Tea
Una goccia di sudore scendeva lenta lungo la
tempia.
L’estate di Atene l’aveva sempre
odiata: troppo sole, troppo caldo, troppa afa, troppo…troppo.
Per questo non andava mai a trovarlo a casa sua.
Per questo preferiva di gran lunga restare nella sua di casa, nel tempio
dell’Acquario, almeno non si sarebbe sciolto come…come…
“Un
iceberg al sole” pensò, scuotendo la testa
e dandosi mentalmente dello stupido. Come se gli iceberg fossero dei ghiaccioli
al limone.
L’estate di Atene gli faceva male, concluse.
Si asciugò la fronte con un gesto seccato.
Nell’ottava casa faceva anche troppo caldo
per i suoi gusti.
Lanciò uno sguardo al biondo greco che, a
differenza sua, sembrava non risentire affatto della calura di quel pomeriggio
di luglio.
Lo osservò armeggiare con un bollitore e
delle bustine non meglio identificate.
Alzò un sopracciglio.
<< Cosa diavolo
stai cercando di fare? >> scandì, facendo in modo di sottolineare
meglio quel “diavolo”.
<< Come non vedi? Mi sembra logico. Sto
facendo il thè >>
Ma Camus non ci trovava niente di logico, proprio
niente.
<< Il thè…caldo? >>
Milo si girò verso di lui << Camus,
stai bene? Ovvio che è caldo >>
“Ovvio”
si ripeté.
Si scostò i lunghi capelli rossi dal collo,
in cerca di un po’ di sollievo.
<< Cosa c’è di logico nel fare
il thè caldo a luglio? >>
A quel punto, il biondo lasciò perdere il
bollitore e tutto il resto, e lo fissò. Lo fissò come se fosse un
essere verde con un paio di antennine e una testa ovale a palloncino. Lo
fissò sgranando talmente tanto gli occhi che per un attimo Camus temette
che sarebbero potuti uscire fuori dalle orbite e rotolare sul pavimento del
tempio dello Scorpione.
Poi, Milo lo disse, come se fosse la cosa
più naturale a questo mondo.
<<
Ma sono le cinque >>
In un primo momento il rosso non capì. Il
caldo era troppo e cercare di capire i ragionamenti dell’altro in quel
momento gli avrebbe mandato il cervello in fumo.
Milo, ancora con quell’espressione, lo
fissava con una punta di speranza. Come poteva Camus non capire? Era
così chiaro! Erano le cinque!
Il francese assottigliò lo sguardo, fisso
sul greco.
<< Milo…sto perdendo la pazienza
>>
<< Ma, Camus! Sono le cinque! Gli inglesi
prendono il thè alle cinque! >>
Calò il silenzio per qualche secondo.
A Milo brillavano gli occhi e Camus cercava di
ragionare, ignorando l’afa.
Il
thè…le cinque…gli inglesi.
Il biondo prese la mano del rosso portandosela
alle labbra << …insomma, per una volta che mi vieni a trovare,
volevo provare ad essere un gentleman
>>
Prese un respiro profondo, dicendosi che doveva
stare calmo, che era Milo dopotutto, non si poteva pretendere troppo da lui. Milo
che non capiva che thè e gentleman non c’entravano niente
l’uno con l’altro. Milo che quando si fissava con una cosa doveva
farla.
…no, non ci riuscì
<< Milo…
>>
Una minaccia nella voce e il gelo nella casa dello
Scorpione.
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Uhm…salve! *scansa un pomodoro*
ò_ò…ok, chiariamo subito. È la prima…cosa che abbia mai scritto su Saint
Seiya, quindi sono consapevole che fa schifo XD.
L’orripilante cosa m’è venuta in mente così,
all’improvviso, mentre morivo di caldo e avevo voglia di un thè
ghiacciato. Il freddo mi ha fatto pensare a Camus, che inevitabilmente mi ha
fatto pensare a Milo e al MiloxCamus (si, piuttosto contorta come cosa XD).
E poi…boh. Mi sono messa a scrivere ed
è andata…XD
Camus mi è sembrato un po’ OOC,
sarà che sembra avere un’aria da isterico per via del
caldo…mah, povero Camus XD
Vabeh, chiudo qui.
Alla prossima (ma anche no)!