe messo a piangere, supplice... ma era un Cavaliere d'Oro, e tra i più forti, non poteva mostrarsi così debole.

“L'unica cosa che puoi fare, Milo, è prendertene cura tenendola il più lontano possibile da me...”

“Aiolia, sei...?”

“E' mia sorella minore! Non posso dirti di più, ma sappi questo!”

“COS...?!”

Aiolia annuì appena, cercando di mascherare il malessere sempre più incombente per quello che si apprestava a dire.

“Sì, è mia... sorella... deve stare lontana da me, sono una fonte di pericolo per lei, non deve neanche venire a sapere che io sono suo fratello, ti supplico...”

“E non mi dirai cosa cappero è successo, vero?!”

Aiolia rimase in silenzio, confermando così la domanda del compagno. Dire alla piccola Sonia la verità sulla morte della madre e sulla distruzione del paese, rimescolare i ricordi che Hermes aveva faticosamente tramutato in qualcosa di più accettabile e dolce, no... mai, mai e poi MAI!

Milo sospirò, massaggiandosi la testa e imprecando sotto voce: la situazione in cui ci era accollato più o meno inconsciamente non era esattamente ciò che aveva pensato per quel giorno.

“E cosa dovrei farci, con lei? Sai che non sono un buon maestro come Camus, sai anche che non ho pazienza con i mocciosi... Insomma, sono una frana su questo settore, sei proprio sicuro di volerla affidare a me?”

“Milo, sei l'unico di cui mi fidi ancora abbastanza... ti supplico, fallo per la nostra passata amicizia, oppure fallo per questa povera bambina, ti assicuro che ne ha passate tante...”

Milo fissò in silenzioso il fagotto di Aiolia, studiando con attenzione tutti i particolari.

Era una piccola creaturina dalla carnagione chiara e le guance un po' paffute, i capelli erano castano scuro, lunghi, e le manine ancora troppo piccole per poter tenere qualcosa di grosso e insostenibile come il peso della vita.

“Quanto... ha?” chiese, quasi automaticamente. Faceva tenerezza, avvolta così da una coperta stracciata e con il visino sporco di fuliggine. Cosa aveva passato quella creatura prima di arrivare lì, in braccio ad una Aiolia conciato anche peggio?!

“D-dieci anni... è ancora molto piccola ma ha un bel caratterino, te lo posso assicurare!”

Milo tornò ad osservare il visino di quella bambina, che si stava agitando nel sonno, le manine tremavano appena, come nel tentativo di afferrare qualcosa di tremendamente lontano.

Per Zeus, non poteva proprio abbandonare quella povera creatura che, con ogni probabilità, era appena scappata dalle grinfie del fuoco divoratore.

“Aiolia, uff... d'accordo, me ne occuperò io e farò in modo di tenerla lontana da te... ma tu vatti a medicare che non possiamo proprio perdere un Cavaliere d'Oro come te, traditore o non traditore che sia!” affermò alla fine Milo, prendendo delicatamente la bambina in braccio.

In che razza di situazione era finito?! Da quella mattina soleggiata, malgrado il fresco di dicembre, tutto si sarebbe aspettato tranne di diventare baby-sitter di una mocciosa. Proprio lui che, con i bambini, non ci azzeccava nulla di nulla. Certo che il destino era proprio beffardo!

Aiolia inaspettatamente sorrise, e fu un sorriso aperto e sincero, di quelli che Milo non gli aveva più visto da diversi anni. Fratello di un traditore... era vero! Nessuno, tra i piccoli Cavalieri d'Oro, se lo sarebbe mai aspettato da una persona magnifica e retta come Aiolos, eppure il Sagittario aveva davvero tentato di uccidere Atena, fuggendo e sparendo poco dopo. Si vociferava fosse morto per le ferite riportate, ma intanto aveva creato un bel po' di scompiglio con le sue nefaste azioni, il peso delle quali, era caduto sulle giovani spalle di Aiolia. Che destino ingrato! Da allora nessuno lo vedeva di buon occhio, quel ragazzo dai capelli castano chiari e dagli occhi feroci, stracolmi di una foga e una fierezza inaudita che a stento sarebbe stata da attribuire ad un ragazzo di appena sedici anni. La stessa età di Milo di Scorpio, ma con un vissuto nettamente diverso.

In ogni caso c'era poco da fare, le cose erano andate come andate, non ci sarebbe stato più alcun legame di amicizia tra loro, no... il Grande Sacerdote aveva detto di stare all'occhio da quel furfante che condivideva il sangue di un traditore. I Cavalieri d'Oro potevano semplicemente attenersi alle direttive. Tuttavia non era nemmeno da Milo abbandonare un vecchio, caro, amico, con cui aveva condiviso i giorni dell'allenamento, giammai! Quindi, per una volta, il Grande Sacerdote non ne sarebbe venuto a conoscenza, tanto meno Shura, Death Mask e Aphrodite, i suoi fedelissimi. No, tutto il loro discorso, la stessa piccola Sonia, era da preservare, pertanto sarebbe rimasta, per quanto possibile, segreta.

“Ancora un favore, Milo, ti supplico...”

Aiolia sembrava parecchio addolorato oltre che affaticato. Davvero, cosa cappero aveva combinato Leo, per finire in quella situazione?!

“Lia, mi spiegherai mai come diavolo hai fatto a ridurti così e cosa sia successo?”

“NO! E ti supplico di non incalzare nemmeno Sonia con queste domande, è molto pericoloso!”

“Sonia?”

“Mia sorella, sì! Mi raccomando, crescila sana e forte sull'isola di Milos, lontano da qui, lontano dal Mondo Segreto... ti giuro che non avrai più nulla a che fare con me, da adesso in avanti, ma ti supplico, io...”

Faceva fatica a parlare, ma non si capiva se per le ferite riportate o per il dolore di separarsi da lei, faceva quasi tenerezza, tanto da rassomigliare ad un gattino bagnato più che ad un leone possente.

“Ti ho già promesso che lo farò, ma tu...”

“Non ti curare di me, ho un debito nei tuoi confronti, tienilo a mente. Le nostre strade si dividono qui, grazie ancora!” lo interruppe Aiolia, quasi come se tagliare il discorso rendesse il tutto meno difficile. Poco dopo rizzò la schiena, sparendo in un lampo di luce.

Milo avrebbe potuto seguirlo, se solo avesse voluto, ma le condizioni della bambina erano più importanti di ogni altra cosa, era necessario agire subito.

“Va bene allora, Lia, se questo è ciò che vuoi, in onore della nostra passata amicizia, mi prenderò cura di Sonia al posto tuo, non hai nulla da temere!” decretò a voce alta, per darsi un tono in quella situazione assurda e sperando che il compagno potesse comunque udirlo in qualche modo.

Da quel momento in poi sarebbe tutto cambiato, già lo sapeva. Per un breve istante, ebbe l'impulso di confidarsi con il suo migliore amico e magari chiedergli consiglio. Fu un attimo, poco prima di rendersi conto che non avrebbe mai potuto: Camus aveva ben altro da fare in quel periodo, era lontano, un puntino luminoso di cosmo nelle infinite steppe della Siberia. I fasti passati in cui i due potevano vedersi dopo gli allenamenti e chiacchierare sotto il solito albero di mele, erano ormai polvere di memoria, lontani nel tempo ma incommensurabilmente vicini ai loro giovani cuori.

Sospirò sonoramente, poco prima di sistemare meglio in braccio la piccola creatura che, da quel momento in avanti, sarebbe dipesa da lui.

DECISAMENTE... crescere era una gran seccatura!

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di MaikoxMilo:

 

Buonsalve a tutti e felice anno nuovo, innanzitutto! Volevo inaugurare questo 2019 con una nuova longfic che, come avete potuto vedere, parte da una situazione futura non ancora narrata e che però tratta del periodo intercorso tra l'arrivo di Sonia nelle chele dello Scorpione (quindi 2005), all'entrata di Marta, Michela e Francesca nel Mondo Segreto (estate 2011).

E ora ecco un paio di dritte per farvi raccapezzare meglio:

  • Il racconto, narrato da Sonia a Marta, inizia in una notte di novembre del 2014, ora, chi segue la serie principale, è consapevole che la seconda storia termina a settembre del 2011. Abbiamo quindi tre anni di buco in cui sarà sviluppata la terza storia che, vi anticipo, terminerà alla fine del 2012. Perché quindi il salto temporale di altri due anni?! Avrete di sicuro intuito che i gruppi si sono separati, ma il motivo vi sarò chiarito nella terza storia che (spero) prenderà la luce proprio in questo anno.

  • Ricordo che si tratta di una AU (universo alternativo) per cui le date non coincidono con la serie classica. Avendo voluto modernizzare i Cavalieri, le varie date di nascita sono spostate in avanti. Per intenderci, i giovanissimi Cavalieri d'Oro, Milo, Camus , Aiolia, ecc. sono nati tutti nel 1989, quindi ad inizio di questa storia i protagonisti hanno 16 anni (Camus quasi 17 ma è un trascurabile dettaglio XD) e Sonia, come già stato detto, 10 perché nata alla fine dell'anno. Sempre in quest'arco narrativo, la storia coprirà quindi gli anni dal 2005 (quasi 2006) al 2011: la Battaglia delle 12 case avrà luogo a novembre del 2009, mentre Hades circa un anno dopo).

Che dire ancora, spero che la storia possa piacere e sarei contenta che qualcuno di voi mi scrivesse cosa ne pensa (anche se sono consapevole trattarsi di una utopia XD). Bando alle ciance e cominciamo anche questa avventura, buona lettura a tutti!

P.S.: dedico la storia a Narclinghe, che so essere fan della coppia allievo/maestro formata da Sonia e Milo, la ringrazio calorosamente perché, inconsapevolmente, mi spinge a continuare a pubblicare questa mia opera (scrivere lo farei già, sono troppo legata a questa storia!)

Un saluto a tutti!!!

  
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