Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: pattydcm    05/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno a tutti!
Sono riuscita a ritagliarmi un momento per pubblicare questo nuovo capitolo. Spero sia di vostro gradimento.
Buona lettura
A presto
Patty
 
Capitolo 5
 
La signora Jackson era ferma e immobile tra il divano e il tavolino basso. Il suo corpo era stato ritrovato sul pavimento, caduto in modo scomposto. Riverso sul fianco destro, in linea con la traiettoria del proiettile che le ha attraversato il cranio dalla tempia sinistra. Il marito, invece, era fermo a tre metri di distanza, dalla parte opposta del salotto. È caduto di schiena. La pallottola che gli ha squarciato il cuore è andata a conficcarsi nella parete alle sue spalle, la stessa contro la quale ha urtato, scivolando poi lentamente fino al pavimento.
Greg osserva la lunga scia di sangue che ha disegnato sull’intonaco bianco. Come se alfred Jackson avesse voluto lasciare un’ultima traccia di sé su questo mondo.
<< Sì, è possibile che nostra figlia avesse dei problemi e noi non ce ne siamo accorti o non li abbiamo voluti vedere o… o non lo so >> aveva detto l’uomo quando il corpo della figlia giaceva ancora, ormai freddo, sulla moquette della sua cameretta.
“Problemi che tu hai contribuito a creare” pensa Greg. “Ti sarai sentito in colpa, vecchio mio. Io sarei impazzito dal dolore”.
Passa la mano sul viso e si rende conto di come questa tremi leggermente. Alfred Jackson non gli era sembrato, però, preda del senso di colpa, quella mattina. Sicuramente sconvolto e sotto shock, ma non colpevole, neppure quando ha ammesso la loro possibile mancanza. È stata sua moglie ha dare di matto. Lei ha sottolineare come non avessero tenuto conto del malessere della figlia.
“Era lei ha sentirsi colpevole” pensa, volgendo lo sguardo alla macchia scura ancora presente sul parquet. È possibile che quel senso di colpa nascesse dall’aver coperto la dipendenza da gioco d’azzardo del marito. Si è sentita complice del lento declino dell’economia familiare, obbligata a fare i salti mortali per mantenere le apparenze in questo quartiere di ricconi perbene.
“Oppure avevi anche tu le tue colpe, che nulla c’entrano con quelle di tuo marito” pensa Greg, e Margaret si sostituisce, nei suoi pensieri, a questa donna. Lei che è stata zitta, decidendo di mandare in malora il loro matrimonio, senza affrontare l’argomento che più la turbava e che una volta chiarito avrebbe potuto mettere a posto le cose. “Chissà, è anche possibile che tuo marito non avesse alcuna colpa, se non quella di essere poco presente, e che tutto questo casino l’abbia messo in piedi solo tu” esagera, rendendosi conto di stare prendendo una strada del tutto diversa che lo allontana dall’indagine.
<< Quel che ha fatto per… il modo in cui lo ha fatto è strano, non trova? >> aveva chiesto Jackson a Sherlock, riferendosi al modo in cui la figlia aveva deciso di togliesi la vita.
“Anche il modo in cui voi avete deciso di passare a miglior vita è strano” riflette Greg.
Una donna come la Susan Jackson, incensurata, impeccabile sul lavoro così come nella vita privata, come ha potuto sparare dritto al cuore del marito? Non lo ha colpito da una distanza ravvicinata, che l’avrebbe aiutata a non sbagliare, ma da ben tre metri. Ha avuto una mano troppo ferma per una donna in preda alla disperazione.
“No, non posso credere neppure alla lucidità della follia” sbuffa scuotendo il capo dinanzi all’ennesima ipotesi campata in aria che Anderson gli ha sciorinato consegnandogli il fascicolo.
“Questi lividi, poi” pensa riprendendo dal rapporto di molly la foto dei lividi trovati sul corpo Di Susan. “No, ci sono troppe cose che non mi tornano” conclude, ancora più convinto dell’importanza del proseguimento delle indagini.
Un rumore alle sue spalle lo distoglie dai suoi pensieri. Si volta e con poca gioia trova Donovan, ferma a pochi passi dalla porta d’ingresso. Le braccia incrociate al petto e l’espressione che è solita mettere su quando si prepara per una ramanzina. 
<< Non dovevi essere ad Hammersmith, per l’uomo ritrovato senza vita nei magazzini di un supermercato della catena Tesco? >> le chiede tornando ai rapporti che tiene in mano.
<< L’uomo è morto a seguito di un infarto. Era un senzatetto che aveva preso l’abitudine di nascondersi lì per la notte >> dice, facendo qualche passo verso di lui. << Phillip mi ha detto che eri qui e che non hai intenzione di chiudere il caso >>.
<< Proprio così >> dice e la sente sbuffare una risatina. Vorrebbe voltarsi verso di lei e caricarla di insulti, ma decide di soprassedere e restare fermo al suo posto.
<< E’ un semplice caso di omicidio - suicidio, Greg. Perché ti ostini a volerci vedere altro? >>.
<< Forse perché c’è dell’altro >> sbotta, voltandosi verso di lei. La donna fa un passo indietro, sorpresa dai suoi modi aggressivi.
<< Cosa? >> gli chiede decisa a tenergli testa. << Non abbiamo trovato nulla che non confermi la tragedia avvenuta >> gli dice parlando lentamente, come si trovasse dinanzi ad un uomo con dei problemi. << Io… posso immaginare quanto sia stata dura per te questa storia del Fenix… >>.
<< No, Sally, non credo proprio tu possa >> sbotta lanciandole un’occhiataccia. << Non ti sto obbligando a stare sul caso, come vedi, quindi lasciami portare avanti il mio lavoro e torna al comando >>.
<< Sono solo preoccupata per te >> ribatte lei. Distoglie lo sguardo e stringe ancora più forte le braccia al petto. Non è la prima volta che Sally lo affronta apertamente. Di solito al centro delle loro discussioni c’è il consulente investigativo, la cui presenza la donna proprio non tollera. Ora, però, sembra quasi imbarazzata, come se ammettere quella preoccupazione le fosse costato caro.
<< Grazie, ma non ce n’è bisogno >> le dice abbassando i toni.
Riceve un messaggio al cellulare, guarda chi è il mittente e lo rimette in tasca.
<< Lo stai ignorando? >> gli domanda lei stupita, cogliendolo di sorpresa.
<< Di cosa stai parlando? >>.
<< Ogni volta che il freak ti scrive fai una smorfia. Un misto tra un sorriso o un’imprecazione. Ho imparato a riconoscerla, quindi, non tentare di fregarmi >> gli dice puntandogli il dito contro. Greg porta la mano alla bocca, incredulo di avere una reazione così evidente. << E’ lui che ti ha chiesto di tenere aperto questo caso? >> lo incalza Sally, coprendo la distanza che li separa. << Tu non hai bisogno di lui, Greg. Smettila di giocare a fare l’assistente del consulente investigativo >>.
<< Sto facendo il detective >> ribatte con un tono di voce più alto. << E’ mia responsabilità dichiarare la conclusione di un’indagine e finchè non avrò trovato il senso di queste irregolarità io il caso non lo chiudo. Dal momento che sono il tuo capo, ti invito a stare al tuo posto e a non giudicare i miei metodi >>.
 La donna serra i pugni e chiude gli occhi, intenzionata a sedare un’esplosione. La sua furia è, però, bene impressa nell’occhiata che gli lancia.
<< Ti farà solo del male avere a che fare con lui >> dice in tono greve. << Quel freak non si rende conto del male che fa alle persone che si affidano a lui. E’ il caso quello che gli interessa, non la persona che glielo propone e delle conseguenze alle quali questa potrà andare incontro non ci pensa >>.
<< Conseguenze? >> le chiede, sentendo lo stomaco chiudersi in una morsa mozzafiato.
<< Il suo ‘amico’ racconta dei casi che seguono insieme sul suo blog e sta ottenendo successo. Molti di questi glieli procuri tu e anche se Watson non fa apertamente il tuo nome si sa a chi sono stati affidati a Scotland Yard >> sospira e la sua espressione si addolcisce. << Io sono preoccupata solo del fatto che tu possa perdere il tuo lavoro a causa sua, Greg. Sherlock non dovrebbe mettere piede sulle scene del crimine, come qualunque altro civile, invece è sempre tra i piedi. Dacci un taglio e chiudi questo caso >> dice posando la sua mano su quella di lui.
Greg deve ammettere che non aveva pensato a questa possibilità. Sa bene di commettere una violazione del regolamento ogni volta che contatta Sherlock, ma ora che, grazie a John, il suo nome sta iniziando a circolare sul web si rende conto che Donovan ha ragione. Sherlock è stato già la causa indiretta della fine del suo matrimonio. Non vorrebbe davvero che potesse essere la causa diretta del suo licenziamento.
Il detective si limita ad annuire e sente la mano di lei stringere più forte la sua. Sally sorride, sicuramente soddisfatta di aver avuto l’ultima parola, ma c’è anche della dolcezza sul suo viso.
<< Torniamo in centrale insieme? >> gli chiede.
<< No, devo andare a prendere i miei figli >> dice dando un’occhiata all’orologio.
<< Allora ti precedo. A più tardi >> dice strizzandogli l’occhio, gesto che non è assolutamente tipico di lei. Non con lui, almeno.
Greg resta imbambolato, lo sguardo rivolto alla porta. Riceve un altro messaggio che lo scuote dai suoi pensieri. Prende il cellulare e apre il primo.
 
Perché non mi hai detto nulla dei Jackson!
L’omicidio-suicidio non mi convince.
Attendo dettagli. SH
 
<< Siamo in due a non esserne convinti >> sospira, sentendosi rincuorato dal dubbio del consulente. Non sta impazzendo e non sta neppure rivivendo il potenziale e triste futuro che lo avrebbe atteso se la figlia si fosse suicidata. Apre il secondo da parte di John.
 
Come te la passi, Greg?
Sei riuscito a domare la tigre o ne sei uscito a brandelli?
 
Abbozza appena un sorriso alla battuta di John. Resta a guardare i due messaggi, l’uno sopra l’altro, e si rende conto di non avere voglia di rispondere a nessuno dei due.
Quanto ha detto Sherlock ha rinforzato la sua convinzione e scacciato l’idea di chiudere il caso sull’onda delle parole e delle preoccupazioni di Donovan.
<< Dietro a un gesto di questo tipo possono esserci mille motivazioni, signor Jackson >> aveva detto il consulente al padre disperato che si chiedeva se non fosse strano il modo in cui la figlia ha deciso di togliersi la vita.
Quali possono essere le motivazioni che hanno portato Susan Jackson ad agire così? Se si mette un attimo da parte la disperazione per aver perso una figlia e la rabbia verso il marito visto come colui che ne ha causato la morte, cos’altro può esserci?
<< Sembra essere tutta colpa di tuo marito >> dice a una foto incorniciata e appoggiata sul camino, che ritrae l’allegra famigliola con i calici alzati per un brindisi. << Le responsabilità, però, di solito sono divise al cinquanta per cento. Non posso immaginare che la tua percentuale verta solo sull’essere stata complice del suo vizio per il gioco >>.
Qualcosa nella foto cattura il suo occhio. Prende in mano la cornice e la porta più vicina per osservarla meglio.
<< Che mi venga un colpo! >> esclama, volgendo lo sguardo alla macchia di sangue della donna ancora presente sul parquet. Susan tiene il calice con la mano destra, mentre sia Anderson che Molly concordano nel dire che la donna si è sparata alla tempia sinistra. Le tracce di polvere da sparo sono state riscontrate, inoltre, solo sulla mano sinistra.
Greg inizia a portare l’attenzione a tutte le foto presenti nel salotto, ma non ne trova altre che possano aiutarlo a capire se questo sia solo un caso, oppure se la donna fosse solita usare la mano destra. Fa il giro della casa senza ottenere risultati e inizia a cercare nelle librerie, nei cassetti qualche album fotografico.
<< Cristo, eri grande abbastanza da avere avuto delle foto vecchio stile >> borbotta nervoso.
Finalmente trova l’album del matrimonio. Scorre le foto alla ricerca di quella più importante e quando la trova si lascia scappare un’imprecazione. Eccola Susan, molto più giovane e sorridente, firmare il suo nuovo status di donna sposata. È con la mano destra che stringe la penna. Scorre le altre foto e in ognuna trova una posata, un bicchiere, un regalo mostrato alla camera con orgoglio, tutti portati con la mano destra.
<< Bella mia, tu non eri affatto mancina! >> esclama euforico. << E ti ringrazio perché ho scoperto due cose: la prima, che non puoi essere stata tu ad uccidere tuo marito rivolgendo poi l’arma a te stessa. La seconda, che ho il piacere di avere a che fare con un killer mancino >>.
Prende il cellulare, apre il messaggio di Sherlock e si prepara a informarlo di quanto ha scoperto. Resta, però, a guardare il cursore lampeggiare. Non ha voglia di metterlo al corrente di quanto ha scoperto.
“E’ il mio caso, questo!” pensa rimettendo il cellulare in tasca.
<< Nella mia, non vedo l’ora di scoprire quali sono gli scheletri che hai nell’armadio. Perché immagino che siano parecchi >> dice alla sorridente e giovane sposa ritratta nella foto. Chiude l’album, lo mette a posto e prende nuovamente il telefono chiamando un numero dall’agenda.
<< Jordan, mi ricordi dove si trova la società di assicurazioni di Susan Jackson? >> chiede all’agente, senza dargli neppure il tempo di dire ‘pronto’. Il ragazzo resta un attimo interdetto, bofonchia qualche monosillabo prima di attivarsi nella risposta.
<< A Wembley,  al 107 di Chaplin road, di fronte all’accademia di polizia. Qualcosa non va, ispettore? >> gli chiede con un velo di ansia nella voce. Ha redatto lui il rapporto sui coniugi e Greg pensa sia più che possibile che si senta chiamato in causa.
<< Voglio dare un’occhiata agli affari di quella donna, tutto qui >> gli dice uscendo dalla casa.
<< Se posso esserle utile mi precipito sul posto >>. Greg ride tra sè della baldanza del ragazzo.
<< No, Jordan, resta al comando. Vai da Donovan e vedi se ha un caso sul quale piazzarti >> dice immettendosi nel traffico.
<< Capo, scusi se insisto, ma, dal momento che ho portato avanti io le indagini sulla coppia e redatto il rapporto, vorrei poterla affiancare in questo nuovo sopralluogo >>.
Greg si chiede cosa stia succedendo ai suoi agenti, che si sentono giustificati dal mettere in discussione le sue decisioni.
<< Ci confronteremo non appena sarò di ritorno, Jordan >> gli dice con un tono che non lascia spazio a repliche. Il ragazzo mangia la foglia e bada bene di non aggiungere altro.
Il traffico è come al solito impossibile e rischia di metterci il doppio del tempo, già lungo, per raggiungere il luogo. Mentre guida veloce, bruciando qualche semaforo, riceve un altro messaggio.
 
Non mi starai mica ignorando, Lestrade? SH
 
<< E’ bene che anche tu possa provare che effetto fa’ >> sbotta tra le risate, rimettendo il telefono in tasca.
Riceve altri messaggi durante il tragitto, ma bada bene di ignorarli. Giunge in Chaplin road dopo tre quarti d’ora trascorsi nel traffico.
Suona il campanello del civico 107 e mostra il distintivo alla donna in tailleur bordeaux che viene ad aprirgli la porta.
<< Sono l’ispettore Lestrade, sono qui per farle qualche domanda sulla signora Jackson >>.
<< Avevo detto tutto ciò che sapevo all’agente che era stato mandato qui >> dice la donna nervosa.
<< Ci sono state delle evoluzioni nel caso >>.
 << Certo >> ribatte, mordendo le labbra. << Mi trova per puro caso. Ero venuta qui a prendere le mie cose >> aggiunge, invitandolo ad entrare. E’ come se questa donna ci tenesse a prendere le distanze da qualunque cosa stia per chiederle.
È molto chic l’ingresso d questa compagnia d’assicurazioni per persone più che benestanti, ormai prossima alla chiusura.
<< Lei lavorava qui? >> le chiede Greg.
<< Sì. Mi chiamo Eleonor Marshall e, come ho già detto al suo collega, ero la segretaria personale della signora Jackson >> dice stringendo le mani l’una nell’altra in un chiaro segno di agitazione.
La mia presenza qui la inquieta e mi domando perché” si chiede Greg.
<< Quali sono state le cause che hanno portato l’agenzia al fallimento >> le chiede appoggiandosi al bancone di quella che era la reception.
<< Beh… diciamo che la signora Jackson ha fatto dei prestiti alla persona sbagliata >> dice la donna imbarazzata.
<< Si riferisce al vizio del gioco del marito? >> le chiede e lei annuisce e stringe ancora più forte le mani l’una contro l’altra.
C’è qualcosa nel nervosismo di questa donna che fa drizzare le antenne a Greg. La capirebbe se fosse arrabbiata con il marito del suo capo o triste per la situazione che questa viveva e che ha portato lei a perdere il suo impiego, ma quest’ansia così mal gestita non ha alcun senso.
<< La lascio tornare alle sue cose, signora. Io faccio da me >>.
La donna strabuzza gli occhi e la cosa allerta ancora di più Greg. Immaginava sarebbe stata sollevata all’idea di potersene andare e, invece, sembra preoccupata di saperlo intento a fare da sé. Annuisce poco convinta e si allontana per entrare in quello che deve essere il suo ufficio.
Greg prende posto al computer della reception e ne controlla il contenuto. Non trova nulla che possa indicare qualche anomalia né amministrativa, né gestionale. Il libro dei clienti è impeccabile così come i bilanci. È tutto troppo perfetto, come lo era l’appartamento dei Jackson.
“E per questo mi puzza” dice, raggiungendo la segretaria nel suo studio. La donna trasale nel sentirlo arrivare, reazione esagerata che Greg appunta in memoria.
<< Era quello l’ufficio della Jackson? >> le chiede e lei si limita ad annuire. Greg vi entra, chiude la porta e si guarda attorno. Non c’è alcun computer alla scrivania. Si siede alla poltrona, comoda quanto quelle di Mycroft Holmes, e inizia ad aprire i cassetti della scrivania. L’ultimo è chiuso a chiave e lui lo scassina senza pensarci due volte. Ne tira fuori le agende personali della Jackson degli ultimi cinque anni. Le sfoglia senza riscontrare irregolarità né nulla che catturi la sua attenzione, fino a quella dello scorso anno. Dal mese di aprile la donna ha iniziato ad appuntare delle note strane  sulla sua agenda.
 
Ore 10. Porta tutto lì
 
Recita la prima annotazione che si ripresenta puntuale il primo mercoledì di ogni mese, fino a quattro mesi prima che la figlia si suicidasse.
<< Porta tutto cosa? E lì dove? >> si chiede massaggiando la barba ispida del mento. Greg si alza in piedi, esce dall’ufficio e fa trasalire nuovamente la segretaria.
<< Ho bisogno di parlarle >> le dice deciso a vederci chiaro.
<< Non ho altro da dire se non quello che ho già comunicato al suo agente >> insiste la donna, ferma in piedi dietro la sua scrivania. Rigida, gli occhi sbarrati e spaventati.
<< Ho trovato delle strane annotazioni sulle agende personali del suo capo dell’anno scorso e di quest’anno >> insiste piazzandole sotto il naso l’agenda aperta su una di queste. << Si interrompono quattro mesi prima della morte della figlia. Mi chiedevo se sapesse di cosa si tratta >>.
La donna osserva appena la nota e scuote il capo in modo meccanico.
<< Non lo sa? >> incalza Greg. << Pensa che le rinfrescherebbe la memoria venire con me in centrale? >>.
<< No! >> esclama decisa. Porta le mani alla testa e prende un profondo respiro insieme ad una decisione. << Io non c’entro nulla, voglio che sia più che chiaro che non c’entro niente! >> dice a gran voce prima di sedersi davanti al suo pc. << Gli incartamenti sono stati bruciati e ogni traccia sul pc cancellata. Io, però, ho copiato tutti i file su questa chiavetta >> dice mostrandogli una penna usb che collega al pc. << L’ho fatto perché non ero d’accordo con quanto stavano facendo. Susan, però, mi teneva in pugno e ho voluto assicurarmi una via d’uscita in caso mi fossi trovata in una situazione come questa >>.
La donna apre un file che contiene una tabella.
<< Chi sono queste persone? >> chiede Greg, buttando l’occhio qua e là sui nomi indicati nella tabella.
<< Coloro che sono stati truffati dal mio capo e dalla sua agenzia di assicurazioni >> dice la donna in tono greve. Greg la guarda con tanto d’occhi.
<< Susan Jackson truffava i suoi clienti? >> chiede esterrefatto.
<< Solo quelli che riteneva troppo stupidi per scoprirla. Circolavano tanti soldi qui, ispettore. Persone facoltose che non badavano se gli venivano chieste 1000 sterline in più, nè si preoccupavano di scoprire il perché. Il mio capo gonfiava le polizze, vendeva servizi inesistenti, si garantiva percentuali sui rimborsi e, nei casi più gravi, liquidava il cliente scusandosi per il fatto che l’assicurazione non coprisse il danno subito per poi intascarsi il rimborso. Era una donna arrivista e priva di scrupoli. Le confesso che non ho pianto affatto per la sua morte. Mi è spiaciuto solo per il marito >>.
<< E perchè? >> gli chiede Greg ancor più stupito.
<< Era un uomo buono, innamorato di quell’arpia al punto da fargliele passare tutte. È arrivato a dilapidare il suo patrimonio facendo fallire la sua azienda pur di aiutarla a pagare i suoi ricattatori >>.
<< Aspetti un momento, mi sta dicendo che qualcuno ricattava Susan Jackson? >>.
<< Due ex dipendenti >> annuisce la donna. << Loro non avevano nulla da perdere, al contrario di me, e hanno deciso di tentare il tutto per tutto. L’hanno tenuta per il collo e li ammiro per averlo fatto. Queste note che ha trovato sono relative ai giorni in cui li incontrava per dare loro il denaro. Rigorosamente in contanti, ovviamente >>.
<< E perché quattro mesi fa’ si sono fermati? >> chiede Greg e la donna si incupisce. Scuote lentamente il capo.
<< Non lo so, mi creda >> sospira. << So solo che negli ultimi mesi era diventata più nervosa e insopportabile del solito >>.
Greg passa la mano sul volto incredulo. Quanto gli sta rivelando la segretaria di Susan Jackson è esattamente l’opposto di ciò che fin’ora hanno dato per certo. Il marito qui viene descritto come del tutto innocente e, anzi, vittima delle circostanze e la moglie come la peggiore delle arpie. Greg cerca di ignorare l’intima soddisfazione che sta provando e ancora una volta deve ricordarsi che non si tratta né di lui né della sua ex moglie ma dei Jackson.
La cosa che ora deve essere messa in chiaro è come mai il rapporto redatto da Jordan riportasse informazioni diametralmente opposte da quelle da lui appena scoperte.
<< Perché non ha detto tutto questo al mio agente? >>
La donna impallidisce e torna a tremare, particolare che Greg davvero non riesce a comprendere.
<< Il suo agente si è limitato a controllare i registri e i computer, non ha messo le mani tra le cose del mio capo >> dice storcendo il naso. << Alfred aveva deciso di mettere in cattiva luce se stesso pur di proteggere la moglie e io mi sono attenuta alla sua decisione, benchè non la condivida. Pensavo di essere salva. I giornali ne hanno parlato come di un doppio suicidio >> dice scuotendo il capo. << Non se lo meritava un uomo così, quella donna >> sospira affranta.
<< Chi erano i ricattatori? >>.
Eleonor rabbrividisce e porta una mano al viso.
<< Non può chiedermi questo >> dice scuotendo forte il capo.
 << Purtroppo sì. O qui o in commissariato, signora, a lei la scelta >> le dice, mettendola alle strette. La donna annuisce e richiama dal pc le schede dei suoi ex colleghi.
<< Alan Mcmanara e Jared Gregson >> dice. Greg si appunta gli indirizzi e il numero di telefono dei due.
<< Le consiglio di non lasciare la città. È possibile che abbia bisogno di interrogarla ulteriormente >>.
<< Io non c’entro nulla, ispettore! >> grida la donna perdendo del tutto il controllo. << Ero ricattata a mia volta da quella donna. Avrebbe sospeso il rimborso delle cure mediche per mio figlio da parte della polizza che avevo stipulato, se non avessi fatto ciò che voleva >> dice tra le lacrime che le sciolgono il rimmel disegnando lunghe strisce nere sulle sue guance. << Lei ormai è morta, ispettore. Così come il marito e la figlia, perché indagare ancora? >>.
<< Perché delle persone sono state truffate e due uomini hanno agito a scopo di estorsione >> le dice severo, sedando la sua crisi. << Le prime meritano giustizia, le seconde la dovuta punizione. Devo chiederle di consegnarmi la chiavetta. Quelle che vi ha copiato sopra sono prove importanti. Se davvero anche lei era vittima di ricatto il giudice e i giurati ne terranno conto >>.
La donna sembra rifletterci su e annuisce tirando su col naso. Gli consegna la chiavetta e si siede sulla sedia. Greg la lascia così, persa nella contemplazione di quanto si è trovata a dover fare a causa del suo capo, mentre lui si affretta a lasciare quell’agenzia pronto a tornare in commissariato. Vuole togliersi la soddisfazione di sventolare le nuove informazioni ottenute sotto il naso di Donovan, chiedendole se è ancora dell’idea che stia sbagliando a lasciare aperto il caso.
Si rende conto, però, che rischia di fare tardi per andare a recuperare i figli da scuola. Mette al sicuro nella tasca della giacca la chiavetta usb e si dirige verso la scuola di George.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: pattydcm