Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Il cactus infelice    02/02/2019    2 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

RITORNO
(parte due) 

 

Ron e Ginny furono i primi a essere chiamati in infermeria, naturalmente li seguiva anche Hermione perché Ron si era fatto prendere dall’ansia e voleva che la sua ragazza fosse al suo fianco - la guerra aveva instillato in tutti loro un profondo disagio che li faceva subito pensare al peggio.
Ma bastarono un paio di battute da parte di Fred per eliminare ogni malessere e far capire ai due Weasley che quello era davvero loro fratello. Non sapevano come, non sapevano perché ma Fred era tornato. La loro famiglia era di nuovo unita e finalmente questa volta le cose sarebbero davvero tornate alla normalità. Anzi, persino meglio.
Anche per Molly e Arthur Weasley essere svegliati nel cuore della notte fu piuttosto traumatico, soprattutto doversi precipitare nell’infermeria di Hogwarts. Il patronus della professoressa McGranitt li aveva lasciati interdetti. Non persero nemmeno troppo tempo a vestirsi.
Ma appena videro loro figlio… Be’, Molly Weasley passò attraverso diverse fasi: prima ebbe quasi un mancamento, poi scoppiò a piangere ed infine lo abbracciò forte e ci mancò poco che lo uccidesse davvero. La reazione di Arthur fu più pacata, solo perché era un uomo posato, ma comunque anche lui fece fatica a nascondere la propria commozione. 
Fred si sentì leggermente sopraffatto da tutto quello, ma dovette anche ammettere che non aveva mai visto sua madre prodigarsi in tutti quei gesti d’affetto nei suoi confronti. I due riportarono il figlio a casa salutando velocemente gli altri due figli con la promessa che comunque si sarebbero rivisti in un paio di settimane per le vacanze di Pasqua. 
“Ma Harry dov’è?” chiese Hermione guardando verso gli altri presenti nella stanza. Il professor Lumacorno si reggeva a malapena in piedi, ancora troppo assonnato. 
“Non-non è tornato in Sala Comune?” chiese la McGranitt. Sembrava quasi spaventata. 
“No, noi non lo abbiamo visto”. 
“Il suo letto era in ordine. Non è proprio venuto a dormire”. 
“Possibile che stia girando ancora per il castello?” fece Remus passandosi una mano tra i capelli color miele. 
Tutti i presenti si guardarono, qualcuno preoccupato. James e Sirius ricordavano le loro passeggiate notturne per il castello quando erano studenti, perciò non li sorprendeva che Harry facesse altrettanto. Però qualcosa nelle espressioni dei suoi amici suggeriva loro che forse non era del tutto normale. 
“Ma lo avete visto?” chiese Ginny. 
“È stato qui, ma è scappato quasi subito. Immagino che vedere delle persone morte tornare in vita sia sconvolgente”, disse Sirius ridacchiando. 
“Allora tornerà”, fece Hermione tranquilla. “È impulsivo, gli serve solo del tempo per calmarsi”. 
Nella stanza scese il silenzio, nessuno fiatò più. Madame Chips stava quasi per mettersi a preparare i letti per i suoi ospiti, quando Ginny parlò di nuovo: “Ho una brutta sensazione”. 
“Che intendi?” le chiese il fratello. 
“Secondo me dovremmo cercare Harry”. 
“Pensi gli possa essere successo qualcosa?” chiese Remus guardando la ragazza con uno sguardo strano. 
“Non lo so, ma… Secondo me è meglio se lo cerchiamo”. 

 

Harry camminava per i corridoi mal illuminati di una piccola casa in periferia dove si supponeva si nascondesse uno dei Mangiamorte che lui e Vince avrebbero dovuto catturare l’indomani. Tanto per cambiare, aveva deciso di agire da solo.
Era stata una nottata pazzesca, ancora non riusciva a credere a quello che aveva visto né a quello che gli avevano detto. Aveva rivisto i suoi genitori, Sirius, Remus, Tonks e Fred. Li aveva rivisti vivi e vegeti quando sapeva con assoluta certezza che dovevano essere morti. Non era possibile riportare in vita le persone, questa era una delle poche certezze che aveva avuto nella sua vita - una certezza che lo aveva aiutato a non precipitarsi in biblioteca per cercare libri sulla negromanzia - e Silente era sempre stato chiaro su questo.
Allora com’era possibile? Perché ora erano tornati? E soprattutto, erano tornati davvero? Sentiva che sarebbe crollato, tutto dentro di lui sarebbe crollato su sé stesso. Non voleva pensarci, non voleva pensare alla possibilità di avere per davvero le persone che amava accanto a sé e poi vedersele strappare via di nuovo. Se ci avesse creduto anche solo per un attimo e poi fosse rimasto deluso non ce l’avrebbe più fatta e nemmeno Kiki gli avrebbe impedito di lanciarsi dalla torre di astronomia. Per cui no, non era reale tutto quello.
Per distrarsi aveva trovato quello come alternativa, altrimenti sarebbe rimasto al castello a tagliarsi  le braccia o rischiare di andare in coma etilico.
Ma il Mangiamorte non si trovava da nessuna parte e soprattutto lui non sapeva nemmeno dove stava andando, si muoveva a caso e senza fare troppa attenzione. Non era la serata migliore per dare la caccia a qualcuno ma i nervi dovevano essere sfogati.
“Chi sei?” chiese una voce dietro di lui. Harry si voltò e si trovò davanti a una bacchetta puntata alla testa.
Sorrise. “Expelliarmus!” Il mago venne disarmato, la sua bacchetta volò lontano.
Il Grifondoro gli si avvicinò per averlo più vicino, la bacchetta tesa e ogni briciola del corpo che si tendeva all’adrenalina che lo avrebbe accompagnato nello scontro.
Peccato che in quel momento Harry dimenticò alcuni degli insegnamenti di Vince, soprattutto quello che diceva di non sottovalutare mai il proprio nemico e non avvicinarglisi mai troppo, specie se non si era sicuri che fosse completamente disarmato. Era troppo distratto quella notte, troppe cose gli frullavano per la testa.
Il Mangiamorte estrasse rapidamente un pugnale dalla cintura dei pantaloni e lo affondò nello stomaco del ragazzo.
Harry sentì un dolore lancinante che lo colse di sorpresa e lo fece piegare leggermente in avanti. Strinse le mani attorno al pugnale ancora affondato dentro la sua carne e percepì il sangue caldo e denso che aveva iniziato a scorrere. Il Mangiamorte ne approfittò per scappare, mentre il ragazzo crollava lentamente in ginocchio.
Il mondo cominciò a diventare offuscato davanti a suoi occhi e brividi iniziarono a percorrergli il corpo. Prima di chiudere gli occhi pensò che forse ora avrebbe rivisto Sirius e i suoi genitori per 
davvero, nell’aldilà, senza alcun inganno.

 

“Prendiamo la Mappa del Malandrino”, disse Hermione mentre pensavano a come trovare Harry senza dover attraversare l’intero castello. 
“La Mappa del Malandrino?” chiese James sorpreso. “Quella Mappa esiste ancora?” 
“Certo, Jamie”. 
Ron sospirò. “Harry la porta sempre con sé, dubito l’abbia lasciata in camera. Senza contare che se si trova nella Stanza delle necessità la Mappa non lo segna. Se Harry non vuole farsi trovare sa come farlo”. 
“Allora cosa proponi?” gli chiese Ginny. 
Ron alzò le spalle senza sapere esattamente come rispondere. 
“Forse è con Karen!” esclamò ad un certo punto Hermione. 
“Chi?” 
“La ragazza, quella con cui gira sempre. Forse lei sa dov’è!” 
“La signorina Wilson?” chiese la McGranitt. 
“Sì! Proprio lei”
“Pssst, scusate!” li interruppe nuovamente il quadro che prima aveva portato Harry da loro. “La signorina Wilson è nella Sala Comune dei Grifondoro. Posso dirle di venire qui”. 
“Certo, Taddeus. Facciamo così”. La McGranitt cercava di non darlo a vedere ma anche lei era preoccupata per il suo studente. Aveva osservato Harry nell’ultimo periodo, senza farsi vedere, e aveva notato che effettivamente il ragazzo non sembrava più essere sé stesso. Se i suoi amici erano preoccupati per lui, aveva motivo di esserlo anche lei. “Intanto manderò una lettera al ministro per far sapere del… della vostra presenza”. 
Karen non ci mise molto a presentarsi in infermeria, anche lei confusa come lo erano stati tutti gli altri poco prima. Quando vide tutta quella gente che l’attendeva strabuzzò gli occhi. 
“Che succede? Siete qui per arrestarmi?” 
“Signorina Wilson, stiamo cercando Harry. Lei lo frequenta molto, saprebbe dirci dove si trova in questo momento?” 
Kiki guardò tutte quelle persone con sospetto e si morse il labbro incerta. “Perché? Che cosa volete da Harry?” 
“Siamo i suoi genitori”, le rispose James. 
La ragazza strabuzzò gli occhi incredula. “Ma pensavo foste… come dire… morti”. 
“Non ci è chiaro come sia potuto succedere, ma tutti loro sono tornati in vita a quanto pare”. 
“E Harry è scomparso?” 
“Diciamo che non ha reagito bene quando ci ha visti ed è scappato. Ma vorremmo sapere dov’è e se sta bene”, le spiegò Sirius. 
Karen questa volta si morse il labbro più forte cercando di metabolizzare tutte le informazioni. I genitori di Harry erano tornati in vita e anche quell’uomo che le aveva parlato che somigliava tanto a Sirius Black - da quello che ricordava dalle foto sui giornali anni fa. In fondo alla stanza vedeva il suo ex insegnante di Difesa contro le arti oscure insieme a una strana ragazza dai capelli rosa, probabilmente anche loro tornati dal regno dei morti. Quella situazione aveva dell’assurdo persino per lei. 
“Io oggi non l’ho visto”. 
“Ne sei sicura?” 
“Sì”. 
Era da una settimana che in realtà lei ed Harry si vedevano abbastanza poco e aveva avuto come l’impressione che l’amico cercasse di evitarla. La Grifondoro imputò quello strano comportamento al fatto che forse lui non voleva parlare di quello che era successo sulla torre di astronomia, o che sarebbe potuto succedere. Si erano limitati a incontrarsi un paio di volte per correre nella foresta proibita trasformati in Animagi, ma lui non aveva quasi proferito parola. 
E vedendo tutte quelle facce sconvolte, la preoccupazione iniziò a salire anche a lei: e se Harry avesse deciso di riprovarci? Di salire di nuovo sulla Torre e questa volta buttarsi sul serio? Era certa che non bastava il ritorno delle persone a lui care per risolvere tutti i suoi problemi interni. Anzi, forse quello li peggiorava persino. 
Doveva fare qualcosa, doveva aiutare quelle persone a ritrovare Harry e accertarsi che stesse bene. Ma non era sicura di dover raccontare della torre o delle cose che si erano detti o delle cose che avevano fatto. 
Eppure… 
Poi le venne in mente. 
“Chiedete al Ministro!” 
“Cosa?!” esclamò la McGranitt. 
“Il Ministro. So che Harry lavora per lui. Dà la caccia ai Mangiamorte, insieme ad un Auror. Forse è andato con lui, non lo so”. 
“Come sarebbe a dire?”
“È quello che dico. Me lo ha detto Harry. Sentite il Ministro”. 
Come se fosse stato chiamato, Kingsley Shacklebolt apparve dal camino dell’infermeria, un po’ polveroso e piuttosto trafelato. 
Guardò tutti i presenti nella stanza come stralunato. “James! Lily!” esclamò. “Quando Minerva mi ha mandato quella lettera pensavo stesse delirando, invece… Voi siete qui. Com’è possibile?” 
“Shacklebolt! Hai affidato ad Harry un lavoro suicida?” lo aggredì subito Sirius avvicinandoglisi quasi minaccioso. 
“Kingsley! Perché Harry lavora per te?” gli chiese la McGranitt osservandolo con cipiglio severo. 
“Pensavo lo sapessi. Pensavo te lo avesse detto”. 
“Non ci ha detto nulla”, rispose Ron. “A nessuno di noi”. 
Il Ministro passò gli occhi dall’uno all’altro dei presenti mentre loro tenevano gli sguardi puntati su di lui. C’era chiaramente qualcosa che non andava. 
“È successo qualcosa? Dov’è Harry?” 
“È quello che speravamo ci dicessi tu”, gli rispose Remus, dando man forte a Sirius. 
“Lo hai mandato a catturare qualche Mangiamorte stanotte?” 
“No, non stanotte. So che lui e Vince dovevano andarci domani, ma…”. 
“C’è la possibilità che Harry sia andato stanotte?” 
“Forse. Vince mi ha accennato al fatto che alle volte Harry agisce da solo, che…”. 
“Ovvio che ci è andato!” lo interruppe Ginny stringendo i pugni. “Fa sempre così”. In quel momento si stava chiedendo perché diamine si fosse dovuta innamorare di un ragazzo così impulsivo. Si chiedeva persino perché, dopo tutto quel tempo, fosse ancora innamorata di lui e perché si stesse ancora preoccupando.
“Dove?” chiese Sirius. 
“Jacobson. Dovevano catturare Jacobson in una casa in periferia”. 
“Allora andiamo a cercarlo lì”, fece James. 
“Forse non è il caso che voi veniate”. 
“È mio figlio, dannazione!” gridò James. Stava quasi per gettarsi addosso al povero Ministro per aver coinvolto suo figlio in una cosa del genere. Non stava capendo molto della situazione, era tutto confuso e sconnesso; era improvvisamente tornato dal regno dei morti, senza sapere perché e dalla sua dipartita erano passati diversi anni. Quello che però sapeva per certo era che suo figlio poteva essere in pericolo - quel figlio per il quale si era sacrificato diciassette anni fa e che amava più della sua stessa vita, tanto quanto amava Lily. Non c’era morte che potesse reggere a quello. Lily, al suo fianco, sembrava dello stesso avviso. 
“Jamie”, lo chiamò calmo Sirius. “Non ha senso che veniamo tutti, rischieremmo di metterci in pericolo. Io vado con Kingsley, okay? Se Harry è lì vedrai che lo riporteremo indietro”. 
James guardò l’amico intensamente e a Black parve di scorgere nei suoi occhi tutto quello che a parole non riusciva a dire. 
“Lo prometti?” gli chiese Lily. 
“Certo!” 
“Andiamo allora. Usiamo il camino per arrivare nel mio ufficio e da lì ci smaterializziamo”. 

 

Il sangue che poco prima sgorgava dalla ferita allo stomaco di Harry ora sembrava essersi bloccato. Il volto pallido del ragazzo era in penombra, illuminato solo dalla poca luce che proveniva da fuori.
Il corpo era immobile in una pozza di sangue denso e scuro. Non c’era alcun rumore, alcun suono. Solo un opaco silenzio. 

 

*** 

 

Eccomi qui col solito aggiornamento del weekend. Non mi dimentico mai. 

Non ho molti commenti da fare se non: ce la farà Harry a salvarsi? 

Lo scoprirete nella prossima puntata.

Intanto, lasciatemi i vostri commenti. 

 

Bacioni, 

Cactus.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Il cactus infelice