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Autore: Rota    03/02/2019    2 recensioni
«Gli eroi sono persone fenomenali! I migliori!»
Makoto guardò quindi l’espressione di lui. Così felice, così entusiasta, così sinceramente commossa.
«Da grande lo sarò anche io!»

[Partecipa al contest "Un fiume di Soumate!Au" indetto da rhys89 sul Forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Livello Quattro, Cinque: eroe
Numero parole: 2460
 
 


 
 
Seduto sulla panca, si piega in avanti verso il pavimento e assicura la protezione alle caviglie e alla pianta dei propri piedi. I cuscinetti morbidi, rivestiti di plastica scura e pieghevole, aderiscono perfettamente alla sua pelle e la supportano, compattando tutta l’articolazione.
Lo stesso fanno le ginocchiere, i polsini e la struttura che segue il resto delle braccia meccaniche.
Chiude gli occhi per qualche secondo quando raddrizza di nuovo la schiena, le spalle tese e i muscoli della mascella serrati. Richiama a sé tutta la propria concentrazione, e sente che qualcosa dentro il suo petto vibra.
Schiude le palpebre, e la prima cosa che vede dall’altra parte del campo magnetico, separato da una protezione isolante, è lui: gli sta sorridendo.
«È tempo. Se sei pronto, entra.»
Sousuke alza lo sguardo, oltre le grate di metallo e in direzione delle vetrate dei pannelli di controllo. Dietro i vetri protettori, sa esserci persone che lo stanno guardando, studiando, osservando con massimo scrupolo. Niente di diverso dall’ordinaria amministrazione.
Si alza quindi dalla panca e procede in avanti. Due dottori in camice bianco, con maschere di protezione sul viso, lo lasciano passare e gli tengono aperta la porta della gabbia del campo, chiudendola alle sue spalle quando vi è entrato.
Basta solo un passo che sente il campo attivarsi, attorno a sé. Ma è debole, qualcosa che possa essere azionato soltanto manualmente, perché il vero potere risiede al suo interno: attorno al suo cuore, epicentro di tutto.
Passo dopo passo, si fa al centro del campo; all’interno della propria gabbia, persino Makoto si prepara e assume la tipica posa che sempre mantiene quando lui e il compagno vengono esaminati a quel modo. Forse un po’ per scena, forse proprio per agevolare il proprio potere – che, a differenza di quello di Sousuke, funziona quasi come un liquido, scorre e poi inonda.
Lui, invece, è pura energia che scoppia.
Quando attiva il campo magnetico, le luci appese al soffitto cominciano a lampeggiare di verde, debolmente. Sente i peli rizzarsi alla prima onda di scarica elettrica, dolce e malleabile. Gettito serpeggia placido e si annida sui suoi polpastrelli di ferro, sensibilissimi e in perfetto sincronismo col sistema nervoso, formicolando come la sensazione di star accarezzando un gattino spelacchiato.
Il livello tre viene raggiunto con calma, perché i sensori di controllo possano registrare l’elevarsi dell’energia nel campo. Dentro il cuore cominciano le vibrazioni tipiche del contatto con Makoto, e Contagio pian piano si rivela alla sua percezione. Guarda il compagno, ma lui tiene le palpebre chiuse, concentrato.
C’è una punta di preoccupazione nel suo potere che non può nascondergli, essendo così in sintonia con lui. Soltanto una punta, e basta per creare quell’intimità che è tutta loro, oltre qualsiasi congegno che li controlla e registra ogni cosa.
Sousuke sa che può donarsi a lui, perché è totalmente sincero nel suo cuore.
Qualcosa scatta, le braccia si alzano all’improvviso dai suoi fianchi in alto, nel vuoto. Il campo magnetico vibra forte, rivelando fasci di luce biancastra che danzano come saette lungo le barre di contenimento.
Contagio è lì, presente.
Makoto aziona il livello quattro, l’interruttore della luce. Il corpo di Sousuke viene scosso visibilmente, tutti i capelli si rizzano sulla sua testa, la sua mente si chiude per lo sforzo e il dolore e i suoi occhi si rivoltano all’indietro, per non essere feriti dall’energia che gli scorre in una seconda pelle senza penetrarlo. Dall’interno all’esterno, mai il contrario – e tutto su ordine di Makoto.
Sono ancora lì assieme, l’uno nelle mani dell’altro, l’uno nella volontà dell’altro.
Si avvicinano così tanto al livello cinque, senza mai toccarlo davvero. Trattengono, trattengono, e poi la luce smette all’improvviso di lampeggiare e diventa rossa, inondando la sala di una coloritura sanguigna.
«Rilascia.»
Il corpo di Sousuke urla e si piega in avanti, le mani che sono diventate pesanti martelli vengono sbattute a terra e l’energia viene rilasciata di colpo: un’onda bianca illumina tutto, talmente forte da piegare le barre di contenimento e persino le vetrate davanti al corpo degli scienziati mentre distrugge, in alto, la sirena rossa.
Makoto si guarda attorno per qualche secondo. Ha dovuto interrompere il contatto con il cuore di Sousuke, per non contagiarlo troppo, e non ha altri mezzi se non la semplice sensibilità esterna.
Ma quando capisce che né lui né il suo mate sono più in pericolo di vita, e la prova è andata a buon fine, ancora prima di rilassare la propria figura, apre la propria gabbia con un solo strattone e corre dal compagno in mezzo al campo magnetico, si accuccia a terra e lo abbraccia sorridendo.
La mente di Sousuke torna lenta, si riaggancia alla realtà aiutata dal calore delle mani di lui. È madido di sudore, ma riesce a sorridergli quando, dopo diversi minuti, lo riconosce.
 

«Magnifico! Magnifico davvero! Siete strati grandiosi, tutti e due! Riuscite a controllarvi molto meglio ora!»
Goro Sasabe, primo direttore del Gruppo Sostegno Scientifico, li guarda con quell’orgoglio tipico dell’allenatore puntiglioso che vede i propri pupilli raggiungere finalmente l’apice della fama e della professionalità. Muove lo sguardo dall’uno all’altro e viceversa, chiudendo le braccia al petto e dondolandosi sui propri piedi, il busto avanti e indietro.
Neppure i sorrisi di Makoto riescono a fermare la sua parlantina.
«Anche i colleghi hanno visto le vostre capacità! Ormai siete eroi di professione, avete la stima e l’ammirazione di tutti! E i risultati confermano solo questo dato di fatto!»
Si illumina il suo volto, ancora di più – come se una scarica di Gettito lo abbia investito appieno.
«Potreste persino arrivare a gestire il Livello Cinque in laboratorio, di questo passo! Sarebbe un traguardo incredibile per tutti noi!»
Sousuke si lascia sfuggire un borbottio piuttosto contrariato, e alza lo sguardo per qualche istante all’uomo così tanto entusiasta.
«O un traguardo incredibile per la tua carriera.»
Ma prima che Goro riesca anche solo a recepire quelle poche parole, e a elaborarne il significato, interviene lesto Makoto, che richiama la sua attenzione con estrema gentilezza. E anche una punta di Contagio, una morbida carezza di bontà.
«Essere eroi è certamente un grande onore per noi. Non c’è cosa più nobile e gratificante che aiutare e proteggere la comunità!»
Lo scienziato stringe tra le dita la cartella piena di fogli e resoconti, arrossendo su tutto il viso.
Sousuke lo guarda torvo mentre continua a blaterale cose senza senso, e se non fosse per Makoto, che solerte risponde al suo entusiasmo e impedisce a lui di rispondere, finirebbe di cambiarsi e uscirebbe da quel laboratorio.
Dopo quattro anni di Accademia, la cosa che ancora gli dà più fastidio è essere trattato a quella maniera, quasi essere eroi significasse soltanto Livelli, fama e gloria. Come se gli importasse qualcosa di finire su programmi della domenica mattina assieme a eroi veterani, dove vengono sezionati accuratamente per intrattenere il pubblico pagante con storie di ogni tipo. Makoto dice che fa parte del loro lavoro rilasciare interviste ogni certo intervallo di tempo, perché gli eroi devono mantenere un clima di stabile tranquillità e sicurezza.
Solo in casi specifici, comunicare le emergenze, perché certo non interessa a nessuno sapere quanti e quali crimini ci sono ogni giorno, e perché il Governo ha sempre più necessità di eroi dichiarati.
La sua fortuna è che Haruka Nanase è la star del momento, assieme al suo mate – un ragazzo con gli occhiali e la risata rumorosa: meno di due anni in Accademia ed erano già pronti per adempire al loro compito. Di fronte a tali prodigi, e allo strabiliante potere che Haruka ha donato alla sicurezza della comunità, persino una coppia precoce come quella sua e di Makoto perde incredibile visibilità. 
«… certo è incredibile cosa Contagio riesce a fare! Persino dominare la mente altrui! Se Yamazaki non fosse il tuo mate, ci sarebbe quasi da preoccuparsi!»
Sousuke viene scosso così dai propri pensieri, brutalmente. Sente qualcosa di diverso vibrare nel suo cuore, e vede con la coda dell’occhio Makoto tergiversare sulle parole da usare come risposta.
Poi, l’ennesimo sorriso.
«Non potrei mai usare Contagio con qualcuno di diverso, sarebbe contro la legge.»
Sousuke non commenta e lascia che Sasabe rida davanti a loro.
«Certamente! Certamente!»
Lo scienziato infine colpisce alla spalla prima l’uno e poi l’altro, un poco più piano Sousuke rispetto a Makoto, sorridendo.
«Devo andare. A giovedì, ragazzi.»
Rimasti soli all’interno dello spogliatoio, restano in silenzio per diverso tempo. Non hanno più nessuno attorno che li analizzi, niente addosso che registri gli impulsi di cervello e muscoli: soltanto umidità, una panca in mezzo alla stanza e degli armadietti numerati addossati ai muri.
Makoto armadietto numero 345, Sousuke armadietto 346.
Sousuke rompe il silenzio muovendo gli ingranaggi che partono dalle sue spalle, muovendo le braccia nel vuoto e osservando i propri polsi artificiali. Neanche il suo corpo originario era così perfetto.
«Il signor Sasabe è un brav’uomo. Non perde occasione di incoraggiarci.»
Alza lo sguardo a lui, imbrigliato nella solita espressione contrariata. Le braccia hanno uno scatto metallico.
«Riesce a dire qualcosa di troppo in ogni situazione.»
Lo sente sospirare quando non lo guarda più, il corpo molle di una stanchezza con mille ragioni ma nessuna in particolare.
«Non pensi di essere troppo severo, Sousuke? Il suo lavoro è quello di seguirci e guidarci allo stesso tempo, è molto difficile!»
«Dovrebbero scegliere persone più competenti per queste cose.»
Makoto sa che il compagno è infastidito per una serie di cose, e che ciò che più lo muove sono una profonda preoccupazione nei suoi confronti e un senso di protezione innato per il quale hanno litigato troppe volte. Pensa sia vile accusarlo di qualcosa, o anche solo rimproverarlo più aspramente di così.
Per questo, il tono che usa per richiamarlo poi ha tutt’altro sapore.
«Sou…»
Sousuke sente nel petto, nell’intimità dell’animo, qualcosa che vibra. Rilascia ogni tensione sgarbata e si volta piano.
Quando gli cinge la vita, sente la sua pelle tendersi e il suo corpo fremere – non c’è bisogno della minima empatia per capirlo, anche se Makoto trattiene un’espressione di fastidio: le sue braccia sono ancora fredde. In compenso, le labbra con cui copre la bocca del compagno sono caldissime.
«Quanto tempo?»
«Cinque minuti.»
Lo bacia ancora, mentre Makoto gli comunica tutto il bisogno che ha di essere stretto. È una reazione che ha d’istinto, nel corpo e nella mente, assieme a Contagio. I sensi di entrambi si espandono, anche se per qualche secondo appena, anche se dentro una stanza che non dona a loro la minima intimità necessaria.
È prassi anche quella, prima di iniziare il turno di lavoro.
Makoto si allontana da lui e appoggia la propria fronte contro la sua, sorridendo in modo triste.
«Aaaaah-»
Chiude gli occhi e Sousuke non lo interrompe.
«Sai? Mi piacerebbe davvero avere il potere di fermare il tempo.»
Fa un cenno col capo verso l’ingresso, per un istante sembra star guardando con odio qualche ombra nascosta.
«E non dovere uscire da quella dannata porta.»
Ora le mani del compagno sono calde, sui suoi fianchi. Nota che sono scese verso il basso, mentre era distratto dalle sue labbra, e l’angolo della sua bocca si curva morbidamente di nuovo. È pronto per baciarlo di nuovo.
«Possiamo rimanere qui, se vuoi.»
«No, non possiamo.»
Lo guarda: gli occhi di Sousuke sono così limpidi e sicuri, capaci di spazzare via ogni nuvola di tempesta.
Ricorda le preoccupazioni lontane, che hanno lasciato impronte indelebili. Sousuke ha sempre saputo quanto Makoto temesse il proprio potere e quanto avesse la netta consapevolezza che gli bastasse fare un errore, un errore davvero molto piccolo per fare dei danni terribili al suo spirito e alla sua mente. Contagio è un potere micidiale, difficilissimo da gestire.
E come questa paura, questa sua insicurezza e questa sua ritrosia potesse combinarsi con la professione di eroe, Makoto se l’è chiesto a lungo – e lo ha chiesto anche a lui, implicitamente, quando gli invadeva l’animo col proprio.
Lo vede mordersi le labbra mentre lui ribadisce il concetto: non c’è mai una sola possibilità, per loro.
«Sì, possiamo.»
Alla fine, Makoto sorride davvero.
È sempre stato così, d’altronde. Gettito è quella scarica che serve a Makoto per sentire di nuovo la vita oltre a tutti i sentimenti che catalizza e fa propri, per percepire il ritmo del proprio cuore quando il frastuono altrui è assordante. Gettito scorre in lui come il sangue, trascinandolo via dal torpore.
Aziona Contagio e sente la sua reazione, tra le cosce – Sousuke diventa così rosso all’improvviso, colto alla sprovvista.
«Preferisco stringerti con Contagio e uscire con te.»
«Per salvare il mondo?»
Makoto non riesce a trattenersi dal ridere, ma le sue mani si stringono una il polso destro e l’altra il gomito sinistro tra le dita calde.
«Spero di no! Un’altra emergenza come quella dell’anno scorso preferirei evitarmela, grazie!»
Sospira l’ennesima volta, scuotendo la testa e scacciando qualche pensiero che ha tentato di riemergere dal passato. Tutto molle contro di lui, tutto caldo.
«Preferisco inseguire qualche ordinario e banalissimo ladruncolo di quartiere.»
«Che valoroso prode.»
Lo canzona e gli nasce un sorriso tra le labbra. Makoto fa una piccola smorfia e si lascia baciare ancora.
Solleva la mano ai suoi capelli, in una carezza che annulla tutto il resto del mondo, passato e presente e futuro. Il suo sguardo indugia solo un istante sulle spalle, l’attaccatura di pelle e ingranaggi che si appiattisce in una cicatrice perlacea, visibile a malapena.
Mai più, ha promesso. Mai più.
«Un minuto.»
Si rifugia nel suo abbraccio e sospira contro la sua pelle.
«Makoto.»
Sorride tra i suoi capelli e lo bacia piano, respirando il suo profumo.
È difficile parlare quando tutto vibra così tanto, dentro di sé. Sembra quasi che il mondo abbia perso di consistenza, o anche solo di importanza.
Sente il cuore di lui battere.
«Sono felice che tu sia il mio mate.»
Contagio li ha invasi, non c’è davvero più confine tra loro se non la pelle impenetrabile – ma quello non è mai stato un problema irrisolvibile, finché erano capaci di stringersi e intrecciare le dita.
Sousuke respira ancora.
«Non poteva essere altri che te, no? Qualcuno capace di trovarmi sempre, anche quando mi perdo dentro di me-»
«Sempre.»
Makoto gli ha preso il viso nei palmi delle proprie mani, costringendolo ad alzare il mento e quindi anche lo sguardo, interrompendolo bruscamente.
«Non ti lascerò mai andare, Sousuke. È una promessa.»
Sousuke sa che è vero, ne è certo. Makoto arriverebbe a usare persino il Livello Cinque su di lui, e obbligarlo a eseguire i suoi ordini come una semplice marionetta, piuttosto che perderlo.
Nella profondità del suo animo, Sousuke lo ha riconosciuto, e si sente riconosciuto.
Il minuto è passato, quindi devono sciogliere il loro abbraccio: qualcuno bussa alla porta e li chiama, perché finiscano di cambiarsi e inizino a lavorare come gli eroi che sono diventati.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note finali: ALLORA! Eccoci qua!
Ho tralasciato queste ultime note&spiegazioni alla fine per evitare di rovinare la lettura, ma vorrei mettere bene in chiaro quale sia la struttura di tutta la mia fic, arrivati a questo punto!
Il prompt che avevo scelto cita, più o meno testualmente, “ogni persona ha poteri deboli, ma solo quando i soulmates sono assieme i poteri vengono amplificati”. Ovviamente una cosa del genere mi ha fatto subito pensare a una SuperHero!Au! Ho cercato di combinare le due cose in modo che venisse fuori qualcosa di organico e comprensibile. Siccome il mondo è popolato da persone con poteri – e sia chiaro, non tutti riescono a trovare la soulmate! – è nell’interesse comune che questi vengano innanzitutto schedati, e poi che questi loro poteri entrino in servizio per la comunità! Da qui il setting.
Ho pianificato la classificazione dei “livelli” in base anche all’affinità di coppia. Se basta nascere per avere la base del proprio potere, solo una grandissima intesa col proprio soulmate potrà condurre alla piena realizzazione del proprio potenziale! Non a caso i titoli dei capitoli singoli sono “Livello uno/due/tre etc”.
Ho pensato non solo a poteri che potessero essere associati, ma anche qualcosa che potesse “legarsi” al personaggio. Makoto è una persona molto dolce a mio avviso, molto empatica; questo è il suo potere: far entrare “per forza” le persone in empatia. Questa intromissione ovviamente, via via i Livelli diventano maggiori, può anche arrivare a un completo controllo dell’altra persona, ovvero partire dalla sfera emotiva di qualcuno fino ad arrivare a dominarne la volontà, e questo è il suo Livello Cinque. Sousuke invece è qualcosa di più “semplice”, una scarica elettrica tale che, senza un controllo esterno – ossia quello di Makoto – lo trasformerebbe in una palla di elettricità vagante, pericoloso per se stesso e per gli altri. In pratica è come se fosse esplosivo su due gambe; ho pensato che potesse essere bene associato a Sousuke perché è un personaggio che esprime potenza da ogni poro.
Le loro interazioni partono dall’essere casuali, in “Livello Due”, perché il fatto che si siano incontrati è stato dettato dalla pura casualità. E questo ovviamente li ha colti di sorpresa, non potendo razionalizzare quello che era successo hanno impiegato diverso tempo prima di riuscire a entrare in sintonia. Sono una coppia precoce, ma anche molto lenta per questo – e spero di essere riuscita a esprimere il concetto e a descriverne anche gli effetti, perché è un punto abbastanza importante. Nel capitolo 3 Sousuke è parecchio contrario alla loro entrata in accademia perché, come spiego nel capitolo 4, Makoto ha molti dubbi riguardo tutta la cosa, ed essendo Sousuke SOUSUKE appunto, ovvero un essere iper protettivo, mi è venuto naturale pensare che si potesse comportare così.
Ho accennato la HaruRin per puro spirito masochistico – scusatemi. Volevo descrivere anche una coppia che “si scontra” con il concetto di soulmate, che è riuscita ad amarsi nonostante non fossero chiaramente predestinati. Penso sia qualcosa di molto doloroso da provare, e in un universo del genere credo sia naturale incontrare coppie e personaggi che hanno questo destino. Ah, per la cronaca, se qualcuno non l’avesse capito, il mate di Haruka è Rei! Mentre quello di Rin non è canonico, se volete immaginarlo siete liberi di metterlo con chiunque voi vogliate!
Ho preferito tenere il termine “mate” perché sinceramente non penso ci sia niente di più preciso tradotto in italiano per esprimere questo concetto!
E niente, questo è quanto! Spero di essere stata totalmente chiara 😊
 
   
 
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