Da una lettera di Olga a suo padre, quell’anno la Pasqua ortodossa cadeva il 5 maggio” .. da un telegramma abbiamo saputo che tutto è a posto. O Dio, come state? È terribile non essere insieme, non sapere nulla (..) Dio sia con te, Papa (..) continuo la lettera, Cristo è risorto. Vorremo sapere come avete celebrato la Pasqua, Mamma cara quando saremo finalmente insieme? Dio vi protegga. La messa di mezzanotte e il servizio successivo sono stati fatto bene, era tutto bello e intimo (..) Il Piccolo ha dormito e non ha partecipato alla cene di Pasqua, neanche si è accorto che lo abbiamo portato nella sua stanza..Oggi abbiamo distribuito le uova(..) Sentiamo le campane..”
Alessio sognava la Spagna, se la passava, voleva vedere la rocca dei Fuentes, immaginava Ahumada come una magica melodia, un ristoro.
Tolbosk, 7 maggio 1918, scrisse Anastasia, rispondendo a una lettera di sua sorella Maria da Ekaterimburg, dopo le formule di saluto e gli auguri di Pasqua “.. Alessio è davvero dolce, mangiamo a turno con lui, glielo ricordiamo, anche se alcuni giorni non ve ne è bisogno ..(..) Mi sto abbronzando, più di Olga e Tata, resto sempre un elefante nelle dimensioni.. (..) I pensieri sono con voi, mi mancate”
Le condizioni a casa Ipatiev erano barbare, manco funzionava l’acqua corrente, lavare i capelli e la biancheria una epica impresa. La zarina era la Nemka bliad, la puttana tedesca, suo marito, “ il sanguinario” che beveva il sangue dei sudditi e godeva della guerra. Ma il sole sorgeva, gli uccelli cantavano all’alba, non tutto andava per forza male.
Olga, leggendo le frammentarie notizie Yekaterinburg che dicevano che stavano bene, senza poco aggiungere, era di una calma dolcezza, leggere tra le righe era una pura agonia, una prigione.
Il viaggio dello zarevic e delle sue sorelle verso la nuova destinazione, prima in battello, poi in treno, fu una autentica ordalia. A stento avevano cibo, per distrarre Alessio dai suoi dolori, sua sorella Tatiana e una dama di compagnia giocavano con lui a carte per ore.
Ed io ero prigioniero in tripla misura, della mia malattia, della sedia a rotelle e della casa del governatore a Tolbosk, scommettevo poi che lo stesso mi sarebbe toccato a Ekaterimburg, magari in modo peggiore. E sognavo.
Ahumada e i Pirenei, altre montagne, diverse dagli Urali, erano solo un sospiro sulle mie labbra riarse.
AHUMADA, il castello avito dei Fuentes, tra i picchi e le rose.
…una storia che non abbia mai termine, alla fine ci crederò.
La mia.