Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Natsu_Fire    20/02/2019    3 recensioni
Due fratelli divisi per ben 21 anni. Non si conoscono, ma il loro legame è forte.
Sam non ha avuto vita facile, ma non vuole far conoscere a nessuno i suoi segreti. Eppure, quando incontra Dean, capisce che - forse - di qualcuno si può fidare. Gli viene naturale, e non ne conosce il motivo.
Dean ha sempre vissuto con i suoi amati genitori, ma in ogni istante della sua vita non ha mai smesso pensare al suo fratellino, scomparso misteriosamente nel nulla.
Due giovani divisi e ritrovati dal destino. Ma il destino..cos'ha ancora in serbo per loro?
|AU|Bromance|Accenni ad altre coppie|
Income and read!
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

BACK AGAIN - the return 

Nebraska 

 

All'inizio Sam era assente. Dean lo aveva notato. Il pranzo non stava andando tanto male, ma iniziava a credere di essere stato impulsivo a portarlo a casa sua senza preavviso. John e Mary cercavano di trattarlo come facevano con Charlie o Garth, ma Sam si stava di nuovo chiudendo in se stesso e lui non sapeva come intervenire e, soprattutto, non sapeva perché: probabilmente non avrebbe dovuto raccontargli di suo fratello. Dopo un po' si era sciolto ed aveva anche riso insieme a John e Mary ad una sua battuta sulle tette della signorina Danforth e Dean si ritenne soddisfatto. Chiecchierarono un po' del più e del meno e si era creato un clima davvero sereno in casa Winchester. 

"Sei giovane, vai all'università?" Gli chiese Mary. Quando Dean si voltò a guardare Sam, gli lesse negli occhi una richiesta d'aiuto: non poteva parlare con John e Mary. Non sapeva perché, ma quando lo guardava così gli sembrava proprio un cucciolo abbandonato, e lui non sapeva dire di no ai cuccioli abbandonati.  

"Beh, ho..frequentato Stanford per un po'.. Ma..mh..non sono portato per lo studio" provò a rispondere con difficoltà e cercava di nascondere il nervosismo, ma sapeva di non star facendo un buon lavoro.  

"Sam preferisce il lavoro pratico, per questo l'ho assunto" intervenne Dean "e poi era da tanto che cercavo aiuto per il locale"  

Sam lo ringraziò con lo sguardo: lo aveva salvato. Non era abituato a stare a tavola con persone...normali, quindi non era pronto a tutte quelle domande. In più mentire proprio a loro gli sembrava sbagliato, e non sapeva perché.  

John guardò i due con sospetto, non capendo come mai ci fosse una tale sinergia tra loro. Dean tossicchiò e capí che sì, non era stata proprio una buona idea portarlo a mangiare da lui. Dall'altro lato Sam desiderava scappare da . Era enormemente imbarazzante per lui quella situazione, ma era la prima volta che si sentiva parte di qualcosa. Mary e John cercavano di metterlo a suo agio e si era reso conto di come fosse entrato subito in sintonia con loro, ritrovandosi in alcuni atteggiamenti dei più grandi: l'infinita comprensione di Mary e lo smisurato orgoglio di John. Non si trovava male. Era una bella famiglia, e forse, forse!, poteva essere la sua. A quel pensiero il cuore saltò un battito. Non voleva illudersi, quando lo aveva fatto ne era uscito scottato, ma tanti pezzi della sua vita ora sembravano tornare al loro posto. Avrebbe indagato e, per farlo, sarebbe dovuto tornare a casa. Lo avrebbe fatto alla prima occasione, anche se questo gli metteva addosso una paura terribile. Non era pronto a tornare a casa, non ancora. Non ora.  

"Beh Sammy, è ora di lavorare!" disse il più grande alzandosi. L'altro lo guardò male.  

"È Sam, idiota" 

"Puttana" 

"Ehi! Queste parole fuori da casa mia" sbottò Mary scuotendo la testa mentre iniziava a sparecchiare. Sam arrossì fino alla punta dei capelli borbottando scuse senza senso, Dean iniziò a ridere della reazione della madre - a cui ormai era abituato - e ancor di più a quella di Sam, che era entrato nel panico più totale.  

"Andate a lavorare, mocciosi" commentò infine John non riuscendo a nascondere un sorriso divertito.  

Sembriamo una famiglia delle soap opera!pensò Dean. Poi parve riflettere sul suo stesso pensiero e si accorse di un particolare abbastanza importante. Solo che Sam non fa parte della famiglia..  

"Andiamo ti prego" gli sussurrò Sam con quello sguardo che aveva scoperto essere il suo punto debole. Scosse la testa e uscirono di casa, dopo che ebbero salutato e ringraziato, dirigendosi verso l'Impala. Appena dentro sentí Sam emettere un lungo sospiro.  

"Sono tanto terribili?" gli chiese, sapendo di rimetterlo in imbarazzo. E infatti il più piccolo iniziò a muoversi nervosamente sul sedile anteriore. Mise in moto e partí.  

"No, non è quello, anzi.. Sono..buoni.." disse flebile.  

"Buoni?" 

Sam si morse la lingua.  

"Già" finse disinvoltura: non voleva parlare ancora di sé. Poi decise che era arrivato il momento di chiedere quello che lo aveva assillato nelle ultime ore. 

"Senti" iniziò, bloccando Dean in qualsiasi domanda stesse per fargli "so che non dovrei..ma-" 

"Se è per Castiel: è normalissimo. Sì, forse un po' particolare, ma è a posto, te lo assicuro." 

Sam si disorientò un attimo.  

"B-Beh sì, certo, ma-"  

"Perché sai, ti ho visto quando al bar lo guardavi come se avesse qualcosa che non va" 

"Ma no! Ho solo pensato che fosse un tipo silenzioso! Ad ogni modo non è di lui ch-" 

"Sono contento che ti piaccia! Non tutti riescono a capirlo" disse parcheggiando e scendendo dall'auto per aprire il bar. Sam lo seguì, sospirando esasperato. Entrarono e lo prese per un braccio, costringendolo a guardarlo.  

"Vorrei solo sapere se-" 

Il campanellino della porta annunciò l'entrata del primo cliente, una uomo sui sessanta con un cappellino da baseball in testa. La faccia tonda, i baffi e gli occhietti vispi gli davano l'aria di un mini Babbo Natale, a detta di Sam.  

"Ne parleremo dopo" gli promise Dean, prima di dirigersi verso l'uomo, abbracciandolo "Bobby!"  

"Oh, sei diventato una femminuccia? Idiota"  

È solo che è passato tanto tempo!” rispose di rimando Dean scostandosi 

Beh, non hai tutti i torti. Ma stavolta la caccia è stata alquanto difficile” 

Caccia?” si intromise Sam con rinnovata curiosità. 

Bobby lo guardò notandolo per la prima volta, poi spostò il suo sguardo su Dean in una tacita domanda 

“Bobby, lui è Sam, unamico” poi guardò Sam “Sam, ti presento Bobby, il mio padrino 

Bobby guardò sospettoso Sam. Mancava da Lawrence da un paio di mesi e di questo ragazzo non c’era traccia allora, ne era sicuro. E poi conosceva Dean come le sue tasche, non faceva amicizia così facilmente. Il ragazzino sembrava a disagio sotto il suo esame, teneva gli occhi bassi e si mordeva nervoso il labbro, come se aspettasse un rimprovero. Bobby sorrise bonario. 

“Per rispondere alla tua domanda, giovanotto, . Caccia. Sai, qua si cacciano cinghiali e altre cose così comuni.. ma in Nebraska, oh in Nebraska no! Vicino Lincoln ci sono ettari ed ettari di terre fatte apposta per la caccia!” rise orgoglioso 

Sam era pietrificato. Il suo cervello lavorò velocemente. Nebraska? Lincoln, Lawrence… Bobby…Robert? Prese un profondo respiro e cercò di calmarsi. Non è come pensi, non è come pensi 

Sai cosa vado a cacciare, ragazzo?” la domanda di Bobby era così retorica che non si aspettava che Sam parlasse. 

Tacchini selvatici”  

Dean e Bobby si guardarono sorpresi: generalmente mai nessuno sapeva la risposta, a meno che non fossero appassionati di caccia. Dean indagò l’espressione di Sam: sembrava assorto in qualche pensiero, occhi spenti e lontani. Gli faceva un popaura in quel momento, gli ricordava il Sam che era entrato nel suo bar alle sei del mattino come se stesse scappando dal mondo, o il Sam che gli chiese con urgenza qualcosa di forte mentre cercava di ignorare l’occhio nero che gli contornava il viso. Non gli piaceva quel Sam, decisamente no.  

Appassionato di caccia, Sammy?” chiese allora con un sorriso tirato, per svegliarlo dalla tranche in cui era caduto. 

Sam lo guardò un attimo spaesato, poi deglutì e scosse la testa in segno di diniego prima di mormorare una scusa e chiudersi nel retro del bar. 

“Chi è quel ragazzo, Dean?” 

La voce di Bobby lo riportó alla realtà. Sospirò sconfitto mentre si rivolgeva a colui che ha sempre considerato come un secondo padre. 

“Non ne so molto, ma.. è un bravo ragazzo, Bobby” lo giustificò “è solo un pochiuso 

Behrispose il più anziano dandogli una pacca sulla spallahai la tua gatta da pelare, adesso”  

Giàpiuttosto, com’è andata in Nebraska?” 

“Oh, bene! Più che bene! Porterò qualche tacchino a tua madre così avrete di che mangiare del ringraziamento! Adesso però devo andare, il mio amico Alastair - quello di Lincoln, dove vado a caccia - è venuto a visitare Lawrence e sta da me per un po’.” 

“Quell’Alastair? Quello che ha il record di tacchini cacciati in un giorno?!” chiese divertito Dean, conoscendo quell’uomo solo grazie alle innumerevoli storie  di Bobby. 

Ancora per poco, figliuolo. Lo batterò, quell’idiota! Ora vado, stammi bene” 

“Ci vediamo Bobby!” 

Dean aspettó che l’amico uscisse dal bar prima di correre nel retro del bar.  

“Sam?” 

Sentì dell’acqua scorrere e si diresse nel bagno riservato al personale. Sam si stava ripetutamente sciacquando il viso cercando di regolarizzare il respiro. Gli occhi di un verde liquido. 

Ehi Sammy, va tutto bene… cosa c’è?” chiese prendendolo per le spalle e portandolo a sedere in un tavolino. 

L’altro non rispose. Era troppo. Non aveva fatto in tempo a scoprire che forse - niente illusioni - aveva trovato la sua famiglia, la sua vera famiglia, che ecco un altro tassello andare a completare il suo puzzle fatto di ipotesi 

“Sam, mi stai spaventando… cosa sta succedendo?” 

Sam lo guardò valutando il da farsi. Devo dirglielo? Devo continuare ad indagare da solo? Cosa cazzo devo fare?!  

“Sam Damon, ti ho già detto di volerti aiutare. Che ti costa dirmi cosa cazzo ti frulla in testa?” chiese Dean inziando a preoccuparsi seriamente. Aveva una brutta sensazione. Sam lo guardò storcendo il naso al suo cognome – e così Dean si ricordò che quello in realtà non era il suo cognome – per poi sospirare sconfitto. I suoi occhi ribollivano di trepidazione e paura, e questo incuriosì il maggiore. 

“Dean, vengo da Lincoln” 

Dean sospirò più tranquillo. Era solo questo, menomale. 

Beh, se ti manca la tua città ci puoi sempre tornare, no?” gli chiese divertito. 

“Dean…” 

Il sorriso sparí. Non gli piaceva quel tonochiedeva ancora aiuto. C’è qualcosa che non va 

“Dean…credo che potremmo essere fratelli.” 

 

note autrice 

Bentornati nel mio angolo di pace, gente! Come state? 

Troppe cose ancora irrisolte! Non vedo l’ora di risolverle insieme a voi 

Mi raccomando, lasciate un commentino 

Un bacio, alla prossima 😊 

Natsu_Fire 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Natsu_Fire