Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    23/01/2019    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Keros non si aspettava di sentir bussare alla porta ed ancor meno si aspettava di trovarsi di fronte Mefistofele. Lo osservò, perplesso, non sapendo che cosa fare. Era forse lì con intenzioni non proprio amichevoli? Il demone lo fissò, serio, solo per qualche istante. Poi sorrise.

“Allora… è vero?” domandò Mefistofele.

“Cosa?” alzò un sopracciglio Keros.

“Che sei figlio di… quello là, insomma. Ci siamo capiti…”.

“Sei qui per offendere? O per infierire? Comunque sì, è vero… mi dispiace che tu ti senta preso in giro. Credevi di aver addestrato il figlio del re e invece…”.

“Non mi sento preso in giro! Anche se sì, sono offeso. Ma non con te… posso entrare?”.

Confuso, Keros indicò a Mefistofele la cucina ed offrì del vino.

“Sono offeso" ammise il demone, dopo qualche sorso “Hanno ucciso i miei camerieri! Quei ragazzi che mi hai mandato, ricordi? Ora ho problemi di personale. E chi mi rifonde? Perdo clienti, con demoni in meno nel locale! Ma da chi dovrei andare a lamentarmi? Dal re? Non credo proprio!”.

“Io…”.

“Tu… perché pensi che io possa sentirmi preso in giro?! Ti ho addestrato e vado fiero del risultato. Ed il fatto che tu sia mezzo angelo mi gonfia doppiamente d'orgoglio".

“Che…?”.

“Ho reso un mezzoangelo un tentatore! Ti ho fatto svelare e coltivare il tuo lato sensuale, malvagio, sadico. Ti ho reso un procacciatore di anime. Penso di essere stato piuttosto bravo!”.

“Davvero? Non pensi che sia stato strano o… rivoltante?”.

“Strano forse un pochino. Rivoltante certo che no. Ma torniamo a parlare d'affari. Che pensi di fare ora? Ho sentito che sei chiuso qui con un umano moribondo ed un gruppo di figli dei traditori. Qual è il tuo piano? Come pensi di vivere? Continui a fare il tentatore?”.

“Al momento no” ammise Keros, preparandosi un tè.

“Resti qui per l'umano?”.

“Sì…”.

“Capisco… Malaphar lo ha visto?”.

“Malaphar è costretto dal re a venire qui. Ma curare un umano per desiderio di un mezzo angelo… credo lo trovi abbastanza schifoso”.

Mefistofele non disse nulla e sorseggiò ancora vino.

“Secondo te…” prese coraggio Keros “Perché non è stato punito?”.

“Chi?”.

“Mihael. Per aver… avuto me”.

“Bella domanda! Me lo sono chiesto pure io e sai a che conclusione sono giunto? Secondo me a Dio non importa. Una volta controllava tutto, umani ed angeli. Interveniva per delle sciocchezze, osservava ogni cosa e rompeva le balle per qualsiasi cosa. Chiedi ad Alukah quanto rompeva un paio di millenni fa! Ma ultimamente non fa nulla. Qualche apparizione di dubbia natura ma nulla di più. Oppure ha dovuto scegliere fra il punire Mihael, rinunciando all'Arcangelo che dovrà combattere durante l'Apocalisse, ed il chiudere un occhio. O anche due… Ma che differenza fa?”.

“Mi chiedevo solo che cos'ho io di diverso…”.

“Tutto, direi. Ti dispiace così tanto essere unico?”.

“Io…”.

“Sei di nuovo insicuro?” ghignò Mefisto “Come quando eri piccolo? Devo per caso farti spogliare di nuovo?”.

“Ma anche no!”.

“Devi credere in te stesso e nelle scelte che fai. Se hai rivelato a tutti la verità, è perché pensavi fosse la cosa giusta da fare. Se resti qui con quell'umano, è perché credi sia la cosa migliore! Non sei forse convinto?”.

“Io… Forse hai ragione. È che non ho molto aiuto. Sinceramente, ho paura che i demoni ora vogliano uccidermi. E che lo vogliano anche gli angeli!”.

“Io non voglio ucciderti. Il re vuole ucciderti?”.

“Non credo…”.

“Non penso proprio. Non dopo essersi fatto un mazzo tanto per crescerti. Quindi dov'è il problema? Ti difenderai. E vincerai, perché sei stato addestrando alla grande! Difenderai le tue scelte ed i tuoi territori. E l'umano, ovviamente!”.

Keros, dopo qualche istante di perplessità, sorrise.

“Hai ragione" ammise “Non sono un cucciolo. Che tentino pure di uccidermi o ferirmi, mi difenderò. E difenderò chi ho accanto!”.

“Questo è il giovane tentatore che ho addestrato! E ora posso farti un'altra domanda?”.

“Certamente".

“Posso vedere i piccoli che hai qui con te?”.

“Perché?”.

“Credo che uno sia figlio di un mio ex dipendente…”.

Il demone fissava la porta, da cui si intravedevano delle figure. I bambini stavano spiando i due adulti, disobbedendo a Keros che li aveva invitati alla prudenza. Sentendosi chiamati in causa, i cuccioli entrarono in cucina. Mefistofele, con il tipico ghigno sul viso, indicò uno di loro e chiese conferma.

“I tuoi genitori lavoravano per me, vero?”.

Quando il piccolo ebbe annuito, il tentatore si chinò per osservarlo meglio.

“Che tipo di demone sei?” volle sapere “Vampiro? Mutaforma? Elementale? Ipnotizzatore?”.

“Io faccio il ghiaccio con le mani".

“Oh… mi andresti proprio comodo nel bar" ridacchiò Mefistofele “Scherzo, ovviamente. Ad ogni modo, se ti va… io sono un maestro, al momento senza allievi. Vorresti venire con me?”.

“Sei serio?” mormorò Keros.

“Serissimo. I suoi genitori erano molto portati. Non mi interessa se erano traditori o presunti tali. Se non hai qualcosa in contrario…”.

“Deve decidere il bambino".

Il piccolo sorrise, entusiasta.

I due adulti discussero ancora un po' di altre questioni meno importanti e, quando se ne andò, Mefistofele portò via con sé il cucciolo demoniaco. Promise a Keros di tornare a presto a controllare la situazione, ordinando al mezzosangue di non lasciarsi scoraggiare.

Di nuovo solo, Keros si sentì sollevato. Era davvero felice di sapere Mefistofele dalla sua parte! Ed era ancora più felice di aver trovato una sistemazione per uno dei piccoli. Ma ora doveva tornare da Ary…

 

“La smetti di fissarmi come se ti avessi pestato la coda?” sibilò Lucifero, rivolto ad Asmodeo.

Il re dell'Inferno era appena uscito dalla stanza dove Leonore ed Espero dormivano ed era tornato in ufficio. Spaparanzato in diagonale sulla sedia, era irritato dallo sguardo del generale. Il grosso demone soldato non diceva una parola, ma non riusciva a nascondere il proprio disappunto.

“Apri la bocca" lo minacciò il sovrano “O vattene a fare in culo! Odio quella faccia!”.

“È troppo vigliacco" ipotizzò Lilith, entrando alle spalle del generale e raggiungendo il re “Forse è infastidito dal fatto che presto avrà una regina che un tempo era umana".

“Per quel che mi riguarda…” sbottò Amodeo “Quella è umana e basta. Ma non sono affari miei”.

“Esatto!” gli ringhiò contro Satana “Non sono affari tuoi! E ora smettila!”.

Asmodeo si limitò a fare un verso, che irritò ancora di più il re degli Inferi. Frustrando la coda, il diavolo si alzò in piedi. Doveva essere un monito per il sottoposto, che non colse del tutto il messaggio.

“È Keros che ti infastidisce, vero? L'aver salvato dalle fiamme il figlio dell'Arcangelo Mihael. È quello il problema, vero?”.

“Non è Keros il problema" finalmente parlò Asmodeo “Ma suo padre. Perché c'è chi ha amato un umano ed è stato tramutato in demone? Perché angeli sono caduti mentre lui è ancora lì?”.

“Meglio così, non trovi? Vorresti Mihael qui all'Inferno?”.

“Vorrei fosse punito. La giustizia divina non esiste forse più?”.

Lucifero tornò a sedersi, quasi rilassandosi.

“Asmodeo…” parlò, accendendo una sigaretta “Tu ti ritieni più forte di Mihael?”.

“Io? Più forte? Io… non so…”.

“Te lo dico io: no, non lo sei. Mihael è l'Arcangelo più potente fra le milizie celesti, e sai bene che pare sia destinato a sconfiggermi. L'ho addestrato io in Paradiso, ricordi? Quando eravamo tutti dei piumini. Perciò conosco la sua forza e so che ti è superiore. Come demone, Mihael sarebbe un tuo superiore. E, forse, perfino il re”.

“Il re?! Mihael?! Pazzia!”.

“Crudele ironia divina. Per fortuna papà non ha punito il suo pupillo. Meglio per tutti noi. O forse preferivi lui al mio posto?”.

“Assolutamente no, maestà…”.

“Allora la questione è chiusa. E per quel che riguarda Keros… Spero non commetta altre pazzie, e torni presto a casa. Altre cose non mi interessano, e di conseguenza non devono interessare nemmeno a te! O a chiunque altro qui all'Inferno!”.

 

Da giorni ormai Mihael si era ritirato nelle proprie stanze a pregare. Non aveva alcun desiderio di incontrare altri angeli, o chiunque volesse parargli. La verità era ormai chiara a tutti, i pettegolezzi si sprecavano perfino in Paradiso. Un Arcangelo padre era un'assoluta novità e nessuno sapeva bene come comportarsi. Dal canto suo, Mihael non aveva idea di come giustificare la maggior parte degli accadimenti. Pregava, pregava in attesa di una risposta che non arrivava. 

Poco distante, Raphael e Camael discutevano sottovoce. Raphael il guaritore preparava un medicamento e Camael lo aiutava.

“Credi che Mihael uscirà presto dal suo raccoglimento?” si chiese Raphael “Mi fa preoccupare”.

“Deve solo smetterla di preoccuparsi" sorrise Camael.

“Preoccuparsi?”.

“Io rappresento l'amore puro, perciò so che non ha compiuto alcun peccato. Quella giovane demone da cui ha avuto un figlio non era una creatura malvagia, che lo ha tentato per indurlo in errore. Il loro legame era d'amore, amore vero. E Keros è il giusto frutto di quell'amore. Nessuno di noi dovrebbe giudicarlo, nessuno di noi ne ha l'autorità. Mihael non deve fare ammenda, altri angeli dovrebbero chiedere perdono per la loro gelosia e superbia".

“Le tue parole sono molto belle, Camael. Ma Mihael dovrebbe rappresentare tutti noi”.

“E lo fa. Non ha forse giudicato e protetto gli umani da esseri malvagi, per millenni? Il suo amore per Carmilla non ha mutato il suo modo di lavorare, lo ha reso solo di più larghe vedute. Non trovi? A me Keros piace. È gentile”.

“Ed assassino…”.

“Ha salvato anche delle vite. E molte delle vite che ha tolto erano di demoni, come fanno molti angeli. Mi piace vederlo come una specie di angelo speciale…”.

Raphael era perplesso ma si fidava del fratello, che rappresentava l'amore.

“Poi…” riprese Camael “Non ricordi che anche tu ti sei affezionata a quella creatura? A quell'umana? Come si chiamava? Sarah?”.

“Sarah era un’umana che ho aiutato a liberarsi dal fastidio di Asmodeo. Non ero innamorato di lei!”.

“Sei sicuro?”.

“Era promessa sposa di Tobia! Sta tutto scritto nella Bibbia!”.

“Mi fido…”.

Lo sguardo di Camael era poco convinto. Raphael quasi ribaltò un barattolo con delle erbe per l'imbarazzo e si voltò, dando le spalle al fratello per evitare di far notare il rossore sulle proprie guance.

“Credi sia successo solo a te?” insistette Camael “Molti angeli si sono innamorati. Alcuni hanno seguito il loro cuore, altri hanno ceduto alla tentazione ed al peccato, concedendosi solo per soddisfare un istinto e non per vero amore. Quest'ultimo gruppo è caduto, ma chi ha amato con il cuore è ancora qui in Cielo".

“Davvero è successo spesso?” si stupì Raphael.

“Più spesso di quanto tu pensi. Certo… solo Mihael ha avuto un figlio con una demone…”.

“Ed i figli fra angeli ed umani? I Nephilim?”.

“Quegli angeli sono caduti ma si sono congiunti con gli umani e solo perché li hanno trovati belli, non perché se ne sono innamorati”.

“Sicuro?”.

“È il mio lavoro…”.

“Mi fido".

“L'amore è dove meno te lo aspetti. Anche fra angeli…”.

“Fra angeli?!”.

Camael non disse altro. Vedeva Gabriel, che camminava rapido fino alla dimora di Mihael. Bussò con insistenza, finché l'Arcangelo guerriero non gli aprì.

“Spero non gli abbia portato dei fiori" ironizzò Raphael, con un mezzo sorriso.

 

La notte era limpida, leggermente fredda. Keros aveva acceso il fuoco del camino e messo a dormire i piccoli. Si preparava ad andare a dormire a sua volta, dopo aver fatto la doccia ed aver bevuto una tisana. Malaphar era passato di corsa, giusto a dare un controllo distratto. Infastidito, era subito tornato all'Inferno. Stanco, il principe si aspettava quella reazione e non ci fece troppo caso. Era ormai pronto a dormire quando udì un rumore. Rimase in silenzio, lungo il corridoio, muovendo le orecchie per cercare di sentire meglio. La porta dello sgabuzzino si aprì di qualche centimetro e una voce familiare chiese il permesso di entrare. Keros sorrise, quando un paio di grandi occhi argento si mostrarono nel buio.

“Simadè!” esclamò il mezzosangue, piacevolmente stupito.

“Posso entrare, Signore?” mormorò il servo, sottovoce.

“Ma certo! Che bello vederti! Come mai sei qui?”.

“Ho pensato che… aveste bisogno di compagnia ed aiuto".

“Hai ragione. Mi serve proprio un po' di sostegno”.

“Oh… bene. Temevo di essere d'impiccio…”.

“E Lilien? I miei piccoli?”.

“Lilien come sempre fa la messaggera, quindi è quasi sempre fuori da palazzo. I bambini sono in addestramento”.

“Non sono a palazzo nemmeno loro?”.

“No! Vivono con i loro maestri ed imparano a vivere a seconda della loro natura. Ovviamente tornano saltuariamente a palazzo, ma…”.

“Ma hanno solo trecento anni!”.

“E con ciò?”.

A Keros sembrava fosse qualcosa di assurdo ma poi, riflettendo, ricordò che anche lui a quell'età era stato affidato alle cure di Alukah per imparare a nutrirsi e sopravvivere come demone vampiro.

“Non dovete temere" riprese Simadè “Sono in ottime mani. Il re li adora!”.

“Lo so. Però…”.

“Potete andare a trovarli. I vampiri sono nel mondo umano ad imparare…”.

“Sul serio? Sai dirmi in che zona?”.

“No… ma posso scoprirlo!”.

“Mi renderesti molto felice!”.

“Ottimo!”.

Simadè sorrise, fiero. Poi si guardò attorno, curioso.

“Posso vederlo?” chiese.

“Chi?”.

“L'umano…”.

Keros trovò la richiesta piuttosto singolare. Accompagnò il Succubus fino alla porta della camera.

“È molto bello" commentò il servitore “Non mi stupisco che vi abbia fatto innamorare…”.

“Amo molte cose di lui. Però…”.

“Però?”.

“Sta morendo, Simadè. Sta morendo ed io non riesco ad aiutarlo…”.

“È il destino degli umani".

“Sì, ma lui è in quello stato per colpa mia! Non riesco ad immaginare il mio futuro con il peso della sua morte sulle spalle”.

“Molte morti peseranno su di noi, la nostra vita è lunga e piuttosto incasinata. Ma ricordate che io sono qua, a sostenervi. Se può servire a qualcosa…”.

“Non trovi rivoltante il fatto che ami un umano?”.

“No… sono solo un po' geloso".

Con un mezzo sorriso, i due lasciarono la stanza.

“Che cosa posso fare per aiutare?” domandò Simadè.

“Cerca di scoprire dove si addestrano i miei piccoli. Ora vorrei solo riposare. Domani vedrò di darti altri compiti. Va bene?”.

“Ottimo! Allora mi metto subito all'opera! A domani!”.

Il servitore lasciò la casa, pronto a fare ricerche. Keros, rimasto solo, tentò di mettersi a letto ma udì di nuovo un rumore. Si alzò, convinto fosse Simadè che aveva scordato qualcosa, e sobbalzò quando si trovò davanti Lucifero.

Il demone era serio, quasi infastidito.

“Dov'è l'umano?” borbottò il re.

“A letto…” rispose Keros, confuso “Perché?”.

“Andiamo. Proviamo misure più drastiche".

“Cosa intendi?!”.

Il sovrano camminò convinto fino alla camera e si lasciò sfuggire un lieve ringhio quando si trovò davanti Mihael.

“Che fai qui?!” fu il commento del mezzodemone, rivolto ad entrambi.

“Probabilmente abbiamo avuto la stessa idea" ipotizzò l'Arcangelo.

“Io e te la stessa idea?!” rise Lucifero “Mi sembra impossibile!”.

“Io sono qui per aiutare l'umano” parlò Mihael, calmo “Con una goccia del mio sangue, dovrei riuscire a guarirlo”.

“Oppure ucciderlo…”.

“Già. Hai ragione. E tu? Che avevi in mente?”.

“Io… forse hai ragione, abbiamo avuto la stessa idea… ucciderlo o salvarlo, belle alternative".

“Con il tuo sangue demoniaco, diverrà di certo un demone”.

“O morirà, perché troppo potente. E con il tuo sangue angelico diventerà… boh, non lo so!”.

“Non lo so neanche io. Ma sempre meglio che condannarlo a vivere agli inferi come demone!”.

“Un momento!” interruppe Keros “Siete seri?! Volete salvarlo davvero?”.

“Sì” incrociò le braccia Lucifero “Ora dicci che sangue vuoi".

“Che…?!”.

“Scegli. Vuoi che sia io, Satana, a donargli una goccia di sangue? O vuoi quello di Mihael?”.

“In entrambi i casi potrebbe morire, giusto? Perché il vostro potere è alto".

“Esatto. Ma sta crepando lo stesso! Perciò…”.

“Non potete chiedere a me di compiere una scelta simile per lui!”.

“Tu lo conosci molto bene" cercò di farlo ragionare Mihael “Pensa a quel che vorrebbe".

“Andiamo!” sbottò il diavolo “È facile! Come demone, starete assieme. Come angelo, o altra creatura mezza santa, non potrete amarvi. Decisione semplice!”.

“No, per niente! L'Inferno non è di certo un luogo stupendo, per chi non ci è abituato!”.

“Anche se non starà con me, non importa" sospirò Keros “Quel che conta più  di ogni altra cosa è che sia felice. Cosa lo renderà più felice? Non posso saperlo…”.

“Ti fai troppi problemi…” sbuffò il re.

Il mezzosangue era perplesso, confuso. Non sapeva che cosa fare e si stava innervosendo. Poi, di colpo, riprese la calma.

“Dicono che il fato non esiste, che ogni cosa accada per una ragione” mormorò “Se è vero, lascerò che accada quel che è giusto che accada”.

“Cioè?” alzò un sopracciglio il sovrano.

Keros prese il bicchiere che stava sul comodino accanto al letto e lo riempì per metà di acqua. Poi si avvicinò all'Arcangelo ed al Diavolo.

“Una goccia ciascuno" spiegò il principe.

“Diluito, così non dovrebbe fargli troppo male" capì Mihael, facendo colare una singola goccia nell'acqua.

“Non capisco perché lo fai" ammise Lucifero, imitando lo stesso gesto “Ma fa come vuoi”.

Dopo aver aggiunto anche il proprio sangue, Keros mescolò con cura. Poi si avvicinò ad Ary e gli accostò il bicchiere alla bocca. Gli concesse solo un sorso e poi attese. Non accadde nulla, angelo e demone si fissarono perplessi.

“Dagliene ancora" incitò Lucifero.

Il principe concesse un altro sorso all'umano e poi indietreggiò. Ancora nulla.

“Che strano" commentò l'Arcangelo “Forse è troppo diluito. Oppure…”.

Gli occhi di Ary si spalancarono di colpo. Keros sobbalzò e lo chiamò per nome, sfiorandogli la mano. Il battito cardiaco del mortale si faceva sempre più rapido, mentre con occhi vitrei fissava il vuoto. Sempre più caldo al tatto e rosso in viso, iniziava a far preoccupare tutti i presenti.

“Ary!” urlò Keros “Dimmi qualcosa!”.

Il mortale spalancò la bocca, come a voler urlare, ma non emise alcun suono. Il cuore era sempre più rapido, pompava ad un ritmo pericolosamente sostenuto, mentre il corpo dell'uomo si irrigidiva in tensione.

“Ary!” chiamò di nuovo il principe e l'umano si rilassò di colpo.

La testa coi lunghi capelli corvini ricadde di lato sul cuscino, chiudendo di nuovo gli occhi.

“Il suo cuore…” gemette il sanguemisto “Il suo cuore si è fermato!”.

 

 

Scusate il ritardo. Ma spero che la lunghezza ripaghi l'attesa ;) a presto!

   
 
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