Capitolo
5
Eltanin
si addormentava solo dopo che uno dei suoi genitori si era seduto sul
bordo del
suo letto e le aveva raccontato una storia, una di quelle che parlavano
di
cavalieri e soprattutto di draghi dalle fauci spaventose che sputavano
fuoco.
Così dopo cena Rabastan ed Erzsébet si
alternavano in quel compito e quella
sera era toccato proprio alla donna mettere a letto la loro unica
figlia.
-
Io non voglio che il drago muoia – protestò
d’un tratto la piccola,
interrompendo la madre mentre questa era arrivata al punto in cui il
valente
cavaliere si apprestava a liberare la principessa dalla torre.
-
Ma in questo modo il cavaliere potrà arrivare dalla sua
principessa e vivere
per sempre felici e contenti. –
-
Ma perché il drago deve morire? Non può vivere
insieme a loro? Potrebbe fare la
guardia al castello così nessun mal intenzionato si
avvicinerebbe. –
Rise,
scompigliandole i capelli.
-
Potresti scrivere una storia tu così il drago farebbe tutto
ciò che vuoi. –
- Oppure potrei ricevere un
drago come regalo
per il mio compleanno – ribattè, sgranando gli
occhi color indaco con fare
speranzoso.
-
Scordatelo. Se vuoi un cucciolo possiamo parlarne, ma non di certo un
drago. –
Fece
il broncio, ma l’idea di un cucciolo tutto suo la spinse ad
annuire poco dopo.
-
Voglio un cane allora, possiamo prenderne uno, mammina? –
-
Va bene, sarà il tuo regalo di compleanno. –
Eltanin
osservò la neve che cadeva abbondantemente fuori dalla
finestra della sua
cameretta e in men che non si dica saltò giù dal
letto e corse per tutta casa
annunciando che stava finalmente nevicando e che avrebbe potuto usare
la slitta
che gli avevano comprato.
Il
cucciolo di american wolf dog che gli era stato regalato appena due
mesi prima
le saltellava attorno scodinzolando contento come se fosse stato
contagiato
dall’allegria della padroncina per
quell’avvenimento inaspettato.
-
Mamma, dove sono i guanti e il capello? Io e Ice vogliamo andare a
provare la
slitta. –
Glieli
porse, osservandola indossarli e poi sistemare Ice per assicurargli
addosso
tutta la bardatura necessaria a trainare la slitta.
Quando
ebbe finito uscirono sul vialetto e mise i piedi
sull’appoggio di legno ridendo
mentre muoveva le briglie per dare il comando di partire al cucciolo.
-
Marsc’ Ice, marsc’! –
Erzsébet
osservò lo sguardo divertito del marito, che aveva assistito
alla scena dalla
finestra della cucina mentre sorseggiava il suo the caldo, inarcando un
sopracciglio al suo indirizzo.
-
Perché ridi? –
-
Nulla, è solo che non avrei mai pensato di vederla
divertirsi così tanto con un
passatempo Babbano. Se mio fratello e mia cognata fossero vivi
avrebbero un
infarto. –
-
Non riesco a credere che siamo davvero riusciti a tornare a
Hogsmeade. Credevo che non ci avrei rimesso piede mai più
– commentò Sissy
mentre varcavano l’ingresso del villaggio e si guardavano
attorno.
La
maggior parte dei detenuti aveva il sorriso dipinto sulle
labbra e si guardava intorno come un gruppo di scolaretti alle prese
con la
prima gita della loro vita.
-
È bello passare un po’ di tempo all’aria
aperta -, convenne
Foxglove socchiudendo gli occhi con un gemito di piacere quando il
calore dei
raggi solari le colpì il volto, - cominciavo a essere
davvero stanca di vedere
il cielo solo da dietro a delle sbarre. –
-
Non siamo in gita -, ricordò loro la voce di Beatrix alle
loro spalle, - perciò evitate di comportarvi come degli
studenti fuori
controllo. Potete girare per il villaggio per qualche ora, ma quando
sarà l’ora
di rientro dovrete farvi trovare qui sul sentiero principale.
–
-
Possiamo girare da soli? – chiese speranzoso Doc.
-
No, ma avrete una sorveglianza leggermente più blanda -,
replicò Frank degnandolo appena di un’occhiata
mentre perlustrava l’area
circostante per essere certo che non ci fossero sorprese dietro
l’angolo, - ci
divideremo in gruppi a seconda di dove volete andare. Io prendo quelli
che
vanno alla Testa di Porco. –
Jonathan
alzò una mano: - Mi associo. –
-
Bene, il resto di voi si senta pure libero di dividersi come
preferisce. –
Ink
osservò con un cipiglio divertito l’Auror davanti
a lei
che infilava una manciata di buste dopo l’altra nel
carrellino.
-
Hai intenzione di svaligiare tutta la scorta di Api Frizzole
di Mielandia o ne lasci un po’ anche a me? –
Chrystal
le passò una busta con l’espressione di chi le
stava
facendo una gigantesca concessione.
-
Fattela bastare, le Api Frizzole sono una vera e propria
droga per me. –
-
Voi Auror non dovreste essere puliti da ogni dipendenza? –
ironizzò spingendola a sorridere a sua volta.
-
Vorrà dire che dovrai tenere un piccolo segreto per me.
–
-
E il pacchetto di Api che mi hai passato è la ricompensa per
tenere la bocca chiusa? –
-
Ovviamente. –
Ink
ridacchiò: - Va bene, allora ci sto, il tuo segreto
dolciario è al sicuro con me. –
-
Credi che sia saggio permettere loro di girare qui dentro e
di comprare ogni sorta di scherzi? –
Roberto
si strinse nelle spalle davanti alla domanda della
collega. In un certo senso Yuriko aveva ragione quando diceva che forse
non era
saggio lasciar rifornire un gruppo di detenuti di ogni sorta di
diavoleria
creata da Zonko, ma allo stesso tempo non se la sentiva proprio di
rovinare il
divertimento a quel gruppetto.
-
Non saprei, in fondo sono scherzi innocui, cosa vuoi che
possano combinare? –
-
Meglio non chiederlo. –
Dall’altra
parte dello scaffale Phoenix mise via un sacchetto
di Caccabombe e si voltò verso Magpie con un sorrisetto
malandrino dipinto sul
volto.
-
Ho intenzione di combinare uno degli scherzi migliori della
mia vita, ci stai canguro tatuato? –
La
ragazza si voltò verso di lui, un’espressione
identica
dipinta sul volto, per poi annuire all’istante.
-
E me lo chiedi? Non mi tiro mai indietro quando si tratta di
uno scherzo, specialmente se presuppone di colpire il maggior numero di
persone
possibile e se coinvolge anche i nostri angeli custodi. –
-
Questo sì che è parlare ragazza! –
Si
scambiarono un cinque solidale.
-
Continuo a credere che per una bambina non sia normale tutta questa
passione
per i rettili – considerò Erzsébet
mentre osservava la piccola sorridere
compiaciuta mentre giocherellava con il serpente che le aveva donato il
padre.
Rabastan
l’abbracciò, scrutando a sua volta la figlia con
un sorriso compiaciuto
impresso sul volto.
-
Sarà una Serpeverde perfetta, una vera Lestrange,
porterà alto il nome della
famiglia. –
-
Voi inglesi siete proprio fissati con questa storia della famiglia.
–
-
Noi prima o poi finiamo nel dimenticatoio, ma il nome della famiglia
resta per
sempre … è importante. –
-
Eltanin Lestrange! –
Quando
il suo nome venne pronunciato dalla preside il gelo calò
all’interno della Sala
Grande. Tuttavia lei era preparata; sapeva cos’era accaduto
durante la seconda
guerra magica, suo padre non le aveva nascosto nulla, ed era
consapevole del
fatto che tra quelle mura ci fossero persone che disprezzavano il suo
cognome e
la sua famiglia. Eppure a lei non importava, non quando era
letteralmente
terrorizzata dall’idea di affrontare lo Smistamento e finire
con l’essere
assegnata a una Casa diversa da quella per cui si era preparata nel
corso dei
suoi undici anni di vita.
Avanzò
a testa alta, così come le aveva insegnato a fare suo padre,
e sedette composta
mentre attendeva che il Cappello giungesse alla sua decisione.
“Vedo
coraggio da vendere, mia cara, e anche la voglia di mettersi alla
prova. Sei
intelligente, una mente molto dotata oserei dire, ma al contempo
imprevedibile
… sei un caso davvero singolare, una scelta difficile da
compiere … dove ti
colloco?”
“Serpeverde
… per favore, Serpeverde … anche Corvonero
andrebbe bene, ma non Grifondoro o
Tassorosso.”
Sapeva
che a suo padre sarebbe venuto un colpo se la sua adorata figlioletta
fosse
finita in una delle due Case, a dimostrazione che poteva essere
differente da
come l’aveva sempre immaginata.
“Ne
sei assolutamente sicura?”
“Sì,
per favore.”
“Molto
bene … allora SERPEVERDE!”
Alzò
lo sguardo dal libro che stava leggendo, attirata dal vociare poco
distante che
tradiva la presenza di un gruppetto di suoi compagni di Casa che da un
po’
avevano preso a gravitarle attorno. Sembrava che fossero desiderosi di
vederla
eguagliare la reputazione dei suoi parenti, di vederla prendersela con
qualcuno
solo per il semplice fatto che fosse un Nato Babbano o un Mezzosangue,
ma la
verità era che a lei non importava. Da quando aveva messo
piede a Hogwarts i
suoi obiettivi erano stati nell’ordine: prendere ottimi voti
ai G.U.F.O e
successivamente prepararsi al meglio per i M.A.G.O, entrare nella
squadra di
Quidditch come Cacciatrice per poi divenirne il Capitano, assumere il
ruolo di
Prefetto prima e di Caposcuola poi … in altre parole
eccellere. E non davano
certo premi a coloro che passavano il proprio tempo a fare i bulli in
giro.
In
quella particolare circostanza un drappello di ragazze stavano
attorniando Deimos
Mulciber e Antonin Rowle mentre raccontavano di come ne avevano cantate
quattro
a dei Grifondoro.
-
La piantate di starnazzare come oche impazzite? –
Tacquero
all’istante, spostandosi un po’ più in
là prima di riprendere a parlare con un
tono molto più basso, mentre Deimos le si avvicinò
e si lasciò ricadere sul divano
accanto a lei prima di passarle un braccio attorno alle spalle e trarla
a sé.
-
Non essere gelosa, Elly. Lo sai che io ho occhi solo per te. –
-
Punto primo io sono Eltanin, non Elly, Elty, Tanny né nessun
altro stupido
soprannome che possa venirti in mente -, replicò gelidamente
districandosi
dalla sua presa e mettendo una maggior distanza tra loro, - e in
secondo luogo
non sono minimamente interessata. –
Le
iridi verdi del ragazzo si rabbuiarono leggermente.
-
Prima o poi ti stancherai di fare la difficile e accetterai il mio
invito a
uscire? –
-
Fossi in te non tratterrei il fiato nell’attesa –
lo rimbeccò, tornando a
leggere e ignorandolo palesemente finchè non lo
sentì sbuffare e alzarsi per
tornare dai suoi amici.
Deimos
Mulciber era esattamente il tipo di ragazzo con cui non sarebbe uscita
nemmeno
se ne fosse andato della sua vita.
Mentre
varcavano l’ingresso della Testa di Porco ogni singolo
sguardo degli avventori presenti seguì il loro incedere con
un misto di
curiosità mista a ingordigia nelle iridi.
-
Mi piacerebbe pensare che stiano guardando me -, decretò Ash
stemperando il silenzio che era sceso tra loro dopo aver occupato il
primo
tavolo libero nell’angolo, - ma credo che tutte queste
occhiate siano per la
rossa focosa in nostra compagnia. –
-
Oh, non saprei -, obiettò Jonny ironicamente, - anche noi
tre abbiamo un discreto fascino quindi potremmo anche aver rimorchiato
uno o
due avventori spaventosi e con la scritta
“criminale” incisa in faccia. –
Per
tutta risposta Flame si lasciò cadere su una sedia dallo
schienale alto e rigido e continuò a ignorare ostentatamente
gli sguardi.
Era
abituata a essere guardata, ormai non vi dava quasi più
peso, e sapeva che non dar loro la soddisfazione di attirare la sua
attenzione
era uno smacco sufficiente a ridimensionare quella loro indole da macho
pieni
di testosterone.
-
Sembra che un membro del tuo fan club stia venendo qui – le
annunciò Ash prima di prendere un sorso dal suo boccale.
Quello
sì che ebbe il potere di sorprenderla, tanto più
che
l’avventore in questione le era tremendamente familiare.
Deimos
Mulciber.
-
Eltanin? Sei
davvero tu? –
In
quel momento doveva averlo riconosciuto anche Frank,
considerò a giudicare da come l’Auror si era
irrigidito, perciò qualsiasi
speranza di essersi sbagliata a riguardo morì rapidamente.
-
In carne e ossa. –
-
Con quei capelli rossi non ti avevo quasi riconosciuta. –
-
Pensa un po’ che fortuna. –
Davanti
all’ironia della ragazza Deimos non potè fare a meno
di
ridacchiare.
-
Sempre la solita Eltanin … gli anni ad Azkaban non ti hanno
cambiata. –
Avevano
troppi occhi addosso in quel momento, come se tutti
gli avventori stessero cercando di decifrare la loro conversazione,
così per la
prima volta da innumerevole tempo si sentì nuovamente a
disagio.
Incrociò
appena lo sguardo di Frank, che parve capire al volo
perché s’intromise nella conversazione.
-
Non è una rimpatriata, Mulciber, perciò fai
dietrofront e
levati di mezzo prima che sia io ad assicurarmi che tu lo faccia
– concluse con
un sorriso tutto denti che più che altro sembrava uno
snudare di zanne.
-
Non c’è bisogno di essere così ostile
-, alzò le mani in
segno di resa come se avesse appena realizzato che provocare degli
Auror dopo
il suo proscioglimento da tutte le accuse per insufficienza di prove
fosse una
pessima idea, - basta chiedere le cose gentilmente e si ottengono
subito. Ci si
vede in giro, Eltanin … signori, buon proseguimento.
–
Rimasti
soli, Frank le rivolse un’occhiata penetrante.
-
Strano che sia da queste parti, non trovi? –
-
Già -, mormorò lentamente realizzando dove voleva
andare a
parare, - ma ti risparmio la fatica di dovermi fare la domanda: io non
c’entro
nulla, la Testa di Porco è sempre stato un ritrovo riservato
per certi affari. –
-
Sei paranoica, non volevo accusarti di nulla. –
-
E tu sei uno stronzo, ma non voglio accusarti di nulla
nemmeno io. –
Ash
rivolse un’occhiata a Jonathan, che per tutta risposta
decretò: - E tutto questo è tremendamente
imbarazzante. –
Non
riusciva a credere nemmeno lei di essere riuscita a finire
l’Accademia per
Auror. Sua madre aveva preso la notizia in modo abbastanza tiepido a
onor del
vero, ma dopotutto suo padre era stato arrestato durante il suo sesto
anno ed
era ovvio che lei non avesse ancora superato il trauma della
separazione
forzata dal marito, però l’aveva supportata senza
farle pesare le sue
decisioni. Tutt’altro discorso andava fatto per coloro che
lavoravano
all’interno dell’ufficio Auror e per i suoi
compagni di corso all’Accademia. Lì
Eltanin non aveva amici, né se doveva essere completamente
sincera con se
stessa si era impegnata particolarmente per farsene. Era lavoro, un
modo come
un altro per tirare avanti e al contempo dimostrare di poter essere
diversa da
qualunque altro Lestrange.
-
Tutta sola? Strano, ai tempi della scuola era quasi impossibile non
vederti con
un drappello alle spalle. –
Si
voltò incontrando le iridi scure di Frank Jones che la
studiavano.
-
Già, sembra che la mia popolarità sia
drasticamente calata negli ultimi anni. E
io che credevo che quelli con i pregiudizi fossimo noi. –
-
Non puoi biasimarli se sono un po’ sospettosi. La tua
famiglia ha prodotto un
bel po’ di assassini fissati con la supremazia del sangue
puro. –
-
Notizia flash, io sono Eltanin … non rappresento la mia
famiglia, ma solo me
stessa. Rendo conto delle mie azioni, non di quelle degli altri.
–
Abbozzò
un sorriso ironico prima di incrociare le braccia al petto muscoloso e
domandarle: - Allora come mai alla fine hai deciso per una carriera da
Auror?
Il mondo non si divide in Auror e Mangiamorte, potevi dimostrare di
essere
diversa in mille altri modi. –
Meditò
sulla risposta da dargli. Era una buona domanda, una che nessuno le
aveva mai
posto prima di quel momento, ma alla fine trovò la risposta
dentro sé.
-
Il Cappello Parlante ha pensato di mandarmi tra i Grifondoro durante lo
Smistamento o magari tra i Corvonero, sosteneva che fossi diversa, ma
non gli
ho creduto finchè non sono cresciuta. Ho sempre voluto
dimostrare di poter
andare avanti contando solo sulle mie forze e compiendo le mie scelte
senza
nascondermi dietro a un cognome. E un giorno ho semplicemente scoperto
di
essere molto più di quello che mi avevano sempre detto che
fossi. Ho scoperto
di essere forte, coraggiosa, e di avere un fuoco dentro che nemmeno io
riesco a
tenere sotto controllo. –
Frank
rimase in silenzio ad osservarla.
Il
fuoco che ardeva nei suoi occhi raccontava una storia talmente intensa
che le
parole non avrebbero certo potuto descriverla. Poco importava se
Eltanin non
l’avesse mai narrata, a lui bastava vedere
quell’incendio in lei per sapere che
avrebbe lavorato al suo fianco senza alcun problema.
-
A me sta bene. –
-
Cosa? –
-
Prendermi sul groppone la Lestrange con cui nessuno vuole lavorare
… a me sta
bene. –
-
Stai davvero dicendo che vuoi lavorare con me? Che ti fidi? –
Le
tese la mano con fare solenne.
-
Certo. Andiamo, partner, il nostro turno comincia tra poco. –
Eltanin
osservò le manette che la tenevano incatenata alla poltrona
davanti all’intera
corte in attesa di pronunciare il suo giudizio. Doveva essere uno
spettacolo
gratificante agli occhi di coloro che avevano sempre saputo che lei era
tale e
quale a qualsiasi altro membro della sua famiglia. I Lestrange avevano
qualcosa
che non andava nel cervello, erano carichi di malvagità
… le sembrava di
sentire nuovamente le chiacchiere del suo primo giorno a Hogwarts
quando tutti
sembravano essere pronti a vederla dare fuori di matto e iniziare a
maledire
gente a caso.
Lasciò
vagare lo sguardo verso gli Auror che erano presenti, i suoi colleghi,
che se
ne stavano in un angolo ed erano in religioso silenzio in attesa della
condanna. Cercò lo sguardo di Frank e dopo qualche istante
lo vide ricambiarla;
c’era una durezza incredibile in quegli occhi scuri che aveva
visto illuminarsi
innumerevoli volte mentre scherzavano e ridevano durante un
appostamento particolarmente
lungo o quando a fine turno si fermavano a bere qualcosa e la cosa le
fece male
in un modo che la colse di sorpresa. Non aveva mai dato peso
all’affetto che
provava per lui, ma quando si erano ritrovati faccia a faccia durante
l’interrogatorio e gli aveva giurato che lei era innocente e
che era stata
incastrata solo per via del suo nome, aveva capito che lui non le
credeva … non
quando tutto sembrava puntare nella sua direzione. L’unica
persona che l’aveva
accolta al Dipartimento, che si era fidato nel collaborare con lei e
che
l’aveva trattata semplicemente come Eltanin le aveva voltato
le spalle.
La
malinconia venne scacciata e al suo posto sentì montare una
rabbia cieca.
Lei
si era aperta con lui, gli aveva confidato cose che non aveva rivelato
a nessun
altro, e Frank l’aveva ripagata non credendole.
Odiava
Frank Jones … e odiava ancora di più se stessa
per avergli permesso di ferirla.
*Non
sappiamo che fine abbia fatto Rabastan dopo la seconda guerra magica,
se sia
stato ucciso o imprigionato oppure sia riuscito a sfuggire agli Auror
approfittando del caos che albergava a Hogwarts. Perciò in
questo particolare
contesto ci troviamo a seguire l’head canon
dell’autrice di Eltanin, che ha
immaginato che Rabastan sia riuscito a sfuggire all’arresto e
che si sia
trasferito all’estero per poi essere rintracciato e arrestato
a distanza di
anni dalla fine della guerra. Per quanto riguarda invece il riferimento
alla
costellazione del Dragone esso è dovuto al fatto che
Rabastan non sia altro che
l’anagramma di Rastaban, la terza stella più
luminosa della suddetta costellazione.
*
-
Tobias, sai chi ha preso i biscotti con le gocce di cioccolato che
avevo
preparato? –
La
verità era che sapeva perfettamente che era stata Amanda,
sua sorella gemella,
ma non voleva tradirla per prima cosa perché gli era sempre
stato detto che
fare la spia non era una bella cosa e poi perché Amanda gli
metteva sempre il
broncio quando le faceva passare dei guai ed era una cosa che lui non
sopportava.
-
No, mammina, non ne ho idea. –
Peccato
solo che non avesse considerato il fatto di essere notoriamente un
pessimo
bugiardo. Quando mentiva non riusciva mai a sostenere lo sguardo della
persona
che aveva di fronte e finiva con l’agitarsi come un ossesso
rendendo evidente
la sua mancanza di sincerità.
E
in quella particolare circostanza guardava fisso i suoi piedi, si
tormentava le
mani ed era quasi del tutto sicuro di aver scritto
“bugiardo” in faccia.
-
Lo sai che le bugie non si dicono, vero Toby? –
-
Lo so, ma non sapevo cos’altro fare. –
-
Non dirò ad Amanda che sei stato tu a tradirla, non
preoccuparti, so quanto voi
due siate legati. –
Abbozzò
un sorriso sollevato prima di annuire.
-
Va bene, mammina, non voglio che lei si arrabbi con me. –
-
Non lo farà, tesoro, te lo giuro. –
Osservò
Parker mentre s’inerpicava sulla scaletta che conduceva
all’interno
dell’Espresso con un pizzico di nostalgia mista a invidia.
Anche lui non vedeva
l’ora di essere abbastanza grande per cominciare Hogwarts ed
era curioso più
che mai di scoprire in quale Casa sarebbe stato assegnato.
-
Senti già la mancanza di tuo fratello, campione? –
Alzò
lo sguardo verso suo padre e si strinse nelle spalle.
-
Un po’, ma in realtà vorrei solo partire anche io.
–
William
gli scompigliò affettuosamente i capelli.
-
Mancano solo due anni, Tobias, e presto anche tu sarai a scuola insieme
a tutti
gli altri Grifondoro. –
-
Credi davvero che potrei essere Smistato lì? –
chiese speranzoso.
-
Ne sono sicuro. –
-
Hai sentito Amanda? Io e te finiremo a Grifondoro proprio come la
mamma, il
papà e Parker. –
La
gemella lo fissò in silenzio senza dire una parola,
lasciandolo perplesso. Non
riusciva proprio a capire cosa avesse detto di male.
-
SERPEVERDE! –
Tobias,
appena unitosi al resto dei Grifondoro, sgranò gli occhi
quando sentì il
Cappello Parlante annunciare la collocazione di Amanda.
Incrociò lo sguardo di
Parker, altrettanto sconcertato, e poi cercò quello della
gemella.
La
vide avanzare verso la tavolata della sua Casa con un sorriso
compiaciuto
dipinto sulle labbra e prendere posto accanto a un gruppetto di ragazze
che era
stato smistato poco prima.
-
Capita anche nelle migliori famiglie di ritrovarsi un Serpeverde in
casa –
commentò una voce maschile che lo spinse a voltarsi verso la
sua destra
individuando tre ragazzini del primo anno che gli sorridevano
comprensivi.
-
Tobias, giusto? Io sono Daniel mentre questi due sono Edward e James.
–
Strinse
loro le mani, lasciandosi presto coinvolgere dall’argomento
che avevano
intavolato, certo che dopotutto le cose tra lui e Amanda non sarebbero
cambiate
solo per una questione di Casa opposta.
Harvey
camminava al fianco di Beatrix mentre avanzavano verso
i Tre Manici di Scopa, leggermente distaccati da Isabelle che
chiacchierava
animatamente con Sissy commentando chissà cosa.
-
Non è strano che quelle due vadano tanto
d’accordo? –
Beatrix
fece spallucce.
-
In realtà credo che abbiano in comune molto più
di quanto
sembra, a cominciare dalla non sopportazione del fratello. –
Harvey
sorrise amaramente ripensando ai racconti di Nicholas
sulla sua sorellina. Quei due erano i poli opposti eppure non riusciva
a credere
che avessero finito davvero con l’arrivare a non rivolgersi
nemmeno la parola.
-
Conoscevate suo fratello ai tempi della scuola? –
La
voce delicata di Foxglove l’interruppe.
Era
condita da una genuina curiosità. Del resto lei aveva
imparato a conoscerlo all’interno della vita carceraria, ma
Azkaban aveva il
potere di cambiare radicalmente le persone.
-
Sì, era nella mia stessa Casa anche se due anni
più avanti. –
-
Ed è sempre stato così … -
-
Fastidiosamente casinaro? – le venne in aiuto Beatrix
roteando gli occhi.
-
Già. –
-
A quanto ho potuto constatare io sì, ma è Harvey
l’esperto …
-
-
Diciamo che Nick è sempre stato un tipo da prendere in modo
rilassato –, chiarì il Grifondoro, - e se preso a
piccole dosi è anche
piuttosto piacevole. È un amicone. –
Foxglove
annuì, ma non sembrava particolarmente convinta di
quello che aveva sentito fino a quel momento, per poi cambiare
argomento con un
sorriso malizioso.
-
E voi due invece state insieme dai tempi della scuola o è
una cosa più recente? –
Vide
entrambi gli Auror arrossire come peperoni e bofonchiare
mezze frasi incomprensibili al genere umano.
-
Oh -, finse di aver fatto una gaffe involontaria, - non
avevo capito che eravate single. Beh, secondo me sareste una coppia
veramente
ben assortita … insomma tu sembri essere l’unico a
non essere terrorizzato
quando lei si arrabbia – concluse facendogli
l’occhiolino. Dopodiché li lasciò
lì a meditare sulle sue parole e allungò il passo
per raggiungere le due ragazze
che, ancora ignare di tutto, continuavano a conversare.
Vide
Charity separarsi dalle sue amiche e avanzare verso di lui con
un’espressione
strana impressa sul volto.
-
Ragazzi -, si voltò verso i tre amici, - ci vediamo
più tardi in Sala Comune. –
Poi
si avvicinò alla fidanzata, passandole un braccio attorno
alle spalle e
dirottandola verso una parte del corridoio più tranquilla e
riservata.
-
Cosa succede, Char? Hai una faccia piuttosto preoccupata. –
-
Devo dirti una cosa -, mormorò titubante, - e non ho la
minima idea di come
potresti reagire. –
-
È qualcosa di così grave? –
Nella
sua mente passarono centinaia di ipotesi, una più spaventosa
e struggente
dell’altra, ma s’impose di mantenere la calma
finchè Charity non si fosse
confidata.
-
Per dei ragazzi al quinto anno? Decisamente. Io … io ho un
ritardo di tre
settimane, Toby. –
Il
suo cervello impiegò qualche istante a registrare il
significato della frase.
-
Sei … intendi dire che sei incinta? –
Charity
annuì, mordendosi furiosamente il labbro inferiore, e di
riflesso la mano del
ragazzo corse ad accarezzarle dolcemente la pancia.
-
Faremo quello che vuoi. Se decidi di tenerlo lo terremo e se invece non
vuoi …
mi dispiacerebbe moltissimo, ma asseconderò la tua scelta.
–
-
Abbiamo quindici anni, Toby. –
-
Troveremo una soluzione, so che la mia famiglia ci aiuterà
di sicuro. –
-
E tu sei sicuro di volerlo? –
La
fissò dritta negli occhi con tutta la serietà e
la risolutezza di cui fu
capace.
-
Ti amo e amo già lui … o lei. Ce la faremo, te lo
prometto. –
Tenne
stretto il piccolo tra le sue braccia, cullandolo mentre le lacrime gli
solcavano il volto. Il piccolo Logan era nato ed era in perfetta
salute, ma
Charity non ce l’aveva fatta. Qualcosa era andata storta
durante il parto e lei
aveva perso troppo sangue, era deceduta pochi minuti dopo aver dato
alla luce
il loro bambino. Quel bellissimo bambino dal volto roseo e i grandi
occhioni
celesti che lo guardava agitando le manine verso di lui.
-
Papà ti ama, piccolo mio, il tuo papà ti ama
moltissimo e so che anche la tua
mamma da lassù ti ama nello stesso modo. –
Mentre
entrava nello studio della McGranitt, deciso a parlare con lei per
quanto
riguardava uno stage di Trasfigurazione estivo che gli aveva proposto
la
settimana prima, si rese conto che la donna non era al suo interno ma
in
compenso c’era un gruppetto di Serpeverde intente a
sgraffignare chissà cosa …
e tra loro c’era Amanda.
La
prese per un braccio, trascinandola fuori di lì come una
furia, mentre il resto
delle sue amiche scappava via nel terrore di essere denunciate alla
preside.
-
Si può sapere cosa diavolo ti dice il cervello? –
Sua
sorella resse il suo sguardo, le mani sui fianchi e
un’espressione di sfida
negli occhi chiari.
-
Stavamo solo facendo una ragazzata, non avremmo preso nulla di valore,
ti
preoccupi troppo Tobias. –
-
E tu non ti preoccupi mai abbastanza delle conseguenze delle tue
azioni. –
-
Disse il sedicenne con un figlio a carico. –
Trasalì
al sentire quella replica acida e mollò di scatto la presa
sul polso della
sorella, che al contempo pareva essersi resa conto di quello che aveva
appena
detto.
-
Toby … non intendevo dirlo in quel senso. –
-
Lo so. –
Amanda
si alzò leggermente in punta di piedi, abbracciandolo
stretto e scoccandogli un
bacio sulla guancia.
-
Prometto che non mi caccerò più nei guai.
–
Non
era brava a mantenere le sue promesse, Tobias lo sapeva bene, ma volle
comunque
crederle.
-
È passato un po’ di tempo dall’ultima
volta che ho visto
Sebastian – considerò Tobias mentre lui ed Ellis
uscivano dal negozio di
accessori per il Quidditch.
-
Già -, lasciò correre lo sguardo sul manipolo di
detenuti
prima di incrociare quello di Nacht, - tu hai visto per caso Wolf?
–
Il
biondo scosse il capo, la fronte aggrottata in modo
visibilmente perplesso, mentre Frost diede di gomito a Emer e le
indicò una
coppia che era stata fermata a pochi passi dalla stazione ferroviaria
del
villaggio.
-
Non ti sembra che siano loro due quelli? –
Emer
assottigliò lo sguardo, mettendoli meglio a fuoco, e poi
annuì.
-
Frost ha ragione, devono essere stati fermati mentre
tentavano di salire sul treno. –
Quell’affermazione
poteva significare solo una cosa: Sebastian
aveva provato ad aggirare il protocollo di sicurezza per aiutare Wolf a
evadere.
Ellis
imprecò sonoramente prima di lanciarsi in avanti seguita
dai suoi colleghi.
C’erano
due arresti da effettuare e la gita era drasticamente
terminata anzitempo.
-
Sei sicuro di volere essere tu a farlo? –
Tobias
annuì, prendendo in custodia Amanda e scortandola dritta
verso l’aula in cui si
sarebbe tenuto il suo processo.
Era
stato lui ad arrestarla ed era giusto che portasse avanti la cosa fino
in
fondo. Sua sorella camminava a testa alta, ignorandolo palesemente,
almeno
finchè non si ritrovò davanti alla porta. Fu
allora che si voltò verso di lui e
gli rivolse un sorrisetto ironico.
-
Avresti mai detto che sarebbe finito così, Toby? –
-
No, non avrei mai immaginato un epilogo del genere per noi due.
–
- Io invece ne ero certa.
–
Davanti
alla sua espressione perplessa chiarì: - Non te lo ricordi?
Sei sempre stato tu
il gemello buono. –
Spazio
autrice:
Salve
bella gente!
Purtroppo
siamo arrivati a un momento sempre molto triste per me visto che ogni
volta che
comincio un’interattiva prego che non accada ma puntualmente
è un evento che
drasticamente si ripresenta; sto parlando dell’eliminazione
di due personaggi
dal momento che i loro creatori sono scomparsi nel nulla già
da un po’. Nello
specifico si tratta di due maschietti: Wolf e Sebastian. Fortunatamente
non
scombina nulla a livello di rapporto numerico detenuti/auror, ma
ovviamente
comporta una riassegnazione dei ruoli di custodia. In altre parole Ink
da
adesso in poi sarà assegnata alla vigilanza di Beatrix.
Per
quanto riguarda il prestavolto di Nacht visto che in molti non sono
riusciti a
vederlo ho provveduto a provare a inserirlo nuovamente qui sotto e, nel
caso
foste curiosi, troverete anche la prestavolto di Amanda e quello di
Mulciber.
Inoltre
vi anticipo fin da subito che siccome Flame e Ash avevano lo stesso
numero di
preferenze nel prossimo capitolo sarà presente il flashback
dedicato al nostro
ragazzuolo pertanto vi chiederei di esprimere un voto di preferenza
solo per
quanto riguarda gli Auror tra i seguenti:
Harvey
Frank
Ellis
Infine
vorrei ringraziare immensamente Strige_LiW che ha messo a disposizione
la sua
bacheca pinterest semplificando di molto il mio lavoro di raccolta
immagini e
l’elaborazione degli aesthetics da parte della ragazza che se
ne occupa, e al
contempo vorrei farvi presente che ho creato una nuova interattiva e
che nel
caso foste interessati la trovate al seguente link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3824263&i=1
Per
ora è
tutto, vi auguro un buon fine settimana.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Nacht
Amanda
Brooks
Deimos
Mulciber