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Autore: Abby_da_Edoras    18/01/2019    7 recensioni
Per vostra grande sfortuna, le mie grinfie e i miei deliri sono arrivati anche su questa serie TV! Sì, voglio sottolineare che mi sono ispirata totalmente alla serie TV e che non voglio minimamente mancare di rispetto ai personaggi storici, però la mia "sindrome da lieto fine" è arrivata a tanto che ho deciso di... fare in modo che la Congiura dei Pazzi non ci sia proprio stata! Come ho fatto ad arrivare a tanto? Beh, con una storia a metà tra la parodia e la commedia, in cui ho inserito un nuovo personaggio, Antonio Orsini, completamente inventato, un ragazzo sensibile, allegro e generoso che si impegnerà totalmente per riconciliare Medici e Pazzi... e ci riuscirà, perché nelle mie storie un lieto fine lo devono avere proprio tutti (e chi lo ha detto che i cattivi non hanno un lieto fine? Con me sì!). Ah, il mio prestavolto per Antonio Orsini è il Romeo del musical Ama e cambia il mondo.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi, sceneggiatori e produttori della serie TV I Medici 2.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo settimo

Lorenzo ricevette le risposte che attendeva, ma non furono quelle che lui avrebbe voluto. Mentre era nella sua stanza con Clarice e il piccolo Piero, un servitore entrò con due lettere sigillate da consegnare al suo signore.

“Non è possibile!” esclamò Lorenzo, leggendo la prima. “Papa Sisto afferma che acquisterà Imola da Sforza per donarla a suo nipote Riario.”

“Ma il Papa non ha denaro e Sforza aveva dato a te la sua parola” obiettò la moglie. “Sei sicuro che sia autentica?”

“Sì, c’è il sigillo papale. E’ vero, Sisto non ha denaro, ma ho una mezza idea su chi potrebbe prestargliene” rispose il giovane, leggendo la seconda missiva. “Questa lettera è del Duca Sforza: mi informa di essere stato costretto a cambiare i suoi piani per Imola perché Salviati è andato da lui, minacciandolo. Gli ha riferito che Sua Santità è pronto a scomunicare lui, la sua famiglia e tutta la città di Milano se non accetterà di vendergli Imola. E’ tutta una manovra di Jacopo Pazzi tesa a mettere in difficoltà la nostra Banca e a fare in modo che i rapporti tra la famiglia Medici e il Papa divengano ostili.”

Clarice si incupì. Possibile che quello che Antonio faceva per quell’uomo da quasi un anno ( e a cui lei preferiva non pensare…) non fosse servito a niente? Jacopo Pazzi continuava a essere una spina nel fianco e un avversario pericoloso per i Medici, né più né meno di prima.

“Non puoi fare qualcosa, Lorenzo? Vai a Milano, parla di nuovo con il Duca, ci dev’essere un modo.”

“Parlare con il Duca non servirebbe a niente, la minaccia della scomunica è molto efficace. Se ciò accadesse, nessuna città accetterebbe più di commerciare con Milano e i suoi abitanti sarebbero rovinati, per non parlare della reputazione di Sforza. No, su questo Jacopo e Salviati ci hanno già battuti. Posso solo sperare che il Papa non trovi il denaro sufficiente per acquistare Imola” rispose Lorenzo.

Un’ora dopo, il giovane Medici aveva riunito nel suo studio Giuliano, la madre, Francesco, Antonio e il Priore Luca Soderini per parlare dell’incresciosa faccenda.

“Mi dispiace, avrei voluto poter fare di più per aiutarvi” disse il giovane Orsini, che per qualche sua ragione si sentiva personalmente responsabile per tutte le stronzate che si inventava Pazzi.

“Non è colpa tua, Antonio, anzi tu hai cercato di avvertirmi, anche se Salviati è stato più veloce di te. Comunque adesso dobbiamo trovare un rimedio. La Banca Medici negherà il prestito al Papa per comprare Imola e le altre Banche fiorentine dovranno fare altrettanto” affermò Lorenzo. “Francesco, tu puoi garantirmi che anche la Banca Pazzi si unirà a noi e rifiuterà il prestito al Papa?”

Il giovane Pazzi scrollò il capo e guardò in faccia Lorenzo.

“Per quello che riguarda me, sicuramente, ma sai che non posso parlare a nome di mio zio” rispose, frustrato per non poter fare di più.

“Ah, su quello possiamo starne certi” commentò sprezzante Giuliano. “Quel serpente di Pazzi sarà prontissimo a concedere il prestito al Papa, non solo per mettere in urto la famiglia Medici con la Chiesa, ma anche per ottenere che Sisto tolga i suoi conti dalla nostra Banca per metterli nella sua!”

“Ma non è giusto!” protestò Antonio, che in queste cose continuava ad essere fin troppo idealista. “Così facendo non farà solo del male alla vostra famiglia, ma danneggerà la stessa Firenze! Se il Papa avrà Imola tutta Firenze perderà molti guadagni e si ritroverà anche accerchiata dalle terre dello Stato Pontificio. Posso capire che Messer Pazzi voglia arricchire la sua Banca, ma è possibile che voglia farlo anche a scapito della sua stessa città?”

“E’ possibile, è possibile. Messer Pazzi, come lo chiami tu, è capace di questo ed altro. Non lo conosci ancora dopo quasi un anno che ci vai a…”

“Giuliano!” lo interruppe la madre, Madonna Lucrezia, che non aveva piacere neanche lei di visualizzare quello che il banchiere potesse fare al ragazzo che aveva accolto in casa come un altro figlio. Ecco, la cosa disgustava un po’ tutti, ma tutti la avallavano finché andava bene ad Antonio e serviva per monitorare le mosse di Jacopo Pazzi! “Ad ogni modo non possiamo permettergli di farlo. I profitti per la nostra gestione dell’allume papale portano alla Banca Medici più denaro di tutti gli altri messi assieme.”

“E’ proprio quello il punto” fece Giuliano, caustico.

“Forse, però, se parlassimo con Messer Pazzi, lui capirebbe che potrebbe anche rinunciare a un guadagno per il bene di Firenze, no?” intervenne di nuovo Antonio, con un candore commovente.

“Bravo, prova a parlarci tu, magari dopo che ti ha…”

“Giuliano!” lo riprese di nuovo la madre.

“Potremmo fare in un altro modo” disse Lorenzo, dopo averci riflettuto. “Potremmo usare i debiti della Banca Pazzi per metterla in difficoltà affinché non possa concedere il prestito al Papa.”

“Ma così facendo la nostra Banca rischierebbe il fallimento. E’ questo che vuoi?” reagì Francesco, subito sospettoso. “Tu ti libereresti di un avversario pericoloso e la tua Banca resterebbe la più potente a Firenze.”

“Oh, santa pace!” esclamò esasperato Antonio. “Ma possibile che tu e tuo zio la pensiate sempre allo stesso modo? Cercare di farvi ragionare sta diventando piuttosto faticoso.”

“Adesso se ne accorge…” commentò Giuliano.

“Io non voglio rovinare la vostra Banca, Francesco, non puoi sospettare sempre di tutto e di tutti” ribatté Lorenzo. “Vorrei che le nostre Banche, così come le nostre famiglie, si unissero e collaborassero, ma questo non potrà accadere finché Jacopo è deciso a rovinare noi.”

“Forse potrei provare a convincerlo” azzardò Antonio, sempre ingenuamente convinto che Jacopo Pazzi potesse decidersi a mettere il bene di Firenze davanti alla sua ossessione di schiacciare i Medici.

“No, gli parlerò io” decise improvvisamente Francesco, che era anche lui un tipo difficile da inquadrare e decisamente instabile… probabilmente era colpa del sangue, o magari del lavaggio del cervello subito dallo zio fin da quando era un ragazzino. “Io e Guglielmo abbiamo la maggioranza delle quote della Banca e se noi decidiamo di non concedere il prestito al Papa, lui non potrà concederlo.”

“Spero che tu riesca ad avere la meglio, Francesco, altrimenti l’unica alternativa possibile resterà quella di sfruttare i debiti della Banca Pazzi” concluse Lorenzo.

“Io sono convinto che si possa trovare una soluzione che vada bene per tutti” volle aggiungere Antonio. “In fondo nemmeno Messer Pazzi vorrà che il Papa espanda così tanto i suoi territori, potrebbe finire per indebolire Firenze e chissà, magari cercare di impossessarsene. Messer Pazzi non può volere questo!”

In realtà nessuno di noi ha ben chiaro che cosa potrebbe volere Jacopo Pazzi, se non distruggere i Medici. Quella è l’unica cosa che hanno capito anche le mura di Firenze, meno che te, povero ragazzo, pensò Lorenzo, ma non lo disse. A volte l’innocenza dell’amico gli sembrava troppo preziosa per mettergli davanti la cruda realtà, se ne sarebbe accorto da solo col passare del tempo, chi era lui per togliergli le sue pie illusioni?

Era sera quando Francesco si ritrovò nello studio dello zio per quello scomodo colloquio. Jacopo Pazzi sembrava calmo e tranquillo, ma in genere erano quelli i momenti in cui risultava più pericoloso.

“Mi fa piacere che possiamo finalmente parlarci in privato, al di fuori degli affari che riguardano la Banca” lo accolse lo zio.

“In realtà, zio, ero venuto proprio per…”

“Tua moglie ti ha detto che è stata qui a colloqui con me?” insinuò subito Jacopo, interrompendolo.

“Sì, me l’ha detto subito dopo essere tornata a casa. Mi ha spiegato che sperava di aiutarmi e che non mi aveva avvertito prima perché immaginava che le avrei impedito di venire” rispose a tono Francesco.

Jacopo non si era aspettato quella mossa di Novella, tuttavia incassò bene il colpo e riprese il suo discorso.

“Molto bene, allora è una moglie devota, una rara fortuna. Peccato che non sia stata altrettanto sincera sui motivi per i quali è venuta a Firenze” disse.

“In realtà abbiamo parlato anche di questo” replicò pronto Francesco, che finalmente cominciava a capire quanto fosse stato importante che Antonio li avesse riuniti tutti pochi giorni prima per chiarire una situazione che poteva apparire equivoca. “Lei non sapeva perché Lorenzo l’avesse invitata ad accompagnare il padre al matrimonio di Bianca, ma poi è stato Lorenzo stesso a spiegare tutto: voleva che Foscari convincesse il Doge ad allearsi con Firenze e, in cambio, avrebbe dato Novella in sposa a Giuliano. Giuliano, però, ha rifiutato più volte questa unione.”

Jacopo rimase molto male nel sentire che Francesco sapeva fin troppo di quella storia, comunque riuscì a non darlo a vedere e a contrattaccare.

“Quindi era un intrigo dei Medici, proprio come pensavo. Non ti ho ripetuto mille volte che quella famiglia pensa solo ai propri interessi e sfrutta le persone come gli torna comodo? E tu hai creduto alle menzogne di Lorenzo!”

“Non erano menzogne, non avrebbe avuto motivo di mentire su questo: chi ci è passato male è stato soltanto lui, che ha dimostrato di avere realmente usato Novella per i suoi scopi” ribatté Francesco. Per la prima volta, dopo tanti anni, si sentiva liberato da un peso e parlare con suo zio non era fonte di tensione come al solito. Sapeva benissimo cosa lui avrebbe cercato di dirgli, ma sapeva altrettanto bene come rintuzzare ogni sua insinuazione… e tutto questo solo grazie a Novella e… e sì, ad Antonio. Cominciava a pensare che quel ragazzino fosse molto più arguto di quanto non volesse sembrare. “Comunque, il piano di Lorenzo è fallito e Andrea Foscari, offeso, sarebbe tornato a Venezia sconsigliando qualsiasi alleanza al Doge. A quel punto sono intervenuti Clarice e Antonio che, avendo notato un certo interesse reciproco tra me e Novella, hanno proposto il nostro matrimonio al nobile veneziano.”

“Clarice era d’accordo con Antonio, non con Lorenzo?” questa volta fu Jacopo a restare spiazzato.

“Ah, non lo sapevate?” fece Francesco, con un sorrisetto. La soddisfazione di aver battuto lo zio al suo stesso gioco non aveva prezzo! “Certo, Lorenzo non ne era nemmeno informato, anzi, in quei giorni era impegnato a evitare la guerra con Volterra. Ed è stato solo per caso se Novella e io ci siamo incontrati e piaciuti, altrimenti l’idea del matrimonio non sarebbe venuta nemmeno a Clarice e Antonio. Se non fosse stato per questo, i Foscari sarebbero ripartiti e la possibile alleanza con Venezia sarebbe andata in fumo.”

Jacopo cercò di salvare la faccia, ostentando una risatina maligna.

“Dunque tu ti sei accontentato di essere la seconda scelta dei Medici” suggerì.

Francesco era incredulo: Antonio aveva previsto anche questa obiezione e per questo lui, ora, aveva la risposta pronta!

“Non la seconda scelta, ma piuttosto un altro figlio di banchiere fiorentino altrettanto potente e importante quanto Giuliano de’ Medici, in caso contrario Foscari ne sarebbe stato ancora più indignato” replicò il giovane Pazzi. “E non è tutto: Antonio mi ha fatto notare che, sposando io Novella, ho fatto in modo che l’alleanza con Venezia fosse resa possibile da un’unione con la famiglia Pazzi piuttosto che con la famiglia Medici. E’ grazie ai Pazzi se potrà esserci un’alleanza tra le due città e tutta Firenze lo saprà.”

Antonio, è stato Antonio a fare tutto questo, ad anticipare ogni mia mossa, a starmi sempre un passo avanti. Avevo decisamente sottovalutato quel ragazzino, eppure… eppure non ha tutti i torti. I Foscari sono legati alla nostra famiglia, adesso, non ai Medici, quindi in realtà lui e Clarice hanno finito per farmi un favore. E l’arguzia di Antonio… beh, dovrò tenerla presente d’ora in poi e cercare di usarla per mio vantaggio.

Questa ultima riflessione parve placare Jacopo, che riprese la sua espressione più tranquilla e si rivolse nuovamente al nipote.

“Bene, dunque è tutto sistemato per il meglio. Tu di che cosa eri venuto a parlarmi?”

“Del fatto che la nostra Banca non deve concedere il prestito al Papa per fargli acquistare Imola” dichiarò Francesco, ora molto più sicuro di sé. “Non possiamo permettere che Sisto espanda ancora i suoi domini e tanto meno aiutarlo a ottenere maggiori guadagni a scapito di Firenze.”

A questo punto il sorriso di Jacopo si fece veramente compiaciuto.

“Per questo arrivi tardi, nipote. La mia Banca ha già concesso il prestito a Sua Santità” disse.

“Ma… ma… non potevate farlo senza consultarmi. Io e mio fratello abbiamo la maggioranza, che apparteneva a nostro padre!”

“Mi dispiace, ma mi risultava difficile consultarti, visto che da mesi, ormai, non mi parli nemmeno” replicò Jacopo. “E comunque non preoccuparti, la Banca Pazzi ne trarrà soltanto benefici, visto che il Papa ha deciso, per ricompensarci, di trasferire tutti i suoi conti da noi, togliendoli ai Medici.”

Francesco restò impietrito. Ancora una volta era giunto troppo tardi per fermare le trame dello zio e poteva soltanto informare Lorenzo dell’accaduto. Tuttavia le cose sarebbero potute andare molto peggio… va bene, il Papa avrebbe avuto Imola, buon per lui, ma lui aveva ancora Novella e presto avrebbe avuto una sua famiglia insieme a lei.

“Non è una decisione che approvo, zio, ma ormai l’avete presa e non si può tornare indietro. Molto bene, vi porgo i miei saluti” disse, e fece per andarsene ma poi, come per un ripensamento, si fermò e sulla soglia della stanza si rivolse nuovamente a Jacopo. “Volevo informarvi anche del fatto che io e Novella avremo presto un figlio, un discendente della famiglia Pazzi. Abbiamo deciso che, se sarà un maschio, lo chiameremo Antonio, come mio padre, vostro fratello.”

E anche perché è solo grazie ad Antonio se io e Novella siamo ancora insieme e se stiamo per avere una nostra famiglia, pensò Francesco, pieno di gioia e di gratitudine, prima di congedarsi dallo zio.

Jacopo Pazzi rimase seduto alla sua scrivania a riflettere su tutto ciò che era accaduto quella sera.

Non aveva riconquistato la fiducia di Francesco, non lo aveva allontanato dai Medici, e questo per colpa di Antonio.

Ma era anche vero che aveva ottenuto, o stava per ottenere, i conti papali, che avrebbero arricchito la sua Banca e rovinato quella dei Medici.

Inoltre ciò che aveva detto Francesco era vero: l’alleanza con Venezia si sarebbe potuta fare grazie ai Pazzi e non grazie ai Medici.

In fin dei conti, forse senza nemmeno accorgersene, Antonio aveva lavorato comunque a suo favore.

Forse davvero quel ragazzo stava cambiando le sorti della famiglia Pazzi e lui era comunque molto soddisfatto di averlo al suo fianco… anche se avrebbe dovuto tenerlo d’occhio più di quanto avesse pensato al principio.

Tutto sommato poteva essere contento di quanto aveva ottenuto fin lì.

Fine capitolo settimo

 

   
 
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