Le
origini e la storia.
Vi
fu un tempo in cui gli dèi camminavano in mezzo agli esseri
umani, in cui le
genti ne idolatravano il passaggio… o ne temevano la
comparsa.
Tra
essi, noto come il Distruttore dei Mondi, come colui che avrebbe
portato il
Crepuscolo degli dèi, il Ragnarök, vi era Fenrir,
il dio-lupo degli Asi, i
mitici signori di Asghardr.
Morente
e con le fauci bloccate da una spada, spada che lo stesso padre gli
aveva
inframmezzato alle zanne per ucciderlo, Fenrir si lasciò
andare all’abbraccio
di Madre senza perdersi nella follia. Così facendo,
bloccò così il Crepuscolo
degli dèi e, di fatto, le mire distruttive del padre.
Il
piano di Loki, ordito per ingannare Padre Tutto così come il
suo stesso figlio,
fallì di fronte all’unica cosa che il dio degli
Inganni non aveva saputo
cogliere. E comprendere.
Su
Midghardr, la Terra, patria degli esseri umani, vi erano coloro che
Fenrir avrebbe
difeso sempre e comunque, nei Nove Regni.
I
suoi figli, generati da colei che più di tutti egli aveva
amato, e Avya, il suo
cuore, il suo unico, vero e imperituro amore.
Abbandonando
la vita terrena per quella inconsistente ed eterna
nell’abbraccio di Madre,
Fenrir sapeva in cuor suo di non lasciare sola – o non
protetta – la sua amata.
A
lei lasciò, oltre ai gemelli Hati e Sköll, il
potere di governare la Natura, di
parlare con le creature viventi e la possibilità di
interagire con i
discendenti dei suoi figli.
Avya
sarebbe vissuta a lungo, assieme a loro, pur se perseguitata da suo
fratello
Fryc e dalla sua cricca di Cacciatori, desiderosi di uccidere il frutto
del suo
corpo.
Lasciando
la sua vita in piena consapevolezza per rifugiarsi nel ventre di Madre,
Yggdrasil, Colei-Che-Tutto-Regge, Fenrir sapeva di aver fatto
l’unico gesto rimastogli
per proteggere coloro che amava.
Salvare
i Nove Regni dall’annientamento totale, così da
preservare le vite di Avya e dei
loro figli.
Nello
spirare, Fenrir pensò solo a questo, e la disfatta del padre
Loki fu totale. Per
quel giorno, per lo meno.
Secoli
e millenni si affastellarono tra loro, da quel momento così
infausto, e gli dèi
persero progressivamente i loro corpi mortali – e i loro
poteri – a favore
delle religioni monoteiste, o della loro totale mancanza.
I
Cacciatori, discendenti di Fryc, continuarono la loro Cerca segreta,
sicuri di
poter debellare una volta per tutte il frutto peccaminoso
dell’unione tra il
dio-demone Fenrir e la mortale Avya.
Al
tempo stesso, però, i figli di Hati e Sköll, avuti
dalle loro compagne umane
Sylvi e Lyka prosperarono, evolvendosi, divenendo una nuova razza, una
nuova
stirpe.
Metà
lupi, metà umani. Licantropi. Lupi mannari.
Branchi
di licantropi si andarono a diffondere ogni dove, nelle terre di
Albion, in
seguito conosciute come Britannia dai Romani e come Impero Britannico e
Gran
Bretagna dalle genti che seguirono.
Di
pari passo fecero i clan dei Cacciatori che, sempre nel più
ristretto riserbo,
li seguirono nel corso del tempo, tentando di porre fine alla loro
dinastia,
pur senza riuscirvi.
Molti
lupi oltrepassarono i mari e si diffusero a est, verso le terre degli
uomini-orso, i berserkir, per sfuggire ai Cacciatori e ai nuovi
conquistatori
di Albion.
Altri,
invece, veleggiarono verso ovest, seguendo le rotte degli abili
vichinghi, giungendo
infine nel Vinland (Terranova - Canada), intorno all’anno
1000 d.C.
Lì
si stabilirono e prosperarono, discendendo verso sud e ovest e
raggiungendo le
pianure sconfinate del Manitoba, prima, e le ampie praterie del centro
degli
attuali Stati Uniti, poi.
Il
culto del dio-lupo dei lakota, Shung
Manitu-Tanka,
permise ai licantropi di trovare un luogo a loro congeniale, ove la loro
unicità
di uomini e bestie non fosse detestata, ma apprezzata e idolatrata.
Anche
in quei luoghi ameni, e presso popolazioni umane loro amiche, giunsero
però i Cacciatori,
e questi fecero strage di lupi e di umani, rei di aver dato loro
ospitalità.
Dietro
la maschera dell’Esercito Nordista, armati di odio e vendetta
nei loro
confronti, i Cacciatori contribuirono alla fine dell’era del
bisonte … così
come a quella del lupo.
Falciarono
sotto i colpi dei loro Winchester centinaia di migliaia di vite, sia
tra i Nativi
Americani – colpevoli di averli protetti – sia tra
i licantropi.
I
pochi mannari che riuscirono a scampare al massacro si diedero alla
macchia. I
branchi si sciolsero dopo aver perso gran parte delle élite
di potere, e la
grande forza dei clan venne a svanire.
Niente
più Fenrir a guidare le genti, o Sköll a governare
in vece del capoclan, o
ancora Hati a protezione dei loro signori.
Delle
Triadi di Potere non rimase quasi nulla, nella memoria delle genti.
Mentre,
nelle loro terre d’origine, i clan prosperavano e si
diffondevano, in America
andarono scemando fin quasi a svanire.
Essere
un licantropo divenne ancor più pericoloso che in passato,
qualcosa da tenere maggiormente
segreto rispetto alle vite precedenti.
Il
solo parlarne agli umani divenne sacro tabù,
l’affidarsi alla clemenza e
disponibilità degli altri,
una follia
tra le più gravi.
La
verità morì a poco a poco, con il diradare del
sangue mannaro tra le
popolazioni, e intere dinastie andarono con l’esaurirsi per
mancanza di geni
forti e prosperi.
Più
di un secolo dopo quegli eventi catastrofici, un nuovo
Ragnarök venne a bussare
alla porta dei consapevoli. Con la rinascita dello spirito di Fenrir
nel corpo
della più potente wicca
mai vista dalla
nascita di Avya, si rischiò l’Apocalisse, ma di
questo gli americani non
seppero mai nulla.
Ciò
che avviene oggi, in queste terre d’oltreoceano, ben si
discosta dai branchi
europei.
Dimentichi
del loro passato e dei loro fratelli inglesi, i mannari americani hanno
nemici
ben diversi dai Cacciatori.
La
totale mancanza di sapere, il vuoto totale che gravita alle loro
spalle, è il
primo scoglio da affrontare per sperare di sopravvivere.