Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Kya_63    19/01/2019    0 recensioni
Percy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare.
Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i suoi amici e il mondo maglico, ma qualcosa stava cambiando.
Due mondi diversi, due eroi diversi e un pericolo in comune che minaccia di distruggere il mondo. Questa è la storia che nessuno ha il coraggio di raccontare, che nessun poeta o scrittore conosce veramente sino in fondo e che non ha mai trascritto. Questa è la storia che pure gli Dei hanno paura a narrare.
(Spoiler di Eroi dell'Olimpo, la saga di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo e Harry Potter. Non tiene conto di TOA)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'INIZIO DELLA FINE


Ed eccoli lì, sotto l' Empire State Building, l'Olimpo, stesi sull'asfalto caldo. Il cielo era nuvoloso, ma faceva un caldo assurdo, comunque. E c'era qualcosa che non andava. Kya si tirò a sedere mentre si massaggiava la testa dolorante. Ricordava tutto ed sicura di aver fatto la scelta giusta. Era ciò che aveva chiesto a Theo: un viaggio nel tempo, l'orologio più veloce. Si tirò su in piedi, braccolando un poco, raggiungendo i suoi amici. Aiutò Brooke ad alzarsi e la figlia di Selene, a sua volta l'aiutò a svegliare gli altri. La figlia di Ishtar si guardò intorno, notando, in lontananza, una nave di legno scuro che riconobbe come la Heroes. Guardò il suo orologio. Il 17 luglio. Solo quattro giorni prima della fine. Era veramente giunta? Sì, purtroppo. Theo le aveva spiegato che le Parche gli permettevano solo di arrivare lì, perchè ci sarebbero state delle scelte importanti nell'avvenire, perciò bisognava vivierle, senza omissioni. Theo aveva parlato di ricordi fittizzi, sia per lei che per i suoi compagni e tutto il mondo, ricordi per i quali aveva collaborato con la sua ragazza, una giovane semidea di quindici anni, figlia di Mnemosine. Era stato un lavoro duro, ma ce l'avevano fatta, del resto erano lì. Kya vide dei ragazzi dentro l'Empire, decidendo così di dirigersi lì. Entrando, l'odore di sangue e disinfettante le invase le narici, travolgendola. Vide diversi ragazzi supini, mentre altri medcavano le ferite. Kya si fece largo, ascoltando lo scricciolio dei suoi anfibi neri sul marmo della hall dell'edificio. Il cugino era seduto su una sedia, che si faceva medicare con ago e filo da una ragazza con arco e frecce sulla schiena. Tratteneva insulti contro nemici, mentre la ragazza lo cuciva sulla schiena.
-Stai bene?- chiese Kya. Percy trattenne un altro insulto:-Ti sembra che stia bene?
-Okay, non stai bene- ribattè la ragazza- Se anche la tua genitlezza è andata a quel paese, allora non stai bene.
-Hanno attaccato dopo la ritirata, mentre ci ritiravamo- commentò Percy- Una falsa ritirata, mai vista roba del genere. Giuro che appena metto le mani su quel generale gli stacco ogni arto che possiede.
-Non credo che gioverebbe alla tua salute, Percy- fece Annabeth passando di lì, con li cappellino da baseball in mano- Le vie laterali sono libere. Talia si sta occupando ancora del ponte a sud, ha detto che ci vorrà ancora un po'. Il Brooklyn Bridge era pieno a quanto pare.
-Non mi sorprende- rispose Percyò- Buona idea metterci sia le Cacciatrici, un quarto di Legione e le Amazzoni.
-Sono una figlia di Atena, ricordi- sorrise la ragazza dandogli un bacio sulla guancia, per poi imboccare le scale e sparire. Kya scosse la testa, quei due trovavano il modo di punzecchiarsi un po' ovunque. Si voltò verso il cugino, che si era rimesso la maglietta arancione, logora e sporca, con la scritta sbiadita. Si spettinò i capelli e sorrise alla cugina, ancora in attesa di parlare con lui. Le fece il segno di seguirla e così fece. Chiamarono l'ascensore e vi salirono, per poi premere il tasto seicento e schizzare verso l'alto. Quando le porte s'aprirono, Kya rimase sorpresa. L'Olimpo era bellissimo. Vi erano grandi templi e giardini bellissimi, con i fiori sbucciati e le foglie verdi. Le statue d'oro degli Dei fungevano da decorazioni per la cittadella, rendendola solo più bella. Percy la guidò sino al tempio più grande, dove una vasta sala con tredici troni regnava sovrana incontrastata. Vide Ziah che torturava la sua collana con lo scarabeo in zaffiro e un ragazzo, dai capelli biondi, quasi bianchi, gli occhi azzurri coperti dalle lenti squadrate degli occhiali e il copo snello e secco. Cameron, uno di loro, un ragazzino di appena quindici anni. Dai ricordi falsi riusciva a ricavare solo quello e poco altro, come la discendenza con Ehēcatl, una delle forme di Quetzalcóat, il serpente mitologico piumato. Di lui sapeva solo questo.
-Perchè ci siamo riuniti sull'Olimpo?- chiese Ziah smettendo di giocare con la sua collana- Non era pericoloso?
-Sì, è pericoloso, ma è l'unico luogo dove possiamo parlare senza essere disturbati- commentò Percy sedendosi per terra, accanto all'Occhio di Ra. Kya prese posto accanto al cugino, mentre nella sua testa iniziavano a formularsi ipotesi su ipotesi. Percy fece un cenno a Cameron e quello si slacciò la collana che teneva al collo, passandola al figlio di Poseidone, che la prese per i capi del laccio di cuoio, mostrandola a tutti i presenti:-Questa sarà la nostra unica possibilità di vittoria.
-Una collana?- chiese Kya guardando scettica il ragazzo accanto a lei. Questo scosse la testa, facendo segno di no:-La collana è l'indizio, mentre la forma è la soluzione. La stella può essere ciò che porterà alla vittoria.
-Lo sai vero che noi siamo in quattro, mentre la stella ha cinque, e voglio sottolineare cinque, punte. Rimarrebbe un buco e non credo ci siano altri Jackson in giro- fece Cameron rimettendosi la collana al collo. Percy sorrise triste:-Harry ed io pensiamo che l'ultima, la quinta punta, l'abbia il Caos, nella sua prigione, o da qualche parte.
-Se così fosse- lo interruppe Kya- Dovremmo averla già trovata. Abbiamo assaltato tutte le basi del nemico.
Il dolorore al cuore la invase, mentre il ricordo di James e Jacob l'assaliva. Aveva passato gli ultimi mesi a nascondere il dolore, o almeno era quello che gli diceva il cervello, che sembrava confuso quanto lei. Di James non c'era traccia, aveva detto così Logan, nè sulla Terra nè sotto, negli Inferi.
-Ti sbagli. Brooke vi ha guidato in quelle che conosceva, ma ce n'è una, in Canada, su Victoria Island, dove non vi ha portato. L'ha scoperto solo ieri dell'esistenza di questa basa nascosta, quindi ti chiedo di non prendertela con lei, per favore.
Kya annuì, facendo cenno al cugino di procedere con il discorso:-Pensiamo che la tenga con lui, probabilmente nel loro campo militare. So che è una missione suicida, ma abbiamo bisogno di lui.
-O lei- lo corressa Ziah- A parte questo, per me va bene. Ma chi andrà? Non possiamo rischiare i ragazzi o diminuiremo troppo in fretta e poi, dopo l'ultima battaglia, non credo che abbiano voglia di partecipare ad un'impresa suicida.
-Voi lasciate fare a me- ribattè Percy- L'importante è che teniate impegnato l'esercito, sperando che il piano funzioni.

Annabeth era stanca e si era appena sdraiata sul letto dell'hotel che avevano occupato, proprio di fronte all'Empire State Building quando uno dei suoi fratelli piombò nella stanza dicendole di correre al piano inferiore. La figlia di Atena, sbuffando, s'alzò dal comodo letto, afferrando il berretto degli Yankees, per poi seguire il ragazzo al piano terra, dove si fece largo a suon di gomitate tra i semidei accalcati all'entrata, dove diversi ragazzi, campeggiati da un giovane dai capelli biondi che arrivavano al mento, si stavano entrando nell'hotel. Annabeth guardò male il ragazzo, per poi dirigersi verso di lui a passo spedito e tirargli una sberla sulla nuca:-Ma sei deficiente? Ti mando una lettera, firmata, con la scritta "urgente" e tu arrivi solo ora.
-Anche per me è un piacere vederti, cugina- commentò il biondo massaggiandosi la testa- Comunque, sono stato impegnato a cercare un modo per non farci morire.
-Ti rendi conto che sei già morto vero?- lo riprese una ragazza, o era un ragazzo, con i capelli verdi e un maglioncino rosa. Magnus scosse la testa:-Non è questo il punto Alex. Annie, seriamente. Forse è il caso di parlarne in privato.
Annabeth annuì, chiamando una figlia di Mercurio, dicendole di mostrare le stanze ai nuovi arrivati, per poi prendere fa parte il cugino, seguito da due ragazze, o forse una era un ragazzo, che mettevano paura. Salirono nella stanza della figlia di Atena e s'accomodarono sul letto. Annabeth appoggiò il cappello sul comodino vicino al letto e, più seria che mai, guardò il cugino, sedersi di fronte a lei. Si guardò intorno diverse volte, il ragazzo, notando le diverse mappe e schemi di battaglia sparsi un po' ovunque. Sorrise nell'immaginare la cugina cervellarsi per ideare un piano che potesse funzionare. La vedeva stanca, con le occhiaie sotto gli occhi grigi e non potè fare a meno di chiederle:-Da quanto non dormi?
-Più o meno, ad occhio e croce, direi tre giorni- rispose la ragazza sciogliendosi i capelli biondi e ricci- Ma tutti e sette siamo messi così. Abbiamo scoperto che cosa comporta usare in maniera pesante le Armi del Caos: notti insonnie, ecco cosa comporta.
-Vi stanno uccidendo dentro- commentò la ragazza, o raagazzo, ad Annabeth non era ancora chiaro- Alex, molto piacere.
-Non vorrei sembrare indiscreta, ma sei un ragazzo o una ragazza?- domandò la figlia di Atena, cercando di non essere maleducata. La ragazza con l'hijab sorrise, ma sembrò più uno sbuffo, mentre Alex sorrideva, come se la situazione fosse divertente:-Dipende da come mi gira. Al momento sono una ragazza.
-Sei per caso la fidanzata di mio cugino?- fece la bionda guardando come metteva il braccio intorno alle spalle di Magnus, il quale sembrava quasi felice. La ragazza coi capelli verdi sorrise, rivolgendosi al biondo:-Tua cugina mi piace, sai? Comunque, sì. Abbiamo scoperto poco tempo fa che questo ragazzo qui è bisex.
-E tu sei una genderfluid, immagino- constatò Annabeth vedendo la ragazza annuire- Beh, mi fa molto piacere, insomma, sono felice per voi.
-Lei- disse Magnus mentre indicava la ragazza musulmana- Si chiama Samirah al-Abbass. Sono sorelle, anche se non si direbbe.
-Interessant- commentò la figlia di Atena, mordendosi l'interno della guancia- Comunque, parlando di cose serie. Abbaimo occupato tutta l'isola di Manhattan prima che voi arrivaste, lasciando scoperta solo la zona a Nord, oltre Central Park. Purtroppo non avevamo abbastanza ragazzi per colpire su tutti i fronti. Percy, insieme ai figli delle divinità marine e alle ninfe, dell'acqua sta cercando di respinger chi arriva dall'acqua, mentre abbiamo posizionati degli squadroni sui ponti e nei tunnelm bloccando, o almeno provandoci, ogni via d'accesso alla città, o qualunque cosa avrebbe potuto portare all'Empire. Come già detto prima, solo la zona Nord è scoperta e da lì è un attimo arrivare qui, soprattutto con l'esercito che hanno, molto superiore al nostro. Inoltre abbio perso molti ragazzi in battaglia oggi e il nostro numero è calato.
-Io avrei un'idea- disse Magnus guardando le due ragazze che erano con lui- Potremmo fare uno squadrone noi e andare a nord. Sono sicuro che riusciremo a bloccarli in parte.
-Ho i miei dubbi- commentò Samirah- Per quanto le Valchirie e i guerrieri del Valhalla siano forti, ho i miei dubbi. Senza gli elfi, tra l'altro, sarà molto complicato. Non ho visto neanche i centauri e i ciclopi nelle vostre schiere.
Annabeth si morse il labbro inferiore, sapendo che quella di Samirah non era una sgridata, bensì una constatazione:-Chirone è scomparso da quando siamo stati mandati in Inghilterra ed è da molto che non si hanno sue notizie. Per quanto riguarda i ciclopi, Percy ha provato a contattare il fratello, ma non risponde a nessun messaggio. Sembra che abbiano tagliato i cavi del telefono, per così dire. Niente viene, niente va. Siamo soli. Semidei contro mostri.
-E chi sopravviverà avrà campo libero con la Terra- finì Alex passandosi una mano tra i capelli verdi- Possiamo tentare, però. Sarà difficile...
-Però dobbiamo- terminò il biondo guardando la cugina- Hai un piano vero? E Percy, dov'è, ha qualche idea per battere l'esercito nemico? Sta bene?
Annabeth distolse lo sguardo realizzando che, forse, era stata una stupida a non aver seguito Percy sull'Olimpo, dove i quattro Jackson stavano tenendo una riunione, a quanto pare top-secret. Continuò a mordersi l'interno della guancia, mentre il cugino la guardava speranzoso.
-Non so cosa abbia in mente- sussurrò la figlia di Atena- Al momento è sull'Olimpo con i suoi parenti. Non ho la più pallida idea di che cosa voglia fare, ma ho il sospetto che abbia a che fare con l'ultimo dei Jackson. Ho sentito che ne parlavano lui ed Harry, il suo... possiamo definirlo doppelgänger, anche se è sbagliato. Si sono legati, qualche giorno fa, utilizzando l'acqua dello Stige, mischiando il loro sangue. Adesso condividono la stessa anima. In breve, non sta bene.
-Il tuo ragazzo è un pazzo- commentò Samirah. Annabeth scosse la testa:-Era l'unico modo per salvare entrambi, dalla morte. Stavano entrambi per morire. Siamo state egoisti noi, è vero, ma eravamo troppo codardi per lascirli morire, perciò abbiamo rischiato il tutto per tutto. Unire le anime è sembrata l'unica soluzione.
-Non cambia ciò che penso, ovvero che è stata una fol...
Samirah non riuscì a finire la frase che si sentì un rumore assordante provenire da fuori. Annabeth si coprì le orecchie con le mani, ma il rumore era troppo forte e sembrava volerla distruggerla. Sembrava provenire dalla strada, quel rumore assordante. Annabeth afferrò il suo berretto e la spada che aveva lasciato sul comodino. L'armatura l'avrebbe recuperata in un altro momento. Scese al piano terra, con i tre che la seguivano. Si fece largo a spintoni tra coloro che cercavano di preparando per uscire a combattere, nonostante il rumore assordante. Malcom l'affiancò con l'armatura indosso e l'elmo sotto il braccio. Il fratello della bionda aveva le mani sulle orecchie come volersi proteggersi da quel rumore. Mimò qualcosa che la ragazza non capì. Malcom sbuffò, pestando i piedi, facendo poi segno alla sorella di avvicinarsi. Lei le porse l'orecchio e lui urlò:-I ragazzi non possono combattere.
-Dobbiamo trovare una soluzione prima che sia troppo tardi!- rispose la ragazza all'orecchio del fratello, vedendolo annuire convinto. Annabeth ci riflettè, ma non fece in tempo a trovare la soluzione che il rumore terminò. Con uno scatto felino, Annabeth era corsa fuori dall'hotel e stava guardando l'esercito nemico che solcava i cieli. Imprecò e chiamò i semidei a raccolta. Mandò Jason e i figli dei venti in cielo, insieme a qualche ragazzo in su bighe trainate da pegasi. Mandò il resto delle Cacciatrici a Central Park, con i figli di Demetra, Ares e qualche divinità minore Romana. Sapeva che Piper aveva notato l'attacco improvviso e sperava che il Lincon Tunnel fosse al sicuro. Montò sul primo pegaso che gli capitò a tiro e si diresse verso il Manhattan Bridge dove parte della casa di Atena, quella di Efesto e parte della casa di Ermes a stava aspettando. La battaglia era già cominciata su quel versante. Scese a terra, mise il cappellino in testa, subito dopo essersi fatta vedere da Leo, che aveva annuito e sorriso nel vederla, e iniziò a fare stragi. Da lonano vedeva Leo mandare fiammate contro i nemici, urlando, ogni tanto ai fratelli di azionare le catapulte, che colpivano parte dell'esercito nemico, che veniva distrutto. Annabeth si ritrovò di nuovo davanti a lei, colei che l'aveva fatta ammattire, trascinandola nel Tartaro: Aracne. Voleva fargliela pagare con tutta sè stessa. Sfilò il cappellino e lo legò ai pantaloncini, si tolse l'elmo che aveva recuperato prima di partire per il ponte e si sfilò l'anello argentato che in realtà era l'arma originale di sua madre. Avrebbe ucciso Aracne e spedita nel Tartaro. La donna-ragno la vide da lontano e iniziò a farsi strada verso di lei, mentre la figlia di Atena cercava di mantenere la calma. Insomma, stava solo per affrontare la nemica di sua madre, colei che aveva tenuto l'Athenea Partheneos nascosta per tutti quegli anni. La spada seghettata del mostro e quella della semidea s'incrociarono. Si guardarono negli occhi e Annabeth vide solo odio, verso di lei e tutti i figli di Atena. La ragazza mandava stoccate e fendendti contro il mostro che bloccava tutti i suoi attacchi, mentre cercava d'imprigionarla con la sua tela. Annabeth era una furia, in un'armatura argentea dalla maniffattura incredibile. Aracne però era veloce e Annabeth, in contronto, era lenta. Più volte il mostro colpì la ragazza, ferendola superficialmente. Solo poche volte Annabeth riuscì a ferire il mostro, mentre la donna-ragno la colpiva più volte. Aracne l'atterrò al suolo, afferrandola poi per la t-shirt arancione e sollevandola, facendole sbattere poi la schiena contro il ferro del ponte. annabeth si lasciò sfuggire un sussulto di dolore, mentre la sua nemica sorrideva:-Ricordati di chi ti ha spedito negli Inferi, figlia di Atena.
-Hai cinque secondi per lasciarla andare, Aracne- commentò una voce maschile che la ragazza aveva riconosciuto come la voce di Leo. Aracne si voltò e Annabeth ne approfittò per afferrare uno dei suoi coltelli appesi alla cintura e piantarlo nella giugulare del mostro, che sibilò e urlò, svanendo poi in una polvere oro, portata via dal vento. Annabeth cadde a terra tossendo violentemente, togliendosi poi le ragnatele del mostro dalle gambe e dalle braccia. Sollevò lo sguardo e sussurrò:-Grazie Leo.
-Figurati- le rispose il figlio di Efesto mentre le porgeva una boccetta oro- Adesso però devi bere questo. Abbiamo bisogno di te sul campo.
Annabeth annuì e bevve il nettare, respirò e s'alzò da terra, afferando il coltello e riponendolo nella cintura:-Andiamo a distruggere questi bastardi.

Percy, Nico e Talia erano sicuramente pazzi. Erano entrati nell'accampamento nemico di nascosto. Pazzi, ma anche i pazzi servivano a 'sto mondo. Nico li aveva portati sino a lì con l'aiuto delle ombre, avevano sbaragliato un po' di nemici, poi si erano ritrovati in gattabuia. Divertente? Neanche un po'. Talia aveva provat a fulminare le sbarre, ma sembravano a prova di elettricità. Nico aveva provato anche a uscire con l'utilizzo delle ombre, ma niente. L'unica cosa che Percy era riuscito a fare era colpire con Vortice le sbarre, ma quelle non volevano rompersi. Così, era dalla bellezza di mezz'ora che si trovavano lì. Talia faceva avanti e indietro per la piccola cella urlando bestemmie e insulti pesanti contro l'esercito del Caos, mentre Nico giocava con i suoi anelli a forma di teschi e Percy scuoteva le sbarre come se sperava che, scuotendole, si rompessero, come per magia.
-Dov'è Harry quando serve?- si lamentò Percy. Nico lo guardò male:-Povero ragazzo. Deve risolvere il triangolo amoroso tra i suoi amici e adesso deve occuparsi anche di te.
Talia rise, spostandosi i capelli da davanti agli occhi:-Dai ragazzi, troviamo un modo per uscire da qui.
-Le abbiamo provate tutte, Tals- rispose Percy incrociando le braccia al petto. Talia scosse la testa. Prese per mano i due ragazzi, intimandoli a prendersi a loro volta per mano. Percy si concentrò su quello che stava succedendo giù, nelle profondità nel mare, sentendo il richiamo dentro di sè. Il mare lo chiamava ed era bellissimo. Il rumore delle onde nelle orecchie, la pace sottomarina che lo faceva sentire vivo. Pensò a ciò che Piper gli aveva insegnato: a calma, come il mare durante i suoi giorni di pace, in cui non tirava un alito di vento e Poseidone era felice, oppure solo clemente con i marinai che solcavano le superfici del suo regno. Il sangue, poi, ciò che sentiva. C'era un altro cuore, lì, poco distante, che batteva troppo velocemente, forse impaurito o affaticato. Le inferiate si ruppero e i tre si sorrisero.
-Seguitemi- disse Percy facendo strada per i corridoi bui di quel luogo tetro e intriso di malvagità. La porta in ferro davanti a loro era terrificante, con segni di graffi ovunque. Che lì dentro ci fosse un mostro. Eppure il battito proveniva da lì. Nico sfiorò la barriera di ferro con la sua mano, ancora intrisa del potere mortale, quello che lo stesso figlio di Ade chiamava "la distruzione". La porta si sbricilò davanti ai loro occhi, rivelando una ragazza dai capelli rossi rannicchiata su sè stessa, che tremava. Percy s'avvicinò, mentre i suoi cugini gli coprivano le spalle. Appoggiò delicatamente la mano sulla spalla della ragazza, la quale si voltò di colpo, rivelando gli occhi cioccolato. La ragazza lo guardò male, sorridendogli subito dopo.
-Sei al sicuro- le disse il figlio di Poseidone, mentre faceva passare un braccio pallido e coperto da lentiggini della ragazza intorno al suo collo- Adesso ti portiamo al sicuro. Io sono...
-So chi sei. Ti ho cercato per molto tempo, sai?- rispose la ragazza con un'accento strano. Accento britannico. Percy annuì:-Quanti anni hai.
-Non lo so- rispose la ragazza- Sono troppi gli anni passati qui dentro. Che anno siamo?
-Duemilaesedici- rispose Talia- Piacere, sono Talia Grace, figlia di Zeus e Cacciatrice d'Artemide. Tu sei...?
-La quinta punta- completò la ragazza con un sorriso sforzato dal dolore che provava- Sono Jeanette Bridgette Jackson, figlia di Baldr, signore della luce, della primavera e della bellezza.
-Sai quando sei nata?- chiese Nico mentre cercava un'ombra adatta per raggiungere i loro amici. Jeanette annuì:-Nel millenovecentoquarantacinque.
 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Kya_63