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Autore: Black Drop    30/01/2019    4 recensioni
I quotidiani problemi di Maka Albarn includevano mantenere la sua media scolastica perfetta, tenere a bada gli scatti di rabbia dovuti alla vita sregolata di suo padre e ignorare le ridicole capriole del suo stomaco in prossimità ravvicinata del suo migliore amico.
Poi è arrivata quella fatidica sera.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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16.La danza del cowboy


Per quanto fosse assurdo, Maka non avrebbe saputo come esprimere il suo stato d’animo in quel momento se non con degli ossimori. Indubbiamente, mai in quasi due decenni di vita si era sentita così rilassata e agitata al tempo stesso.
Quella sera aveva scoperto che quando la gente parlava di quanto fosse bello andare alla spa, non si trattava certo di storie infondate. Soltanto due ore lì dentro e la sua pelle era liscia e morbida come non lo era mai stata, si sentiva come ripulita da testa a piedi e praticamente ogni muscolo del suo corpo aveva raggiunto momentaneamente il nirvana, ringraziandola per quel senso di pace e relax assoluti.
Tutti quei trattamenti, però, avrebbero sicuramente avuto un effetto ancora più efficace se non avesse avuto come sottofondo le insopportabili chiacchiere delle amiche di Blair, Lisa e Arisa.
Doveva ammetterlo, se aveva pensato che sarebbero state terribili, non si era di certo preparata abbastanza.

Quando aveva conosciuto Blair, cinque mesi prima, non aveva fatto che pensare a lei come alla persona più fastidiosa con cui avesse mai avuto a che fare. A prescindere dal fatto che nel mentre le si fosse pure affezionata e la sua opinione di lei fosse migliorata, queste due galline di certo non avevano concorrenza di alcun tipo.
Avevano passato buona parte del tempo a spettegolare e sparlare di un mucchio di gente, pronunciando cattiverie e commenti inappropriati su chiunque capitasse disgraziatamente a fare da tema alla conversazione. Maka stava quasi iniziando a provare dolore agli occhi per quanto li aveva roteati.
Tra l’altro si era pure dovuta sorbire un replay di quelle primissime sere con Blair, ma moltiplicato per due e amplificato a livelli paurosi. Le avevano fatto talmente tante domande sulla sua vita che sembrava dovessero scrivere la sua biografia. Maka aveva rimpianto i giorni in cui Blair le era sembrata invadente. Quanto era stata ingenua!
Come da copione erano arrivate poi alla fatidica domanda, manco fosse una questione di vita o di morte.
“E tu, Maka, ce l’hai il ragazzo?”
La risposta immediata del suo cervello era stata riportarla mentalmente a due ore prima, quando Soul l’aveva baciata sul portico davanti alla piscina.
Non aveva saputo cosa dire. Il fatto che Soul l’avesse baciata non lasciava più molti dubbi sul fatto di piacergli. E se lei piaceva a lui e lui piaceva a lei, allora, secondo la logica delle relazioni sociali, Soul sarebbe potuto essere il suo ragazzo. Ma era stato solo un bacio, non avevano neanche avuto il tempo di spiccicare parola prima che lei venisse rapita da quelle esaltate.
Blair doveva aver notato la sua momentanea difficoltà. Le aveva lanciato uno sguardo curioso, prima di distrarre le amiche.
“Ragazze, queste sono informazioni riservate.” aveva detto con tono scherzoso per poi cambiare completamente discorso. Maka l’aveva amata seriamente in quel momento.
L’unico lato positivo di tutta quella situazione era la presenza di Marie. Blair l’aveva invitata all’addio al nubilato due settimane prima, e non appena lei e Stein erano tornati in città per il matrimonio, Marie si era unita a loro, per la gioia di Maka. Con lei si sentiva meno sola, meno a disagio, meno come l’unica sana di mente.
Marie sembrava sconcertata tanto quanto lei dalle amiche di Blair e forse anche un po’ infastidita dai loro atteggiamenti, ma per lo più cercava di mantenere la calma e mandare avanti la conversazione in maniera più tranquilla possibile. Certo, quando Arisa si lasciò sfuggire una battutina sul fatto che Marie fosse la più anziana delle quattro, guadagnandosi un’occhiata glaciale da parte dell’interessata, l’atmosfera si fece un po’ tesa per qualche secondo ma un attimo dopo Blair le stava già distraendo, cambiando discorso.
In generale, si poteva dire che Blair fosse assolutamente euforica. Sembrava apprezzare il tempo passato con le amiche, ridendo e scherzando con loro per tutto il tempo. Non pareva per niente agitata per il giorno seguente.
Durante la cena, nella pizzeria italiana richiesta dalla sposa, anche le galline sembrarono notarlo.
“Chi l’avrebbe mai detto che un giorno la nostra Blair si sarebbe sposata!” commentò Lisa prima di bere un lungo sorso di vino. “Non sei neanche un po’ nervosa?”
Blair si strinse nelle spalle con un sorriso.
“Immagino che un po’ di agitazione sia normale.” rispose con semplicità. “Ma sono sicura di quello che sto facendo.”
Maka si chiese come fosse possibile essere sicuri di un matrimonio organizzato così al volo, frutto di una relazione nata ancora più al volo. Ingoiò un boccone di pizza silenziosamente, soffocando i suoi dubbi col cibo. Dio, quella pizza era ottima.
Dall’altra parte del tavolo Arisa ridacchiò.
“Beh immagino che uno come Spirit ti faccia venire quella sicurezza, eh!” disse con un sorriso malizioso. “Ben piazzato com’è.”
A Maka andò di traverso il boccone.
Cosa le toccava sentire!
Alla sua destra, Marie soffocò una risata e le sfregò una mano sulla schiena in maniera confortante, mentre lei tossicchiava per cercare di non soffocarsi.
“Sarò sincera, all’inizio non pensavo che sarebbe nato niente di serio.” stava continuando Arisa, come se non avesse quasi ammazzato indirettamente Maka con la sua stessa pizza. “Mi sembrava una di quelle storielle da niente. Te lo fai per qualche notte e poi lo molli. Magari tieni il suo numero per quando ti stai annoiando.”
Maka si nascose dietro il suo bicchiere, desiderando di essere ovunque tranne che lì. Vide Marie lanciarle un’occhiata cauta con un sorriso nervoso stampato in faccia.
Blair ridacchiò, per niente disturbata dai commenti dell’amica.
“Sì, effettivamente è partita così.” ammise addentando una fetta di pizza. “Già alla fine di quella prima sera, però, avevo cambiato idea.”
“Ti sei fatta affascinare dal suo bel viso.” cinguettò Lisa con un sorriso malizioso.
“E dal suo corpo.” aggiunse Arisa, ammiccando.
Maka prese fiato molto lentamente, provando a concentrarsi su qualsiasi cosa non fosse quella conversazione, mentre al suo fianco Blair rideva.
Bevve anche lei un lungo sorso di vino, prima di aggiungere: “Non è stato solo quello.”
Arisa si sporse verso di lei, interessata.
“È bravo a letto?”
Quello era decisamente troppo!
“Non rispondere, ti prego!” mugolò pietosamente Maka, bloccando sul nascere quella conversazione rivoltante. Non aveva nessuna intenzione di sentire certi discorsi sul suo stesso padre, per la miseria! Stavano cercando di traumatizzarla a vita? Non aveva sofferto abbastanza tutte le volte che aveva dovuto sentire gli effetti sonori delle attività notturne di Spirit?
Sentì addosso gli occhi delle tre donne e un attimo dopo stavano ridendo tutte sguaiatamente. Maka roteò gli occhi per la cinquantesima o sessantesima volta quella sera, maledicendo il giorno in cui gli occhioni supplichevoli di Blair l’avevano incastrata in quella terribile posizione.
Anche Marie si lasciò sfuggire una risata sospirata e le strinse affettuosamente una spalla, ricordandole che non era sola.
“Scusa, micetta!” le disse Blair, ancora ridacchiando.
“Perdonaci Maka, ma tuo padre è proprio un bel figone.” le disse Lisa, con tono suggestivo.
Maka la fissò ad occhi sbarrati, irrimediabilmente turbata.
“Forse sarebbe meglio dire che è un bell’uomo, piuttosto.” intervenne Marie con una risatina nervosa. “A nessuno piacerebbe sentir parlare così dei propri genitori.”
Maka riportò l’attenzione sul suo piatto, rimpiangendo la sua stanza e il suo letto. Nemmeno quella pizza buonissima poteva rendere quella situazione sopportabile.
“Comunque quello che stai facendo non è mica roba da niente.” riprese Lisa, rivolgendosi di nuovo a Blair. “Ti stai per sposare con un uomo già con un divorzio alle spalle.”
“È vero.” intervenne Arisa. “Pure con una figlia già così grande per giunta. Non è una cosa da tutti.”
Marie annuì senza aggiungere niente, tagliando un’altra fetta di pizza.
Probabilmente era vero, ma la sfida più grande secondo Maka era semplicemente il fatto di sposarsi con Spirit, punto.
Blair scosse il capo, facendo tintinnare gli orecchini a cerchio.
“Si tratta semplicemente di trovare la persona giusta. Si è in grado di affrontare qualsiasi cosa come fosse niente, a quel punto.” affermò con aria quasi solenne, prima di bere altro vino. “Poi se in più si incontra qualcuno di meraviglioso come Maka allora diventa una passeggiata.” aggiunse poi, facendole l’occhiolino.
Suo malgrado, Maka si ritrovò a sorriderle. La trovava anche dolce quando faceva così. Il problema era che non durava molto.
“Sono sicura che tu mi capisci, vero Marie?” aggiunse poi Blair con un sorriso che Marie ricambiò, il volto che assumeva un’espressione affettuosa solitamente riservata al marito.
“Hai ragione.” confermò, con un cenno del capo, dopo un sorso d’acqua.
“Marie, non ti piace il vino?” le chiese a quel punto Lisa con aria curiosa.
“Oh no…” iniziò Marie, scuotendo leggermente la testa. “Non posso bere.”
“È incinta.” intervenne Blair, senza farsi troppi problemi.
Lisa emise uno squittio eccitato.
“Oh, ecco.” commentò Arisa, annuendo con una fugace occhiata di sottecchi al suo corpo.
Maka la guardò ad occhi spalancati, incredula. Si chiese se fosse stata l’unica a notarla.
Marie le rivolse uno sguardo gelido.
“Scusa?” sibilò con un sorriso che avrebbe potuto gentilmente uccidere all’istante.
Blair si schiarì la gola quasi nervosamente, mentre Lisa ridacchiava senza un vero e proprio perché. Maka si chiese se fosse per allentare la tensione o se, più semplicemente, fosse dovuto al vino.
“Comunque,” iniziò una volta ricomposta, rivolgendosi a Blair. “Dovete farvi il regalo di matrimonio a vicenda? Tu e Spirit, intendo.”
Blair scosse il capo, riavviandosi una ciocca viola dietro l’orecchio. “No, no. A meno che non si consideri la luna di miele come una sorta di regalo.”
“Meglio così!” intervenne Arisa, scrollando le spalle. “Fare regali ai maschi è terribile. Non sai mai cosa comprare.”
Maka vide Lisa annuire con enfasi, mentre Blair ridacchiava.
Supponeva che fosse vero fino a un certo punto. Fare regali a Soul, per esempio, non era mai stato un grosso problema per lei, ma probabilmente era dovuto al fatto di conoscerlo molto bene. Fare regali a Black Star, invece, era già più stressante e finiva sempre per fare colletta con gli altri.
“Dipende.” disse allora Blair, pensierosa. “Dalla persona e dal rapporto che avete.”
Marie fece un cenno di assenso col capo, cambiando posizione sulla sedia.
“Sono d’accordo. Prendendo per esempio Spirit, basta comprargli una bottiglia di vino o una birra artigianale per ogni compleanno e Natale e lo fai felice. Mio marito, d’altro canto, è decisamente più difficile.” spiegò con una leggera smorfia. “Io so più o meno che genere di... strane cose potrebbe apprezzare, ma ho comunque bisogno di suggerimenti.”
Maka ridacchiò. Effettivamente lei e papà tendevano a consultarsi per fare regali a Stein.
Blair si schiarì la gola nervosamente. “Che cosa si regala ad un tipo come tuo marito?”
Marie mostrò un sorrisetto divertito e si strinse nelle spalle.
“Uno dei più bizzarri che ho fatto, e anche dei più apprezzati, è stata una tac del mio cervello.” raccontò con semplicità, come se fosse la roba più naturale del mondo.
Maka scoppiò a ridere, notando poi le espressioni sconcertate delle altre.
“E perché mai?” fece Lisa basita.
“Dice che gli piacerebbe vedere il cervello delle persone a cui tiene in funzione. Un referto tac è la cosa che gli si avvicina di più.” spiegò Marie con una vaga smorfia, sciogliendosi poi in un risolino nervoso. “Lo so, è matto da legare.”
Lisa e Arisa si scambiarono un veloce sguardo incredulo e alle risate di Maka si unirono quelle di Blair.
“L’ho conosciuto soltanto per tre giorni, ma è assolutamente il genere di cosa che mi aspetterei da lui.” esclamò divertita.
“Immagino allora che razza di regali ti farà lui.” commentò Arisa, ancora spiazzata.
Marie ridacchiò ancora e fece un vago cenno con la mano.
“È meglio se lasciamo perdere.” mormorò, facendo cadere la questione.
Maka le rivolse un ghigno divertito. Aveva una vaga idea di cosa si potesse trattare e cambiare discorso era sicuramente la scelta più saggia.
“Allora se abbiamo finito, direi che possiamo andare a pagare e spostarci.” annunciò Lisa dopo essersi schiarita la gola.
“Sì, diamo inizio a questa festa!” esclamò Arisa, alzandosi dalla sedia con fare entusiasta.
Marie si alzò da tavola con una smorfia. Si avvicinò a Blair, infilandosi un cardigan nero e issando la borsa su una spalla.
“Blair, sei stata davvero gentile a invitarmi, ma penso che la mia serata finirà qui.” iniziò, sfiorandole delicatamente un braccio. “Sono davvero stanca per il viaggio e in ogni caso non potrei neanche festeggiare come si deve.”
Maka la fissò ad occhi sbarrati. Non poteva abbandonarla proprio adesso!
“Oh, sei sicura?” esalò Blair con aria dispiaciuta.
Provò a insistere un altro po’, mentre pagavano il conto alla cassa, ma Marie le assicurò che sarebbe stato meglio per lei andare a riposarsi. Stava salutando le altre ragazze, quando Maka le si avvicinò preoccupata.
“Marie, non mi lasciare per favore.” iniziò a bassa voce, cercando di mostrarle tutto il suo panico attraverso lo sguardo. “Portami con te.”
“Non essere ridicola, Maka.” Marie ridacchiò debolmente, frugando distrattamente nella sua borsa. “Sei la damigella, non puoi andartene.”
“Le hai viste anche tu, sono fuori di testa!” esclamò lei, per quanto fosse possibile a bassa voce. “Non voglio stare sola con loro. Ho paura di cosa sia questa ‘vera festa’.”
Marie sospirò con un sorrisetto e le strinse le spalle. “Non ti faranno fare niente che tu non voglia. Stai tranquilla.”
Pescò le chiavi della macchina dalla borsetta e le sorrise ancora.
“Ti vengo a prendere domani mattina. Tu divertiti.” Alla smorfia di Maka aggiunse: “Almeno provaci.”
Maka non era assolutamente tranquilla ed era abbastanza sicura che non si sarebbe divertita, ma si lasciò baciare la guancia e si ritrovò a guardare Marie che usciva dal locale da sola.
Sospirò sconsolata. Il fatidico momento si avvicinava e sembrava non potesse fare niente per evitarlo.
Adocchiò le porte, contemplativa. Magari se si fosse data una mossa sarebbe potuta fuggire in quel momento, mentre nessuno guardava.
Blair le circondò le spalle con un braccio, affogandola con l’aroma del suo profumo.
“Grazie per essere venuta, Makina.” disse con tono mieloso. Con tutto il vino che aveva ingurgitato non le sarebbe sembrato strano se fosse stata già almeno un po’ brilla. “Mi sto divertendo un mondo.”
Ed ecco che i suoi piani di fuga andavano in fumo.
Dopo aver pagato salirono tutte e quattro sull’utilitaria color ruggine di Arisa, che a giudicare dalle molle che spuntavano dai sedili spellati e il nastro isolante che teneva insieme lo specchietto retrovisore e le manopole per abbassare i finestrini, doveva avere giusto un quarto di secolo. Già il fatto che rimanesse in piedi era un miracolo, figurarsi il mettersi addirittura in moto.
Lisa tirò fuori un foulard nero dalla borsetta e si sporse verso i sedili posteriori per darlo a Maka.
“Legaglielo sugli occhi. Deve stare bendata.” disse con un cenno del capo verso Blair.
“Oh, andiamo! Ancora non posso sapere dove stiamo andando?” si lamentò lei, mentre Maka iniziava ad avvolgerle la stoffa intorno alla testa.
“No, è una sorpresa!” ribatté Arisa, riuscendo finalmente a far partire la macchina con un ruggito rauco del motore. Dovevano aver appena liberato un nuvolone nero dallo scarico per niente buono dal punto di vista ecologico.
Dopo aver annodato il foulard e aver chiesto a Blair se vedesse qualcosa, Maka notò con una smorfia che nei sedili posteriori mancavano le cinture. Il modello precedente a quello doveva essere stato a pedali.
Si lasciò andare contro lo schienale con un sospiro. Avrebbe voluto sapere anche lei dove stavano andando. Giusto per capire quanto preoccuparsi, se dovesse architettare più seriamente altri piani di fuga, o magari fingere un improvviso malore per indigestione di pizza o qualcosa di simile.
Si chiese cosa stesse facendo Soul a casa. Pensò che avrebbe tanto voluto essere con lui.
Anche se, sinceramente, tutto quel ragionamento che aveva fatto qualche ora prima l’aveva messa un filino in agitazione. O meglio, la prospettiva di una conversazione di quel tipo la rendeva un po’ nervosa. Come se avesse paura di rovinare tutto, proprio sul punto di ottenerlo.
Dopo un viaggio di circa un quarto d’ora, con la musica dell’autoradio (ovviamente a cassette, Maka era sorpresa soltanto dal fatto che ci fosse) che copriva a malapena il gracchiare roco del motore, Arisa si fermò davanti a un locale nella periferia.
Maka scese dalla macchina, tenendo Blair per un braccio, e diede un’occhiata all’insegna.
Osservò sconcertata la scritta in neon rosa che recitava Chupa Cabra’s! circondato da cuori.
Dove diamine l’avevano portata?
Era talmente allibita che dimenticò la benda sugli occhi di Blair e di conseguenza di avvisarla di abbassare il capo. Si risvegliò dalla sua confusione solo quando sentì il tonfo della sua testa contro il tetto dell’auto.
La aiutò a scendere e richiuse delicatamente lo sportello (aveva paura che un colpo troppo violento l’avrebbe fatto cadere) e si voltò nuovamente a guardare la facciata del locale, mentre le amiche di Blair la raggiungevano per toglierle la benda.
Quando anche lei fu di nuovo in grado di vedere, le bastò uno sguardo velocissimo all’insegna prima di emettere una strana risatina stridula, subito imitata dalle altre due.
Maka le osservò turbata.
Che diavolo di posto era quello? Che genere di locale doveva aspettarsi che fosse con un nome come Chupa Cabra’s? Che razza di degenerato chiamava un locale Chupa Cabra’s?
“Ehm…” fece con voce debole, seguendole preoccupata verso l’entrata.
Lisa si voltò e le sorrise, poggiandole una mano sulla spalla.
“Tranquilla. Ce li hai 18 anni, no?” disse, probabilmente fraintendendo la sua incertezza.
Maka non poteva vedersi ma sapeva di essere sbiancata.
Ricordò con chiarezza quasi allucinata il momento in cui Patty aveva disgraziatamente scherzato sulla possibilità dello strip club, mentre varcava la soglia e seguiva quelle tre esaurite dentro il locale.
Non era come nei film, di quelli grandi coi palchi lunghi con i pali e i tavoli piazzati intorno. Si rese conto che probabilmente i pali erano un’esclusiva dei club per gli uomini, quelli con le spogliarelliste donne. Si chiese se un uomo potesse essere in grado di ballare su un palo e si rispose immediatamente che non lo voleva sapere.
Effettivamente quel posto non era tanto grande, e non dava neanche l’idea di essere molto sofisticato (per quanto un locale del genere potesse esserlo). Sembrava piuttosto molto provinciale, quasi improvvisato.
“Avremmo voluto portarti in un posto un po’ più divertente, magari a Las Vegas, ma abbiamo avuto un po’ di problemi con il budget.” confessò Lisa, guidandole tra i tavoli.
“Oh non preoccupatevi.” rispose Blair, con una risatina. “Questo andrà benissimo.”
Si sedettero ad un tavolino, Blair e le altre che continuavano a ridacchiare come delle scemine per tutto il tempo, mentre Maka si chiedeva cosa avesse fatto di sbagliato nella sua vita per meritarsi una tale punizione.
“Allora, che cosa ordiniamo?” fece Arisa guardandosi intorno in cerca di un cameriere.
Maka non fece un granché caso a cosa risposero le altre, guardandosi ancora intorno sempre più agitata.
Al contrario di come aveva pensato all’inizio, un palo c’era con tanto di spogliarellista donna appesa. Si accorse che dopotutto tra la clientela c’erano anche molti uomini.
Lisa doveva aver notato la sua espressione perplessa, perché le mostrò un sorretto accompagnato da un’alzata di spalle.
“Così hanno il doppio del guadagno, no?” commentò con semplicità. Maka non disse nulla, sconcertata.
“Maka, tu cosa prendi?” la richiamò Arisa, distraendola.
“Uh…” Maka lanciò un’occhiata veloce a Blair, che però aveva ormai iniziato a parlare con Lisa e non le stava prestando attenzione. “Preferirei non bere.” disse con tono incerto.
Arisa strinse le labbra e scosse il capo scontenta.
“Ti piace il tè freddo?” le chiese all’improvviso.
“Sì.” Maka annuì. Non che normalmente bevesse un granché, effettivamente, ma in quella situazione non le sembrava proprio il caso.
Quando Arisa si allontanò per ordinare, Maka si voltò nuovamente verso le altre accorgendosi che proprio sull’estremità del palco vicino al loro tavolo un uomo con un ridicolo vestito da cowboy aveva iniziato ad esibirsi in un’imbarazzantissima danza da spogliarello. E come se non bastasse quelle matte di Blair e Lisa lo stavano incitando a gran voce.
“Oh mio dio.” mugolò Maka, appoggiandosi stancamente al tavolo. Stava provando imbarazzo e mortificazione a livelli assurdi.
Quando Arisa tornò al tavolo con i loro bicchieri, il ballerino si era già tolto la camicia e si stava levando i pantaloni a strappo, iniziando poi a rotearli in aria.
“Vai bello!” gridò Lisa tutta entusiasta, lanciandogli una banconota.
Maka la fissò basita, senza sapere cosa fare, mentre Arisa le metteva un bicchiere di tè sotto il naso. Un attimo dopo stava esultando anche lei verso lo spogliarellista.
Maka vide i pantaloni dell’uomo volare e tornò a guardare insistentemente il suo bicchiere. Aveva uno spicchio di limone e due cannucce infilate tra i cubetti di ghiaccio. Lo assaggiò.
Mentre il ballerino continuava a dimenarsi sul palco, ormai vestito soltanto con i suoi slip fosforescenti, il cappello e gli stivali da cowboy, Maka arrivò alla conclusione che quello che stava bevendo non fosse un semplice tè freddo.
Non sapeva che drink fosse, ma il sapore alcolico era bello forte. In ogni caso continuò a berlo perché era buono e perché forse affrontare quel supplizio con un semplice tè sarebbe stato troppo. Non aveva comunque intenzione di ubriacarsi.
Blair provò a contagiarla con il suo entusiasmo, scuotendole il braccio più volte o semplicemente girandosi verso di lei, mentre rideva istericamente. Maka si limitava a sorriderle o nascondersi dietro il suo bicchiere, guardandola agitarsi davanti al ballerino. Muoveva il capo e batteva la mani a tempo di musica, gridandogli incitamenti insieme a Lisa. Maka si ritrovò a fissarle con aria agghiacciata mentre gli infilavano qualche banconota nell’elastico degli slip. Sconcertata, sorseggiò ancora il suo drink misterioso.
Quando il ballerino annunciò sopra la musica che aveva bisogno di una volontaria, Maka gemette, con una smorfia. Bevve un altro sorso e poi iniziò ad abbassarsi preoccupata, scivolando sulla sedia. Ripensò a tutte le volte che aveva visto Soul o Liz o qualunque altro dei suoi compagni di scuola fare quella stessa danza, cercando di non farsi notare dall’insegnante di turno, e pensò a quanto fossero ingenui a preoccuparsi per cose futili come la scuola, quando lei stava venendo traumatizzata a vita da un uomo che ballava mezzo nudo, agitando furiosamente il bacino nella loro direzione.
“Blair!” esclamò Lisa, spingendo la ragazza verso il palco. “La sposa è la volontaria!”
Blair stava ridendo come una matta. Finì il suo cocktail, un bicchierone di liquido rosato con degli ombrellini decorativi, e si fece largo fino al palco. Considerato il top di pizzo nero (più un reggiseno che altro) e i cortissimi pantaloncini che stava indossando, non risultava molto fuori posto.
“Ti devi sposare?” le chiese il ragazzo, e Maka vide Blair annuire con un sorrisino.
“Domani! Questo è il mio addio al nubilato!” spiegò con voce stridula. Sembrava ancora più euforica e per niente imbarazzata dalla situazione.
Lo spogliarellista parve prendere la notizia con molto entusiasmo, afferrando la mano di Blair e guidandola davanti a sé.
Davanti agli occhi esterrefatti di Maka, Blair iniziò a ballare insieme all’uomo, agitandosi come se non ci fosse un locale intero a guardarli.
Maka si portò le mani alla testa, ignorando le urla di esortazione di Lisa che continuava a lanciare soldi, apparentemente decisa a svuotarsi il borsellino. Si guardò intorno sconcertata e si accorse che Arisa era sparita, lasciando soltanto il bicchiere vuoto sul tavolo.
Si chiese dove fosse, poi si rese conto che non le interessava. Con un altro sorso del suo misterioso drink continuò ad osservare il ridicolo balletto di Blair e il cowboy nudista con uno strano senso di disapprovazione mista a curiosità. In un certo senso, si poteva dire che fosse divertente da vedere, estrapolato dal contesto.
Lisa si era alzata in piedi e ormai era sporta sul palco, ridendo a crepapelle tra un sorso e l’altro del suo cocktail. Ne aveva ordinato un secondo, o forse un terzo, ma effettivamente Maka non avrebbe saputo dire quando fosse successo.
Guardò ancora l’assurdo spettacolo sul palco, quasi ipnotizzata. Era come se non riuscisse a smettere di fissarli, nonostante lo sconcerto. Scosse il capo con una leggera smorfia, mandando giù un altro po’ della sua bevanda, e lasciò finalmente vagare lo sguardo altrove.
Si girò leggermente spaesata, e si ritrovò ad osservare una donna in biancheria stile burlesque che ballava intorno al palo che aveva visto prima, qualche metro più in là. Ignorò la fila di uomini che le sbavavano davanti, e che normalmente le avrebbe fatto scuotere il capo con aria ripugnata, concentrandosi sui movimenti della ballerina.
Effettivamente, per stare appesi in quel modo, servivano di certo degli addominali massicci. Mentre beveva ancora dal suo bicchiere, pensò che forse quella tipa avrebbe avuto abbastanza muscoli e agilità per poter combattere con facilità.
Si rese conto di aver fatto un pensiero molto da Black Star e l’idea la fece ridere.
Quando Blair tornò a sedersi con loro, tutta rossa per il movimento o per l’alcool, o forse tutti e due insieme, Maka stava ancora ridacchiando.
Nonostante non fosse stata lei a salire sul palco a ballare, Lisa era completamente spettinata, anche lei paonazza, e continuava a sbellicarsi dalle risate.
“Accidenti, avrei dovuto fare un video!” esclamò con quel poco di fiato che riuscì a prendere. “Blair devi rifarlo, così ti filmiamo!”
Blair scoppiò a ridere a sua volta.
Maka le osservò confusa. Non capiva davvero perché stessero ridendo così, ma erano buffe, in un certo senso.
Si rese conto che il fastidio e l’agitazione che aveva provato fino a un’ora prima sembravano essere sfumate ad una vaga sensazione di fondo che ora non le sembrava tanto importante.
Guardò il suo drink, ormai a metà. Qualsiasi cosa fosse era bello potente, forse avrebbe dovuto berlo più lentamente.
Negli ultimi anni, Maka aveva assistito alla prima sbronza di Black Star (ed era stata patetica), ai postumi di quella di Soul, e ai racconti di quella di Liz. Era abbastanza sicura di stare assistendo alla sua, a quel punto, e il fatto che stesse succedendo in un locale del genere la irritava un po’.
“Hey Blair! Tu sei una barista.” fece con voce rauca. “Come si chiama questo?”
Le agitò il bicchiere sotto il naso e Blair le afferrò la mano per tenerlo fermo e osservarlo attentamente.
“Mi sembra un Long Island Iced Tea.” rispose con aria vagamente professionale.
“È una bomba!” commentò Maka con una vaga smorfia, prima di continuare a informarsi. “Ma c’è davvero tè dentro?”
Blair e Lisa ripresero a ridere.
“No.” fece la prima, scuotendo il capo. “Però sembrerebbe, vero?”
Maka si ritrovò ad annuire e ridacchiare con lei, affascinata da quella scoperta.
Sorseggiò ancora la sua bevanda.
In quello stato aveva quasi l’impressione di poter affrontare qualsiasi cosa col sorriso. Forse avrebbe dovuto averne un bicchiere anche per il matrimonio. O per affrontare la conversazione che avrebbe dovuto avere con Soul.
Si raddrizzò sulla sedia, improvvisamente colta da un’illuminazione.
“Non ho mai detto a Soul che mi piace!” si lamentò, tirando fuori il suo cellulare dalla borsa.
Blair sembrava bloccata in un’eterna risata senza fine, mentre Lisa ormai non prestava più attenzione a loro, impegnata ad incitare un nuovo ballerino.
“Che cosa vuoi fare?” le chiese Blair, con voce stridula.
Maka non lo sapeva esattamente. Aveva pensato di mandargli un messaggio ma non sapeva cosa scrivergli.
Lasciò andare il telefono sul tavolo e guardò Blair corrugando la fronte.
“Mi ha baciato!” annunciò a voce più alta di quanto avrebbe voluto.
Blair reagì come se le avessero dato la notizia migliore dell’anno. Lanciò un urletto stridulo e le afferrò una spalla, iniziando a scuoterla con forza.
“Te lo dicevo, quello è innamorato perso di te!” gridò tutta entusiasta. Maka avrebbe preferito che non si facesse sentire così tanto dagli altri, ma non le importava abbastanza da dirglielo.
“Sì, ma poi siamo venute qui e io non gli ho detto niente.” spiegò, poggiando stancamente il mento sul palmo della mano. “Magari adesso pensa che io non voglio stare con lui.”
“Non dire cavolate!” Blair le diede una spintarella sulla spalla, facendole spostare violentemente il braccio su cui si stava reggendo.
“Beh, magari se ne sta convincendo.” continuò Maka, risistemandosi di nuovo coi gomiti sul tavolo. “Magari sta già superando la cosa.”
Nella sua testa si dipinse una terribile immagine di Soul che le diceva di dimenticarsi tutto, che ormai non era più interessato.
“E poi anche la nostra amicizia verrà rovinata!” ormai era sull’orlo della disperazione, in preda alle sue disastrose fantasie. “È il mio migliore amico, non voglio rovinare il nostro rapporto!”
Blair rise un altro po’ e la afferrò per le spalle.
“Tesoro, ti stai facendo prendere giusto un pochino dal panico.” le disse, provando a rassicurarla. Forse avrebbe funzionato meglio se non stesse ancora ridendo. “Non è passato neanche un giorno.”
“Sì, ma gli devo dire qualcosa subito!” ribatté Maka, afferrando di nuovo il telefono con frenesia.
“Che cosa vuoi dirgli?” fece Blair, divertita.
Maka la fissò perplessa. “Non lo so! Cosa gli posso dire?”
Blair sembrò ragionare su una risposta valida.
“Digli che ti piace il suo culo.” sghignazzò, bevendo un altro lungo sorso del suo nuovo cocktail (di nuovo, Maka non sapeva quando lo avessero ordinato).
“Blair, no!” si lamentò indignata. “Non sono mica te!”
Si accorse un secondo troppo tardi che non aveva detto una cosa troppo carina, ma Blair scoppiò a ridere, per niente turbata.
Era vero che si sentiva come se stesse bevendo coraggio liquido, ma non era assolutamente al livello di fare cose simili. Voleva scrivergli qualcosa di meno diretto o banale, qualcosa di più… sofisticato.
Sbuffò seccata, guardando sul display la conversazione tra lei e Soul. L’ultimo messaggio che gli aveva mandato era quello in cui lo avvisava che sarebbe passata da lui prima di quella festa. Sembrava passata quasi un’eternità.
Si mordicchiò il labbro e, presa da un’improvvisa ispirazione, scrisse qualche parola, premendo subito invio prima di poter cambiare idea. Dopodiché bloccò il telefono e lo gettò nella borsa, come se avesse paura di vedere una possibile risposta.
L’idea che fosse notte fonda e che lui fosse ancora stanco morto dalla gita, e quindi probabilmente già nel mondo dei sogni, non la sfiorò minimamente.
Blair stava chiedendo dettagli sul messaggio, quando due ragazze si piazzarono davanti al loro tavolo.
“Chi non muore si rivede!” esclamò la più alta.
Maka la osservò confusa. Era una tipa strana, coi capelli a caschetto, tinti di fucsia, e un viso antipatico allungato. Aveva una maglia corta che lasciava scoperta la pancia, mostrando uno strano tatuaggio intorno all’ombelico. Dopo qualche secondo speso a scrutarlo, Maka si rese conto che sembrava rappresentare dei baffi di un qualche animale, tipo un gatto o un topo.
“Mizune! Che ci fai qui?” chiese Blair, storcendo il naso.
“Che ci fai tu, piuttosto.” ribatté quella, mettendo le mani sui fianchi. “Mi avevano detto che stavi giocando a fare l’allegra sposina con un uomo più grande.”
Maka le lanciò un’occhiataccia. Che problemi aveva questa?
Passò ad osservare anche la sua amica, che sembrava voler essere ovunque tranne che lì, una ragazza minuta con dei lunghi capelli lisci di un celeste chiarissimo e una familiare faccia da rana. Maka era sicura di averla già vista, ma non ricordava dove.
Blair si alzò in piedi, scrutando con astio Mizune.
“Si da il caso che domani io mi sposi.” affermò a testa alta. “Questo è il mio addio al nubilato, perciò gira al largo.”
L’altra sembrava assolutamente basita. Scacciò la sorpresa con un’irritante risata beffarda.
“Ti sposi?” ripeté, scettica. “Hai davvero trovato un idiota che si è fatto incantare da te?”
Maka grugnì leggermente. Papà era senza ombra di dubbio un idiota, per tanti motivi, ma non le sembrava il caso che una sconosciuta si mettesse a insultarlo così.
Blair sembrò perdere del tutto le staffe, abbandonando la sua caratteristica allegria, e si sporse in avanti pestando le mani sul tavolo.
“Senti, faccia da topo, non ho intenzione di stare qui a sentire i tuoi deliri su cosa pensi di me o della mia vita!” sbottò, improvvisamente aggressiva. Maka non l’aveva mai vista così. “Non ti azzardare a insultare il mio fidanzato mai più, o ti strappo tutti i capelli dalla testa, così non li torturerai più con le tue tinte da quattro soldi. Hai una ricrescita chilometrica, tra l’altro!”
Maka la fissò ammutolita. Proprio qualche tempo prima si era chiesta come sarebbe stata Blair da arrabbiata e adesso eccola lì, ad insultare una tizia in un night club, difendendo Spirit tutta indignata.
“Ah sì? Vediamo che sai fare, sgualdrina! Tira fuori gli artigli!” sputò Mizune, ormai furibonda. “Elka, tienimi la borsa.”
Elka.
Quel nome lo conosceva.
Maka la guardò di nuovo, osservò il suo vestito a pois e poi di nuovo la sua faccia, mentre faceva una smorfia in direzione dell’amica. E poi le tornò in mente.
“Io ti conosco!” aveva esclamato, senza neanche rendersene conto, sovrastando la lite di Blair e Mizune. “Tu hai fatto un tirocinio nella mia scuola, due anni fa. Con la professoressa Gorgon!”
Elka sbiancò e spalancò gli occhi a quel nome.
“Oh mamma, tu sei una dei suoi studenti?” gemette, allarmata.
Blair lanciò un’occhiata curiosa prima all’una e poi all’altra. “Chi?”
“Medusa!” spiegò Maka con un sorrisetto. “Quella di cui stavano parlando papà e Stein.”
Blair strinse gli occhi pensierosa, poi si voltò di scatto verso Elka con aria preoccupata.
“Cielo!” esclamò, apparentemente avendo dimenticato la furia nei confronti di Mizune. “Maltrattava anche te?”
Elka fece una smorfia.
“È stato l’anno peggiore della mia vita.” spiegò con un lamento. “Ero praticamente la sua schiava, mi trattava come uno zerbino!”
Mizune sembrò abbandonare momentaneamente lo spirito combattivo e si riprese la borsetta con un sospiro.
“Mi mandava persino a fare le sue commissioni. Dovevo pagarle le bollette, farle la spesa… di certo non facevo il lavoro di una tirocinante.” continuava Elka, che ormai sembrava aver bisogno di continuare a sfogarsi. “Andavo anche a prendere suo figlio a scuola. Era alle medie, e lei diceva che le veniva male spostarsi solo per quello.”
Maka si raddrizzò sulla sedia, alla menzione di Crona.
“Quel povero ragazzino era un disastro. Non ho mai conosciuto nessuno di così ansioso.” commentò, scuotendo il capo. “Non ho neanche mai capito se fosse un maschio o una femmina.”
Sia Blair che Mizune le lanciarono un’occhiata perplessa.
“Come?”
Elka scosse il capo, ignorando il loro sconcerto.
“Ho provato a ragionare con lei all’inizio…” disse ancora, con una smorfia sconsolata. “A ribellarmi. Le ho detto che me ne sarei andata.”
“Elka noi eravamo nel mezzo di discussione.” borbottò Mizune, con un cipiglio irritato, ma l’amica non la stava ascoltando chiaramente.
“Aveva due serpenti enormi. Erano disgustosi!” esclamò all’improvviso, con gli occhi colmi di terrore. “Ha minacciato di darmi in pasto a loro. Ed erano davvero giganti, avrebbero potuto mangiarmi sul serio! Ero terrorizzata!”
Maka la fissò sconvolta. Quella storia le stava mettendo i brividi.
Mizune sospirò rassegnata e posò una mano sulla spalla dell’amica.
“Va bene, andiamo a bere.” mugugnò trascinandola via, non senza lanciare un’occhiataccia a Blair.
Lei la scrutò a sua volta in cagnesco, mostrandole i medi di entrambe le mani. Ma prima che potesse ottenere una qualsiasi reazione, Arisa comparve finalmente dal nulla e afferrò Blair per un braccio.
“Ragazze, andiamo via!” annunciò, sporgendosi a raccattare Lisa che non si era accorta nemmeno della lite, ancora impegnata a infilare soldi nelle mutande degli spogliarellisti. “Su, facciamo un giro in macchina!”
Blair si lamentò, ma non era decisamente in condizione di opporsi e finì per farsi trascinare insieme a Lisa.
Maka si alzò per seguirle, notando che effettivamente la testa le girava un po’, e salutò Elka prima di andare via. Soltanto Elka perché Mizune non le piaceva per niente.
Quando furono di nuovo all’aria aperta nel parcheggio, Blair era tornata di buon umore e rideva di nuovo con Lisa.
Maka le seguì distrattamente fino alla macchina e salì dietro Blair, accomodandosi sui sedili di pelle, mentre Arisa metteva in moto e partiva. Avevano iniziato tutte a chiacchierare, ma Maka non ci stava prestando attenzione.
Pensò ai giri in moto con Soul, alla sensazione del vento addosso. Voleva sentirlo.
Abbassò il finestrino, e solo quando fu investita in piena faccia da una folata di vento si accorse che era stato facile. Aveva dovuto soltanto premere il pulsante, altro che la manopola con lo scotch del viaggio di andata.
Maka aprì gli occhi. Non si ricordava di averli chiusi, ma non era importante in quel momento. Perché quella di certo non era la macchinetta preistorica color ruggine su cui erano arrivate, bensì un SUV di ultima generazione.
“Blair.” chiamò con un filo di voce, tutto a un tratto allarmata. “Questa non è la macchina di Arisa.”
Blair la guardò confusa, poi perlustrò l’ambiente intorno a sé, scoppiando infine a ridere.
“Ragazze, siamo entrate nell’auto sbagliata!”
Lisa venne immediatamente contagiata dalla risata, mentre Arisa scosse il capo con un sorrisetto.
“Oh no! È in prestito.” disse semplicemente.
“Di chi?” domandò Lisa, sghignazzando.
“Di uno che ho rimorchiato prima.” rispose lei, voltandosi a guardarla.
Maka si raddrizzò. Improvvisamente le sembrava di essere tornata più lucida.
“Ti ha prestato la macchina?” ripeté scettica.
Arisa ridacchiò, piegando il capo.
“Beh, diciamo più che altro che sono io che l’ho presa in prestito. Ma poi gliela riporto.”
Maka ci mise un po’ per comprendere quelle parole, prevalentemente perché quelle cretine di Blair e Lisa continuavano a ridere sguaiatamente.
“Hai rubato una macchina?!” sbottò poi, di colpo furiosa.
Arisa si girò a guardarla, ignorando completamente la strada davanti a sé e Maka sentì il sangue gelarsi nelle vene. Cercò di ricordare quanto l’avesse vista bere durante tutta la sera, ma considerando che era sparita per un sacco di tempo non ne aveva idea.
“Ho detto che gliela riporto!”
“Guarda la strada!!” sbraitò subito Maka, mentre la macchina curvava verso destra. Un attimo dopo colpirono violentemente il marciapiede con una ruota.
“Oh merda!” imprecò Arisa, raddrizzando immediatamente. “Dite che ho bucato?”
Maka deglutì, alzò il capo e prese fiato.
“Fammi scendere immediatamente da questa macchina!!” strillò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, facendo spaventare Blair che era ancora intontita al suo fianco. “Fermati, subito!”
“Dai, non fare così!” si lamentò Arisa, ma Maka non aveva intenzione di starla a sentire.
“Hai bevuto e stai guidando un’auto rubata!” la accusò accecata dall’ira. “Ferma questa maledetta macchina!”
A quelle parole anche Blair sembrò rinsavire un poco. “Arisa, fermati! Per favore.”
Arisa sbuffò e accostò. Prima ancora che potesse spegnere il motore Maka era già scesa. Sentiva lo stomaco in subbuglio e gli occhi che le bruciavano. Cercò di prendere fiato, trovandolo decisamente più difficile del solito, mentre il battito cardiaco sembrava essere impazzito. Il sangue le stava ribollendo nelle vene, e l’unico sentimento che riusciva a distinguere nel suo panico era la furia cieca. Contro quelle due pazze, contro Blair che l’aveva ficcata in quella situazione e pure contro se stessa per essersi lasciata andare nel momento meno adatto possibile.
Senza rendersene conto aveva iniziato a piangere, mentre blaterava tutto quello che le passava per la testa.
Non avrebbe mai avuto nessuno di quei problemi, se non ci fosse stato nessun matrimonio, se papà non avesse mai deciso di risposarsi, se non avesse mai distrutto la relazione con mamma. E invece aveva portato Blair a casa, sbattendole in faccia il simbolo per eccellenza del suo più grande tradimento.
“Io non ti sopportavo neanche, all’inizio.” si ritrovò a dire ad un certo punto. “Non ti sopportavo proprio. Eri tutto quello che non sarebbe mai dovuto succedere.”
Deglutì, storcendo le labbra e coprendosi gli occhi.
“Maka.” sentì Blair chiamarla in un sussurro, mentre una mano le sfiorava esitante il polso.
“Non dovresti essere così buona con me.” mugugnò, mentre le braccia di Blair la avvolgevano, facendole poggiare la testa sul suo petto. “Ho pensato cose orribili su di te.”
Ormai stava praticamente delirando. Blair le accarezzò i capelli, cercando di rassicurarla.
Passò qualche minuto, prima che Maka riuscì a calmarsi di nuovo. Blair continuava stringerla a sé, sempre ripetendo che era tutto a posto e che le dispiaceva.
Maka tirò su col naso.
“Non voglio venire arrestata per colpa della tua amica.” mormorò con una voce patetica. Si sentiva ancora uno schifo. “Scusami, ma sono pazze furiose.”
Blair ridacchiò.
“Non ci arrestano, tranquilla.” la rassicurò, prima di voltarsi verso le altre ragazze che intanto esaminavano preoccupate la ruota destra che lentamente si sgonfiava.
Oddio, avevano bucato per davvero!
“Cosa facciamo?” chiese Lisa, con una risatina nervosa.
Si guardarono tutte in silenzio per qualche secondo.
Arisa fece spallucce, riavvicinandosi allo sportello. “La riportiamo al locale e facciamo finta di niente?”
“E come gliele ridai le chiavi, senza farti scoprire?” le fece notare Blair. La botta contro il marciapiede sembrava aver fatto tornare un minimo di sale in zucca anche a lei.
“Come gliele ho prese.” rispose Arisa ammiccando, prima di provare ad aprire lo sportello. La macchina rimase chiusa. Ci riprovò.
Maka si schiarì la gola, ancora rauca per il pianto.
“È la chiusura automatica.” fece notare. Le sembrava abbastanza inutile dirlo, ma Arisa sembrava in difficoltà. “Riaprila.”
“Cosa?” Lei la guardò confusa. “Io non l’ho chiusa.”
Maka scosse il capo, irritata.
“No, le macchine nuove si chiudono automaticamente.” Perché sembrava che non avesse mai sentito niente del genere? “Anche quella di papà è così.”
Lisa emise una risatina maliziosa. “Wow, Blair. E tu lo stai sposando.”
Blair non le prestò attenzione. “Arisa, dove sono le chiavi?”
Arisa guardò nuovamente la macchina, sempre più nervosa.
“Le ho lasciate dentro! Mica potevo sapere che si sarebbe chiusa da sola!”
“Ma dove vivi?” sbottò Maka, che ormai non aveva pazienza per niente. Blair le strinse una spalla, spingendola poi dietro di sé.
“Ok, non è il caso di innervosirci.” esclamò, vedendo l’occhiata di fuoco che Arisa stava rivolgendo a Maka. “Torniamo a casa, adesso. Tanto le chiavi non gliele puoi rendere.”
Regnò il silenzio per qualche secondo. Maka sospirò, seguita da Arisa.
“Va bene, torniamo a casa.” mormorò la seconda con tono secco.
Si incamminarono in silenzio, imboccando la strada da dove erano arrivate e lasciandosi l’auto alle spalle.
Maka scrollò il capo e Blair strinse appena il braccio con cui le stava ancora avvolgendo le spalle.
Dire che quella serata era stata un disastro sarebbe stato l’eufemismo dell’anno. Era ancora furiosa e come se non bastasse continuava a pensare al povero diavolo a cui avevano rubato e abbandonato la macchina a bordo strada, con tanto di ruota bucata e portiere bloccate dall’interno.
Che vita di merda.












Note:
Questo capitolo è chilometrico e paurosamente trash. Il punto è che sono passata dal non sapere cosa far succedere all'avere un sacco di idee. Spero di non avervi agghiacciato troppo con questa serie di pacchianate imbarazzanti. Ahaha
A parte tutto il tempo che ho perso facendo ricerche sul Long Island Iced Tea (perché non l'ho mai assaggiato) e la chiusura automatica nelle macchine nuove, è stato molto divertente da scrivere. Spero lo sia stato anche per voi da leggere. 
Infine, grazie mille per i commenti che mi avete lasciato! :D

A presto! :)

 
  
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