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Autore: rose07    20/07/2009    3 recensioni
Un ritorno inaspettato a Digiworld e un'amicizia messa a dura prova: quella che lega Tai e Matt.
Coppie trattate: Sora/Matt; Mimi/Tai.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Stay together in the end ( ? )'
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«
Che succede, Matt?» domandò Tai, perplesso «C’è qualcosa che non va?»

«Non so, dimmelo tu!» rispose Matt con acidità.
«Per me è tutto okay, sei tu che hai problemi a quanto pare»
Il biondo strinse i pugni.
«Tanto che ti frega, pensi solo a dare ordini!» esclamò con sarcasmo.
«Perché non dovrei?» chiese il castano.
«Perché sei l’unico idiota che non pensa a tornare sulla Terra, ecco perché! Ma ti rendi conto che siamo confinati a File senza un minimo di speranze? Oppure credi che in quattro e quattrotto schiocchi le dita e ritorniamo tutti in Giappone?»
«Cosa c’entra questo, voglio solo rendere le cose più semplici» si difese Tai «Se dobbiamo passare la notte qui, dovremo essere preparati!»
«Ma quale notte!» esplose il biondo, stringendo i pugni «Non sai neanche cosa ci aspetta qua fuori e già pensi a come passare il resto dei giorni?»
«E cosa dovremmo fare?»
«Tai, lo sai cosa sei?»
«Che cosa, dai» sbuffò il castano, incrociando le braccia.
«Sei un incosciente a pensare che qui siamo i benvenuti. Solo un incosciente!»
«Bene, Matt» Tai incominciava a innervosirsi «Fatti nominare capo del gruppo, allora!»
«Che cosa?» chiese sarcastico l’altro «Adesso ti senti in dovere di dare ordini a tutti solo perché sei il leader?»
Nel frattempo, Sora, Mimi, Kari e Joe si erano avvicinati per sentire cosa stava succedendo.
«Mi avete nominato voi “leader”!» si difese il ragazzo, guardando il burino.
«Io non ho nominato nessuno, non incominciare!» si giustificò quello, spaventato.
Ci manca solo che Matt se la prenda con me perché avevo proposto a Tai di diventare il capitano, santo cielo!, pensò dopo.
«Sì, ma ti ha dato troppo alla testa!» rispose l’altro «Visto che ti ostini a tenerci col guinzaglio da quando siamo arrivati e pensi che tutto si svolgerà per il meglio! E se non sarà così, eh? Col cazzo che c’è un lieto fine!»
«Beh, smettila di agitarti. Non mi sembra il caso»
«E’ il caso di dare tutto per scontato e di essere superficiali, quindi?»
«Ah no, superficiale, no!» esclamò Tai, offeso.
«Guarda che lo sei»
«E tu?!» sbottò  il castano «Non la smetti di fare sempre il pessimista?»
«Guardo in faccia la realtà al contrario tuo. Tu sogni, invece!» rispose Matt.
«Cosa ti fa pensare che io sogni?»
«Basta sentirti parlare non appena sono arrivati i Digimon. “ Adesso che ci siamo tutti...” Solo perché sono venuti da noi non significa che siano anche capaci di darci una mano, lo sai? Ho parlato con Gabumon, prima, e nemmeno lui sa perché siamo qui! Come pretendi che ci diano aiuto se non sanno da che parte cominciare?»
«Il mio Digimon è in gamba, mi saprà aiutare»
«Stiamo parlando in generale, non solo di te! Capisci, che non ci sei solo tu in quest’isola? Siamo in otto e tra otto persone non hai chiesto il parere di nessuno! Ti sei messo a comandare a bacchetta! E adesso io non faccio niente di quello che hai detto, puoi andare a fanculo!» Matt gli voltò le spalle e andò a sedersi sotto un albero.
Sora gettò uno sguardo preoccupato a Mimi.
«Sento puzza di litigio» mormorò preoccupata quest’ultima.
«Oh, no, speriamo di no!» Sora unì le mani a mò di preghiera. Era l’ultima cosa che serviva in quel momento.
«Quindi volevi che io chiedessi il tuo di parere» canzonò Tai, avvicinandosi con le braccia incrociate «Non è così?»
«Ma smettila, cretino. Cosa vuoi che m’importi della tua cazzo di benedizione» rispose quello, guardandolo male.
«Sì, sì» lo scimmiottò il castano «La verità è che ti brucia che tutti si fidino di me!»
Matt alzò lo sguardo, incendiato di rabbia. Come si permetteva a dirgli una cosa del genere? Chi cavolo si sentiva di essere quell’idiota?
«Mi brucia?! Cosa dovrebbe bruciarmi? Il fatto che non sia un bamboccio viziato come te?!» urlò mettendosi in piedi e parandosi davanti a lui.
«Non sono più un bamboccio come sette anni fa. Sono maggiorenne, ormai, e non ho bisogno delle tue prediche»
«Io credo il contrario. Sei così immaturo ed infantile che al confronto una mela acerba è più buona di te»
«Spiritoso, Yamato» fece un sorrisino sarcastico il castano.
«Non chiamarmi in quel modo!» sbottò il biondo.
Non gli piaceva sentirsi chiamare per intero e quello stronzo lo sapeva.
«Che c’è? Paura del tuo vero nome?» lo provocò.
Quello scosse la testa sospirando, tentando di calmarsi un po’.
«Ma dai, Taichi. Pensa che un giorno magari avrai pure figli»
«Speriamo che Sora cambi idea in tuo proposito. Due bambini tali e quali a te, sai che noia!»
«TAI! » urlò la ragazza in questione «Come ti permetti?!»
«Non te lo difendere Sora, per favore»
«No, adesso dimmi come ti sei permesso» continuò lei, avvicinandosi «Tutt’ e due la volete smettere?»
«Ha incominciato lui» dichiarò Tai, sbuffando.
«Tipico di un ragazzino addossare la colpa agli altri» disse tagliente Matt.
L’altro si voltò di scatto e strinse i pugni. Odiava chi lo reputava in quel modo.
«Ancora con la storia del ragazzino? Cos’è, ti credi maturo?»
«Più di te, certo»
«Finitela! Fate come dice Sora!» s’immischiò Mimi senza essere sentita.
Tai e Matt si fecero sempre più vicini e si fronteggiavano bellamente.
«Dì la verità, Taichi. Ti sei mai comportato da amico con me?» chiese il biondo, smosso da un rancore improvviso.
Il castano aprì leggermente la bocca.
«Stai insinuando di me?»
«Ti ho fatto una domanda, rispondi»
Sora si portò una mano sulla fronte, sconsolata.
«Ecco che incominciano» mormorò.
«Mi ci sono comportato sempre!» rispose con ardore Tai, toccandosi il petto.
«Bugiardo. Sei solo un bugiardo» fece l’altro, scuotendo la testa.
Tai s’infuriò, stringendo i pugni e sentendo la rabbia aumentare.
«Ah sì? Sentiamo, cosa avresti fatto tu di così amichevole negli ultimi anni? Ti ho pregato di prestarmi un cd e te ne sei infischiato!»
«Ti ho detto diecimila volte che non ce l’ ho più quel benedetto cd! L’ ho perso, ci senti?» gridò Matt.
Sempre con questi rinfacciamenti del cavolo.
«Ti chiedo un passaggio in moto e mi rispondi sempre che non puoi! Come la metti, adesso?»
«Cazzo, mi chiedi passaggi negli orari più strani! Chi ti viene a prendere dall’altro lato del quartiere alle due del pomeriggio?» si difese il ragazzo.
«Potresti venire lo stesso per una volta»
«Quando mi chiami alle 21.00 di sera per venirti a prendere al campo dopo gli allenamenti, dì la verità, cretino, non sono sempre a tua disposizione?» si difese Matt.
Se credeva che dicendo quelle cose lo avrebbe fatto passare per menefreghista si sbagliava.
«Ah, per così poco. Potrei benissimo andarmene a piedi» rispose Tai, alzando le sopracciglia.
«E perché non lo fai?»
«Perché ho con chi andare» non gliela diede vinta il castano.
«Okay, non aspettarti più il passaggio verso casa, allora»
«Tranquillo, sopravviverò»
Beh, se aveva stravolto la conversazione tanto da farla passare a suo favore allora lo avrebbe fatto anche lui. Non amava rinfacciare le cose, specie quando si trattava di cavolate, ma non si sarebbe fatto sottomettere da lui.
«Come la mettiamo di quella volta che ti sei offerto a stirarmi la camicia ed hai bruciato il collo? Era una delle mie preferite»
«Avevi detto che non importava» Tai si stupì quando lo sentì dire in quel modo, non aspettandosi che avrebbe tirato fuori quell’episodio.
«E tu ci hai creduto? Sei un deficiente!» esclamò il biondo sprezzante.
Sora decise di avvicinarsi per tentare di calmare gli animi.
«Ma ragazzi, che cosa c’entrano tutti questi rinfacciamenti, adesso?» toccò entrambi da un braccio
«Voi due siete amici!»
Era così arrabbiato con lui che non lo credeva davvero, non credeva davvero che Tai fosse suo amico.
«No, lui non è mio amico. Non lo è mai stato» lo disse gelido Matt, tanto da far scattare qualcosa nell’altro.
Tai rimase di stucco e sentì qualcosa rompersi dentro di sé.
«Che cazzo stai dicendo?»
Era senza parole e lo guardava con le sopracciglia aggrottate.
«Quello che hai sentito. Mi sei sempre stato sulle palle. Sei un bambino arrogante, non hai capito nulla della vita!»
Forse aveva esagerato, ma le parole gli erano uscite tutte ad un fiato, non era riuscito a trattenerle.
Tai strinse i pugni arrabbiato ed offeso. Se la metteva in quel modo, non avrebbe risparmiato colpi.
«Ti credi consapevole del mondo solo perché i tuoi genitori sono separati?»
Matt sentì una fitta al cuore quando sentì nominare la sua famiglia. Era qualcosa di cui non voleva mai parlare e lo considerava il suo punto debole.
«Come ti permetti?» mormorò spiazzato.
«Quindi sarei io quello arrogante? O magari anche egoista?»
«Non nominare i miei genitori» continuò a dire avvicinandosi sempre di più.
«E tu non cambiare discorso!»
Matt lo prese dalla maglia.
«Parla come si deve con me, siamo intesi?»
Tai fece lo stesso.
«Parlo come cazzo voglio!»
«Basta!» esclamò Sora, separandoli «Il gioco finisce qua!»
«No che non finisce qua, Sora» le disse Matt, continuando a guardare Tai che si aggiustava la maglietta.
«Coglione» lo insultò provocatorio, e l’altro socchiuse gli occhi.
«Ti spacco la faccia, Tai» grugnì.
«Non ho paura di te»
Matt si mollò da Sora.
«E avvicinati se ne hai il coraggio!»
«Certo che ce l’ ho!» esclamò il castano, fieramente.
«E sperimentalo!»
Tai rise sarcasticamente.
«Lo sapevo che non saremmo mai potuti andare bene io e te»
«Hai ragione, lo penso anch’io. Adesso sai che fai? Strappa la foto!» Matt era serio, mentre Tai cercava di capire fino a che punto sarebbero arrivati.
«Non la tengo nemmeno nel portafoglio, te lo posso assicurare» mentì.
Quale foto?, pensò Sora, confusa.
«Più io ti aiuto,» incominciò il biondo «più tu rovini tutto. Più ti do una mano a risolvere i tuoi problemi, più tu fai di tutto per creartene altri! E ti sono sempre stato vicino nei momenti in cui avevi bisogno di qualcuno, sempre!»
«Di certo non sei così affidabile»
«Perché? Spiegami»
«Solo una volta, un’ unica volta ti ho lasciato mia sorella e nel giro di due ore me l’ hai persa. Bell’amico!» sbottò Tai, ricordando un episodio in cui aveva provato rabbia nei suoi confronti.
Si fidava di lui, aveva lasciato la sua sorellina nelle sue mani e non aveva saputo proteggerla.
«Ma fratellone, mi aveva rapito Myotismon ai tempi» s’intromise Kari per spiegare meglio com’erano andate le cose.
«Zitta, per favore!» la rimproverò.
«Guarda come la tratti!» gli disse Matt, lanciando uno sguardo alla castana che aveva lo sguardo basso.
«Fatti i fatti tuoi»
«Tu non ti rendi conto!»
Il castano si preparò a dargli il colpo di grazia.
«Fai anche “il buon fratellino” quando poi TK preferisce me e lo sai benissimo»
Tai fece un sorrisino, arrogante. Sapeva di averlo ferito e quello era il suo intento.
«Questo... tu...» Matt sentì la rabbia esplodere, scorrere come un fiume in piena nelle sue vene
«QUESTO NON LO DOVEVI DIRE!»
Alzò il braccio e lo colpì con un pugno. Tai si lanciò di sopra, restituendogliene un altro.
«No, che fate, basta!» urlò Sora spaventata, cercando di allontanarli, invano.
«Sora, che cazzolina fai? Torna indietro, vieni qua!» Joe la tirò da un braccio  «Lasciali perdere, che con una botta ti accoppano!»
«Ma si stanno pestando! Fermi, BASTA!» Joe la teneva da dietro la schiena, mentre lei si dimenava in tutti i modi.
«Kari, aiutami, bella mia! Questa è la forza, come vedi» disse, facendo fatica a trattenerla.
«Mollami, Tai!» disse Matt, mentre l’altro lo spingeva verso un albero «Mollami o te ne faccio pentire!»
«Provaci!» gli disse ad un palmo del suo viso.
Matt lo spinse per terra e gli si gettò di sopra, colpendolo.
«Basta... Vi prego, basta...» lacrimava Mimi, accasciandosi per terra con le mani nelle orecchie per non sentire gli insulti che volavano via dalle loro bocche.
Uno, due, tre pugni. Tai riuscì a liberarsi e si gettò a raffica alle spalle del biondo, urtandolo contro l’albero.
«Sei un idiota, Matt!»
Lui, ignorandolo, mise forza e si liberò, tirandogli un calcio e prendendolo dalla maglia.
«Mio fratello... Mio fratello non lo devi nominare! Non devi permetterti mai più!»
«Fa male... la... verità...» mormorò il castano tenendosi la pancia.
Matt non ci vide più e gli tirò un altro pugno in faccia, facendolo cadere per terra.
«Sei uno stronzo!»
«I tuoi insulti...» fece Tai, asciugandosi il sangue che gli colava dal naso «mi scivolano addosso»
«Ah, si?!» Il biondo lo strattonò e imprigionandolo tra le braccia lo fece rotolare per terra «Scivoli meglio, in questo modo»
«Pensala come vuoi» mormorò Tai «Ma una cosa è certa. Non dovevano affidare a te quel simbolo»
Matt restò sconcertato da quelle parole. Tai l’aveva sempre incoraggiato sul fatto che lui e il simbolo dell’Amicizia che possedeva erano anime gemelle, che nessuno era più adeguato di lui, e adesso... perché gli diceva in quel modo?
«E’ vero!» urlò, arrabbiato nero «Tra me e te non c’è stata mai!»
Si buttò di sopra ed insieme scivolarono continuando a prendersi a pugni.
«JOE! Joe, ti prego, fermali! Fa’ qualcosa!» gridò Sora, mentre il ragazzo la tratteneva
«Joe, si fanno male!»
«Sì, ma non ti agitare che perdo l’equilibrio» fece lui, chiudendo gli occhi visto che si dimenava in una maniera pazzesca.
«Tai... Basta... ti prego, basta...» diceva Mimi, disperata, mentre Kari la sorreggeva da un braccio.
«Smettetela, vi fate male!» urlava quest’ultima.
Ma i due ragazzi non ascoltarono le loro parole supplicanti e continuarono ad azzuffarsi.
«Vado?» chiese Joe, titubante.
«Vai!» rispose Sora, convinta.
«Vado, sicuro?»
«Sì!»
Joe fece per andare, ma poi tornò indietro.
«Pensate sia una cosa giusta dividerli?»
«Sbrigati, BURINO!» urlarono insieme le tre ragazze.
Il maggiore volò e si posizionò di fronte agli amici.
«Ehm, Tai... Matt… Basta, su» tentò di dire, senza ottenere risposte.
«Non dovete farvi del male. Non concludete niente, anzi, vi spaccate la faccia e non è una cosa bella!»
I due continuarono a picchiarsi, ignorandolo.
Joe s’indignò come suo solito.
«Scusate, posso sapere il perché vi state massacrando? No, spiegatemelo, così almeno comprendo e posso dire “Ah, già, ‘sti babbi si menano per questo motivo”»
Continuarono ad ignorarlo, si sentivano solo le urla e gli insulti dei due ragazzi oltre che ai lamenti delle ragazze.
«Ora basta, miseria ladra!» s’infuriò, il ragazzo dai capelli blu, cercando di insinuarsi tra i due
«Cagatemi, e che cavolo! Non mi sento importante, così!» mise una mano per separarli, ma si beccò una pugno nel naso.
Urlò come un pazzo.
«Stanne fuori, burino!» esclamò Matt, voltandosi a guardarlo in cagnesco.
«Ti farai male, imbecille!» lo seguì a ruota Tai.
Almeno su una cosa erano d’accordo, venne da pensare a Joe, mentre con tutta la sua teatralità si gettava per terra, simulando un malore.
«AHI! Mi hanno rotto il naso... Il mio naso! Come cazzo respiro, adesso? Giuro che se me lo devono fasciare, vi denuncio! Mio padre fa il carabiniere, per dinci!» urlava dolorante.
Sia Sora che Mimi pensarono che non era vero e che suo padre era un dottore, in realtà, ma lasciarono perdere, anzi, stranamente, andarono a soccorrerlo.
«Ti sei fatto male?» chiese preoccupata la castana «Tirati su!»
«No! Allontanatevi!» si lamentava quello «Non toccatemi il naso!»
«Alzati, Joe!» lo incitò Sora «Riprova a fermarli!»
«Andate a spararvi tutti!» urlò, tenendosi il naso malmesso «Giuro che non fermerò più nessuno in vita mia!»
E se ne andò, lasciandole da sole.
Sora sospirò. Guardò Mimi abbracciare Kari che aveva chiuso gli occhi.
Si tenne la testa che stava per scoppiarle e guardò il suo migliore amico ed il suo ragazzo tirarsi pugni e calci come due matti, senza fermarsi, se non che per sputare qualche insulto pesante.
 «Basta… finitela, vi prego» farfugliò, lasciandosi cadere per terra.
Per diamine, non erano più dei ragazzini che perdevano la pazienza per ogni cosa! Avevano diciotto anni, e si potevano fare male sul serio. Doveva fare qualcosa per fermarli. Loro erano amici. Ma non sapeva che fare...
Mimi aveva preso a frignare e Kari le accarezzava la testa, incitando debolmente suo fratello di finirla, ma nessuno dei due, naturalmente, le dava ascolto.
Trattenne le lacrime e pensò che forse l’amicizia tra Matt e Tai stava incominciando ad indebolirsi e che dopo questo litigio niente sarebbe stato più come prima.
Proprio nel momento in cui stava sentendo di sprofondare nella più cupa delle disperazioni, due voci le fecero alzare lo sguardo.
Anche Mimi stava a guardare “la salvezza” che le si presentava davanti con gratitudine.
«OH, che succede?!» esclamò Izzy, lasciando cadere la legna per terra e prendendo Tai da sotto le ascelle per bloccarlo.
«MATT! Fermo!» TK fece la stessa cosa con suo fratello.
«Ma cosa è successo? Perché si picchiano?» chiese loro Izzy, mentre tratteneva Tai nel lanciarsi sopra Matt.
«Mi hanno rotto il naso e secondo me lo stanno facendo apposta!» Joe precedette Sora nel raccontare la vicenda.
«Ma che diamine dici, cretino!» sbottò quella «Vi prego, fermateli!»
«Tai… Tai, sta’ calmo! Perché state litigando? Rispondimi, TAI!» Il rosso lo afferrò appena in tempo, visto che si stava liberando dalla presa.
«Diglielo, Taichi, diglielo!» urlò Matt, mentre TK lo tratteneva con difficoltà.
«Chiudi il becco, Yamato!» rispose l’altro.
«Buoni, buoni» fece TK.
«Posso sapere che cazzo succede?!» esclamò Izzy, poi si voltò verso il biondino
«TK, fermalo!»
Questi fermò appena in tempo suo fratello e Izzy fece lo stesso con Tai, visto che i due non avevano proprio voglia di smettere di colpirsi.
Sora richiamò le due amiche e insieme si avvicinarono per ascoltare.
«Fratellone, dimmi, cos’è successo?» domando TK a Matt che guardava l’altro con rabbia.
«Incoronate il leader del gruppo! Forza Taichi Yagami, forza, sali sul trono!» canzonò quest’ultimo, mentre Tai faceva una smorfia.
«Sei geloso? Dillo che sei geloso» rispose.
«BASTA!»  li ammonì Izzy «Raccontate come sono andate le cose. Piano, piano»
«Dobbiamo andarcene. Dobbiamo trovare un modo per andarcene il più lontano possibile da qui! Quest’idiota non capisce che è pericoloso! Hai il cervello di un canarino!» incominciò il biondo.
«Ah sì? Ma senti, chi è quello che si altera sul fatto del capo o non capo? Sei solo un invidioso del cazzo!» si difese il castano.
«Tu, TK non dovevi nominarlo! Hai capito?»
«TK?!»  chiese quest’ultimo perplesso «Cosa c’entro io?»
«Gabumonnnnnn!» urlò Agumon, vedendo la scena «Rissa, rissa! I pop corn, cavolo!»
«Oh, merda!» accusò Gabumon «Torniamo indietro a prenderli!»
I due Digimon corsero via.
«Dove andate, incoscienti?» li rincorse Biyomon «Non vedete che i vostri padroni sono abbastanza nervosi? Sora vi sgriderà!»
«Oh, lasciali stare, piuttosto aiutiamo Mimi» rispose Palmon.
 
«Allora?» chiese TK, visto che i due non rispondevano «Cosa diavolo c’entro  io?»
«Niente, tuo fratello deve sempre esagerare» rispose Tai, facendo un cenno all’altro per fargli intendere di non tirare fuori la questione.
«Io non esagero per niente, sei tu che hai incominciato a fare l’ottimista del cazzo e a decidere per tutti! Se fosse stato per me, avrei cercato subito Gennai o qualcun’ altro!»
«Hai visto che fremi di gelosia? Hai visto?»
«Ma vaffanculo, io non sono geloso di nessuno!»
«Di me sì, però»
Sia Matt che Tai fecero per lanciarsi l’uno sopra l’altro di nuovo, ma per fortuna gli altri due li tennero a bada.
«E basta per una volta, porca miseria!» esclamò Izzy «Ragionate o no? Non avete più undici anni dove ogni scusa è buona per passare alle mani! Siete grandi e maturi»
«Lui non lo è di certo!» esclamò Matt.
«Tu invece ti credi adulto!» rispose quell’altro, sarcastico.
«Finitela!» li scosse TK.
«Vi rendete conto che vi siete presi a botte per una questione stupida?» riprese Izzy, l’eterno pacifista.
«Quello che gli ho detto io, ma loro no! Mi hanno anche picchiato perché sono così ignoranti e menefreghisti che… Grrr… Che società del cavolo!» Joe se ne andò indignato con Gomamon alle spalle che lo prendeva in giro.
«Vi prego datevi una tregua, per favore» li supplicò, Sora.
«Già, vi prego» fece Mimi, asciugandosi le lacrime.
«Fratellone, non voglio vederti litigare con il tuo migliore amico» aggiunse Kari.
«Io e lui non siamo amici, Kari!» sbottò Matt.
«Non lo siamo mai stati» gli fece eco Tai con un rammarico che però non voleva dare a vedere.
«Scherzate, vero? Dove sono gli inseparabili Tai e Matt, eh? Li avete dimenticati? Come fate a dire di non essere amici?» li scosse il rosso.
«E’ la verità. Siamo troppo incompatibili, non riesco a starci con uno come lui!» gli rispose Matt.
«Figurati io. Sei un idiota!»  fece Tai.
«Idiota io?! E tu cosa sei?»
«Ma vattene!»
«Calmatevi, vi abbiamo detto!» urlò TK «Cosa significa tutto questo? State esagerando di brutto, datevi una regolata! Izzy ha ragione, non siamo più dei ragazzini!»
«TK...»
«No, Matt, non ho più otto anni, ne ho quindici! Non puoi proibirmi qualcosa o cambiare discorso per farmi credere che è tutto okay! Sono grande, e lo siete anche voi. Ma dove avete la testa? Invece di perdere tempo ad alzarvi le mani, avreste dovuto fare qualcosa di più utile! D’ altronde siamo sempre sull’isola di File, sconosciuta e popolata da mostri, no? E’ logico che vogliamo e dobbiamo tornare a casa, ma, fratellone, se non troviamo un modo per sistemarci, rimarremo senza cibo e niente di niente»
«TK, però...» cercò di dirgli qualcosa di importante il suo Digimon.
«Patamon, non è il momento!» sbottò il biondino e rivolgendosi all’altro
«Capisci, Matt? Troveremo un metodo domani. Ora siamo stanchi e il sole sta tramontando. Occupiamoci di noi»
«Hai visto?» sorrise strafottente Tai «Tuo fratello da ragione a me»
«Non da ragione a te!» si agitò il biondo.
«Oh, sì che la da!»
«Ti ho detto di no, stronzo!» Matt si divincolò dalla presa di TK che per trattenerlo si abbassò più del dovuto e si beccò una gomitata abbastanza forte in pieno viso.
«Oh, no!» esclamò Kari «TK! Si è fatto male!»
«Fratellino» si voltò Matt, sorreggendolo «Scusa... scusa... Tutto bene?»
Il biondino annuì, tenendosi il volto dolorante.
«Colpa tua!» urlò Matt, indicando Tai «E’ solo colpa tua!»
«Sganci un colpo a tuo fratello e dovrebbe essere colpa mia?» si difese lui.
«Basta! Basta, va tutto bene» fece TK rassicurante, mentre Sora allungava le braccia e guardava il punto in cui si era fatto male.
«Tesoro» disse Kari, dispiaciuta «Le prendi anche quando non c’entri?»
«Finitela... Finitela, vi prego» li scongiurò Mimi, mentre piangeva «Odio le persone che si picchiano. Le odio!»
«Mimi...»
«Mi sembra di rivedere la scena di sette anni fa... quando WarGreymon e MetalGarurumon si combatterono l’ uno contro l’altro... e voi due... vi prendeste a botte... di nuovo la stessa scena... Perché?!» Sora l’abbracciò, confortante
Izzy spostò lo sguardo da tutti i suoi amici. Da Tai che era serrato tra le sue braccia e ne diceva di tutti i colori a Matt, che era libero e rispondeva agli insulti, da Joe che era seduto in riva al fiume e gettava nervosamente pietre nell’acqua, da Kari che tentava di fermare TK dall’andare nuovamente da suo fratello, a Mimi che piangeva fra le braccia di Sora, anch’ essa molto scossa.
«Vattene, allora!» diceva provocatorio Tai.
«Non ci sono problemi» rispose Matt.
«E allora vai»
«Scommettici pure!»
«VI HO DETTO DI CHIUDERE QUELLA CAZZO DI BOCCA!» Il rosso urlò ed il suo grido fece voltare anche Joe che stava lanciando sassi.
I ragazzi si fermarono a guardarlo, attoniti. Izzy non perdeva mai la pazienza, era così saggio e maturo!
«Mi avete stancato!» lasciò libero Tai, e continuò «Siete impossibili! Non capite nulla! Continuate a fare gli sciocchi e non ascoltate nessuno!»
Joe corse dagli altri sussurrando alle ragazze:
«Questa non me la perdo»
 
«Siamo qui, insieme, dopo tanti anni, e per una cosa o per l’altra il gruppo dovrebbe essere unito come non mai! Chissà cosa dobbiamo affrontare qua fuori! E c’e ancora una parola da scoprire, se forse non l’avete capito»
«Io l’ ho capito» fece duro il biondo «E’ lui che non capisce»
«Questa parola è l’unico modo per andarcene da qui! E voi invece di pensare a come fare, o perlomeno, a cercare di sistemarvi vi prendete a pugni? Davanti alle ragazze?!»
«E a Joe, non dimentichiamo!» alzò la mano quello per farsi vedere.
«Vergognatevi!»  continuò Izzy «Per quanto Joe possa essere urtante, sì, lo sanno tutti, gli avete tirato un pugno a quel povero disgraziato. E voleva solo aiutarvi!»
Joe fece un “ah-ah”, fieramente.
«E Matt» si voltò verso il biondo «fai male a TK che ti stava trattenendo, e se non fosse stato per lui a quest’ora saresti ancora addosso a Tai. Ringrazialo, mi sembra il minimo! E poi tu» si rivolse al castano «non vedi che Mimi piange? Non senti quello che dice? A tua sorella non pensi?»
«Izzy, io...» mormorò Tai, senza riuscire ad aggiungere nulla.
«Piantatela e stiate bene con voi stessi!» concluse con un sospiro
«Voi due siete amici, non scordatelo»
Ci furono dei secondi di silenzio.
Il rosso aveva compiuto un miracolo; adesso non facevano più per saltarsi addosso, anzi. Stavano in silenzio, evidentemente riflettendo sul casino che avevano appena combinato e, di certo, provavano rincrescimento per essersi comportato in quel modo.
Si guardavano di nascosto, forse aspettando che uno dei due si facesse avanti. Nessuno, però, si mosse, fino a quando...
«Va bene» disse ad un certo punto Matt, mentre tutti si giravano a guardarlo.
Bravo, amore, sii tu a fare il primo passo, sperò Sora.
«Me ne vado» e girando i tacchi, fece per inoltrarsi nella foresta.
Tai rimase di stucco, ma non voleva dargliela vinta.
«Nessuno ti trattiene» disse solo e si voltò dall’altra parte.
Voleva almeno risparmiarsi la visione di lui che se ne andava.
Matt scosse la testa amaramente e s’incamminò.
«Dove vai?» gli urlò dietro la ramata «Torna indietro, Matt!»
«EHI, siamo  qui!» Agumon e Gabumon correvano con due pacchi di pop corn in mano.
«Ma... ma...» biascicò Agumon squadrando tutti che stavano in silenzio «E’ già tutto finito? Miseria, Gabu, abbiamo fatto tardi!»
«Merda» disse quello, afflitto. Poi si voltò in direzione del suo padroncino che andava via e lo chiamò
 «Ehi, Matt, dove vai? Vengo con te»
Il Digimon seguì l’amico che si addentrava nella foresta.
«Aspetta, Sora» si offrì Joe, cercando di farsi il macho «Vado io»
«Non dire stronzate, ci vado da sola!» esclamò la ragazza «Con te piuttosto scappa. Biyomon, resta qui con gli altri»
«Ma, Sora-» tentò di protestare quella.
«Matt, aspetta!» l’ignorò lei, correndogli dietro.
«Non lo fermi?» domandò Mimi, avvicinandosi a Tai ed asciugandosi le lacrime
«Resti qui impalato? Fermalo!»
«No» soffiò lui «Voglio restare solo»
Si avvicinò alla riva del fiume, toccando la superficie liscia e calda dell’acqua. Sospirò, malinconico.
Cosa diavolo avevano combinato lui e Matt? Un casino.
Aveva gli occhi lucidi, ma non ci fece caso. Le ferite bruciavano e non solo quelle fisiche.







   
 
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