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Autore: Cailiel    07/02/2019    1 recensioni
Adriel Rosewain non potrebbe essere più felice di così. Presto sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon e basta.
Beh, non proprio e basta... Sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon ma con sei zeri nel conto corrente.
Il suo matrimonio con Dante Rosewain era miseramente fallito e lei ci aveva guadagnato due case, il 30% dei suoi soldi e uno stipendio mensile di diecimila dollari australiani. La vita potrebbe andare meglio di così? Certo che sì: ora che Derek, il suo primo amore, è tornato nella sua vita.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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BRILLIANT B*TCH



Era da poco passata l'alba quando Adriel uscì dal bagno del piano terra. Suppose che doveva abituarsi a quella nausea la mattina, l'avrebbe avuta nei prossimi mesi.

I primi raggi di sole stavano entrando dalle porte finestre donando luce alla casa buia. 
Silenziosamente la donna camminò e uscì dalla casa. Appoggiò i piedi nudi nell'erba bagnata e si mise a passeggiare nel grande giardino. 

Non ci aveva mai passato tanto tempo ma era molto curato e pieno di fiori.

Si sedette per terra incurante del fatto che addosso avesse solo una felpa e tirò fuori il cellulare dalla tasca dell'indumento. 

Sospirò sentendosi tremendamente ridicola e vulnerabile e cercò il nome della madre nella rubrica del telefono.

-Pronto?- Giselle sembrava turbata.
-Mamma...- la mora si dovette sforzare per non scoppiare subito a piangere.

Giselle dall'altro capo del telefono trasalì e si portò una mano sul cuore.

-Adriel, per l'amor di Dio, sai che ore sono? E' successo qualcosa?-

Ad Adriel per la prima volta nella sua vita, la madre sembrò veramente preoccupata.

-Mi faresti un favore?- non potè evitarlo, la voce le stava tremando ed era chiaro che sarebbe scoppiata a piangere di nuovo e anche molto presto.
-Certo, tutto quello che vuoi.-
-Per favore reggimi il gioco e basta.-

Giselle aggrottò la fronte ma annuì, capendo poi che la figlia non poteva vederla mormorò un: -D'accordo.-





 

Dante non aveva dormito quella notte, sentendosi solo aveva preso Liam dalla culla e l'aveva portato con se in camera guardandolo dormire. Più tardi anche Zeus aveva zampettato fino da loro e si era messo in mezzo ai due iniziando poi a sonnecchiare.

Scese in salotto con Liam fra le braccia. Il bambino, anche se appena sveglio, era già pieno di energia e stava scalciando per poter scendere e camminare.

Lo appoggiò a terra e questo corse immediatamente verso la cucina e, trovandoci Adriel in piedi e con una tazza di the in mano, corse ad abbracciarle le gambe.

La mora guardo il piccolo che le sorrideva dal basso e ricambiò il sorriso: -Buongiorno anche a te.- gli disse a bassa voce capendo che a lui importava ben poco dei giorni buoni e che aveva solo fame.

-Ehi.- disse Dante arrivando a sua volta.

Immediatamente l'espressione di Adriel si fece più tesa: -Ehi.- ricambiò il saluto mentre si piegava per prendere Liam in braccio per poi metterlo nel seggiolone.

-Stai meglio oggi?- chiese l'uomo con cautela.
-Perchè dovrei star male?- rispose prontamente lei evitando il suo sguardo.
-Mi sembri...- cercò la parola adatta per non offenderla ma Adriel si decise che era meglio risolvere la questione subito prima che iniziassero a discutere.
-Mia madre è stata male, ieri, ha passato la notte in ospedale. Voglio tornare a casa per stare un po' con lei. Mi porterò via anche Liam e Farah, non dovrai pagarli più.- mentì richiudendo il frigo.
-Cos'è successo?- Dante sembrava veramente preoccupato.
-Ha avuto un mancamento, è svenuta ed è caduta giù rotolando da un paio di scalini. Ma si rimetterà in fretta.- 
-Non vuoi che ti accompagni?-
-No!- si schiarì la voce e ripetè: -No, tu hai Marietta qui e anche il lavoro.-

Dante scrollò le spalle ma non rispose. Gli dispiaceva per quello che era successo a Giselle, ma allo stesso tempo gli scocciava che Adriel se ne dovesse andare così d'improvviso.

 

Farah non aveva l'aria molto felice di tornare a casa ma sapeva che il suo sogno idilliaco sarebbe dovuto finire prima o poi. 
Adriel le aveva dato abbastanza soldi da poter mantenere lei e Liam per i prossimi due mesi, forse qualcosa di più e in quel periodo di tempo avrebbe provato a trovarsi un piccolo impiego per poter continuare a mantenere il figlio. Adriel le aveva anche detto di rivolgersi a Giselle e che sarebbe stata lei a trovarle un impiego in poco tempo.




 

Adriel bussò alla porta dei suoi genitori che venne aperta immediatamente. 
Giselle aveva sentito il motore dell'auto della figlia ed era subito corsa all'entrata.
La giovane aveva un'aria stanca e spossata. Il viso era diventato più magro dall'ultima volta che l'aveva vista. Aveva gli occhi gonfi e viola. Era struccata e teneva i capelli raccolti in una coda bassa ed indossava una tuta larga, fu proprio quest'ultima ad accendere un campanello d'allarme nella testa della madre: mai in vita sua, sua figlia si sarebbe mai mostrata in giro con addosso una tuta!

Solo a vedere la figura della madre, Adriel scoppiò in lacrime e ciò spiazzò ancor di più Giselle che la abbracciò un po' impacciata.

-Mamma... Sono incinta.- dirlo ad alta voce aiutò anche Adriel a capire che quello non era solo un incubo come lei sperava, era la realtà. La cruda, amara realtà.
-Ma tesoro! E' una cosa meravigliosa!- Giselle afferrò la figlia per le braccia guardandola con occhi lucidi: -Perchè non sei felice? Dante come ha reagito alla notizia?- 
Adriel tirò su con il naso un paio di volte, singhiozzava troppo per poter respirare come si doveva, il petto era scosso da tremiti. Finalmente riuscì a balbettare: -Non... Non sono sicura che Dante sia il padre.-

L'espressione di Giselle tornò a farsi tesa.

 

Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio.

-Avanti.- Disse Dante che si voltò velocemente verso il pc e finse di lavorare.

Leda fece capolino nella stanza, quel giorno indossava dei lunghi pantaloni grigi a sigaretta e una canottiera rosa molto accesa.
Dante pensò che i colori caldi le stavano molto bene e creavano un bel contrasto con la sua pelle scura.

Leda era sicuramente una bellezza mozzafiato: alta e magra, con la carnagione scura così come lo erano i suoi capelli neri e lisci e gli occhi marroni. Aveva i tratti del viso molto dolci e femminili che le davano un'aria incantevole.

-Ti ho portato il caffè.- annunciò appoggiando la tazza fumante sulla scrivania.

Dante fu sorpreso di quel gesto così cortese, la ringraziò ottenendo in cambio un sorriso. Leda si voltò e si diresse verso l'uscita, quando fu ormai vicina alla porta sentì Dante chiamarla.

-Signorina Shawky.-
-Si?- la donna voltò la testa facendo dondolare i suoi lunghi orecchini pendenti.
-La informo che non è assolutamente necessario che lei ancheggi così tanto mentre cammina, anzi, mi rende più arduo seguirla con lo sguardo.-

Leda scoppiò in una risata: -Deplorevole.- gli disse soltanto per poi uscire dalla stanza con un sorriso trionfante sulle labbra.

 

-Adriel, sono Dante, come sta tua madre? Richiamami.-

-Ehi, sono sempre io. Mi sento ridicolo a continuare a chiamare, rispondimi.-
-Non ci credo che stai passando tutto questo tempo con tua madre, ti meriti veramente il premio figlia dell'anno.-
-Adriel...- il nome della donna fu seguito da un suono esasperato e poi il nulla.

Adriel sospirò abbassando il cellulare dall'orecchio, bloccò lo schermo e mise via il telefono per poi tornare a guardare i dieci test di gravidanza disposti davanti a lei. Positivi, tutti quanti, dal primo all'ultimo.

Giselle entrò nella camera da letto dove la figlia era cresciuta, teneva  una tazza di the fumante in ciascuna mano.
Appoggiò le tazze sul comodino vicino al letto e si sedette sul materasso vicino ad Adriel.

-Allora, che vogliamo fare?- le chiese prendendole le mani fra le proprie.
-Noi?- domandò Adriel.
-Se pensi che io e tuo padre ti abbandoneremo in una situazione del genere allora sei completamente fuori strada.- 
-Pensavo mi odiassi. Sai... Per aver divorziato da Dante.-

Giselle fece una smorfia.

-Dante era sicuramente un ottimo partito ma ormai quel che è fatto è fatto. L'importante è che tu non te ne sia pentita.-

Oh, mamma, me ne pento ogni santo giorno. Pensò Adriel ma non diede voce a quei pensieri.

-Pensi che vorrà vedermi ancora quando scoprirà che sono incinta? E se il bambino fosse veramente di Derek?- si agitò la mora.

Giselle tacque per qualche istante.

-Vediamo il lato positivo: almeno non corriamo il rischio che ci sia un terzo o quarto possibile padre.-
-Mamma... Non è il momento!- Adriel arricciò il naso un po' offesa dall'insinuazione che stava facendo la donna più vecchia.

La madre sospirò: -Tu che vuoi fare? Tenerlo? E' una decisione che spetta solo a te questa. Non pensare ne a Dante ne a Derek. Che vuoi fare, tu, Adriel?- le chiese enfatizzando l'ultima frase.

Adriel si portò le dita affusolate fra i capelli corvini. Non aveva mai preso delle decisioni importanti per se stessa. L'unica che aveva fatto si sua spontanea volontà era stata quella del divorzio e si era dimostrata la decisione peggiore che avesse mai potuto prendere.

-Per ora... Voglio solo andarmene. Lontano da tutto e tutti. Stare veramente in pace per un po'.- confessò tirando su con il naso. Non voleva piangere di nuovo ma era più forte di lei, non riusciva a gestire le sue emozioni e questo la faceva sentire ancora più fragile, impotente e soprattutto inutile.
-Lontano da tutto e tutti, eh?-

Adriel annuì.

-Hai mai pensato di fare una visitina alla nonna? Le Filippine in questo periodo dell'anno sono stupende.-

La mora aprì la bocca ma poi la richiuse. Sua madre era veramente una stronza geniale.

  
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