Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Ofeliet    15/01/2019    2 recensioni
Alla fondazione del complesso del collegio, i professori avevano in mente grandi progetti per esso. Doveva essere una dimostrazione di eccellenza e perfezione. I suoi iscritti, comunque, vantano ben poco simili qualità.
D'altronde, cosa puoi fare con un folto gruppo di adolescenti impegnati a rivaleggiare e sgominare team malvagi da quando hanno iniziato a viaggiare? Niente. Puoi solo insegnargli ad essere studenti modello, e fallire nel tentativo. D'altronde, si ha a che fare con campioni non più in erba ed esperti del mestiere, tutti focalizzati sul diploma e sulla gloria che deriva da esso.
Qui tutti hanno più di un asso da giocare, e soprattutto hanno voglia di vincere.
| Airplane Bikini Contest DualRival FerrisWheel Ikari Pokè Ranger | ed altre...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty, Drew/Vera
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo della scuola. ~'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo Quindici: Si va via per tornare.


Gary non si era presentato a lezione per il resto della settimana.
Era comprensibile, ma Asuka era convinta che evitare il problema non stava facendo altro che peggiorarlo. In fondo, nessuno aveva problemi con le preferenze del ragazzo, ma comprendeva il fatto che non volesse affrontare Evans – e Costaluna, stranamente supportiva in tutta quella faccenda –. Fosse stata nei suoi panni, dopo averci riflettuto, anche lei avrebbe evitato di venire in aula per parlare del fatto che l’avesse respinta per mancanza di specifici attributi. In fondo non erano problemi suoi, doveva concentrarsi sulle lezioni di letteratura di Hoenn e sul ricevere una valutazione decente. Le scaramucce amorose non avevano mai fatto per lei, e voleva continuare su quella linea. La sua compagna di stanza però sembrava profondamente investita in quella telenovela melensa, e le toccava sorbirsi ogni minimo aggiornamento – non richiesto – su tutta quella storia.
Tanto valeva che Gary ritirasse la sua iscrizione piuttosto che far sperare una sua entrata trionfale dalla porta dell’aula, proprio come stava facendo in quel momento.
Asuka lo osserva sedersi, e ascolta l’improvviso silenzio che cala dentro la stanza. Nemmeno il vento fuori dalle finestre faceva più rumore. D’accordo, Gary era più coraggioso di quanto pensasse. O più cretino, difficile a dirsi.
Nessuno riesce a proferire parola perché Rowan entra nell’aula, e Gary già si pente di essere entrato. Di certo per almeno un’ora nessuno avrebbe fatto alcun tipo di commento, ma sapeva bene che avrebbe dovuto affrontare tutti quelli che si trovavano adesso in quell’aula.
Insomma, aveva mentito a tutti. Ash e Julia per primi, cari amici d’infanzia che aveva riempito di frottole fino ai capelli. Non temeva troppo la loro reazione, di certo nessuno dei due gli era parso il tipo particolarmente permaloso, ma sapeva di dover affrontare uno stormo di ex ragazze e potenziali flirt.
Probabilmente avrebbe dovuto parlare in privato anche con Julia, nonostante considerasse la questione chiusa da un bel pezzo. Misty la sera prima gli aveva accennato qualcosa a riguardo, ma non aveva voluto snodarsi in dettagli lasciandolo con dubbi in sospeso. Poi c’era Costaluna che lo guardava male, gli occhi più su di lui che sulla lavagna e si trova a ricambiare l’occhiata torva. Aveva già troppo a cui pensare, senza dover considerare una come lei.
Sapeva bene che doveva fare qualcosa, doveva dire qualcosa, ma più passava il tempo e meno trovava le parole. Aveva creduto erroneamente che venire in classe gli avrebbe donato qualche tipo di illuminazione, ma si era sbagliato. Si sentiva parecchio stupido, e la lezione stava scorrendo via incurante dei suoi pensieri.
La campanella suona, riportandolo nel mondo reale, e lui si trova a sudare freddo. Non aveva idea di ciò che lo attendeva dopo quel suono.
Rowan termina di parlare e raccoglie le sue cose, uscendo dall’aula. Gary si sente come se fosse sul patibolo, ma un momento passa, anche quello dopo, e non succede niente. Si irrigidisce, quello era davvero strano.
« Gary, il tuo compito. » Serenity è accanto a lui, e tende la mano. Inizialmente, confuso, la osserva non capente, poi vede diversi fogli che teneva già in braccio e si ricorda. « Ti prego non dirmi che ti sei dimenticato la ricerca sui fossili marini per Aloè. » la vede sospirare, e le sorride.
« No, ce l’ho. » dice, prendendo i propri fogli e allungandoli alla ragazza, che sembra più rilassata. Comprendeva che non le piaceva rincorrere la gente per farsi consegnare le cose, ma quel mese era il suo turno e doveva sottostarci. Serenity prende la sua ricerca sollevata, conteggiando i fogli. Forse doveva parlarle, forse era un suo modo implicito per chiedergli di parlarle.
« Senti. » parla, a voce bassa, e gli occhi verdi di lei si spostano sul suo viso. « Che si è detto in questi giorni? »
« Non faccio pettegolezzo, Gary. » lui la guarda, con un vago cipiglio offeso.
« Hai capito ciò che intendo. »
« Sì, e ti ho risposto. » le sue parole lo bloccano, Serenity non gli aveva lasciato alcuno spazio per approfondire la questione. La guarda sospirare nuovamente, e stringersi i fogli delle ricerche al petto. « Lascia che ti dica una cosa, Gary. Il mondo non gira intorno a te. » fa una pausa. « Anche se hanno coniato un saluto particolare. » lui la osserva, non capente, e Serenity gli sorride con un vago divertimento nello sguardo. « Lo capirai quando lo sentirai. » e detto ciò se ne va, probabilmente perché doveva consegnare tutto il malloppo che aveva continuato a tenere tra le mani.
Non avevano niente da fare per quell’ora, in effetti, e non gli andava di rimanere in classe. Dopo una simile chiacchierata temeva un confronto più serio, inoltre continuava a sentire lo sguardo di fuoco di Anis sulla testa e voleva mettere più distanza tra se stesso e lei. Probabilmente in biblioteca sarebbe stato più tranquillo.
« Julia, avresti dovuto dirgli qualcosa. » sibila allora Anis, guardando l’amica che era concentrata sugli appunti presi.
« Cosa avrei dovuto dirgli? » replica senza nemmeno alzare lo sguardo. Anis corruccia le sopracciglia, non era di certo quella l’amica che lei conosceva.
« Qualcosa, Julia! Così pare che ti vada bene che lui ti abbia presa in giro! »
« Non mi ha preso in giro! » esclama allora Julia, guardandola negli occhi. « Certo, il suo rifiuto mi brucia ancora, ma non ci posso fare niente se… non sono un ragazzo! » si rende conto di aver alzato la voce troppo tardi, ma nessuno sembra prestarle troppa attenzione. Non negava di essere frustrata da simile situazione.
Credeva di essere un’amica per Gary, almeno quello, e invece lui non le aveva mai detto niente.
Forse non doveva prenderla così a cuore. Doveva mettersi l’anima in pace e guardare altrove, magari innamorarsi di nuovo. Quello o farsi qualche giro sul suo skateboard, probabilmente le avrebbe fatto bene alla stessa maniera.
Voleva convincersi di stare bene, e fingere almeno per un po’ di essere serena.


« Cosa significa? » mormora Touko allarmata. Nell’aula magna erano stati convocati tutti gli studenti provenienti da Unima, e quando ciò succedeva non era mai niente di buono. Questa volta, però, non si trattava di comunicazioni meteorologiche, nonostante dopo la comunicazione tutti avrebbero preferito una nuova bufera sulla regione.
« Non abbiamo contatti con la regione Unima da ormai tre settimane. Abbiamo confermato che non si tratti di interferenze meteo o di guasti alla rete di comunicazione. »
« Intende dire che…? »
« Probabilmente la linea è stata manomessa per tagliare fuori dalle comunicazioni l’intera regione. » Belle impallidisce, e si appoggia a Komor che mette una mano sopra la sua per tranquillizzarla. « Non sappiamo cosa stia succedendo, riceviamo notizie vaghe dalla linea centrale ma non si riesce a stabilire nessun contatto privato. » Aralia aveva passato tutta la notte a tentare di contattare Zania con scarsi risultati.
Si era consultata con gli altri professori, ed erano giunti alla conclusione che il team Rocket si fosse occupato di un simile stratagemma. Probabilmente non avevano ancora capito di essere scoperti perché continuavano a riproporre vecchie notizie agli apparecchi. Forse potevano usare la cosa a loro vantaggio.
« Vi chiedo di non spargere il panico per la scuola, e di non prendere iniziative finché non capiamo bene cosa sia successo. »
« State scherzando spero! » esclama Iris, scattando in piedi. « Io sono preoccupata per la mia famiglia! »
« Ha ragione. » si aggiunge Asuka. Sua madre la chiamava abitualmente, quindi la mancanza di contatto l’aveva insospettita. Solo ora però ne comprendeva la ragione, e il pensiero della condizione dei suoi genitori la faceva preoccupare ancora di più.
« Sarebbe meglio se almeno noi Capipalestra tornassimo per controllare la situazione. » propone allora Artemisio, incorrendo però nel lamento dei studenti.
« Non se ne parla! Se vanno loro, devo andarci anch’io. » esclama Iris con più forza, voltandosi verso Giulia. « Diglielo anche tu, sono settimane che sei preoccupata per tua sorella! » la ragazza presa in causa apre bocca, colta di sorpresa per un simile approccio, ma annuisce.
« Non sento Martes da prima del torneo. Voglio sapere se sta bene. » mormora. N la osserva, e annuisce.
« Io devo controllare se il team Plasma non stia approfittando della situazione per tornare alla ribalta. » la professoressa Aralia li guarda tutti, sinceramente fiera del loro temperamento combattivo.
Condividevano tutti lo stesso sentimento, e non sarebbero stati tranquilli finché non sarebbero tornati a casa.
« Per il trasporto non dovremmo avere problemi. Conosco un amico che può prestarmene uno. » dice Anemone, ma Aralia nega con la testa.
« Un simile esodo di massa insospettirebbe chiunque abbia teso questo tranello, abbiamo a che fare con un avversario piuttosto acuto. »
« Quindi cosa propone di fare? » la donna sospira, indecisa sul da farsi.
« Penso dovremmo partire in gruppi piccoli, così da non fare troppa confusione. Soprattutto la notizia della nostra partenza non deve uscire da qui. Quelli che si dirigono verso l’est della regione, la scusa sarà l’aiuto per la nuova tormenta che sta facendo sempre più danni. Belle e Touko verranno con me e Aloe come assistenti sul campo. » la donna fa mentalmente il conteggio.
« Chi deve andare ad Austropoli? » chiede, e vede Giulia alzare la mano. « Andrai con Artemisio. Ha una mostra la settimana prossima, sarebbe andato ugualmente e non sarà sospetto. »
« Camelia, tu e Anemone raggiungerete Silvestro ad Aranciopoli con le persone che restano. Lui sa come farvi arrivare inosservate. » Yukiko incrocia le braccia al petto, stizzita. Lei non era minimamente preoccupata per la sua famiglia, la preoccupava di più lasciare lì tutti i suoi esperimenti. Forse non sarebbe dovuta andare, ma non si negava un pizzico di curiosità su quello strano fenomeno. Anche il suo maestro, dalle ultime notizie che aveva ricevuto, si trovava a Unima dall’inizio dell’inverno. Probabilmente sarebbe andata a cercare lui, invece che la sua famiglia. Di certo loro non si erano preoccupati di lei, e di conseguenza nemmeno lei desiderava preoccuparsi di loro. Sembrava perfetto. Avrebbe dovuto istruire Nicolas su come trattare le cavie che teneva nella sua stanza, probabilmente non sarebbe stato un problema per la sua coinquilina.
La ragazza ghigna, soddisfatta della propria risoluzione.
Serenity, accanto a lei, non era invece affatto tranquilla. Non bastava Daniel che era in giro a fare danni, ora doveva anche preoccuparsi del proprio padre, oltre che esercitarsi a mentire alle sue amiche per quella partenza così improvvisa. Non le piaceva farlo, ma comprendeva perché in una simile situazione era considerato necessario.
Si evitava il panico inutile e non si regalava ai team un’atmosfera di confusione, della quale certamente avrebbero approfittato velocemente. La ragazza respira con calma, cercando di imporsi la tranquillità.
Poteva farcela.


« Ecco qui le informazioni che mi avevi chiesto. » l’ufficio di Silver, sempre se potesse essere chiamato tale, era umido. Il team Rocket si trovava ancora alle cascate Tohjo, e non dava alcun cenno di voler spostare il covo. Forse avrebbe dovuto fare un suggerimento, perché andare fino a lì stava diventando una scocciatura enorme per lui. Il ragazzo non lo guarda, attaccando invece la pendrive e consultando subito le informazioni che gli aveva portato.
Diretto e di poche parole, gli piaceva.
« Spero che stavolta mi paghiate subito, o inizierò a portare tutte queste prelibatezze alla concorrenza. » gli occhi argentei di Silver lo fulminano, ma non lo scompongono.
« Quale concorrenza? » gli chiede, serio.
« Non saprei. I professori? No, sarebbe uno spreco. E non voglio fare le cose gratis. La polizia? Oppure gli altri team, non saprei. » la sua era una minaccia, Daniel lo sa bene, e per rafforzare il concetto di vantaggio si siede sulla scrivania improvvisata di Silver, accavallando le gambe. Gli occhi dell’altro non abbandonano i suoi movimenti, soprattutto quando si abbassa verso di lui. « Quindi fareste bene a pagarmi in modo adeguato. » Silver deglutisce, e distoglie finalmente lo sguardo.
« Dovresti parlare con Atena, è lei quella che gestisce la parte finanziaria. » Daniel sorride, lievemente compiaciuto.
« Lo farò, ma considera le mie parole. Non siete gli unici acquirenti sul mercato. » dice, prendendo l’uscita e solo quando si chiude la porta dietro le spalle, Daniel smette di sorridere. Tutto stava andando secondo i suoi piani. Non mancava molto perché tutto andasse al posto giusto. Doveva solo portare pazienza.


« La nostra classe sembra più vuota del solito. » sospira Chiara, cercando di concentrarsi sul libro che aveva di fronte. Jasmine, seduta accanto a lei, sorride debolmente.
« Da quanto ho sentito, c’è stata una grossa tormenta. Capisco perché abbiano deciso di tornare tutti a casa. »
« Sì ma non è giusto! » squittisce allora la ragazza, incorrendo però nell’essere silenziata da Valerio e lo guarda, tornando a prestare attenzione a Jasmine abbassando un po’ la voce. « Mi mancano le battute di Ciprian. » Jasmine sorride, stavolta un po’ forzata. Nessuno al di fuori di Chiara apprezzava le battute del ragazzo.
La loro calma, però, viene presto abbattuta da Sandra che entra furiosa nella loro aula che chiude sbattendo la porta. Tutti ormai erano abituati agli scatti di ira della ragazza, ma in un simile frangente c’era qualcosa di diverso. Sandra non era arrabbiata, e nemmeno infastidita da qualche commento di Lance, ma sinceramente furiosa. In una situazione normale nessuno avrebbe proferito parole e avrebbero lasciato che la burrasca andasse a sfogarsi altrove, ma quel comportamento non era una situazione normale.
« Sandra, t-tutto bene? » Chiara vorrebbe nascondersi sotto al banco per evitare un lanciafiamme verbale, ma ad una simile domanda Sandra pare calmarsi.
« No. » le risponde, ma non c’è sarcasmo nelle sue parole. Era indecisa se rivelare ciò che aveva scoperto, dirlo ad alta voce avrebbe sicuramente causato altri problemi. C’era una voce dentro di lei – che aveva curiosamente il tono di Lance – che le consigliava di fare la cosa giusta, ma lei non comprendeva quale fosse la cosa giusta da fare in una simile situazione.
Si maledice per aver torchiato Iris, più il proprio interesse per la faccenda, ma ormai il danno l’aveva fatto e tanto valeva mettersi in gioco.
Jasmine le appoggia una mano sulla spalla. Le si era avvicinata mentre rimuginava, e il tocco della sua mano è molto delicato ma pieno di calore. « Sandra, seriamente, cosa c’è? » Sandra stringe le labbra, ma decide di parlare.
« So perché gli altri sono andati a Unima. » dice, catalizzando all’improvviso tutta l’attenzione dei compagni lì presenti. Non ne mancava nessuno, che fortuna.
« Sì, c’è la torment- »
« No, non c’è una tormenta. » interrompe lei e la sua frase crea il gelo più totale. « C’è qualcosa di molto peggio. »
Percepisce Jasmine tremare, ma ormai stava parlando di tutta la faccenda e tanto valeva andare fino in fondo. « Le comunicazioni con Unima sono state tagliate. Probabilmente il team Plasma ne sta approfittando. » Jasmine emette un verso strozzato, e persino Chiara scatta in piedi. Angelo e Valerio non appaiono tanto turbati, più sorpresi di una simile notizia.
« Ne sei sicura? » Sandra annuisce.
« Purtroppo sì. L’ho chiesto a Iris. »
« Vorrai dire che hai interrogato Iris. » la corregge Valerio, beccandosi un’occhiataccia.
« Come dicevo, me l’ha riferito Iris. Oggi è partita pure lei, è stato organizzato dai professori. »
« Stai dicendo che i professori sanno di questo e non hanno riferito niente? » Sandra annuisce.
« Sembra strano, ma visto il coinvolgimento del team Rocket è comprensibile. » nella stanza torna il silenzio. Tutti loro ricordavano quanto quel team fosse stato problematico per la loro regione, e nessuno desiderava affrontarli ancora una volta. Questa volta non ci sarebbe stato nessun fulgido eroe pronto a salvarli tutti.
Chiara scatta in piedi, improvvisamente carica.
« Io non voglio stare qui a fare niente! » esclama, e si dirige verso la porta.
« Cosa intendi fare? » le chiede Sandra, osservandola perplessa.
« Vado a parlare con i professori, ovvio! Non si aspetteranno che io me ne stia tranquilla dopo aver saputo tutto questo. Io ho il dovere di difendere Fiordoropoli! » la ragazza era animata da una curiosa grinta che nessuno lì dentro comprendeva ma che tutti si trovavano a condividere. Loro erano tutti Capipalestra, era il loro compito fornire tutta la protezione necessaria.
« Chiara, fermati! » Angelo non alzava mai la voce, quindi sentirlo parlare così era davvero una sorpresa. « Io capisco come tu la pensi, ma dall’altro lato capisco anche perché c’è una simile segretezza. » le sue parole hanno il potere di arrestare Chiara, almeno temporaneamente. « Finora nessuno sta capendo cosa stiano combinando i team, dopo la confusione del torneo non si sono fatti più sentire. Anch’io sarei più propenso ad un approccio di segretezza, invece di essere aggressivo. » Jasmine sospira sollevata, per fortuna l’indole razionale di Angelo funzionava fin troppo bene su Chiara.
« L’ho pensato anch’io, ma non riesco a starmene con le mani in mano. » commenta Sandra, incrociando le braccia al petto. Angelo alza le spalle, sinceramente confuso.
« Nemmeno io so che cosa fare, ma fare confusione adesso sarebbe comunque la cosa più sbagliata. » nonostante detestasse ammetterlo, Sandra riconosce che aveva ragione.
« Comunque, non appena quel team maledetto ricaccia fuori la testa, non ci penserò due volte ad attaccarli. » Angelo le sorride, divertito.
« Credimi, questo lo faremo tutti noi. »


Drew voleva parlarle e Vera non si sentiva tranquilla a riguardo.
Dopo il torneo non avevano avuto modo di conversare con calma o a rimanere soli, nonostante l’ultima cosa era ciò che lei desiderava meno. Non negava di essere però curiosa a riguardo di ciò che Drew aveva da dirle. Forse era la volta buona che ammetteva che lei era una buona Coordinatrice, e magari avrebbe smesso di darle fastidio. Di certo le sue speranze erano forse un po’ esagerate e fantasiose, ma niente e nessuno poteva dirle di smettere di fantasticare.
Quel periodo per lei stava andando perfettamente, e non voleva che niente distruggesse quella linea di eventi positivi. Forse era per quello che stava evitando apposta Drew. Non riusciva a dirlo con certezza, ma voleva godersi quel momento di serenità che sembrava essere destinato a morire in fretta.
Aveva ragione, Drew era nel suo stesso corridoio e le stava venendo incontro. Non c’era nessuno a parte loro, e ormai era troppo tardi per tentare di nascondersi. Forse avrebbe dovuto ignorarlo, magari Drew non si ricordava più la cosa che doveva dirle.
« Vera? » le era di fronte, e l’aveva chiamata per nome. Quello era un evento raro e particolare, che non credeva si sarebbe più ripetuto.
« Sì? » la sua voce è più strozzata di quanto vorrebbe che sia, ma di certo non poteva mettersi a fare esercizi di respirazione di fronte a lui. Tanto valeva giocare quella partita.
« E’ da un po’ che volevo parlarti. » Vera inizia a sudare freddo, sembrava proprio che se ne ricordava. Non era proprio contenta di saperlo. Ma magari era una sciocchezza, quindi tanto valeva starlo a sentire.
« Sì, me lo ricordo. Cosa volevi dirmi? » Drew abbassa lo sguardo, e le sembra che un lieve rossore coloro le sue guance.
« Prima di questo, sarebbe meglio andare a prenderci qualcosa da bere. » Vera alza un sopracciglio.
« Non sei ancora nell’età per farlo. »
« Non intendo ubriacarmi! » esclama allora lui, piccato. « Solo, non credo che questo sia un luogo adatto. Permettimi di offrirti qualcosa prima. » un simile comportamento la mette sulla difensiva, ma non trova niente di male nell’accettare una simile proposta. Di certo Drew non le avrebbe avvelenato qualsiasi cosa fosse disposto ad offrirle, oltre al fatto che aveva stuzzicato la sua curiosità a riguardo del discorso che doveva farle.
« D’accordo. » replica, e lui la invita a seguirlo. Il percorso che fanno non è particolarmente lungo, ma lei ha l’occasione di fare amicizia con il Roselia di Drew, che era molto simile al suo Coordinatore ma molto più socievole. Il ragazzo la accompagna in un piccolo locale nei meandri di Zafferanopoli, e per la prima volta Vera assaggia una specialità locale che non aveva mai avuto occasione di provare. Il chiosco faceva del tè caldo con palline di sciroppo, e lei era ben consapevole di aver sviluppato una dipendenza da appena un assaggio. Era una fortuna che i suoi Pokémon non potessero assumerlo, o tutti i suoi risparmi sarebbero finiti nel giro di due giorni. Si sentiva in paradiso a ogni assaggio.
« Buono? » le chiede Drew, e lei è in grado solo di emettere versetti soddisfatti. Il ragazzo le sorride, e torna a bere il suo, mentre Roselia incuriosito osservava entrambi. Non sapeva come approcciarsi alla faccenda, non gli veniva nessuna idea buona che escludesse la menzione della lettura del diario. Una simile argomentazione doveva evitarla, ma non trovava il modo. Il tempo a sua disposizione stava scadendo, Vera avrebbe finito il suo tè e allora avrebbero dovuto parlare come promesso.
Era stato l’orgoglio a dividerli, e si rendeva conto di quanto questo abbia fatto perdere loro tanto tempo. Se solo avesse potuto avrebbe chiesto a Dialga stesso di tornare indietro nel tempo e fermare se stesso prima che il loro rapporto andasse in frantumi. Ma non poteva, e doveva convivere col fatto che la loro relazione era terribilmente incrinata e che non c’era ancora un rimedio. Vera finisce di bere, e torna a guardarlo.
« Allora, di cosa volevi parlarmi? » Drew esita, dubbioso, ma sceglie di essere sincero per quella volta.
« Tu… mi piacevi, anni fa. » le sue parole rimangono in sospeso, e vede l’espressione di Vera mutare mentre processa una simile informazione. Riesce a scorgere le sue emozioni; sorpresa, dubbio, imbarazzo e rabbia. L’ultima è un po’ una sorpresa, ma la comprende. Dopo una simile dichiarazione, lo sarebbe anche lui.
« E me lo stai dicendo perché? » non stava andando come lui aveva immaginato. Certo, sapeva che Vera non si sarebbe gettata adorante al suo collo e non avrebbero cavalcato fino al tramonto, però tutta quella faccenda si stava rivelando parecchio difficile. Molto più di quanto potesse immaginare.
« Pensavo che essere onesto con te era la cosa migliore da fare. » non stava affatto andando come immaginava. Anzi, la situazione si stava snodando nella direzione opposta. L’espressione di Vera è ancora dubbiosa, ma non se ne sta andando. Magari poteva ancora tentare di rimediare. « Non è che io mi aspetto qualcosa in cambio- » Vera alza una mano per interromperlo, apparendogli piuttosto sconvolta. Sapeva che lei aveva provato lo stesso, e magari stava pensando anche lei le stesse cose. Lui desiderava tanto recuperare il loro rapporto, e voleva che lei gli venisse incontro.
« Perché? » la sua voce è flebile, e lei inizia a tremare. « Perché me lo stai dicendo adesso? » alza lo sguardo, aveva le lacrime agli angoli degli occhi. Non era una visione alla quale lui era abituato.
Vera gli appariva come una persona completamente nuova.
Certo, l’aveva vista piangere dopo qualche sconfitta, ma in quel momento era completamente diverso. Le lacrime le aveva provocate lui, e l’idea non lo faceva sentire bene. Anzi, si sentiva profondamente sbagliato. Non capiva perché una simile situazione avesse portato Vera a piangere, sapeva che aveva vissuto situazioni ben più frustranti di questa. Non aveva idea di cosa dirle, ma magari rimanere in silenzio era la scelta migliore che poteva fare.
Dopo un tempo interminabile la ragazza sembra calmarsi, e Drew fa lo stesso. Non sembrava tutto perduto, forse potevano davvero recuperare il loro rapporto.
« Non mi hai risposto. » bofonchia allora Vera, asciugandosi gli occhi. Il sole stava iniziando a tramontare, facendo apparire le lacrime più luminose.
« A cosa? »
« Perché me lo stai dicendo adesso. » non aveva una risposta da darle. Sentiva di doverglielo dire, senza avere alcuna aspettativa. Scoprire di essere ricambiato lo aveva fatto camminare nell’aria dalla felicità, e poi ripiombare nella realtà pensando a tutto il tempo passato a non tollerarsi.
« Volevo dirtelo. Non c’è una ragione precisa. » Vera inarca un sopracciglio.
« Drew, non sei il tipo da dire una cosa simile con leggerezza. » dice. « Ogni cosa che dici e fai è ben pensata. » ciò che dice lo infastidisce, non credeva di apparire un tale calcolatore agli occhi della ragazza.
« Perché non dovrei? » il suo tono è più piccato del dovuto, e Vera sorride sardonica.
« Avanti, è per una scommessa? Oppure ti vuoi divertire alle mie spalle? » lo aveva frainteso. Lei lo avrebbe sempre frainteso. Si alza in piedi, cercando di calmarsi.
« Dimentica questa conversazione. » dice, cercando di andarsene, ma Vera lo ferma.
« Ehi, guarda che me lo puoi dire. Se si tratta di una scommessa, io starò zitta e ci divideremo il compenso! » le sue parole lo feriscono più del dovuto, e Drew si trova a strattonare via il braccio dalla sua presa e se ne va, lasciandola da sola. Roselia, che era rimasto sulla panchina insieme a loro, non tarda a seguirlo, e Vera osserva entrambi allontanarsi. Certo che una simile reazione era strana.
Le sembrava di aver fatto un errore, ma non comprendeva dove avesse sbagliato. Aveva però la sensazione che Drew non le avrebbe rivolto più la parola.


« Come sta andando? » Plutinio osserva lo schermo con un certo nervosismo. Non era ancora abituato alle visite di Neptune. Quando c’era Cyrus era molto più libero di svolgere le sue ricerche, e solo Saturn veniva a controllare con una vaga costanza i suoi risultati. Neptune non era così.
Quel criptico capo del team era molto più presente e assertivo rispetto al precedente, e forse era quella la causa del loro rinnovato successo. Neptune era sicuramente un maniaco del controllo, ma grazie a lui disponevano di reclute efficienti e persino lui stava raggiungendo ottimi risultati nonostante la pressione.
Forse un capo come Neptune era migliore.
In realtà, nonostante avesse fatto delle ricerche, non riusciva a scoprire da dove un simile leader carismatico fosse uscito. Non era riuscito a coinvolgere nelle sue ricerche Martes, che era rimasta affascinata dal nuovo capo, e nemmeno Saturn che era disinteressato ad approfondire la situazione. Con Giovia non ci aveva nemmeno provato, tutti erano consapevoli di quale relazione ci fosse tra lei e Neptune.
Quel nuovo comandante era un mistero che non si sarebbe svelato così facilmente, ma ciò stuzzicava ancora di più la sua curiosità. Non sarebbe divenuto uno scienziato se non fosse stato almeno un po’ curioso di tutto ciò che li circondava.
« Sta andando bene. » dice, cercando di non agitarsi. « Sono riuscito a recuperare i file delle rossocatene originarie, e sto cercando di ricrearle. » Neptune sembra soddisfatto dal suo risultato, mentre osserva la documentazione che lui gli aveva passato. Non era uno stupido, era versato in ingegneria e sperimentazione. Era perché comprendeva l’importanza dei suoi esperimenti che non gli aveva dato alcuna limitazione nei suoi tentativi. Anzi, incoraggiava e finanziava la sua ricerca. Questa volta non si sarebbero limitati, avrebbero fatto le cose in grande. Plutinio già assaporava il momento in cui sarebbe riuscito ad incatenare persino il Pokémon più mitico della storia dei loro mondi. Una volta avuto Arceus ai loro piedi, anche il mondo lo sarebbe stato.
« Hai già iniziato a lavorare agli adattamenti necessari per il Pokémon Primevo? » Plutinio annuisce.
« Sì, ma per ora sono solo delle bozze. Prima devo lavorare alla stabilità della base della catena, altri lavori sarebbero inutili senza di questa. » Neptune sembra soddisfatto mentre gli porge i suoi fogli pieni di equazioni e schemi. Di solito sarebbe stato troppo restio a mostrare un lavoro così fallace e incompleto, ma Neptune era un esperto suo pari ed era certo di poter ricevere anche dei suggerimenti costruttivi su un lavoro di così grande portata.
« Ciò che mi proponi sembra molto buono, Plutinio. » gli dice, quindi, facendolo sentire soddisfatto. « Ma ti consiglio di assumere qualche assistente e di accelerare con i tempi. » simili parole hanno il potere di infastidire Plutinio. Lui era convinto che il genio e il fare un buon lavoro andassero a pari passo, e mettere fretta non era mai una buona scelta. Neptune pare capire i suoi pensieri, perché gli sorride più accomodante.
« Non voglio metterti alcuna pressione, esimio professore. Se si trattasse di me, ti lascerei tutto il tempo necessario. » fa una pausa, assumendo un’espressione più grave. « Purtroppo i nostri alleati non sembrano dello stesso avviso, e stanno iniziando a muoversi. Desidero semplicemente che il nostro team abbia un’arma che possa sovrastarli tutti, quando sarà il momento di combattere. » Plutinio annuisce, comprendendo la sua preoccupazione. Il team Galassia rinasceva dalle ceneri di una squadra delusa e distrutta, fino a quel momento era stato il carisma di Neptune a tenere tutti insieme, ed era consapevole che non sarebbe bastato a lungo. Avevano bisogno di qualcosa di grande, un qualcosa che avrebbe sancito la loro predominanza su chiunque avrebbe osato affrontarli.
« D’accordo, selezionerò diversi assistenti, se ciò è utile alla prosperità della nostra missione. » Neptune sembra compiaciuto dalle sue parole, e gli da una pacca sulla spalla.
« Sono felice di essere riuscito a convincerti. Sapevo che saresti stato un ottimo parigrado dal momento stesso in cui hai accettato di essere partecipe del mio piano. » Plutinio ricordava quel giorno, era ancora chiaro nella sua mente. Neptune era un visionario, ed era ciò che lo rendeva così affascinante.
Era per quello che, dentro di sé, Plutinio lo adorava. Era un folle geniale.


No time to explain:
- sì ho messo il bubble-tea





Riecchece.
Puntialissimi come sempre (?)
Probabilmente il prossimo mese non aggiorno perché sarò altrove but still
Oggi sì

Commenti sul capitolo:

Ebbene sì, ho iniziato a smuovere le acque. Gary è sopravvissuto a tutta la faccenda, miracolosamente, e la Contest si è invece incasinata. Ma poi risolvono. Giuro.
Parlando invece dei team, devo dire che mi sono divertita ad accennarne i movimenti? Cioè, ancora hanno fatto molto poco rispetto a ciò che faranno poi, ma mi piace vederli fare ste mossette alla 'guerra fredda maniera'.
Di certo quelli del quinto anno non vedono l'ora di spaccare lo spaccabile, ma dovranno pazientare ancora un po'. Avranno anche loro dei bei grattacapi.

Ringraziamenti:

Sono??? tipo??? sorpresa???
Citando per prima eather_ che ha recensito lo scorso capitolo, ho visto persone inserire la storia in qualche lista e sono MOLTO!!! sorpresa???
A parte gli scherzi, sono contenta che una storia così vecchia e scricchiolante abbia ricevuto un po' di interesse
Alla prossima ~

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Ofeliet