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Autore: Fayer_Siren    18/02/2019    5 recensioni
(One shot per la challenge "Korobka Serdtsa", ideata da Carachiel)
[Pacchetto scelto: Cuore in gola, un amore finito male o mai iniziato, Angst]
Arrivi a un certo punto in cui ti chiedi se ne vale ancora la pena. Se n'è mai valsa la pena. Tutto il tempo passato assieme, ad aiutarci e sostenerci, svanito in un battito d’ali di farfalla. Ora osservo questa tua foto: la solita espressione seria che decora il tuo volto ricambia il mio sguardo; e ripenso a quei rari e dolci sorrisi che dedicavi solo a me, la tua metà.
Cosa ci ha costretti a porre fine al nostro futuro assieme? Un grande effetto domino, partito da una singola tessera: quella dell’ansia che io nutrivo per te; quella che tu riservavi a tuo fratello.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Droite, Kaito Tenjo/Kite Tenjo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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That's why we were the AnxietyShipping







Nota dell'autrice: nella one shot sono presenti due cambi di narratore. Le parti di testo che cominciano con la frase colorata di azzurro, sono descritte da Droite; le altre hanno la normale narrazione in terza persona






Come può un letto essere tanto freddo? Le lenzuola candide, le coperte rimboccate, il cuscino sistemato sullo schienale di legno... Era passato molto tempo dall’ultima volta che ero entrata in quella stanza.

Non appena mi sedetti sul materasso, sentii un brivido percorrermi lungo la schiena fino a raggiungere la nuca. Scossi la testa, cercando di ricordare il motivo della mia breve visita. Un viaggio verso Spartan City attendeva me e mio fratello e, prima di partire, avevo deciso di tornare nella camera di Kaito per recuperare gli oggetti di mia proprietà.

Una volta messo piede nella stanza, sentii una forte pressione sulle spalle: quel luogo era stato testimone dei nostri segreti e dei nostri desideri, osservatore silenzioso delle notti d’amore e barriera dietro cui difendersi dai problemi del mondo esterno.

Mi passai una mano fra i capelli violacei e mi alzai di scatto dal letto, affrettandomi a raccattare qualche indumento e boccetta di profumo dimenticata. Prima di lasciare definitivamente la camera, feci un ultimo sforzo e mi avvicinai al comò color ebano che faceva contrasto con le pareti bianco latte. Aprii lentamente il primo cassetto: quell’anello che mi regalò il giorno prima della nostra partenza era ancora lì, che mi fissava con insistenza. Un po’ titubante, afferrai il gioiello dorato con due dita, per poi stringerlo in un pugno e uscire a passo spedito chiudendo la porta alle mie spalle, senza nemmeno riservare un’ultima occhiata a quella tanto amata camera.

 

***

 

Droite era appena entrata nella stanza del giovane, quando fu colta alla sprovvista da una sedia scaraventata al suolo. Indietreggiò, per poi tentare di avvicinarsi al biondo.

-Kaito…-

-Non ora, Droite!- le urlò contro. Strinse i denti dalla rabbia, sbattendo poi un pugno contro il cemento della parete. La donna lo fissò in silenzio, adagiandosi sul letto e passando la mano sulle morbide coperte appena lavate.

-Sono due giorni che non mi rivolgi la parola. Penso sia l’ora di darmi una spiegazione, piuttosto che continuare a evitare ogni interazione con la sottoscritta-.

Il ragazzo si voltò lentamente verso di lei, massaggiandosi la mano dolorante. Non sapeva come, ma la presenza di Droite riusciva a calmarlo, quasi fosse un sedativo. Fece un respiro profondo, cercando di ricomporsi, e prese posto vicino alla figura di lei.

-Sono stati i bariani. Per vendicarsi di mio padre e del suo fallimento durante il Carnevale, hanno iniettato in mio fratello un veleno paralizzante. Hanno intenzione di prosciugare tutta l’energia presente in Haruto per tentare un secondo attacco al Mondo Astrale. Sono certo che nell’universo Bariano esista una cura, per questo voglio partire. Non posso rischiare di perderlo una seconda volta!-.

Droite si portò una mano alla bocca, per poi scuotere la testa –Kaito, tutto ciò è orribile, ma non farti prendere dall’ansia. Non puoi sapere se questa cura esista e se si trova effettivamente lì. Ti consiglio di effettuare qualche ricerca e poi di elaborare un piano-

-Non c’è tempo, Droite-

-Questo lo dici tu…-

-Non c’è tempo!- Urlò Kaito, alzandosi di scatto. Droite fece cadere lo sguardo a terra: come poteva convincerlo a non partire? Era una missione troppo rischiosa per lui; inoltre non voleva concedergli il lusso di viaggiare da solo. Eppure, sapeva che per suo fratello Haruto avrebbe fatto qualsiasi cosa. Non appena il bambino presentava un malore, il giovane si faceva in quattro per aiutarlo, cercando di non darla vinta all’ansia e di concentrarsi sulle cure da adottare.

Droite si voltò verso la finestra, osservando il cielo stellato che vegliava sulle loro teste. Percepì gli occhi inumidirsi, ma fece il possibile per trattenere le lacrime. Nel frattempo sentiva su di sé il peso dello sguardo severo del biondo, il quale si era appoggiato con le spalle sulla parete di cemento tenendo le braccia conserte. Sospirò con fare seccato, poi si avvicinò alla figura della donna, sfiorandole il braccio con la mano -Devo andare, è per il bene di mio fratello. Sai benissimo che non sopporto restare con le mani in mano. Dopo tutto ciò che è successo, non posso stare tranquillo di fronte ad  una situazione del genere. Se dovrò affrontare il nemico, lo farò-

-Allora portami con te. Potrebbe succederti qualcosa e in quel caso sarei pronta ad aiutarti-.

-Perché devi sempre fare così? Perché hai quest’ansia perenne che possa accadermi qualche disgrazia? Non ho bisogno della badante, sono in grado di affrontare da solo le difficoltà-.

-Non lo faccio per te, ma per me stessa. Voglio la certezza che tu sia al sicuro e il miglior modo per assisterti è starti vicino. Questo malessere che percepisco dentro me non è piacevole, Kaito! Non posso nascondere le mie preoccupazioni e ciò contro cui stai andando è molto più grande di ciò che immagini- Kaito la osservò con occhi sgranati, sbattendo le palpebre ripetutamente –Anche io sono forte. Non quanto te, suppongo. Insieme però riusciremo a scavalcare qualsiasi ostacolo; siamo un duo e continueremo ad esserlo. Sono stata chiara?-.

A quel punto Kaito scostò la mano e si diresse verso la porta –Fai come ti pare. Fra tre giorni partiremo, prendi tutto il necessario- disse infine, lasciando definitivamente la camera. Droite si portò una mano al petto, mentre un lieve sorriso nasceva sul suo volto.

 

***

 

 

-Tieni- disse Kaito, allungando il braccio destro verso la donna seduta di fronte a lui. Aveva un’espressione seria dipinta sul volto; con gli occhi cercava di evitare il contatto visivo mentre le sue guance presero una delicata tonalità rosea. Droite se ne accorse e piegò gli angoli della bocca, formando un leggero sorriso.

-Posso sapere che cos’è?-

-Rivolgi il palmo della mano verso l’alto e lo scoprirai-

Lei lo assecondò e un istante dopo percepì un leggero tocco metallico sulla sua pelle.

-Kaito… Ma questo…-

-È un anello d’oro- la interruppe il giovane –La missione che affronteremo sarà piena di imprevisti. Prendi questo regalo come ricordo nel caso in cui non dovessi farcela-.

-Non ti succederà nulla. Farò in modo che tu torni a casa sano e salvo, così che poi potremo festeggiare assieme a tuo fratello-

-Sei troppo ottimista, Droite-. Lei scosse la testa, avvicinandosi con il busto alla figura di lui –Questa è una promessa. Tu farai ritorno qui, a Heartland City, e io farò il possibile per fare in modo che ciò accada-.

 

 

 

***

 

Non aveva mantenuto la promessa. Se ne rese conto nel momento in cui la vita di Kaito le scivolò dalle mani. Erano giunti nelle Rovine di Barian, avevano trovato la cura e attivato una trappola. Una grande voragine si era aperta sotto i loro piedi, inghiottendo nell’oscurità i resti di quell’antica struttura.

Ricordava il volto terrorizzato del biondo, appeso con tutte le sue forze al braccio di lei, prossimo ormai a precipitare nell’enorme cava. Orbital 7 era stato danneggiato dalle macerie, solo Droite poteva impedire l’avvenire della catastrofe.

-Ti prego, lasciami andare e mettiti in salvo-

-No! Tu tornerai a casa con me; non ti lascerò morire qui!-.

-Non puoi darmi ascolto una buona volta? Tu puoi ancora farcela, io sono ferito e non penso di poter camminare-.

-Allora ti porterò in braccio!-

Droite tentò con tutte le sue forze di portare al sicuro Kaito, ma il sudore che le scivolava lungo le dita della mano le stava rendendo il lavoro molto più complicato. Gli occhi del biondo s'inumidirono appena: con le sue ultime forze, lanciò la boccetta contenente la cura per Haruto accanto al corpo della donna

-Se non vuoi farlo tu, allora lo farò io. Prenditi cura di mio fratello, veglierò per sempre su voi due-.

-Non farlo!-.

Kaito lasciò la presa, mentre Droite lanciò un grido di disperazione che echeggiò nella cavità, nel quale il suo amato era scomparso per sempre.

 

***

 

La nostra relazione era sempre stata dominata da una perenne ansia. Trovo sia buffo pensare come però essa fosse indirizzata a due soggetti diversi: io temevo sempre potesse accaderti qualcosa, mentre tu non facevi altro che preoccuparti per tuo fratello.

L’amore tra noi ha raggiunto la sua fine a causa di questo malvagio effetto domino del destino. Chi ha fatto cadere la prima tessera? La nostra ansia, senza dubbio. Allora perché stavamo insieme? Perché ci siamo ostinati a portare avanti qualcosa che presentava già del marcio? Mentre mi pongo queste domande, ti lascio questi fiori sulla lapide, pur sapendo che il tuo corpo si trova su un altro mondo.  Osservo questo cielo: davvero stai vegliando su di me? In questo caso, sappi che se anche la nostra relazione è giunta al termine, io ti starò vicino finché avrò ricordo di te.

Sarà un amore platonico, dove l’ansia e le paranoie non potranno raggiungerci.

   
 
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