Capitolo settimo
Lorenzo
ricevette le risposte che attendeva, ma non furono quelle che lui avrebbe
voluto. Mentre era nella sua stanza con Clarice e il piccolo Piero, un
servitore entrò con due lettere sigillate da consegnare al suo signore.
“Non
è possibile!” esclamò Lorenzo, leggendo la prima. “Papa Sisto afferma che
acquisterà Imola da Sforza per donarla a suo nipote Riario.”
“Ma
il Papa non ha denaro e Sforza aveva dato a te la sua parola” obiettò la
moglie. “Sei sicuro che sia autentica?”
“Sì,
c’è il sigillo papale. E’ vero, Sisto non ha denaro, ma ho una mezza idea su chi potrebbe prestargliene” rispose il
giovane, leggendo la seconda missiva. “Questa lettera è del Duca Sforza: mi
informa di essere stato costretto a cambiare i suoi piani per Imola perché
Salviati è andato da lui, minacciandolo. Gli ha riferito che Sua Santità è
pronto a scomunicare lui, la sua famiglia e tutta la città di Milano se non
accetterà di vendergli Imola. E’ tutta una manovra di Jacopo Pazzi tesa a
mettere in difficoltà la nostra Banca e a fare in modo che i rapporti tra la
famiglia Medici e il Papa divengano ostili.”
Clarice
si incupì. Possibile che quello che Antonio faceva per quell’uomo da quasi un
anno ( e a cui lei preferiva non pensare…) non fosse
servito a niente? Jacopo Pazzi continuava a essere una spina nel fianco e un
avversario pericoloso per i Medici, né più né meno di prima.
“Non
puoi fare qualcosa, Lorenzo? Vai a Milano, parla di nuovo con il Duca, ci
dev’essere un modo.”
“Parlare
con il Duca non servirebbe a niente, la minaccia della scomunica è molto
efficace. Se ciò accadesse, nessuna città accetterebbe più di commerciare con
Milano e i suoi abitanti sarebbero rovinati, per non parlare della reputazione
di Sforza. No, su questo Jacopo e Salviati ci hanno già battuti. Posso solo
sperare che il Papa non trovi il denaro sufficiente per acquistare Imola”
rispose Lorenzo.
Un’ora
dopo, il giovane Medici aveva riunito nel suo studio Giuliano, la madre,
Francesco, Antonio e il Priore Luca Soderini per parlare
dell’incresciosa faccenda.
“Mi
dispiace, avrei voluto poter fare di più per aiutarvi” disse il giovane Orsini,
che per qualche sua ragione si sentiva personalmente responsabile per tutte le
stronzate che si inventava Pazzi.
“Non
è colpa tua, Antonio, anzi tu hai cercato di avvertirmi, anche se Salviati è
stato più veloce di te. Comunque adesso dobbiamo trovare un rimedio. La Banca
Medici negherà il prestito al Papa per comprare Imola e le altre Banche
fiorentine dovranno fare altrettanto” affermò Lorenzo. “Francesco, tu puoi
garantirmi che anche la Banca Pazzi si unirà a noi e rifiuterà il prestito al
Papa?”
Il
giovane Pazzi scrollò il capo e guardò in faccia Lorenzo.
“Per
quello che riguarda me, sicuramente, ma sai che non posso parlare a nome di mio
zio” rispose, frustrato per non poter fare di più.
“Ah,
su quello possiamo starne certi” commentò sprezzante Giuliano. “Quel serpente
di Pazzi sarà prontissimo a concedere il prestito al Papa, non solo per mettere
in urto la famiglia Medici con la Chiesa, ma anche per ottenere che Sisto tolga
i suoi conti dalla nostra Banca per metterli nella sua!”
“Ma
non è giusto!” protestò Antonio, che in queste cose continuava ad essere fin
troppo idealista. “Così facendo non farà solo del male alla vostra famiglia, ma
danneggerà la stessa Firenze! Se il Papa avrà Imola tutta Firenze perderà molti
guadagni e si ritroverà anche accerchiata dalle terre dello Stato Pontificio.
Posso capire che Messer Pazzi voglia arricchire la sua Banca, ma è possibile
che voglia farlo anche a scapito della sua stessa città?”
“E’
possibile, è possibile. Messer Pazzi,
come lo chiami tu, è capace di questo ed altro. Non lo conosci ancora dopo
quasi un anno che ci vai a…”
“Giuliano!”
lo interruppe la madre, Madonna Lucrezia, che non aveva piacere neanche lei di visualizzare quello che il banchiere
potesse fare al ragazzo che aveva accolto in casa come un altro figlio. Ecco,
la cosa disgustava un po’ tutti, ma tutti la avallavano finché andava bene ad
Antonio e serviva per monitorare le mosse di Jacopo Pazzi! “Ad ogni modo non
possiamo permettergli di farlo. I profitti per la nostra gestione dell’allume
papale portano alla Banca Medici più denaro di tutti gli altri messi assieme.”
“E’
proprio quello il punto” fece Giuliano, caustico.
“Forse,
però, se parlassimo con Messer Pazzi, lui capirebbe che potrebbe anche
rinunciare a un guadagno per il bene di Firenze, no?” intervenne di nuovo
Antonio, con un candore commovente.
“Bravo,
prova a parlarci tu, magari dopo che ti ha…”
“Giuliano!”
lo riprese di nuovo la madre.
“Potremmo
fare in un altro modo” disse Lorenzo, dopo averci riflettuto. “Potremmo usare i
debiti della Banca Pazzi per metterla in difficoltà affinché non possa
concedere il prestito al Papa.”
“Ma
così facendo la nostra Banca rischierebbe il fallimento. E’ questo che vuoi?”
reagì Francesco, subito sospettoso. “Tu ti libereresti di un avversario
pericoloso e la tua Banca resterebbe la più potente a Firenze.”
“Oh,
santa pace!” esclamò esasperato Antonio. “Ma possibile che tu e tuo zio la
pensiate sempre allo stesso modo? Cercare di farvi ragionare sta diventando
piuttosto faticoso.”
“Adesso
se ne accorge…” commentò Giuliano.
“Io
non voglio rovinare la vostra Banca, Francesco, non puoi sospettare sempre di
tutto e di tutti” ribatté Lorenzo. “Vorrei che le nostre Banche, così come le
nostre famiglie, si unissero e collaborassero, ma questo non potrà accadere
finché Jacopo è deciso a rovinare noi.”
“Forse
potrei provare a convincerlo” azzardò Antonio, sempre ingenuamente convinto che
Jacopo Pazzi potesse decidersi a mettere il bene di Firenze davanti alla sua
ossessione di schiacciare i Medici.
“No,
gli parlerò io” decise improvvisamente Francesco, che era anche lui un tipo
difficile da inquadrare e decisamente instabile… probabilmente era colpa del
sangue, o magari del lavaggio del cervello subito dallo zio fin da quando era
un ragazzino. “Io e Guglielmo abbiamo la maggioranza delle quote della Banca e
se noi decidiamo di non concedere il prestito al Papa, lui non potrà
concederlo.”
“Spero
che tu riesca ad avere la meglio, Francesco, altrimenti l’unica alternativa
possibile resterà quella di sfruttare i debiti della Banca Pazzi” concluse
Lorenzo.
“Io
sono convinto che si possa trovare una soluzione che vada bene per tutti” volle
aggiungere Antonio. “In fondo nemmeno Messer Pazzi vorrà che il Papa espanda
così tanto i suoi territori, potrebbe finire per indebolire Firenze e chissà,
magari cercare di impossessarsene. Messer Pazzi non può volere questo!”
In realtà nessuno
di noi ha ben chiaro che cosa potrebbe volere Jacopo Pazzi, se non distruggere
i Medici. Quella è l’unica cosa che hanno capito anche le mura di Firenze, meno
che te, povero ragazzo, pensò Lorenzo, ma non lo disse. A volte l’innocenza
dell’amico gli sembrava troppo preziosa per mettergli davanti la cruda realtà,
se ne sarebbe accorto da solo col passare del tempo, chi era lui per togliergli
le sue pie illusioni?
Era
sera quando Francesco si ritrovò nello studio dello zio per quello scomodo
colloquio. Jacopo Pazzi sembrava calmo e tranquillo, ma in genere erano quelli
i momenti in cui risultava più pericoloso.
“Mi
fa piacere che possiamo finalmente parlarci in privato, al di fuori degli
affari che riguardano la Banca” lo accolse lo zio.
“In
realtà, zio, ero venuto proprio per…”
“Tua
moglie ti ha detto che è stata qui a colloqui con me?” insinuò subito Jacopo,
interrompendolo.
“Sì,
me l’ha detto subito dopo essere tornata a casa. Mi ha spiegato che sperava di
aiutarmi e che non mi aveva avvertito prima perché immaginava che le avrei
impedito di venire” rispose a tono Francesco.
Jacopo
non si era aspettato quella mossa di Novella, tuttavia incassò bene il colpo e
riprese il suo discorso.
“Molto
bene, allora è una moglie devota, una rara fortuna. Peccato che non sia stata
altrettanto sincera sui motivi per i quali è venuta a Firenze” disse.
“In
realtà abbiamo parlato anche di questo” replicò pronto Francesco, che
finalmente cominciava a capire quanto fosse stato importante che Antonio li
avesse riuniti tutti pochi giorni prima per chiarire una situazione che poteva
apparire equivoca. “Lei non sapeva perché Lorenzo l’avesse invitata ad
accompagnare il padre al matrimonio di Bianca, ma poi è stato Lorenzo stesso a
spiegare tutto: voleva che Foscari convincesse il Doge ad allearsi con Firenze
e, in cambio, avrebbe dato Novella in sposa a Giuliano. Giuliano, però, ha
rifiutato più volte questa unione.”
Jacopo
rimase molto male nel sentire che Francesco sapeva fin troppo di quella storia,
comunque riuscì a non darlo a vedere e a contrattaccare.
“Quindi
era un intrigo dei Medici, proprio come pensavo. Non ti ho ripetuto mille volte
che quella famiglia pensa solo ai propri interessi e sfrutta le persone come
gli torna comodo? E tu hai creduto alle menzogne di Lorenzo!”
“Non
erano menzogne, non avrebbe avuto motivo di mentire su questo: chi ci è passato
male è stato soltanto lui, che ha dimostrato di avere realmente usato Novella
per i suoi scopi” ribatté Francesco. Per la prima volta, dopo tanti anni, si sentiva
liberato da un peso e parlare con suo zio non era fonte di tensione come al
solito. Sapeva benissimo cosa lui avrebbe cercato di dirgli, ma sapeva
altrettanto bene come rintuzzare ogni sua insinuazione… e tutto questo solo
grazie a Novella e… e sì, ad Antonio. Cominciava a pensare che quel ragazzino
fosse molto più arguto di quanto non volesse sembrare. “Comunque, il piano di
Lorenzo è fallito e Andrea Foscari, offeso, sarebbe tornato a Venezia
sconsigliando qualsiasi alleanza al Doge. A quel punto sono intervenuti Clarice
e Antonio che, avendo notato un certo interesse reciproco tra me e Novella,
hanno proposto il nostro matrimonio al nobile veneziano.”
“Clarice
era d’accordo con Antonio, non con Lorenzo?” questa volta fu Jacopo a restare
spiazzato.
“Ah,
non lo sapevate?” fece Francesco, con un sorrisetto. La soddisfazione di aver
battuto lo zio al suo stesso gioco non aveva prezzo! “Certo, Lorenzo non ne era
nemmeno informato, anzi, in quei giorni era impegnato a evitare la guerra con
Volterra. Ed è stato solo per caso se
Novella e io ci siamo incontrati e piaciuti, altrimenti l’idea del matrimonio
non sarebbe venuta nemmeno a Clarice e Antonio. Se non fosse stato per questo,
i Foscari sarebbero ripartiti e la possibile alleanza con Venezia sarebbe andata
in fumo.”
Jacopo
cercò di salvare la faccia, ostentando una risatina maligna.
“Dunque
tu ti sei accontentato di essere la seconda
scelta dei Medici” suggerì.
Francesco
era incredulo: Antonio aveva previsto anche questa obiezione e per questo lui,
ora, aveva la risposta pronta!
“Non
la seconda scelta, ma piuttosto un altro figlio di banchiere fiorentino altrettanto potente e importante quanto
Giuliano de’ Medici, in caso contrario Foscari ne sarebbe stato ancora più
indignato” replicò il giovane Pazzi. “E non è tutto: Antonio mi ha fatto notare
che, sposando io Novella, ho fatto in modo che l’alleanza con Venezia fosse
resa possibile da un’unione con la famiglia Pazzi piuttosto che con la famiglia
Medici. E’ grazie ai Pazzi se potrà esserci un’alleanza tra le due città e
tutta Firenze lo saprà.”
Antonio, è stato
Antonio a fare tutto questo, ad anticipare ogni mia mossa, a starmi sempre un
passo avanti. Avevo decisamente sottovalutato quel ragazzino, eppure… eppure
non ha tutti i torti. I Foscari sono legati alla nostra famiglia, adesso, non
ai Medici, quindi in realtà lui e Clarice hanno finito per farmi un favore. E
l’arguzia di Antonio… beh, dovrò tenerla presente d’ora in poi e cercare di
usarla per mio vantaggio.
Questa
ultima riflessione parve placare Jacopo, che riprese la sua espressione più
tranquilla e si rivolse nuovamente al nipote.
“Bene,
dunque è tutto sistemato per il meglio. Tu di che cosa eri venuto a parlarmi?”
“Del
fatto che la nostra Banca non deve concedere il prestito al Papa per fargli
acquistare Imola” dichiarò Francesco, ora molto più sicuro di sé. “Non possiamo
permettere che Sisto espanda ancora i suoi domini e tanto meno aiutarlo a
ottenere maggiori guadagni a scapito di Firenze.”
A
questo punto il sorriso di Jacopo si fece veramente compiaciuto.
“Per
questo arrivi tardi, nipote. La mia
Banca ha già concesso il prestito a Sua Santità” disse.
“Ma…
ma… non potevate farlo senza consultarmi. Io e mio fratello abbiamo la maggioranza,
che apparteneva a nostro padre!”
“Mi
dispiace, ma mi risultava difficile consultarti, visto che da mesi, ormai, non
mi parli nemmeno” replicò Jacopo. “E comunque non preoccuparti, la Banca Pazzi
ne trarrà soltanto benefici, visto che il Papa ha deciso, per ricompensarci, di
trasferire tutti i suoi conti da noi, togliendoli ai Medici.”
Francesco
restò impietrito. Ancora una volta era giunto troppo tardi per fermare le trame
dello zio e poteva soltanto informare Lorenzo dell’accaduto. Tuttavia le cose
sarebbero potute andare molto peggio… va bene, il Papa avrebbe avuto Imola,
buon per lui, ma lui aveva ancora Novella e presto avrebbe avuto una sua
famiglia insieme a lei.
“Non
è una decisione che approvo, zio, ma ormai l’avete presa e non si può tornare
indietro. Molto bene, vi porgo i miei saluti” disse, e fece per andarsene ma
poi, come per un ripensamento, si fermò e sulla soglia della stanza si rivolse
nuovamente a Jacopo. “Volevo informarvi anche del fatto che io e Novella avremo
presto un figlio, un discendente della famiglia Pazzi. Abbiamo deciso che, se
sarà un maschio, lo chiameremo Antonio, come mio padre, vostro fratello.”
E anche perché è
solo grazie ad Antonio se io e Novella siamo ancora insieme e se stiamo per
avere una nostra famiglia, pensò Francesco, pieno di gioia e di gratitudine,
prima di congedarsi dallo zio.
Jacopo
Pazzi rimase seduto alla sua scrivania a riflettere su tutto ciò che era
accaduto quella sera.
Non
aveva riconquistato la fiducia di Francesco, non lo aveva allontanato dai
Medici, e questo per colpa di Antonio.
Ma
era anche vero che aveva ottenuto, o stava per ottenere, i conti papali, che
avrebbero arricchito la sua Banca e rovinato quella dei Medici.
Inoltre
ciò che aveva detto Francesco era vero: l’alleanza con Venezia si sarebbe
potuta fare grazie ai Pazzi e non grazie ai Medici.
In
fin dei conti, forse senza nemmeno accorgersene, Antonio aveva lavorato
comunque a suo favore.
Forse
davvero quel ragazzo stava cambiando le sorti della famiglia Pazzi e lui era
comunque molto soddisfatto di averlo al suo fianco… anche se avrebbe dovuto
tenerlo d’occhio più di quanto avesse pensato al principio.
Tutto
sommato poteva essere contento di quanto aveva ottenuto fin lì.
Fine capitolo
settimo