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Autore: vamp91    27/01/2019    1 recensioni
La stanza intorno a me iniziò a vorticare; tutto si fece confuso. L'unica cosa ben definita era il palco. Tutto il resto scomparve; c'eravamo solo io, lui e la musica. La sua voce roca, profonda e sensuale era qualcosa di indescrivibile. Ne avevo sentite tante, ma mai come quella. Stava risvegliando in me emozioni che avevo deciso di reprimere da tempo. Le note mi penetrarono fin nelle ossa, facendomi fremere...
(Se le mie storie vi piacciono commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti)
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Posso averne una?” chiesi indicando la bottiglia.
Ian si girò verso di me, guardandomi dalla testa ai piedi ma non disse nulla. Si limitò soltanto a porgermi la sua birra.
Io l’afferrai, così come avevo fatto con la tazza di caffè all’ospedale e sotto il suo sguardo quasi incredulo presi una bella sorsata.
“Dovresti mangiare qualcosa...” disse poi “ non ti fa bene bere a stomaco vuoto”.
“su quella mensola ci sono dei volantini; prendine uno e ordina quello che preferisci”.
Mi lasciai cadere sullo sgabello, esausta.
Ian mi ignorò e si diresse verso il frigo. “Come fai a non morire di fame? Qui é praticamente vuoto”.
Nonostante questo tirò fuori dei pomodori e qualche foglia di insalata. “Hai del pane?”
“Dovrebbe essercene un po’ lì” indicai un punto della cucina.
Era tutto così surreale; sembrava uno dei miei sogni, da un momento all’altro pensavo mi sarei svegliata.
Guardavo Ian prepararmi lo spuntino; quell’omone vestito di pelle, con le maniche della camicia arrotolate sui grossi bicipiti, mentre apriva il barattolo della maionese.
Non appena finì mise il piatto davanti a me.
“mangia” ordinò.
Lo fissai sedersi di fronte a me e addentare il suo sandwich.
Feci lo stesso, con meno foga.
Stavamo in silenzio; nella mia mente cercavo un argomento con cui iniziare la conversazione, ma per quanto ci provassi non ci riuscivo.
“Cosa diavolo ci facevi in quel vicolo?” chiese di colpo lui facendomi quasi strozzare. Non risposi, non potevo.
“Non dirmi che eri lì per evitare me” alzò un sopracciglio.
Mi schiarii la voce “non proprio...”
Mi fissava aspettando che mi spiegassi.
“Non sapevo come affrontarti dopo quello che é successo, e quel tuo messaggio non mi ha di certo facilitato le cose”.
“Volevo solo scusarmi di persona. Non sai quanto mi é costato mandarti quell’SMS, ero molto combattuto”.
“Diciamo che con stasera abbiamo pareggiato i conti” tagliai corto io.
“Mi sta bene”.
L’atmosfera si alleggerì un po’ e io mi rilassai.
“Mi dispiace” disse fissandomi. Il suo sguardo di ghiaccio sembrava perforarmi.
“Dimentichiamo tutto”
Volevo farlo davvero. Volevo lasciarmi tutto alle spalle.
“Peccato per il concerto” dissi.
“Fa niente...”
“Davvero?” alzai un sopracciglio. Se lo conoscevo un po’ quella non era la reazione giusta.
“Per niente. Ero incazzato da matti quando abbiamo dovuto annullare. Jeff non è riuscito a farmi ragionare; per questo ero nel vicolo. Di solito non c’è nessuno e volevo calmarmi un po’”
“È stata una fortuna allora” dissi rabbrividendo.
Ian mi guardava; un misto di rabbia, tristezza, dolore e odio. Sembrava del tutto un’altra persona.
“Mi piace questo tuo lato” mi scappò. Non appena lo dissi me ne pentii subito. Mi morsi il labbro inferiore così forte da farlo quasi sanguinare.
Ian sorrise passandosi una mano tra i lunghi capelli corvini. “Non dirlo a nessuno. Diciamo che ne sei a conoscenza soltanto tu”.  E mi fece l’occhiolino.
Sorrisi anche io. “Tranquillo non ti distruggerò la reputazione da duro”.Questa cosa mi faceva sentire importante, speciale. Avevamo un segreto tutto nostro.  
Parlammo del più e del meno, sorvolando sull’episodio avvenuto quella sera. Mi faceva sentire meglio il fatto che lui si sforzasse di capire quello che provavo.
“Cosa farai riguardo la chitarrista?”
“Non lo so proprio... ovviamente non sta soltanto a me decidere, ma così non possiamo andare avanti...” sospirò “Katy è brava e ha molta passione, ma il suo modo di comportarsi non fa bene alla band. Non riesce a tenere separati il lavoro dalla vita privata...”
Battei gli occhi ripetutamente.
“Quindi è a causa tua che non si è presentata stasera?!” avevo tirato a indovinare, ma a giudicare dalla sua espressione avevo fatto centro.
“Qualche sera fa ce ne stavamo tutti insieme a bere a casa mia; Jeff non faceva altro che punzecchiarci sul fatto che dovevamo trovarci una ragazza. Ero stanco di sentirlo, così mi sono chiuso in camera a strimpellare con la chitarra. Non so come sia successo in effetti; so solo che Katy è entrata e mi si é buttata addosso cercando di convincermi ad andare a letto con lei. L’ho respinta e lei è andata su tutte le furie... ha tirato in ballo anche te...” mi guardò per un momento, poi continuò “era abbastanza arrabbiata, ma non pensavo ci facesse perdere la serata così”.
Quindi la ragazza punk aveva notato l’interesse di Ian nei miei confronti; certo non era a conoscenza di tutto quello che era successo, ma in fin dei conti era meglio così; non volevo dover guardarmi costantemente le spalle.
“Non so da che tipo di relazione siete legati voi ragazzi, ma forse dovreste considerare l’idea di trovare qualcun’altro”.
Sapevo cosa dicevo, avevo passato anch’io qualcosa del genere, solo che avevo ignorato i segnali.
Storse il muso, era evidente che l’idea non lo allettasse “Vedremo”.
“Si, é una cosa che va valutata per bene. Cerca di parlarle sinceramente, ma senza sovrastarla; se ho capito un po’ il suo carattere non le piace ricevere ordini o minacce. Siete amici, ricordale del vostro legame d’affetto e l’amore per la musica”.
Ian mi guardava sbalordito, come se provenissi da un altro pianeta.
“Che c’è?” chiesi mordendo il panino.
“Mi stupisci ogni volta...”
“Spero in meglio”
“Non ne hai nemmeno idea...”
Non mi toglieva gli occhi di dosso e il mio corpo iniziò a percepirlo. Avevo caldo, le mani sudate... D’un tratto realizzai di essere da sola in casa con Ian, l’uomo che mi ossessionava giorno e notte.
Il mio cervello sembrava essersi spento, perché sentii il mio corpo alzarsi e dirigersi verso di lui. Gli accarezzai la fronte, infilando la mano tra i suoi capelli. Erano così lisci da scivolare senza fatica tra le mie dita. Dio quanto era bello! I miei occhi si erano fissati sulle sue labbra, così invitanti. Ricordai cosa avevo provato quando le nostre bocche si erano scontrate alla festa.
Mi abbassai all’altezza del suo viso premendo le mie labbra contro le sue. Erano così calde e morbide... Di lì in poi ebbi una visione sfocata di ciò che stava succedendo. Ian mi afferrò per i fianchi attirandomi a sé, i nostri bacini si scontrarono mentre la sua lingua si attorcigliava alla mia facendomi mancare il respiro. Sentivo un calore partire dal basso e risalire lungo tutto il corpo, mentre faceva dei cerchi concentrici coi fianchi contro il mio basso ventre.  
“ti senti bene?” chiese ansimando “La tua faccia é tutta arrossata...” e come a volerne dare prova mi toccò la fronte.
“Cazzo, scotti!” osservò alzandosi.
“Non é niente” cercai di tranquillizzarlo. “Non smettere...” ansimai.
“Non fare la gran donna” rispose.
Ecco, era entrato in modalità protezione. E tanti saluti al resto. Proprio quando avevo deciso di lasciarmi andare.
“Ti porto a letto...” disse prendendomi tra le braccia.
Ad ogni contatto con il suo corpo diventavo sempre più impaziente. Lo volevo, più dell’aria stessa.
Ancorai le braccia attorno al suo collo, mentre gli lasciavo tanti piccoli baci dall’orecchio fino alla spalla. Ormai avevo superato il limite; lo volevo a tutti i costi. Non mi importava delle conseguenze; ero stanca di dovermi sempre trattenere.
“Fa l’amore con me” dissi mentre mi poggiava delicatamente sul letto. Ian era combattuto; vedevo il suo sguardo infuocato percorrere tutto il mio corpo con lussuria, le sue mani indugiare sui miei vestiti. Non so come faceva a trattenersi. Così feci la prima mossa e mi tolsi la t-shirt restando in reggiseno.
Mi fu addosso in mezzo secondo le sue mani iniziarono a percorrere tutto il mio corpo mentre mi baciava e mordeva dappertutto. Si strattonò la camicia, senza prendersi la briga di sbottonarla. Il suo petto nudo era davvero stupendo; con le mani percorsi i suoi pettorali, scendendo pian piano sempre più giù.
Di nuovo mi sovrastò, divorandomi come se fosse una belva affamata.
La mia mente era annebbiata, non riuscivo a pensare a nulla se non al piacere che stavo provando in quel momento.
Avevo caldo, troppo... sentivo il respiro sempre più affaticato “Ian... non respiro...” fu l’ultima cosa che ricordavo prima di perdere i sensi.
“Ah....” annaspai toccandomi la fronte. Aprii leggermente gli occhi, ma li richiusi subito. La luce del sole che entrava dalla finestra mi accecava.
Mi guardai intorno, confusa su dove mi trovassi. Ero a casa mia... era già un buon inizio. Ah si, mi aveva riaccompagnata Ian, ricordai. Mi aveva anche preparato un sandwich... e poi? Cos’era successo? Non riuscivo a ricordare...
Guardai sotto le coperte solo per ritrovarmi nuda dalla vita in su. Che cavolo era successo?
In quel momento ebbi la consapevolezza di non essere da sola nel letto. Girandomi velocemente quello che vidi mi fece rimanere a bocca aperta.
Accanto a me, in tutto il suo splendore, Ian dormiva beato, con solo dei boxer addosso. Cosa significava? Perché non riuscivo a ricordare quello che era accaduto la sera prima? Davvero eravamo finiti a letto insieme?
Intanto continuavo a fissarlo; era l’unico momento in cui potevo farlo palesemente senza dovermi vergognare.
Non avevo mai visto niente di più bello; aveva un corpo semplicemente perfetto.
Mi leccai le labbra quasi senza rendermene conto.
Cosa dovevo fare? Svegliarlo? O aspettare e fari finta di dormire fin quando non se ne fosse andato?
In ogni caso sarebbe stato imbarazzante. Non avevo ancora deciso quando lo sentii muoversi, istintivamente chiusi gli occhi.
si era seduto sul letto passandomi la mano tra i capelli... i suoi non erano messi meglio dei miei... sembravano reduci da una notte movimentata.
Arrossii.
Una mano mi si piazzò sulla fronte “Almeno non hai più la febbre gattina...” sussurrò. Poi percorse con le dita i miei occhi, il profilo del mio naso, giù fino alle labbra. Era così delicato da essere quasi impercettibile.
Era una dolcezza che mai avevo sperimentato. Mi si strinse il cuore; ormai non potevo più negare i miei sentimenti.
Rimase a guardarmi per un po’ prima di alzarsi e recuperare i suoi vestiti; poi senza fare rumore se ne andò.
E adesso? Che cosa sarebbe successo? Ma soprattutto, cosa avevamo fatto la notte precedente?
Per quanto fosse imbarazzante sapevo che avrei dovuto affrontare la cosa con lui in un modo o nell’altro.
Lentamente mi alzai anch’io. Non avrei dovuto sentirmi diversa dopo aver passato la notte con lui? Ma il mio corpo non aveva niente di diverso dal solito...mi guardai allo specchio. Avevo segni rossi lungo tutto il collo e il seno... ricordai vagamente di essere stata morsa più volte da Ian... Immediatamente diventai paonazza.
Era così imbarazzante...
Ero talmente persa nei pensieri tanto da quasi non accorgermi della porta che veniva aperta e poi richiusa. Mi infilai in fretta la t-shirt e corsi fuori.
Mi bloccai sul posto
“Ti sei svegliata...” Ian mi sorrise. Se ne stava all’entrata, in una mano teneva la scatola con due caffè mentre nell’altra stringeva un pacchettino.
“Credevo fossi andato via” sussurrai avvicinandomi.
“Non mi sembrava giusto sparire in quel modo...” disse abbozzando un sorriso. Lo guardai incredula.
“Che c’è?” chiese.
“Sei davvero tu? Quasi non ti riconosco... questo tuo modo di fare mi spiazza un po’”
“Preferisci quando mi comporto da stronzo?” alzò un sopracciglio.
“No... insomma... tu sei tu.. ecco” non riuscivo a trovare le parole giuste per fargli capire che non era costretto a comportarsi bene solo perché avevo avuto una brutta esperienza. “Non devi sforzarti”.
“Non lo faccio. Mi andava di portarti la colazione e l’ho fatto. Tutto qui”
“Ok...”
“Il caffè si raffredda...” ne prese uno e me lo porse.
“Grazie”.
Bevvi in silenzio, la testa bassa. Non riuscivo a guardarlo in faccia.
“Non essere così imbarazzata” disse dopo un po’ “Non é successo niente di cui tu debba pentirti” accennò un sorriso amaro.
“No io... é solo che non riesco a ricordare ma... comunque non mi sarei pentita... ma che sto dicendo!”
Stavolta Ian rise di gusto “Beh, mi fa piacere sentirtelo dire. Certo, non è stato facile convincerti a non saltarmi addosso, ma alla fine sei crollata per il febbrone da cavallo che avevi”.
Diventai paonazza “Ti sono saltata addosso?” ripetei balbettando.
“Più o meno...” sorrise, i suoi occhi mi scrutavano come se rivivessero la notte passata “non é stato facile trattenermi; ma immaginavo che avresti avuto la memoria annebbiata dal momento che non stavi bene. Se mai deciderai di voler venire a letto con me vorrei che lo facessi lucidamente, nel pieno delle tue facoltà. Sappi che non ti costringerò mai più a fare qualcosa che tu non voglia davvero”.
Era il discorso più lungo che gli avessi mai sentito fare. Era così diverso da quando l’avevo conosciuto e soprattutto dalla sera in cui mi aveva quasi costretta a dargli quello che voleva... forse quell’episodio gli aveva aperto gli occhi? In ogni caso questa nuova versione mi piaceva particolarmente.
“Lo so, ti ho stupita” finalmente rividi quel ghigno di superiorità che tanto mi piaceva.
“Megan...” continuò “ esci con me”.
Il caffè mi andò di traverso facendomi tossire “come ti viene in mente di dire una cosa del genere così dal nulla?” chiesi cercando di riprendermi.
“Sono serio... esci con me” non faceva che tenermi gli occhi puntati addosso, non riuscivo a reggere quello sguardo carico di aspettative. Ma potevo davvero fidarmi?
“Non devi rispondermi subito... pensaci su, ok? Adesso vado...”
Prese il giubbotto e mi accarezzò la guancia. “Non farmi aspettare troppo però” disse prima di andare via.
Il suo dito aveva lasciato una scia infuocata lì dove mi aveva sfiorata. 
  
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