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Autore: heliodor    13/02/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Non mentire

 
Appena a palazzo, Elvana si precipitò da Bryce per parlarle. Non si curò nemmeno di congedare Joyce che la seguì ansiosa di sapere che cosa sarebbe successo.
Bryce era nello studio di Mire. E l'attendeva. E con lei Bardhian e Vyncent.
"So già tutto" disse vedendola arrivare.
Elvana quasi andò a sbatterle contro. "Devi punire quel pazzo" urlò.
"Calmati."
"Non ci penso proprio" disse Elvana. "Ha commesso una strage. È imperdonabile."
"Lo so" ammise Bryce.
"Anche io l'ho saputo" disse Mire con sguardo cupo.
"E cosa intendete fare?"
"Niente" rispose la reggente.
Elvana sgranò gli occhi. "Allora faremo noi qualcosa."
"Noi non faremo niente" disse Bryce.
"Tu non hai visto quella gente morire."
"Erano rivoltosi" disse Mire. "Il principe Ronnet ha fatto ciò che gli era stato chiesto."
Bryce le rivolse un'occhiata dubbiosa. "Doveva disperdere quelle persone."
"E l'ha fatto" rispose Mire severa. "In questo momento non possiamo permetterci di mostrare alcuna debolezza."
"Quella gente è morta per niente" disse Elvana. "Il tuo principe ha esagerato."
"La situazione richiedeva un gesto esemplare" disse la reggente. "Hai idea di quanti saccheggi ci sono già stati in città? Quarantuno. Fatichiamo così tanto a mantenere l'ordine che dobbiamo scortare anche i soldati di guardia ai magazzini quando vanno a dare il cambio agli altri."
Elvana si rivolse a Bryce. "Tu non puoi approvare tutto questo."
Lei evitò di incrociare i suoi occhi. "Sono affari interni di Malinor il modo in cui trattano i rivoltosi. Quella gente è pericolosa."
Elvana fece un gesto stizzito. "Mi chiedo a cosa sia valso fare tanti sforzi per proteggere quella gente, se poi la uccidete in mezzo a una strada come dei cani."
"Io non ho ucciso nessuno" disse Bardhian. "E non approvo quello che mio fratello ha fatto."
"Nessuno di noi approva" aggiunse Mire. "Ma in questo momento, è l'unico modo per impedire che Malinor cada nell'anarchia."
"È facile dirlo quando sono gli altri a venire ammazzati" disse Elvana.
Vyncent si fece avanti. "Forse dovreste dirle che cosa è successo nel frattempo."
Elvana si accigliò. "Cos'è che devo sapere?"
Mire assunse un'aria affranta. "Da settimane la città non riceve più rifornimenti costanti dalle campagne e non è dovuto all'arrivo dell'inverno. Le fattorie e i villaggi vengono attaccati e depredati prima che possano inviare a noi il cibo prodotto e questo ha svuotato i magazzini. È questo il motivo per cui la gente si sta rivoltando."
"Allora la soluzione al problema è semplice" disse Elvana. "Troviamo chi sta rubando le scorte di Malinor."
"Sappiamo già chi è" disse Bryce cupa.
"Un tirapiedi di Malag?"
"Purtroppo no" fece lei. "Una nostra vecchia conoscenza. Dox Mardik."
"Quell'infame" esclamò Elvana. "E scommetto che con lui ci sono anche Galyon e Falgan, non è così? Quei tre non agiscono mai da soli."
Joyce ebbe un sussulto. Non conosceva Mardik, ma Galyon e Falgan erano responsabili di quello che era successo a Theroda.
"E ora stanno razziando le campagne attorno a Malinor" disse Mire.
"Attacchiamoli" suggerì Bardhian.
"Falgan ha sulla coscienza diversi massacri e saccheggi" disse Bryce. "Ma la sua armata di mercenari è leale all'alleanza e ci ha aiutati. Mardik è uno dei comandanti di cui mio padre si fida di più e per quanto riguarda Galyon, è uno stregone potente con un grosso seguito."
"Che cosa suggerisci di fare?" chiese Elvana.
"Niente" disse lei.
"Non abbiamo forze sufficienti per tentare un attacco" disse Mire. "E sarebbe controproducente in questo momento. Un attacco a Mardik e i suoi significa un attacco all'alleanza. Non sappiamo che cosa potrebbe succedere."
"Mandiamo un messaggio a re Andew" suggerì Bardhian. "Ci penserà lui a richiamare Mardik all'ordine."
"Un messaggio impiegherebbe decine di giorni per andare e tornare" disse Mire. "Non ci resta così tanto tempo. Ma non è questo ciò che mi turba davvero."
Joyce si fece attenta.
La reggente prese una pergamena arrotolata e la mostrò ai presenti. "Questo messaggio è arrivato questa mattina. È da parte di Mardik. Vuole incontrare la principessa Bryce."
"Che cosa vuole da me?" chiese Bryce.
"Non lo dice, ma non sei obbligata ad andare."
"Se servirà a far rifornire Malinor, lo farò."
"Potrebbe essere rischioso" disse Vyncent. "Mardik non si è mai comportato in maniera onorevole e tu non sei più in buoni rapporti con tuo padre."
"Temi che gli abbia ordinato di farmi del male?" fece Bryce divertita.
"No, ma non mi fido lo stesso."
Lei gli sorrise. "Ormai ho deciso. Ci andrò."
"Io verrò con te" disse Elvana.
Mire annuì decisa. "Porta con te anche la tua protetta."
Quella frase sorprese Joyce.
Perché Mire vuole che vada con Bryce ed Elvana?
Anche la sua guida sembrava perplessa. "Sibyl non è pronta. Non si è comportata bene durante la rivolta."
"Aspetta, io non..."
Elvana le scoccò un'occhiataccia.
"Devi portarla lo stesso" disse Mire con tono pacato. "È una delle condizioni poste da Mardik nel suo messaggio."
Questo sì che è sorprendente, si disse Joyce.
"Mardik vuole parlare con Sibyl?" fece Elvana incredula.
Mire scrollò le spalle. "Nel messaggio dice solo che vuole incontrare anche la strega rossa. Di persona. Immagino che sia lei quella a cui si riferisce, no?"
 
Elvana la trascinò per il corridoio in malo modo.
Joyce era troppo frastornata per opporsi e la lasciò fare. Quasi la gettò a terra quando arrivarono nella stanza della sua guida.
"Ora mi spiegherai che cosa sta succedendo" disse con tono perentorio.
"Ti assicuro che..."
Elvana le tappò la bocca e la minacciò con un dardo magico. "Quando toglierò la mia mano, voglio che dalla tua bocca esca solo la verità, mi hai capito?"
Joyce annuì.
Elvana tolse la mano. "Comincia."
"Che vuoi sapere?"
"Perché Mardik ti vuole a questa riunione?"
"Non lo so" disse Joyce cercando di essere credibile. L'alternativa era raccontare a Elvana una storia ancora più inverosimile.
Lei scosse la testa affranta. "Avevo appena iniziato a fidarmi di te. Mi stavo quasi affezionando a te... e tu mi deludi in questa maniera."
"Mi spiace" disse Joyce. "Ma non conosco Mardik. Forse ha sentito parlare di me dopo i fatti di Nazedir."
"Ciò non spiega perché vuole vederti" disse Elvana.
"Devo averlo impressionato. In qualche modo."
"Sì, certo" disse lei.
"Lasciala in pace" disse Vyncent entrando.
Elvana si staccò da Joyce e andò al suo letto. Sedette sull'angolo con le gambe incrociate. "Tu che cosa vuoi? È una discussione privata la nostra."
"Dobbiamo prepararci per l'incontro con Mardik. Bryce vuole partire subito."
Elvana borbottò qualcosa. "D'accordo, sarò pronta in un attimo."
"Non dicevo a te."
Elvana lo guardò stupita.
"Tu non vieni."
"E questo chi l'ha deciso?" fece la strega alzandosi di scatto.
"Bryce. Chiedi a lei se hai qualcosa da ridire."
"Perché?"
"Sei troppo agitata dopo quello che è accaduto in strada. Ha saputo che hai quasi aggredito Ronnet."
"Aggredito? Non l'ho sfiorato nemmeno con un dito."
"Lo hai minacciato."
"E allora? È ancora tutto intero, no?"
Vyncent scosse la testa. "Sei troppo imprevedibile. Il colloquio con Mardik è di vitale importanza. Bryce deve convincerlo a smetterla di affamare la città o sarà la guerra con l'alleanza. Ci serve prudenza."
"Non dirò una parola."
"Il problema non è quello che dici" disse Vyncent. "Ma quello che fai. Poco fa sembravi una pazza."
Elvana uscì dalla stanza.
Vyncent le rivolse un'occhiata fredda. "Vai a prepararti."
"Vyncent, ti assicuro che..."
"Cosa ti avevo detto sul fatto di non mentirmi?"
"Ma io non..."
"Vai" disse lui con tono perentorio.
Joyce andò nella sua camera e si cambiò. Per un attimo si sentì come a Valonde, quando suo padre la riprendeva e la mandava in camera sua.
Non sono più la ragazzina di allora, si disse. Ora prendo da sola le mie decisioni. Ho visto la guerra. Ho combattuto battaglie. Ho ucciso Rancey. Quasi ucciso, per la verità. E ho ucciso un troll da sola. Quasi da sola.
Bato venne a prenderla. "Sei pronta?"
Joyce si buttò sulle spalle una cappa color cremisi e lo seguì.
Fuori dal palazzo si era radunata una piccola scorta. Trenta soldati a cavallo e dieci tra streghe e stregoni del circolo di Malinor.
C'erano anche Bryce e Vyncent e lo stesso Bato. Un cavallo venne portato anche per lei e vi montò sopra con un certo imbarazzo.
Elvana e Bardhian non vennero a salutarli ma al loro posto venne Lady Gladia.
"Conosco abbastanza bene Mardik" disse la donna. "Potrei mettere una buona parola."
"Ti ringrazio" disse Bryce con un mezzo inchino.
"Andiamo" disse Vyncent con urgenza nella voce.
 
Il viaggio fino all'accampamento di Mardik fu tranquillo. Nel messaggio aveva dato indicazioni precise su come raggiungerlo.
Protetti dalla scorta, nessuno tentò di fermarli. Il traffico di pellegrini e viaggiatori era leggero e non c'erano grosse carovane in viaggio verso la città.
Forse Mire diceva il vero quando sosteneva che Mardik aveva isolato Malinor per impedirle di rifornirsi.
Ma perché l'aveva fatto? Lui combatteva per l'alleanza e Malinor era amica. O almeno non era ostile.
Bryce combatteva per loro e tutti erano considerati degli ospiti di riguardo. Mardik stava rovinando tutto quello che avevano fatto con quel comportamento assurdo.
A meno che non avesse in mente qualcosa.
Vyncent e Bryce guidavano il gruppo di cavalieri mantenendosi in testa. Bato se ne stava in silenzio e Gladia sembrava distratta.
Joyce ne approfittò per avvicinarla. In quei giorni non l'aveva vista spesso e ora le sembrava preoccupata.
Poi pensò che quella era un'occasione unica per parlarle di Eryen da sola, senza che la sua odiosa nipote potesse azzittirla.
"Lady Gladia" disse. "Devo parlarti di una cosa molto importante."
Lei la squadrò con espressione incuriosita. "Che hai di tanto importante da dirmi?"
"Eryen ti ha mentito" disse subito. "È stata Gajza a uccidere Gastaf e Jhazar. Domandalo a Zefyr, il figlio di Gastaf."
"Non l'ho visto a Nazedir. Ma sentendo Oren, mi sembra di aver capito che è passato dalla parte degli alfar."
"È successo dopo che Gajza ha fatto uccidere tutti i suoi compagni Lame d'Argento."
Gladia annuì. "Lo immaginavo."
"Vuoi dire che mi credi?"
"Mi fai così stupida? Certo che ti credo. Non avresti ragione di mentirmi" disse lei divertita.
"Allora sai anche che Eryen ha mentito?"
"Certo. Non credo a una sola parola di quello che mi ha detto."
"Però ti fidi di lei a tal punto da portartela dietro."
"È una questione diversa. E accetto il rischio."
"Di che rischio parli?"
Gladia sorrise. "Non passa inosservato che quella ragazza ha dei problemi, no? Il suo carattere è instabile e volitivo. E ha una certa tendenza a indugiare nel risentimento. Tu lo hai sperimentato sulla tua pelle."
Eryen l'aveva quasi uccisa a Gadero e aveva cercato di imprigionarla a Nazedir, dopo che aveva cercato di decapitarla la prima sera che si erano conosciute.
Era più che risentimento, quello.
"Io credo che sia pazza."
"Non più di tutti noi. Purtroppo, l'errore è stato commesso da noi."
"Noi?"
Gladia sorrise. "Dicemmo a Gajza di nascondere la vera forza di Eryen e lei ha ubbidito. Per anni le ha insegnato a reprimere i suoi poteri invece di mostrarli apertamente."
"Gajza diceva che era un'incapace."
"Mentiva, ovviamente. E lo faceva perché è ciò che le era stato ordinato di fare."
"Da chi?"
Il sorriso di Gladia si allargò. "Da noi."
"Perché l'avete fatto?"
"Dovevamo nasconderla agli occhi del mondo. Ma ora non ha più importanza."
La colonna si fermò.
In mezzo alla strada erano apparsi degli uomini armati e due stregoni.
Joyce li riconobbe subito.
Erano Dwili e Martom, entrambi servivano Falgan. Il loro viaggio era finito.

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