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Autore: Ghillyam    24/02/2019    3 recensioni
Se una terrestre portata finalmente a far parte del mondo da lei tanto amato può sembrare un inizio banale per una storia, non lo saranno una profezia misteriosa, il ritorno delle tre streghe più temibili della Dimensione Magica, storie d'amore appassionanti e una minaccia così terribile da ribaltare ogni equilibrio finora conosciuto... ma questo forse dovreste deciderlo voi.
[Dall'ultimo capitolo]
«C’è qualcosa di strano, ragazze, lo sento.»
«Già, comincio a pensarlo anche io. Prima Timmy, adesso Bloom e gli altri sono ancora là dentro. E del mio anello nessuna traccia.»
«Senza contare che Darcy non si è ancora fatta vedere.» concluse Musa.
Sentendosi chiamata in causa la strega delle Illusioni non poté più trattenersi e finalmente rivelò la sua presenza. Avrebbe voluto guadagnare più tempo per permettere alla maggiore di riprendersi, ma le tre bamboline si stavano rivelando più perspicaci del previsto ed era meglio mettere a tacere i loro dubbi prima che riuscissero a mettere insieme i pezzi e capire che ad aiutarle c’era qualcun altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Musa, Nuovo personaggio, Trix, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Previously on “Una fantasia molto più che reale”: Erin ha scoperto come utilizzare in modo nuovo il suo potere ed è riuscita a decifrare parte della profezia su cui lei e le Trix stanno lavorando. Per ottenere nuove informazioni ha deciso di partire per Solaria.
Anche le Winx sono pronte per una nuova missione che vede come destinazione il pianeta del sole, ma le loro divergenze non sono ancora state risolte.
 
 
Missione su Solaria pt. 1
 
 
Damona Griffin non si era mai considerata una donna né tantomeno una strega sconsiderata. Sapeva sempre quando era meglio agire e quando lasciare che gli eventi seguissero il loro corso naturale, ma la saccenteria dell’alunna seduta su una delle due sedie dall’alto schienale presenti nel suo ufficio, le stava facendo rimpiangere di non essere più impulsiva di quanto non si addicesse ad una strega.
Mentre guardava fuori dalla maestosa finestra, che offriva come panorama le guglie più basse del castello e il passaggio in pietra che si snodava verso l’alto fino all’ingresso di Torrenuvola, si stava chiedendo chi fosse il pazzo che aveva deciso tempo addietro di bandire dal regolamento scolastico il paragrafo che consentiva punizioni più estreme rispetto alla semplice Dimensione di Detenzione.
«Sì, ho capito, signorina Jules – eruppe, interrompendo lo sproloquio della Newroniana sui crediti extra che si aspettava in cambio di quello che le stava chiedendo di fare – Allora, posso contare su di lei o devo rivolgermi ad una matricola più capace?»
Dopo anni di insegnamento aveva imparato a conoscere i tasti migliori da premere con le sue studentesse, specialmente se erano alle prime armi ed erano impazienti di dare sfogo alla loro ambizione. In quel caso il lavoro le era stato reso ancora più facile dalla naturale inclinazione della ragazza a voler essere la migliore, certamente dovuta al modo in cui era stata cresciuta su Newron; personalmente non li aveva mai capiti quei pianeti dove tutto sembrava ruotare attorno al controllo e alla sete di conoscenza. Secondo lei una buona strega doveva innanzitutto lasciare che fosse l’istinto a guidarla e non dei freddi calcoli matematici che nella loro rigidità potevano impedire di cogliere il quadro completo della situazione. Ma non li avrebbe rinnegati se l’avessero aiutata a raggiungere il suo obbiettivo: doveva scoprire quale fosse il segreto di Erin.
Non pensava al disastro di Lunaris da anni e anche il pensiero della Gemma Azzurra l’aveva ormai abbandonata. Ma i dubbi che l’avevano attanagliata sulla sua possibile ricomparsa erano un motivo più che sufficiente per allarmarsi: quando il pianeta della Luna era stato devastato lei era presente, insieme al resto dei membri della Compagnia della Luce, e perfino l’orrore provocato a Domino pochi anni prima dalla furia delle Antenate le era sembrato nulla in confronto a quanto aveva visto lì. Per qualche ragione, però, a nessuno era sembrato importare e lei era piuttosto sicura che ciò fosse dovuto al fatto che Lunaris fosse da sempre stato luogo di ritrovo per stregoni e ogni tipo di maghi oscuri. L’ennesima dimostrazione di quanto la Dimensione Magica – a dispetto di tutti i buoni discorsi sulla necessità di mantenere l’equilibrio tra bene e male – discriminasse le persone appartenenti alla sua specie. Ora, l’arrivo di quella promettente e giovane strega, e insieme a lei del suo anello e del suo rarissimo potere, aveva riaperto una finestra sul passato che lei per prima aveva bisogno di sprangare; non avevano mai fermato l’artefice di quel massacro – era come se fosse sparita nel nulla una volta che tutto si era concluso – e Damona non riusciva a scrollarsi di dosso l’orribile sensazione che durante tutti quegli anni lei non avesse fatto altro che restare nell’ombra a osservare i loro movimenti in attesa del momento giusto per tornare a seminare panico e distruzione. Questa volta non avrebbero lasciato che li cogliesse impreparati e Jules al momento era la sua opzione migliore per scoprire cosa e quanto effettivamente Erin sapesse al riguardo, senza destare sospetti su di lei nella diretta interessata. Non le era passata inosservata la chiacchierata avvenuta nell’Aula di Detenzione tra le due ragazze e, seppur la rossa non fosse la prima né sarebbe stata l’ultima a violare il coprifuoco, non poteva ignorare la dichiarazione diretta di un suo sottoposto – per quanto il simpaticamente soprannominato Faccia da Lavagna non le fosse mai andato a genio – di una chiara infrazione da parte di una sua alunna. E così aveva iniziato a sorvegliarla da vicino con l’idea di punirla al momento opportuno; poi l’aveva sorpresa nella caffetteria e la vista dell’anello con cui non aveva smesso un solo secondo di giocherellare le aveva fatto dimenticare il resto. Per un attimo si era convinta che la sua fosse solo paranoia, ma non aveva scordato l’aura emanata dall’oggetto e dopo averla avvertita una volta sapeva che non ne avrebbe mai incontrata una simile.
«È tutto chiaro?» domandò, voltandosi finalmente verso la matricola.
«Certo, signora. Ora posso andare? Il pranzo della domenica è il migliore.»
«E il suo compito?»
«Inizierò dopo aver mangiato, se permette.»
Non c’era ombra di cortesia nella richiesta di Jules, ma la Griffin si trovò ad annuire ugualmente e la congedò.
«Giusto per essere sicura – disse la Newroniana con un piede già fuori dalla porta – Avrò il massimo dei voti in tutti gli esami di fine trimestre?»
Ancora una volta la preside si trovò a rimpiangere l’antico regolamento della scuola.
 
*
 
Nel frattempo ad Alfea una navicella proveniente dalla scuola di Fonterossa era appena atterrata nel cortile, costringendo le fate sedute sul prato a spostarsi velocemente. Inutile dire che nessuna di queste fu particolarmente contenta di vederla nel constatare come le loro acconciature, a cui avevano dedicato anima e corpo, fossero state miseramente rovinate nel giro di pochi attimi dalla folata di vento che i propulsori della Hawk avevano sollevato. Ma il fastidio generale scemò nel momento stesso in cui gli Specialisti scesero a terra.
La squadra scelta da Codatorta per accompagnare le Winx su Solaria comprendeva Brandon, Timmy e tre studenti più giovani, di cui due del terzo anno e uno del secondo, che il professore aveva ritenuto essere pronti per la loro prima vera missione in quanto avrebbero imparato come comportarsi sul campo senza però incorrere in veri e propri pericoli.
«Ciao ragazzi.» fu il saluto corale di Stella, Bloom e Musa quando li videro andare verso di loro.
Come da programma la bionda si gettò tra le braccia dell’aitante scudiero, mentre una serie di sospiri e commenti sarcastici proveniva dal resto del gruppo. Quei due erano in grado di far sembrare ogni incontro il primo – come se non vivessero insieme – ed era ormai tradizione che venissero presi in giro per questo.
«Salve, Winx. Dove sono le altre?» chiese Timmy, guardandosi in giro nella speranza di vedere Tecna spuntare da qualche parte.
«Mi spiace, Tim, ma le ragazze saranno impegnate con il primo consiglio dei professori dell’anno e non saranno dei nostri.»
Musa non avrebbe saputo dire se lo sguardo del rosso si incupì per il fatto che non avrebbe visto la sua fidanzata o perché era stata lei a dargli la notizia. Conoscendo il buon cuore dell’amico, la Melodyana avrebbe optato per la prima, ma preferì comunque sviare l’attenzione su qualcos’altro.
«E chi sono i vostri amici?» si informò, rivolgendo un cenno di saluto ai nuovi Specialisti.
«Oh, perdonate la mia maleducazione. Ragazze, vi presento Groove, Ryoko e Aaron.» disse Brandon, indicando prima un ragazzo alto e magro dalla pelle olivastra e l’aspetto gentile, che stava controllando con un palmare i dati della navetta per essere sicuro che fosse tutto in ordine per la partenza, e poi gli altri due.
Quello presentato come Ryoko aveva una corporatura massiccia – con spalle larghe e collo taurino – dovuta alle numerose ore di sollevamento pesi e lotta libera, specialità predilette dagli allievi più inclini al combattimento corpo a corpo o a quello con la spada rispetto a quelli che preferivano l’informatica o le lezioni di strategia e sopravvivenza. Lo Specialista del terzo anno ammiccò in direzione delle fate, mentre si passava una mano tra i corti capelli castani.
Aaron sbuffò di fronte al comportamento del compagno e porse la mano a Musa in segno di cortesia. La ragazza sorrise, mentre gliela stringeva. Forse la loro presenza avrebbe allievato la tensione che ci sarebbe sicuramente stata tra lei e i suoi amici; sfortunatamente non aveva potuto rifiutare di seguirli in missione anche se non capiva come mai servissero tante persone per recuperare un semplice libro. Lei aveva dato la colpa alla forza dell’abitudine, si erano sempre mossi in branco, ma in fondo sospettava che quello fosse il tentativo di Faragonda di farla riavvicinare agli altri.
«Pronte a partire?»
«Non proprio. Ho paura che mio padre farà crollare il palazzo quando saprà dello scettro.»
«Non glielo hai ancora detto?!»
Musa non riuscì a trattenere la nota di rimprovero percepibile nella sua esclamazione e subito si morse la lingua.
«Speravo che sarei riuscita a ritrovarlo. E poi non devo spiegazioni a te.»
Il silenzio che calò dopo quella affermazione venne interrotto dalla voce amplificata di Groove, che stava parlando dagli altoparlanti della Hawk su cui era appena risalito «Siamo pronti al decollo, tutti a bordo.»
 
*
 
Nello stesso momento al terzo piano della scuola più prestigiosa per streghe di tutta la Dimensione Magica si stava verificando un dramma di proporzioni colossali.
«Fanny, finiscila e restituiscimelo subito!!»
Le grida di Erin rimbombavano tra le pareti della stanza, mentre lo squittio insistente e perforante di un minuscolo topolino viola si perdeva tra le assi dei letti e gli scaffali all’interno dell’armadio. Scattante e agile come solo un roditore sapeva essere, la Metamorfamagus era ormai da dieci minuti buoni che, saltando e arrampicandosi in punti solo a lei raggiungibili, stava facendo impazzire la giovane terrestre, rifiutandosi categoricamente di riconsegnarle il tovagliolo da bar su cui a chiare lettere risaltava un numero di telefono sconosciuto. Erin aveva rinunciato a rincorrere la compagna di stanza e dopo aver tentato di fermarla con un paio di sfere di energia – andando contro il regolamento della scuola – aveva stabilito che il modo migliore per porre fine a quella pagliacciata fosse ricorrere al suo potere in via definitiva. Peccato che non avesse considerato la vena dispettosa e a dir poco bambinesca di Fanny, che non appena si era vista privata dell’oggetto della contesa era tornata all’attacco riuscendo a riappropriarsene.
«Giuro che se non la pianti vengo giù e ti torco il collo.!»
Perfino Arya, che al piano superiore stava tentando di recuperare una lezione persa, iniziava a non sopportare più quel gioco tirato troppo per le lunghe. Non tollerava più gli striduli versi con cui l’amica stava rompendo i loro timpani ed era a tanto così da scaraventarle qualcosa addosso, preferibilmente il libro di Storia della Magia che aveva davanti.
Erin lasciò perdere ogni tipo di persuasione vocale e, seguendo i consigli che Darcy le aveva dato e sfruttando l’intenso esercizio del giorno prima con Icy, fece defluire il suo potere che, come la più efficiente delle macchine, agì all’istante: il tovagliolo – ora bucherellato in più punti – le comparve in mano e una Fanny basita si ritrovò inchiodata al letto, senza possibilità di movimento.
«Oh dei*, vi ringrazio.» fu il sospiro sollevato di Acquamarina, mentre la rossa riponeva il suo “trofeo” in una delle tasche posteriori dei jeans.
«Ti prego, mai più una cosa del genere.» supplicò Erin, buttandosi sul letto e affondando il viso nel cuscino.
«Dimmi di chi è il numero, scollami da questo letto e forse potrei anche pensarci.»
«Non so di chi sia.»
Ma la presa sul corpo della Metamorfamagus scomparve.
«Oh fantastico, così va meglio.»
«Perché allora non vieni a darmi una mano?» esclamò Arya, affacciandosi al piano di sotto. I lunghi capelli blu erano raccolti in una coda disordinata da cui pendevano alcune forcine che, per quanti sforzi facesse, non riuscivano a rimanere fissate e sotto ai segni dell’eyeliner, rimosso senza troppo impegno la sera prima, iniziavano ad intravedersi le occhiaie scure.
Fanny accolse la richiesta della compagna e con un balzo volò fino a superare il vecchio corrimano scrostato, che cingeva in tutta la sua lunghezza il ballatoio che fungeva da piano superiore.
Erin approfittò di quel momento per controllare il cellulare: stava aspettando il messaggio di Icy che le avrebbe dato il via libera per uscire da Torrenuvola e raggiungerla prima di partire per Solaria.
Era emozionata. Non si era mai allontanata dal centro di Magix e quella in cui stava per imbarcarsi si poteva considerare una missione vera e propria, esattamente come quelle che aveva visto intraprendere alle Winx numerose volte. Sperava solo di non incappare negli imprevisti e nei disastri che di solito vedevano protagoniste le sei fate.
Sono io l’imprevisto questa volta, forse non c’è da preoccuparsi.
Come il pensiero le attraversò la mente il suo telefono squillò e il nome della strega del Ghiaccio comparve sulla schermata, accompagnato da una foto che le aveva scattato il giorno prima a tradimento. Ora che poteva averne una reale, non le bastavano più le immagini scaricate da internet.
Per evitare di farsi sentire dalle sue compagne, si chiuse nel bagno e nel momento in cui premette il pulsante di risposta alla chiamata la figura a mezzo busto di Icy si materializzò davanti a lei. La Trix era nella sua forma Devilix e dal modo in cui l’immagine tremolava, Erin dedusse che stesse volando.
«Eccoti finalmente, non ci speravo più – esordì la terrestre, mantenendo un suono di voce basso – Dove sei?»
«Sono proprio fuori dalla tua finestra. Tranquilla, sono invisibile.» chiarì subito l’albina di fronte alla faccia sconvolta di Erin. Ancora si stupiva di quanto quelle tre sapessero essere imprudenti, eppure avrebbero dovuto imparare dai loro errori.
«Okay, arrivo subito.»
La ragazza chiuse la chiamata e uscì dal bagno.
Fanny e Arya erano già in piena discussione – questa volta il problema era la scarsa capacità di concentrazione presentata della strega dell’Acqua – perciò quando le salutò, dicendo che avrebbe fatto un salto in biblioteca, nessuna delle due le prestò particolare attenzione.
Di domenica i corridoi di Torrenuvola erano molto meno affollati rispetto al resto della settimana, visto che la maggior parte delle studentesse ne approfittava per tagliare la corda e andare in città, lontana da insegnanti e regole, e come si aspettava Erin non incontrò nessuna delle sue compagne di corso.
Con passo affrettato – troppo per chi non avesse avuto niente da nascondere – percorse la passerella, rischiando di scivolare più volte sulle pietre umide a causa delle prime gocce di pioggia. Dalla sua iscrizione a Torrenuvola, uno dei grandi dubbi di Erin era stato finalmente risolto: il frequente maltempo e il cielo perennemente nuvoloso, tra cui spesso le guglie più alte del castello si confondevano, erano dovuti ad un incantesimo che perdurava fin dai tempi dei predecessori della Griffin. Come aveva avuto modo di imparare, un ambiente sfavorevole – seppur non uno dei peggiori – per gli altri era invece per le streghe, in quanto fonte di energia negativa, un ottimo luogo per poter accrescere i propri poteri e averne un maggiore controllo.
Per quanto la riguardava, Erin amava la pioggia; l’apprezzavano un po’ meno i suoi capelli.
Non appena fu sicura di essere lontana da occhi indiscreti, si alzò in volo e come ulteriore precauzione desiderò diventare invisibile; non aveva ancora sviluppato un controllo tale delle sue capacitò magiche da poter usare un normale incantesimo di disillusione ma, si diceva, era proprio per sconvenienti come questo che il suo potere tornava assai utile e, nonostante cercasse di affidarsi a esso il meno possibile – del resto, anche nella Dimensione Magica non era inusuale che ci si potesse ritrovare senza poteri da un giorno all’altro* –, non era tanto sciocca da rifiutarne l’aiuto.
Affidandosi di nuovo a un piccolo aiuto magico, la rossa riuscì a individuare la figura di Icy, che stava ancora volteggiando vicino alle finestre della sua vecchia stanza. Le si avvicinò e non poté fare a meno di notare di nuovo quanto risultasse spettacolare nella sua appena acquisita trasformazione. A quel proposito, si ricordò che forse sarebbe stato il caso che anche lei cambiasse forma e il suo attestato baluginio verde l’avvolse, lasciando spazio ai suoi indumenti da strega di primo livello.
Solo a quel punto si decise ad attirare l’attenzione della Trix più anziana, che aveva desiderato fosse l’unica a poterla vedere.
«Non ti facevo un tipo sentimentale.»
Era sempre un azzardo ricorrere al sarcasmo con Icy, ma proprio non poteva farne a meno. Sir Morgan probabilmente l’avrebbe rimproverata e lei non si sarebbe nemmeno trovata nella posizione di dargli torto, ma se avesse messo da parte le sue battute rivolgersi alla strega del Ghiaccio sarebbe diventata un’impresa di dimensioni titaniche e non voleva che fosse l’immagine di una bambina impaurita quella percepita da lei.
«Non sei così importante come credi per questa missione.» minacciò l’albina, voltandosi verso di lei, ma Erin non ebbe problemi a replicare «Già, solo per tutto il resto.»
Icy scosse la testa e spiegò «In quella camera abbiamo fatto di tutto – chiaramente si stava riferendo a lei e le sue sorelle – Volevo vedere se fosse ancora intera.»
La terrestre non la incalzò ulteriormente, anche se un beffardo «Bastava chiedere.» stava per sfuggirle involontariamente, e portò la conversazione su ciò per cui si trovavano lì «Allora, come ci arriviamo su Solaria? Teletrasporto, tunnel dimensionale, rubiamo una navetta a Fonterossa?»
«Dimentico sempre quanto tu sia entusiasta.»
«Ops.»
«In ogni caso, per spostarsi da un pianeta all’altro è necessario ricorrere a un portale. A meno che tu non sappia pilotare una Hawk.»
«Negativo.»
«Allora guarda e impara.»
 
*
 
A differenza di quel che Stella pensava, Re Radius non si arrabbiò tanto da distruggere l’intera reggia ma ci andò molto, molto vicino. Non le risparmiò rimproveri, urla e minacce di diseredato – su quest’ultima la fata rischiò un mancamento – ma di fronte al sincero pentimento della figlia, l’ira del sovrano di Solaria si placò. Inoltre, il fatto che non fossero state solo le sue amiche ad averla accompagnata, ma insieme a loro ci fossero anche alcuni degli allievi di Saladin l’aveva messo in allarme. Doveva esserci qualche problema, e forse lo smarrimento dell’anello-scettro non era un caso dopotutto.
Una volta che si fu ricomposto, fece accomodare i suoi ospiti e li invitò a raccontargli per quale motivo si trovassero lì. A prendere la parola fu Bloom.
«Maestà, è stata la direttrice Faragonda a mandarci qui – la Winx esitò, ma del resto non c’era un modo delicato per dirlo – Lei e la preside Griffin ritengono che Solaria potrebbe essere in pericolo.»
«In pericolo? Come?»
«Non lo sappiamo ancora con certezza ed è per questo che abbiamo bisogno del Suo aiuto, Maestà.»
«Ci serve il Suo permesso per accedere all’Archivio Reale.» aggiunse Musa, ma Stella le impedì di proseguire intromettendosi nel discorso. La Melodyana dovette trattenersi dallo sbuffare sonoramente di fronte all’atteggiamento dell’amica; non ne poteva più di essere trattata in quel modo, in fondo non aveva causato problemi a nessuno e non si era certo messa a rivelare dettagli privati sulla vita delle Winx a Stormy, e le sarebbe piaciuto che per almeno cinque secondi la fata del Sole e della Luna – non che le altre avessero dimostrato un maggiore supporto – avesse provato ad aprire la sua mente per capirlo. Ma forse da lei era pretendere troppo.
«Dobbiamo prendere un libro – stava dicendo Stella – Il Magis- qualcosa.»
«Magistrorum Liber.» puntualizzò Timmy.
«Sì, ecco, quello. Allora, possiamo?»
Radius ebbe bisogno di qualche secondo per metabolizzare le informazioni che gli erano state riversate addosso e uno spiacevole presentimento iniziò a punzecchiarlo. Era da anni che non posava il pensiero sui segreti contenuti nell’antico tomo e il fatto che fosse riemersa la necessità di consultarlo non prometteva niente di buono, non poteva essere un caso. Aveva abbastanza fiducia in Faragonda da sapere che non avrebbe mai mandato tre tra le sue migliori fate a recuperarlo se non fosse stato di vitale importanza, ma ciò che questa decisione comportava era talmente terribile da non volerci nemmeno pensare. Ma non poteva rifiutarsi di aiutare quei ragazzi – e se la peggiore delle ipotesi si fosse rivelata veritiera tutto il suo pianeta – così disse «Avete il mio permesso. Prestate la massima attenzione, i volumi che troverete sono molto preziosi.»
«Ne avremo la massima cura, Maestà.» promise Brandon, prima di alzarsi e rivolgere un inchino in direzione del suo auspicato futuro suocero. Si sentiva terribilmente in soggezione in sua presenza.
«Grazie infinite.»
«Grazie, papà.!»
«Vi farò accompagnare da una delle guardie.»
«Non è necessario, so io la strada.»
«E va bene – cedette il re – Ma ricordati che sarai in punizione per il resto della vita.»
«Ma papà, io-»
Le proteste di Stella furono interrotte da Bloom che, dopo una rapida riverenza – ormai sapeva destreggiarsi bene negli ambienti reali – la condusse fuori dalla sala, seguita da tutti gli altri.
Ryoko, Aaron e Groove avevano seguito con attenzione l’intero scambio avvenuto tra il re e i loro compagni più esperti, e non vedevano l’ora di dare il via a quella missione. Certo, non era tra le più entusiasmanti a cui avrebbero preso parte, ma perlomeno era un inizio e, se non altro, avevano potuto saltare il seminario di Codatorta sui draghi.
Ci pensò Aaron a richiamare l’attenzione della principessa di Solaria, chiedendo «Allora, da che parte dobbiamo andare?»
Per lui non era una novità trovarsi all’interno di un palazzo reale, ma ciò non voleva dire che sapesse muoversi tra i suoi corridoi con la stessa sicurezza con cui vagabondava tra quelli del proprio e perdersi non gli sembrava il modo migliore per dimostrare le sue capacità.
«Oh, sì, certo. Seguitemi.»
La bionda li condusse su e giù per diverse scalinate, gli fece attraversare immensi saloni e solo quando sembrava che non sarebbero mai giunti alla meta li fece fermare. Una targa placcata d’oro – Musa non lo poteva davvero concepire tutto quello sfarzo – annunciava che la porta davanti alla quale si trovavano era l’ingresso dell’Archivio.
«Beh, è stato più facile che su Domino.*» rise Brandon, dando una pacca sulla spalla di Timmy che invece trasalì.
«Non è stato a-affatto divertente.» balbettò. Aveva ancora le vertigini, ripensandoci.
«Su, ragazzi, sbrighiamoci.»
Bloom aprì la porta e quello che li accolse fu un’immensa biblioteca, di cui non si vedeva la fine, sui cui scaffali erano presenti più libri di quanti ne avessero mai visti. Dalle vetrate entravano i raggi del Primo Sole* di Solaria che, infrangendosi sul soffitto dorato, illuminava l’ambiente creando particolari giochi di luce, in modo che ogni angolo fosse egualmente illuminato. Tuttavia non era un bagliore accecante il suo e, anzi, compensato dalla neutralità del parquet in legno l’effetto che si creava era di un piacevole calore famigliare.
«Cavoli, i vostri architetti non le conoscevano le mezze misure?»
«Forse è meglio se riformuli, Groove – commentò Ryoko – I vostri architetti non hanno mai pensato che poi qualcuno avrebbe dovuto fare delle ricerche qui dentro?»
«In effetti, forse è meglio se ci dividiamo. Non ho idea di dove potrebbero tenerlo.»
Musa si morse la lingua per non farle notare che avrebbe potuto chiedere a suo padre invece di partire per la tangente senza ragionare e disse «Io vado di là.»
«Vengo con te.» si accodò Groove, mentre anche gli altri si dividevano in coppie, pronti a setacciare ogni angolo per trovare il Magistrorum Liber.
 
*
 
Nello stesso momento in cui Winx e Specialisti stavano atterrando su Solaria, anche Icy ed Erin fecero la loro comparsa sul pianeta.
La strega più giovane aveva suggerito il bosco che circondava il palazzo reale come punto di arrivo, sicura che lì nessuno avrebbe assistito all’apertura del varco dimensionale. Sempre che la sfortuna non avesse deciso di giocarle un brutto tiro, ma grazie al cielo non fu così.
«Detesto questo posto – commentò disgustata la strega del Ghiaccio – Solo degli esseri insulsi potrebbero vivere con tutta questa luce.»
«Se Stormy fosse venuta con noi avremmo potuto far scoppiare un bel temporale.»
Nel momento esatto in cui nominò sua sorella minore, Icy le rivolse un’occhiataccia tale da farla ammutolire all’istante. Doveva decisamente imparare a contare fino a dieci prima di aprire bocca.
«Scusa. Lo so che siete ancora in rotta però… E va bene, sto zitta.»
«Dov’è il passaggio segreto* di cui mi parlavi?» chiese lapidaria, la Trix.
«Credo sia per di qua, ma non ne sono sicura. So che c’è un nastro fucsia legato a uno dei rami.»
«E sei sicura che conduca fino alle fontane del castello?»
«Sì. Però te lo devo dire: era un vero schifo l’ultima volta che l’ho visto. Cioè, quando ho visto le Winx utilizzarlo.» spiegò Erin.
«Del tipo?»
«Frane, ragni carnivori e sanguisughe.»
«Niente che non sappia gestire.»
«Bene, perché siamo arrivate. Incredibile che sapessi la strada.»
«Speriamo che ne valga la pena.»
La giovane era convinta di sì. In fondo, dove potevano trovarsi le risposte che stava cercando se non su Solaria? Se nemmeno lì avesse trovato informazioni riguardo a Lunaris significava che le sue speranze di farlo erano praticamente inesistenti.
Le due streghe imboccarono l’inizio del tunnel ed Erin dovette dare credito alle lamentele delle fate in merito al fango, era ovunque. Per evitare di farsi sfuggire qualche commento e sapendo che non avrebbe avuto un’altra occasione come quella, la rossa chiese «Allora… tu, Darcy e Stormy – sperò di non venire congelata per averla nominata di nuovo – Siete davvero sorelle?»
«Che razza di domanda è?»
«Sai, sulla Terra c’erano diverse teorie a riguardo.»
Icy la guardò stralunata «In che senso teorie
«Beh, c’è chi diceva che foste gemelle, chi solo amiche e così via. Io ho sempre creduto a quelle delle sorelle, ma te lo devo proprio chiedere: com’è che eravate tutte e tre allo stesso anno a scuola?»
L’albina si fermò un attimo a quella domanda. Non parlava del suo passato e tantomeno con qualcuno che non fossero le sue sorelle, ma quella ragazza era capace di suscitare istinti e reazioni che non avrebbe creduto possibili se riferiti a lei. Inoltre, e non pensava che avrebbe mai avuto occasione di dirlo, nutriva una tale ammirazione per loro che il pensiero che potesse tradire la loro fiducia non la sfiorava nemmeno. Era un soggetto incredibilmente singolare.
«Siamo nate a poca distanza l’una dall’altra – iniziò, riprendendo a camminare. Ormai erano in prossimità di una strettoia che avrebbero dovuto attraversare una alla volta per passare dall’altra parte – Io per prima, ovviamente, e dieci mesi dopo Darcy. L’anno dopo è nata quella sconsiderata di Stormy.*»
«Forte! Quindi vi siete iscritte a Torrenuvola quando tu e Darcy avevate sedici anni, mentre Stormy ha fatto la primina, giusto?»
«La che
«Sì, insomma, ha iniziato un anno prima. Oh, qui dobbiamo andare a sinistra.»
«Esatto.» confermò quella, imboccando il tunnel indicato dalla terreste.
Erin stava per chiederle altro quando delle enormi cavità nella roccia, da cui iniziarono a spuntare delle luci rosse – gli occhi dei ragni giganti di cui aveva parlato poco prima – la informarono che erano arrivate nella tana di quelle bestie terribili. Nonostante fosse una strega, sapeva riconoscere quando qualcosa era veramente orrendo.
Lo disse ad Icy che, senza scomporsi minimamente, le disse «Fammi vedere che cosa hai imparato finora.»
«Mm, d’accordo.»
Mentre i primi aracnidi facevano la loro comparsa, Erin fece mente locale: desiderare che non le attaccassero sarebbe stato troppo semplice, senza contare che non voleva giocare in difesa per tutta la vita, e lei era ancora troppo inesperta per poter sperare di sconfiggerli con degli attacchi diretti. Forse ne avrebbe messi fuori gioco un paio, ma sapeva che così facendo sarebbe dovuta subentrare Icy e non era quello che voleva. La sua unica soluzione era riuscire a ricordare che cosa avrebbe potuto metterli in fuga.
Nonostante fosse presa dai suoi ragionamenti, non aveva perso di vista la situazione e quando un ragno uscì dalla tana più vicina a lei, non perse tempo e le colpì con una sfera di energia che lo fece ristrisciare nel suo buco. Come aveva previsto, però, gli altri si fecero immediatamente più aggressivi e a quel punto una soluzione era più che mai necessaria.
A Erin sembrava di ricordare che la professoressa di Zoologia ed Erbologia Magica avesse accennato durante una delle sue lezioni a un modo per liberarsi di creature come i ragni. Certo, lei ne stava parlando per insegnare loro a contrastare tali metodi nel caso in cui le fate avessero deciso di eliminare i loro animaletti, ma in quel contesto anche Amaranta si sarebbe adoperata per sbarazzarsene. Quando ormai iniziavano ad esserne circondate, la lampadina si accese.
Attingendo sia ai suoi poteri di evocazione sia alla Bruma – rivoli di fumo bianco si liberarono dalle sue mani – Erin allungò le braccia davanti a sé e all’improvviso tre esemplari di Rodolia Cardinalis* comparirono nella caverna, frapponendosi tra loro e gli aracnidi. Subito dalle estremità delle loro zampe fuoriuscì un liquido giallastro dall’odore nauseabondo, che non appena colpì uno dei ragni lo mise KO a causa del suo effetto nocivo per tale specie.
Mentre quegli insetti formato gigante erano impegnati a lottare tra loro, la più giovane fece cenno ad Icy di seguirla e di corsa si defilarono dalla zona a rischio. Ci vollero pochi minuti perché raggiungessero lo specchio d’acqua infestato dalle sanguisughe in cui anche le Winx avevano trovato la salvezza – beh, più o meno – e fu il turno della strega del Ghiaccio di darsi da fare. Con una nonchalance invidiabile avvolse se stessa ed Erin con un incantesimo che, così disse, avrebbe respinto qualunque cosa avesse tentato di attaccarsi alla loro pelle; dopodiché entrambe si tuffarono e la rossa ebbe modo di usare per la prima volta l’incantesimo della bolla magica con cui sapeva essere possibile respirare sott’acqua.
Fu facile trovare l’uscita: la corrente spingeva proprio in quella direzione. Con qualche potente bracciata le due raggiunsero il passaggio che sbucava esattamente nelle fontane reali e finalmente si ritrovarono all’interno del palazzo di Solaria. Un cenno di Icy le fece capire di aspettare a riemergere e, intuendo al volo ciò che la Trix le voleva dire, per la seconda volta in un giorno, Erin si rese invisibile.
Insieme raggiunsero il bordo della fontana e, strizzandosi i vestiti infradiciati e scuotendo i capelli, ne uscirono. La terrestre si prese la soddisfazione di anticipare l’albina e desiderò che entrambe potessero tornare perfettamente asciutte.
«È stato troppo divertente!» esclamò Erin, che non era abituata a una simile adrenalina.
«Ci farai l’abitudine – la frenò subito Icy – Ma devo dire che te la sei cavata bene. Una sola cosa…»
«Sarebbe?»
«Non evocare mai più delle coccinelle.»
 
 
 

 
 



*ho utilizzato l’espressione «Oh, dei.» perché non sappiamo effettivamente se e quali siano le religioni della Dimensione Magica perciò ho immaginato che potesse esistere un Pantheon con più divinità.
*al di là del famoso episodio in cui Bloom viene privata della sua magia, nel corso della serie le Winx si ritrovano più di una volta impossibilitate nell’uso dei loro poteri.
*riferimento al film “Il segreto del regno perduto” in cui Winx e Specialisti devono affrontare il temibile Roc, volatile roccioso (?), sul cui corpo è stata costruita la biblioteca di Domino.
*nella terza stagione viene specificato che su Solaria sono due i Soli: uno quello esterno, che illumina il pianeta, e l’altro quello custodito all’interno del palazzo, essenza del pianeta stesso.
*passaggio segreto che Stella afferma di aver utilizzato spesso da ragazza e che compare nella puntata della terza stagione “La principessa e la bestia”.
*so che è stato confermato che le Trix sono gemelle, ma, è più forte di me, io proprio non ce la faccio a vederle come tali e perciò mi sono inventata la mia versione.
*tipo di coccinella, famosa per essere usata come insetticida naturale.
 
 
NdA: okay… Ehm, okay. Quanto tempo è passato, due anni? *si nasconde per evitare di venire picchiata*
Speravo davvero di riuscire a trovare prima l’ispirazione per andare avanti, ma la scuola risucchia qualsiasi energia (peggio delle sanguisughe) e io ho dato adito alle mie ultime prima di morire causa maturità. Nonostante questo sono CONTENTISSIMA di essere tornata! Non posso garantire che non sparirò di nuovo, ma sappiate che io prima o poi la concluderò questa storia perché la amo immensamente.
Dunque, il capitolo l’ho diviso in due parti perché c’erano un bel po’ di cose da fare e dire e altrimenti ne sarebbe uscita una cosa troppo lunga – senza contare che sono una deficiente e ho perso la scaletta dei capitoli che mi ero preparata, stupida me – quindi ditemi se secondo voi ho fatto bene.
Durante questa mia assenza il personaggio di Erin è maturato con me, ma mi sono mantenuta il più fedelmente possibile alla lei dei capitoli scorsi, anche perché, alla fin fine, fangirl era e fangirl rimarrà sempre. Dico ancora una cosa e poi vi lascio ai vostri affari: il fatto che Erin non voglia fare affidamento solo sul suo potere sto cercando di spiegarlo il meglio che posso all’interno della storia, ma se per caso non è chiaro fatemi sapere.
Io ringrazio tantissimo chi, nonostante il tempo trascorso, continua ad interessarsi a questa storia – Mary Rosemary tu non sai quanto mi hai aiutata – e mando un grande abbraccio a tutti!
 
P.S.
Ho modificato la grafica dei capitoli scorsi e ho aggiunto, tra le note di alcuni di essi (2,3,4,5,7,8), le foto di come ho immaginato i miei personaggi. Se avete voglia, date un’occhiata <3
   
 
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