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Keros
non
si aspettava di sentir bussare alla porta ed ancor meno si aspettava di
trovarsi di fronte Mefistofele. Lo osservò, perplesso, non
sapendo che cosa
fare. Era forse lì con intenzioni non proprio amichevoli? Il
demone lo fissò,
serio, solo per qualche istante. Poi sorrise.
“Allora…
è vero?” domandò Mefistofele.
“Cosa?”
alzò un sopracciglio Keros.
“Che
sei
figlio di… quello là, insomma. Ci siamo
capiti…”.
“Sei
qui
per offendere? O per infierire? Comunque sì, è
vero… mi dispiace che tu ti
senta preso in giro. Credevi di aver addestrato il figlio del re e
invece…”.
“Non
mi
sento preso in giro! Anche se sì, sono offeso. Ma non con
te… posso entrare?”.
Confuso,
Keros indicò a Mefistofele la cucina ed offrì del
vino.
“Sono
offeso" ammise il demone, dopo qualche sorso “Hanno ucciso i
miei
camerieri! Quei ragazzi che mi hai mandato, ricordi? Ora ho problemi di
personale. E chi mi rifonde? Perdo clienti, con demoni in meno nel
locale! Ma
da chi dovrei andare a lamentarmi? Dal re? Non credo
proprio!”.
“Io…”.
“Tu…
perché pensi che io possa sentirmi preso in giro?! Ti ho
addestrato e vado
fiero del risultato. Ed il fatto che tu sia mezzo angelo mi gonfia
doppiamente
d'orgoglio".
“Che…?”.
“Ho
reso
un mezzoangelo un tentatore! Ti ho fatto svelare e coltivare il tuo
lato
sensuale, malvagio, sadico. Ti ho reso un procacciatore di anime. Penso
di
essere stato piuttosto bravo!”.
“Davvero?
Non pensi che sia stato strano o… rivoltante?”.
“Strano
forse un pochino. Rivoltante certo che no. Ma torniamo a parlare
d'affari. Che
pensi di fare ora? Ho sentito che sei chiuso qui con un umano moribondo
ed un
gruppo di figli dei traditori. Qual è il tuo piano? Come
pensi di vivere?
Continui a fare il tentatore?”.
“Al
momento no” ammise Keros, preparandosi un tè.
“Resti
qui per l'umano?”.
“Sì…”.
“Capisco…
Malaphar lo ha visto?”.
“Malaphar
è costretto dal re a venire qui. Ma curare un umano per
desiderio di un mezzo
angelo… credo lo trovi abbastanza schifoso”.
Mefistofele
non disse nulla e sorseggiò ancora vino.
“Secondo
te…” prese coraggio Keros
“Perché non è stato punito?”.
“Chi?”.
“Mihael.
Per aver… avuto me”.
“Bella
domanda! Me lo sono chiesto pure io e sai a che conclusione sono
giunto?
Secondo me a Dio non importa. Una volta controllava tutto, umani ed
angeli.
Interveniva per delle sciocchezze, osservava ogni cosa e rompeva le
balle per
qualsiasi cosa. Chiedi ad Alukah quanto rompeva un paio di millenni fa!
Ma
ultimamente non fa nulla. Qualche apparizione di dubbia natura ma nulla
di più.
Oppure ha dovuto scegliere fra il punire Mihael, rinunciando
all'Arcangelo che
dovrà combattere durante l'Apocalisse, ed il chiudere un
occhio. O anche due…
Ma che differenza fa?”.
“Mi
chiedevo solo che cos'ho io di diverso…”.
“Tutto,
direi. Ti dispiace così tanto essere unico?”.
“Io…”.
“Sei
di
nuovo insicuro?” ghignò Mefisto “Come
quando eri piccolo? Devo per caso farti
spogliare di nuovo?”.
“Ma
anche
no!”.
“Devi
credere in te stesso e nelle scelte che fai. Se hai rivelato a tutti la
verità,
è perché pensavi fosse la cosa giusta da fare. Se
resti qui con quell'umano, è
perché credi sia la cosa migliore! Non sei forse
convinto?”.
“Io…
Forse hai ragione. È che non ho molto aiuto. Sinceramente,
ho paura che i
demoni ora vogliano uccidermi. E che lo vogliano anche gli
angeli!”.
“Io
non
voglio ucciderti. Il re vuole ucciderti?”.
“Non
credo…”.
“Non
penso proprio. Non dopo essersi fatto un mazzo tanto per crescerti.
Quindi
dov'è il problema? Ti difenderai. E vincerai,
perché sei stato addestrando alla
grande! Difenderai le tue scelte ed i tuoi territori. E l'umano,
ovviamente!”.
Keros,
dopo qualche istante di perplessità, sorrise.
“Hai
ragione" ammise “Non sono un cucciolo. Che tentino pure di
uccidermi o
ferirmi, mi difenderò. E difenderò chi ho
accanto!”.
“Questo
è
il giovane tentatore che ho addestrato! E ora posso farti un'altra
domanda?”.
“Certamente".
“Posso
vedere i piccoli che hai qui con te?”.
“Perché?”.
“Credo
che uno sia figlio di un mio ex dipendente…”.
Il
demone
fissava la porta, da cui si intravedevano delle figure. I bambini
stavano
spiando i due adulti, disobbedendo a Keros che li aveva invitati alla
prudenza.
Sentendosi chiamati in causa, i cuccioli entrarono in cucina.
Mefistofele, con
il tipico ghigno sul viso, indicò uno di loro e chiese
conferma.
“I
tuoi
genitori lavoravano per me, vero?”.
Quando
il
piccolo ebbe annuito, il tentatore si chinò per osservarlo
meglio.
“Che
tipo
di demone sei?” volle sapere “Vampiro? Mutaforma?
Elementale? Ipnotizzatore?”.
“Io
faccio il ghiaccio con le mani".
“Oh…
mi
andresti proprio comodo nel bar" ridacchiò Mefistofele
“Scherzo,
ovviamente. Ad ogni modo, se ti va… io sono un maestro, al
momento senza
allievi. Vorresti venire con me?”.
“Sei
serio?” mormorò Keros.
“Serissimo.
I suoi genitori erano molto portati. Non mi interessa se erano
traditori o
presunti tali. Se non hai qualcosa in contrario…”.
“Deve
decidere il bambino".
Il
piccolo sorrise, entusiasta.
I
due
adulti discussero ancora un po' di altre questioni meno importanti e,
quando se
ne andò, Mefistofele portò via con sé
il cucciolo demoniaco. Promise a Keros di
tornare a presto a controllare la situazione, ordinando al mezzosangue
di non
lasciarsi scoraggiare.
Di
nuovo
solo, Keros si sentì sollevato. Era davvero felice di sapere
Mefistofele dalla
sua parte! Ed era ancora più felice di aver trovato una
sistemazione per uno
dei piccoli. Ma ora doveva tornare da Ary…
“La
smetti di fissarmi come se ti avessi pestato la coda?”
sibilò Lucifero, rivolto
ad Asmodeo.
Il
re
dell'Inferno era appena uscito dalla stanza dove Leonore ed Espero
dormivano ed
era tornato in ufficio. Spaparanzato in diagonale sulla sedia, era
irritato
dallo sguardo del generale. Il grosso demone soldato non diceva una
parola, ma
non riusciva a nascondere il proprio disappunto.
“Apri
la bocca"
lo minacciò il sovrano “O vattene a fare in culo!
Odio quella faccia!”.
“È
troppo
vigliacco" ipotizzò Lilith, entrando alle spalle del
generale e
raggiungendo il re “Forse è infastidito dal fatto
che presto avrà una regina
che un tempo era umana".
“Per
quel
che mi riguarda…” sbottò Amodeo
“Quella è umana e basta. Ma non sono affari
miei”.
“Esatto!”
gli ringhiò contro Satana “Non sono affari tuoi! E
ora smettila!”.
Asmodeo
si limitò a fare un verso, che irritò ancora di
più il re degli Inferi. Frustrando
la coda, il diavolo si alzò in piedi. Doveva essere un
monito per il
sottoposto, che non colse del tutto il messaggio.
“È
Keros
che ti infastidisce, vero? L'aver salvato dalle fiamme il figlio
dell'Arcangelo
Mihael. È quello il problema, vero?”.
“Non
è
Keros il problema" finalmente parlò Asmodeo “Ma
suo padre. Perché c'è chi
ha amato un umano ed è stato tramutato in demone?
Perché angeli sono caduti
mentre lui è ancora lì?”.
“Meglio
così, non trovi? Vorresti Mihael qui all'Inferno?”.
“Vorrei
fosse punito. La giustizia divina non esiste forse
più?”.
Lucifero
tornò a sedersi, quasi rilassandosi.
“Asmodeo…”
parlò, accendendo una sigaretta “Tu ti ritieni
più forte di Mihael?”.
“Io?
Più
forte? Io… non so…”.
“Te
lo
dico io: no, non lo sei. Mihael è l'Arcangelo più
potente fra le milizie
celesti, e sai bene che pare sia destinato a sconfiggermi. L'ho
addestrato io
in Paradiso, ricordi? Quando eravamo tutti dei piumini.
Perciò conosco la sua
forza e so che ti è superiore. Come demone, Mihael sarebbe
un tuo superiore. E,
forse, perfino il re”.
“Il
re?!
Mihael?! Pazzia!”.
“Crudele
ironia divina. Per fortuna papà non ha punito il suo
pupillo. Meglio per tutti
noi. O forse preferivi lui al mio posto?”.
“Assolutamente
no, maestà…”.
“Allora
la questione è chiusa. E per quel che riguarda
Keros… Spero non commetta altre
pazzie, e torni presto a casa. Altre cose non mi interessano, e di
conseguenza
non devono interessare nemmeno a te! O a chiunque altro qui
all'Inferno!”.
Da
giorni
ormai Mihael si era ritirato nelle proprie stanze a pregare. Non aveva
alcun
desiderio di incontrare altri angeli, o chiunque volesse parargli. La
verità
era ormai chiara a tutti, i pettegolezzi si sprecavano perfino in
Paradiso. Un
Arcangelo padre era un'assoluta novità e nessuno sapeva bene
come comportarsi.
Dal canto suo, Mihael non aveva idea di come giustificare la maggior
parte degli
accadimenti. Pregava, pregava in attesa di una risposta che non
arrivava.
Poco
distante, Raphael e Camael discutevano sottovoce. Raphael il guaritore
preparava un medicamento e Camael lo aiutava.
“Credi
che Mihael uscirà presto dal suo raccoglimento?”
si chiese Raphael “Mi fa
preoccupare”.
“Deve
solo smetterla di preoccuparsi" sorrise Camael.
“Preoccuparsi?”.
“Io
rappresento l'amore puro, perciò so che non ha compiuto
alcun peccato. Quella
giovane demone da cui ha avuto un figlio non era una creatura malvagia,
che lo
ha tentato per indurlo in errore. Il loro legame era d'amore, amore
vero. E
Keros è il giusto frutto di quell'amore. Nessuno di noi
dovrebbe giudicarlo,
nessuno di noi ne ha l'autorità. Mihael non deve fare
ammenda, altri angeli
dovrebbero chiedere perdono per la loro gelosia e superbia".
“Le
tue
parole sono molto belle, Camael. Ma Mihael dovrebbe rappresentare tutti
noi”.
“E
lo fa.
Non ha forse giudicato e protetto gli umani da esseri malvagi, per
millenni? Il
suo amore per Carmilla non ha mutato il suo modo di lavorare, lo ha
reso solo
di più larghe vedute. Non trovi? A me Keros piace.
È gentile”.
“Ed
assassino…”.
“Ha
salvato anche delle vite. E molte delle vite che ha tolto erano di
demoni, come
fanno molti angeli. Mi piace vederlo come una specie di angelo
speciale…”.
Raphael
era perplesso ma si fidava del fratello, che rappresentava l'amore.
“Poi…”
riprese Camael “Non ricordi che anche tu ti sei affezionata a
quella creatura?
A quell'umana? Come si chiamava? Sarah?”.
“Sarah
era un’umana che ho aiutato a liberarsi dal fastidio di
Asmodeo. Non ero
innamorato di lei!”.
“Sei
sicuro?”.
“Era
promessa sposa di Tobia! Sta tutto scritto nella Bibbia!”.
“Mi
fido…”.
Lo
sguardo di Camael era poco convinto. Raphael quasi ribaltò
un barattolo con
delle erbe per l'imbarazzo e si voltò, dando le spalle al
fratello per evitare
di far notare il rossore sulle proprie guance.
“Credi
sia successo solo a te?” insistette Camael “Molti
angeli si sono innamorati.
Alcuni hanno seguito il loro cuore, altri hanno ceduto alla tentazione
ed al
peccato, concedendosi solo per soddisfare un istinto e non per vero
amore.
Quest'ultimo gruppo è caduto, ma chi ha amato con il cuore
è ancora qui in
Cielo".
“Davvero
è successo spesso?” si stupì Raphael.
“Più
spesso di quanto tu pensi. Certo… solo Mihael ha avuto un
figlio con una
demone…”.
“Ed
i
figli fra angeli ed umani? I Nephilim?”.
“Quegli
angeli sono caduti ma si sono congiunti con gli umani e solo
perché li hanno
trovati belli, non perché se ne sono innamorati”.
“Sicuro?”.
“È
il mio
lavoro…”.
“Mi
fido".
“L'amore
è dove meno te lo aspetti. Anche fra
angeli…”.
“Fra
angeli?!”.
Camael
non
disse altro. Vedeva Gabriel, che camminava rapido fino alla dimora di
Mihael.
Bussò con insistenza, finché l'Arcangelo
guerriero non gli aprì.
“Spero
non gli abbia portato dei fiori" ironizzò Raphael, con un
mezzo sorriso.
La
notte
era limpida, leggermente fredda. Keros aveva acceso il fuoco del camino
e messo
a dormire i piccoli. Si preparava ad andare a dormire a sua volta, dopo
aver
fatto la doccia ed aver bevuto una tisana. Malaphar era passato di
corsa,
giusto a dare un controllo distratto. Infastidito, era subito tornato
all'Inferno. Stanco, il principe si aspettava quella reazione e non ci
fece
troppo caso. Era ormai pronto a dormire quando udì un
rumore. Rimase in
silenzio, lungo il corridoio, muovendo le orecchie per cercare di
sentire meglio.
La porta dello sgabuzzino si aprì di qualche centimetro e
una voce familiare
chiese il permesso di entrare. Keros sorrise, quando un paio di grandi
occhi
argento si mostrarono nel buio.
“Simadè!”
esclamò il mezzosangue, piacevolmente stupito.
“Posso
entrare, Signore?” mormorò il servo, sottovoce.
“Ma
certo! Che bello vederti! Come mai sei qui?”.
“Ho
pensato che… aveste bisogno di compagnia ed aiuto".
“Hai
ragione. Mi serve proprio un po' di sostegno”.
“Oh…
bene. Temevo di essere d'impiccio…”.
“E
Lilien? I miei piccoli?”.
“Lilien
come sempre fa la messaggera, quindi è quasi sempre fuori da
palazzo. I bambini
sono in addestramento”.
“Non
sono
a palazzo nemmeno loro?”.
“No!
Vivono con i loro maestri ed imparano a vivere a seconda della loro
natura.
Ovviamente tornano saltuariamente a palazzo, ma…”.
“Ma
hanno
solo trecento anni!”.
“E
con
ciò?”.
A
Keros
sembrava fosse qualcosa di assurdo ma poi, riflettendo,
ricordò che anche lui a
quell'età era stato affidato alle cure di Alukah per
imparare a nutrirsi e
sopravvivere come demone vampiro.
“Non
dovete temere" riprese Simadè “Sono in ottime
mani. Il re li adora!”.
“Lo
so.
Però…”.
“Potete
andare a trovarli. I vampiri sono nel mondo umano ad
imparare…”.
“Sul
serio? Sai dirmi in che zona?”.
“No…
ma
posso scoprirlo!”.
“Mi
renderesti molto felice!”.
“Ottimo!”.
Simadè
sorrise, fiero. Poi si guardò attorno, curioso.
“Posso
vederlo?” chiese.
“Chi?”.
“L'umano…”.
Keros
trovò la richiesta piuttosto singolare.
Accompagnò il Succubus fino alla porta
della camera.
“È
molto
bello" commentò il servitore “Non mi stupisco che
vi abbia fatto
innamorare…”.
“Amo
molte cose di lui. Però…”.
“Però?”.
“Sta
morendo, Simadè. Sta morendo ed io non riesco ad
aiutarlo…”.
“È
il
destino degli umani".
“Sì,
ma
lui è in quello stato per colpa mia! Non riesco ad
immaginare il mio futuro con
il peso della sua morte sulle spalle”.
“Molte
morti peseranno su di noi, la nostra vita è lunga e
piuttosto incasinata. Ma
ricordate che io sono qua, a sostenervi. Se può servire a
qualcosa…”.
“Non
trovi rivoltante il fatto che ami un umano?”.
“No…
sono
solo un po' geloso".
Con
un
mezzo sorriso, i due lasciarono la stanza.
“Che
cosa
posso fare per aiutare?” domandò Simadè.
“Cerca
di
scoprire dove si addestrano i miei piccoli. Ora vorrei solo riposare.
Domani
vedrò di darti altri compiti. Va bene?”.
“Ottimo!
Allora mi metto subito all'opera! A domani!”.
Il
servitore lasciò la casa, pronto a fare ricerche. Keros,
rimasto solo, tentò di
mettersi a letto ma udì di nuovo un rumore. Si
alzò, convinto fosse Simadè che
aveva scordato qualcosa, e sobbalzò quando si
trovò davanti Lucifero.
Il
demone
era serio, quasi infastidito.
“Dov'è
l'umano?” borbottò il re.
“A
letto…”
rispose Keros, confuso “Perché?”.
“Andiamo.
Proviamo misure più drastiche".
“Cosa
intendi?!”.
Il
sovrano camminò convinto fino alla camera e si
lasciò sfuggire un lieve ringhio
quando si trovò davanti Mihael.
“Che
fai
qui?!” fu il commento del mezzodemone, rivolto ad entrambi.
“Probabilmente
abbiamo avuto la stessa idea" ipotizzò l'Arcangelo.
“Io
e te
la stessa idea?!” rise Lucifero “Mi sembra
impossibile!”.
“Io
sono
qui per aiutare l'umano” parlò Mihael, calmo
“Con una goccia del mio sangue,
dovrei riuscire a guarirlo”.
“Oppure
ucciderlo…”.
“Già.
Hai
ragione. E tu? Che avevi in mente?”.
“Io…
forse hai ragione, abbiamo avuto la stessa idea… ucciderlo o
salvarlo, belle
alternative".
“Con
il
tuo sangue demoniaco, diverrà di certo un demone”.
“O
morirà, perché troppo potente. E con il tuo
sangue angelico diventerà… boh, non
lo so!”.
“Non
lo
so neanche io. Ma sempre meglio che condannarlo a vivere agli inferi
come demone!”.
“Un
momento!” interruppe Keros “Siete seri?! Volete
salvarlo davvero?”.
“Sì”
incrociò le braccia Lucifero “Ora dicci che sangue
vuoi".
“Che…?!”.
“Scegli.
Vuoi che sia io, Satana, a donargli una goccia di sangue? O vuoi quello
di
Mihael?”.
“In
entrambi
i casi potrebbe morire, giusto? Perché il vostro potere
è alto".
“Esatto.
Ma sta crepando lo stesso! Perciò…”.
“Non
potete chiedere a me di compiere una scelta simile per lui!”.
“Tu
lo
conosci molto bene" cercò di farlo ragionare Mihael
“Pensa a quel che
vorrebbe".
“Andiamo!”
sbottò il diavolo “È facile! Come
demone, starete assieme. Come angelo, o altra
creatura mezza santa, non potrete amarvi. Decisione
semplice!”.
“No,
per
niente! L'Inferno non è di certo un luogo stupendo, per chi
non ci è abituato!”.
“Anche
se
non starà con me, non importa" sospirò Keros
“Quel che conta più
di ogni altra cosa è che sia felice. Cosa lo
renderà più felice? Non posso
saperlo…”.
“Ti
fai
troppi problemi…” sbuffò il re.
Il
mezzosangue era perplesso, confuso. Non sapeva che cosa fare e si stava
innervosendo. Poi, di colpo, riprese la calma.
“Dicono
che il fato non esiste, che ogni cosa accada per una ragione”
mormorò “Se è
vero, lascerò che accada quel che è giusto che
accada”.
“Cioè?”
alzò un sopracciglio il sovrano.
Keros
prese il bicchiere che stava sul comodino accanto al letto e lo
riempì per metà
di acqua. Poi si avvicinò all'Arcangelo ed al Diavolo.
“Una
goccia ciascuno" spiegò il principe.
“Diluito,
così non dovrebbe fargli troppo male" capì
Mihael, facendo colare una
singola goccia nell'acqua.
“Non
capisco perché lo fai" ammise Lucifero, imitando lo stesso
gesto “Ma fa
come vuoi”.
Dopo
aver
aggiunto anche il proprio sangue, Keros mescolò con cura.
Poi si avvicinò ad
Ary e gli accostò il bicchiere alla bocca. Gli concesse solo
un sorso e poi
attese. Non accadde nulla, angelo e demone si fissarono perplessi.
“Dagliene
ancora" incitò Lucifero.
Il
principe concesse un altro sorso all'umano e poi
indietreggiò. Ancora nulla.
“Che
strano" commentò l'Arcangelo “Forse è
troppo diluito. Oppure…”.
Gli
occhi
di Ary si spalancarono di colpo. Keros sobbalzò e lo
chiamò per nome,
sfiorandogli la mano. Il battito cardiaco del mortale si faceva sempre
più
rapido, mentre con occhi vitrei fissava il vuoto. Sempre più
caldo al tatto e
rosso in viso, iniziava a far preoccupare tutti i presenti.
“Ary!”
urlò Keros “Dimmi qualcosa!”.
Il
mortale spalancò la bocca, come a voler urlare, ma non emise
alcun suono. Il
cuore era sempre più rapido, pompava ad un ritmo
pericolosamente sostenuto,
mentre il corpo dell'uomo si irrigidiva in tensione.
“Ary!”
chiamò di nuovo il principe e l'umano si rilassò
di colpo.
La
testa
coi lunghi capelli corvini ricadde di lato sul cuscino, chiudendo di
nuovo gli
occhi.
“Il
suo
cuore…” gemette il sanguemisto “Il suo
cuore si è fermato!”.
Scusate
il ritardo. Ma spero che la lunghezza
ripaghi l'attesa ;) a presto!