Videogiochi > Fallout
Segui la storia  |       
Autore: Hell Storm    25/02/2019    2 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Alle armi

Si udirono i tamburi della guerra

 

 

31/01/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Cimarron/P1/Livello amministrazione/Sala briefing

Ore 08:05

 

36°77’33.22”N 102°52’40.88”O

 

-È confermato. L’Orda ha iniziato a muoversi in massa tre ore fa verso ovest.-

Il tenente Wright stava illustrando le diapositive scattate dal satellite che Spectrum aveva acherato poco prima di abbandonare la sua base a Oklahoma City. Non avendo avuto molta scelta, e con il poco tempo a disposizione, ci eravamo dovuti accontentare di un satellite meteorologico. Un’arma orbitale sarebbe stata meglio, ma per lo meno le sue condizioni erano abbastanza buone, e a differenza di quelli più sofisticati non era protetto da difese informatiche troppo sofisticate.

Nella sala briefing si erano riuniti i membri più importanti della nostra armata. Capi squadra. Vice. La loro presenza era necessaria vista la gravità della situazione.

Le proiezioni mostravano una macchia chiara ingrandirsi nella zona dell'aeroporto. La macchia era la concentrazione di calore dovuta all’aumento delle unità nemiche sul posto. Mentre noi avevamo proceduto lentamente fino a Beacon City con l’Apollo, l’Orda aveva radunato i suoi mezzi e chiamato a raccolta tutte le sue truppe negli insediamenti sparsi per la Zona Contaminata. Le ultime tre diapositive mostravano che l’armata nemica aveva iniziato a muoversi verso ovest. Verso di noi.

-Dunque l’uccisione di Woden non è servita a niente.- Ne dedusse il colonnello.

-Così sembra signore.- Confermai.

-Stando al resoconto dei nostri analisti, il nemico ci supera di nove volte. E in più sembra che con loro ci sia qualcosa di molto grosso.-

Quest’ultima parte non fu affatto rassicurante. Neppure io riuscii a credere che l’Orda potesse contare su un’armata simile.

-È assurdo. Da dove sono usciti tutti quei predoni?!- Chiese esterrefatto Lopez.

-Lopez ha ragione. Non avremmo visto tutti i predoni dell’Orda alla T.O.S., ma non è possibile che dagli insediamenti e dalle strutture della città ne siano arrivati così tanti.-

-Eppure è così Red. -Ribadì Wright.- Sempre che non abbiano usato una qualche tecnologia di interferenza satellitare.-

-Ne dubito.- Ci informò Spectrum.

-E di grosso cosa avrebbero?- Chiese Grant.

-Non lo sappiamo con esattezza. Sembra una struttura mobile dalle cospicue dimensioni presente al centro della formazione. Per adesso sappiamo solo che è immensa e che emana molto calore. I nostri analisti ci stanno ancora lavorando.-

-Potrebbe essere la macchina di cui tutti parlavano mentre eravamo alla T.O.S.- Aggiunsi.

-Che tipo di macchina?- Mi chiese Green, il mio vice.

-Non siamo riusciti a capirlo. Abbiamo solo scoperto che l’Orda la stava costruendo in segreto e che per Woden sarebbe stata una grande risorsa.-

-Roland, i nostri stanno captando una strana trasmissione in superficie.- Ci informò Spectrum.

-Una trasmissione?-

-Si, sul canale della guardia nazionale. Un certo “Cerbero” chiede di parlare con quella che ha cotto al forno … Motor-Hog?-

-Cerbero? È Nolan, il vice comandante della Legione dell’Ordine.- Spiegai.

-Chi?- Mi chiese il colonnello.

-Un ex membro della guardia nazionale. Mi creda signore, è la cosa più vicina ad una persona normale che io abbia visto tra tutti quei predoni.-

-Starà cercando di rintracciarci per i suoi.- Ipotizzò il caposquadra della squadra Iris.

-No, lo sanno già dove siamo.- Lo contradisse Spectrum. -Posso comunque far rimbalzare il nostro segnale su un ripetitore piazzato a dodici miglia da noi. Nel caso la teoria di Lopez fosse fondata.-

-Signore, lo so che è un nostro nemico, ma il fatto che voglia parlare con me di persona mi suggerisce che forse non lo stia facendo con il consenso dei suoi superiori.-

Baker valutò accuratamente la mia idea. D’accordo che ormai il nemico aveva scoperto la nostra posizione, ma avere contatti con un predone per il quale io sola avevo garantito, era pur sempre una cosa fuori dall’ordinario.

-Appena Doc percepisce anche la più piccola anomalia, chiudiamo ogni contatto. Chiaro?-

-Si signore.- Gli risposi.

Il Dr Spectrum attivò il viva voce della sala e il proiettore di ologrammi iniziò a mostrare i grafici del segnale e delle frequenze.

-Sono … Cerbero … parlare …-

-Tenente si può fare qualcosa per il segnale?- Chiese il colonnello.

Wright provò a migliorare la comunicazione usando il terminale della sala briefing. Il segnale migliorò abbastanza da non sentire più le solite interferenze dovute alle radiazioni.

-Nolan, sono quella che cerchi. Mi ricevi?- Chiesi cercando di non tradirlo nel caso ci fosse qualcun altro all’ascolto.

-Oh Rocket, grazie a Dio. Temevo che di parlare da solo.-

-Attento! Potrebbe esserci qualcun altro all’ascolto.-

-Non temere. Sto usando la HIN del mio vecchio reparto. Se qualcuno si mettesse ad ascoltare, qui si accenderebbero una decina di spie.-

Doc provvide anche a mostrarci uno schema olografico della HIN. Un grosso camion blindato a sei ruote con un set di antenne sopra al tettuccio per le comunicazioni a lungo raggio. Doveva essere in movimento visto il rumore del motore in sottofondo.

-Comandante Nolan. Sono il comandante in capo di coloro che voi conoscete come i Fondatori.- Intervenne il colonnello. -La avverto che non sono molto tranquillo riguardo a questa conversazione. Dichiari le sue intenzioni alla svelta o mi vedrò costretto a chiudere le comunicazioni.-

-Mi perdoni signore. Volevamo avvisarvi che Woden è ancora vivo.-

-Cosa?!- Chiesi stupita.

Anche gli altri rimasero sbalorditi da quella notizia.

-Non è morto. È vivo e ora sta venendo a reclamare la sua vendetta.-

-Com’è possibile Nolan. Mi avete visto tutti ucciderlo nell’Arena.-

-Ti ricordi la pozza tossica in cui l’hai fatto cadere? Beh, lo ha trasformato in un mutatore.-

-Aspetta! Woden è diventato uno di quei cosi? Ed è cosciente?- Gli chiese Doc sconcertato.

-Si. E ora l’Orda lo venera ancora più di prima.-

-Dai avanti. È impossibile.- Affermò Rita.

-Sentite! Io lo so che per voi può sembrare assurdo, ma è vero! Ha ucciso Clark, ripreso il pieno controllo dell’Orda, infettato i ghoul e ora ci sta portando tutti da voi!-

-Ha infettato i ghoul?- Chiese Wright guardandoci confuso.

-Ha sottomesso tutti i mutatori in città e gli ha usati per infettare i ferali nei paraggi. Secondo alcuni è rinato come un dio. Altri credono che i mutatori lo abbiano scelto. Io non so a cosa credere, tranne che adesso c’è un oceano di ghoul spruzza acido che esegue i suoi ordini.-

-Questo spiegherebbe come abbiano fatto a creare un’armata così immensa.- Fece notare Doc.

-Ma è possibile? Può controllare tutti quei ghoul?- Chiesi a Doc.

-Se è riuscito a diventare un mutatore, allora tutto è possibile.- Mi rispose lo scienziato. -Forse la sua condizione di splendente ha agito in modo anomalo sulla sua mutazione. Lo si potrebbe definire un miracolo dell’evoluzione, anche se causato dalle radiazioni.-

-E c’è anche la piattaforma mobile pesante.- Continuò Nolan. -I nostri esploratori devono averla trovata in un centro aerospaziale nella Zona Contaminata. Woden ci aveva messo metà dei nostri tecnici al lavoro tre settimane fa. Ora è pronta all’uso e al centro del nostro convoglio.-

-A quale scopo?- Domandò il colonnello.

-Da quanto ho capito, l’hanno modificata con attrezzature minerarie e industriali. Ora ha una torre mineraria al centro e diverse scorte di prolunghe per la trivellazione. Lo chiamano il Burglar.-

-Mio Dio. Vogliono raggiungerci perforando la roccia.- Ne dedusse Spectrum. -Se perdiamo il forte, le nostre porte saranno del tutto inutili. Con le trivelle potranno sbucare in qualsiasi livello.-

-Hanno anche un …-

-Nolan! Sta arrivando una guardia!- Lo interruppe qualcuno in sottofondo.

-Arrivo, arrivo! Rocket, lo so che ci hai già risparmiati una volta. Ma ti prego, uccidi Woden una volta per tutte e liberaci. Non vogliamo essere tutti quanti suoi schiavi.-

Nolan chiuse la trasmissione, e noi restammo ad ascoltare il fruscio dell’etere.

-Che si fa adesso?- Domandò Grant.

-Emanate a tutti l’ordine. Passiamo all’allarme generale di livello uno. Prepararsi per l’assedio.-

 

 

02/02/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Cimarron/Fort Boise/Gate1

Ore 20:10

 

36°77’33.22”N 102°52’40.88”O

 

Era la prima volta che il circo veniva in città. Per modo di dire ovviamente. L’Orda aveva montato un campo base provvisorio a sudest di Boise City. Un centinaio di tende di varie dimensioni raggruppate in un piccolo angolo di deserto fuori dalla portata della nostra artiglieria più potente.

La cara vecchia Boise era al sicuro comunque. Neppure il più pazzo tra i devoti vi si sarebbe addentrato dopo che i nostri genieri l’avevano disseminata di mine. Lo stesso valeva per il nostro perimetro est, nord e ovest. Solo a sud eravamo stati costretti a lasciare libero il campo. Sia per questioni strategiche, che di risorse. Il numero di mine a nostra disposizione non era mica infinito. A preoccuparci però, era la mandria di ghoul che Woden aveva radunato ad est e sud del suo campo. Migliaia di infetti illuminavano il deserto in lontananza come un tramonto malaticcio e morente.

Noi invece ci eravamo preparati in modo impeccabile. Usando una trivella per l’ampliamento del P1, avevamo scavato una lunga trincea appena oltre le mura difensive. Questa avrebbe garantito una doppia protezione ai nostri soldati, che a differenza dei nemici, se ne sarebbero potuti stare accovacciati sparando su chiunque avrebbe avuto il fegato di assaltarci frontalmente in quel campo aperto. All’interno delle mura avevamo posizionato un quarto del nostro arsenale e dispiegato le migliori armi custodite nel Vaso. Quelle collaudate per lo meno. Cose come torrette gauss, batterie antiaeree di precisione, torrette automatizzate e ben sedici armature atomiche apophis. Più tutti i blindati e i carri armati che sarebbero riusciti a muoversi liberamente per le vie del forte. Il nostro unico punto debole era l’artiglieria. Gli obici più potenti coprivano solo metà della terra di nessuno che ci separava dall’Orda. E i cannoni sperimentali di Doc sparavano solo un tipo di speciali proiettili perforanti. Precisi, potenti e … pochi. Tra il non aver ricevuto dei calibri a lunga gittata prima delle bombe, o il non aver fatto assemblare ai tecnici di Doc più proiettili speciali, non so quale fosse stata la cosa peggiore. Di sicuro, se fossimo sopravvissuti, avremmo dovuto recuperare dei cannoni più potenti nella Zona Contaminata.

Comunque, sommando le unità di Fort Boise, la nostra aviazione, i guerrieri della tribù, il branco dei deathclaw, la Resistenza di Oklahoma City, i superstiti salvati dalle squadre di esplorazione nella Zona Contaminata e tutti gli schiavi fatti evadere dal Recinto, il nostro schieramento contava ben duemilaquattrocentootto effettivi. Di questi, milleottocento avrebbero atteso nel P1, duecento avrebbero difeso l’interno delle mura e i restanti quattrocento si sarebbero sparpagliati lungo la trincea che circondava le quattro mura.

E per finire, ogni soldato in superficie e nel livello della sicurezza, ricevette il suo personale Pip-Boy 3000. Centinaia di Pip-Boy erano stati recuperati dalla sede Vault-Tec ad Oklahoma City settimane prima del nostro arrivo e poi trasportati dai vertibird a difesa dell’Apollo nel viaggio di rientro. I sodati nelle armature atomiche o appartenenti alla divisione di robotica ricevettero i Mark IV, in quanto capaci di collegarsi direttamente alle armature o ai robot tramite la loro spina. Gli altri ricevettero invece i normali 3000. Più comuni, ma comunque efficienti. Con il sistema V.A.T.S. le capacità di combattimento di ogni nostro soldato sarebbero migliorate almeno del sessanta percento. Non male per degli sporchi indegni.

-Qualcuno lo vede?- Chiese uno dei miei agenti studiando l’orizzonte alla ricerca del Burglar.

-È ancora troppo lontano giovane.- Lo informò Green studiando la mappa sul suo Pip-Boy. -Preoccupati dei ghoul infetti.-

L’Orda aveva lasciato indietro il Burglar per velocizzare l’avanzata. Tempo ventiquattr'ore però, e alla festa sarebbe arrivato anche lui.

-E ognuno di loro avrebbe un fucile d’assalto cinese?- Chiese una vedetta.

-No. Solo gli apostoli e alcuni demoni. I devoti hanno armi artigianali in generale.- Gli rispose Tony.

Chiunque lo avesse voluto, si era messo sulle mura o sui tetti degli edifici più alti a guardare il campo nemico. Una piccola concessione del colonnello per chi da li a poco avrebbe combattuto.

-Lootah, tre conigli a centosessanta gradi. Duecentotrenta iarde.- Disse Marion alla radio.

-Visti.-

L’Orda aveva passato la maggior parte del suo tempo a mandare ricognitori e sabotatori verso le nostre mura. Piccoli gruppi composti da demoni fantasma e devoti detonanti. Una delle classi di devoti più “devoti” a Woden e impediti nel combattimento. La loro unica vera capacità era farsi saltare in aria come dei kamikaze. Contenti loro.

Ma ai nostri visori notturni non sfuggiva niente. Da quando quel banale tentativo di infiltrazione era iniziato, l’Orda aveva perso più di cinquanta predoni. In gran parte grazie a Lootah e alla sua mira.

-Marion, Bud. Nostro padre ci vuole vedere.- Li chiamò Russell dalla strada sottostante.

-Arriviamo.- Gli rispose la sorella avvicinandosi alla scaletta di metallo che collegava la passerella delle mura al terreno. -Bud? Non vieni?-

-Ho da fare.- Gli rispose il fratello maggiore continuando a scrutare l’orizzonte con il binocolo.

-Dai Bud. Non fare così.- Lo pregò Marion.

-Muovi il culo Bufalo d'Acciaio.- Continuò Russell.

-No! Ho detto che ho da fare! Posso restare qui con i miei amici!?-

-Bud. È pur sempre tuo padre.- Gli ricordò Isaac.

-È stato lui a non chiamarmi più dopo il mio arruolamento. Non ha mai risposto alle mie lettere dal fronte. E non è neppure venuto a trovarmi quando ero in cella. Se voleva chiedermi scusa poteva farlo prima che le bombe distruggessero il mondo e imparare ad usare un fucile diventasse più importante di trovare un lavoro sfigato in una qualche multinazionale.-

Russell e Marion attesero speranzosi di vedere il fratello convincersi ad andare con loro, ma Bud non diede segno di cedimento. Eppure, il mio analizzatore sonoro non percepiva odio o rabbia nella sua voce, ma dolore e frustrazione. Sapeva che stava sbagliando, ma era troppo fiero per ammetterlo.

-Mi vergogno di te Bud.- Intervenne Nick, sorprendendo tutti i presenti. -Tuo padre vuole parlarti prima che l’Orda ci faccia il culo e tu ti rifiuti di vederlo.-

-Sentite … io ci ho provato! Ho provato a legare di nuovo con lui in questi mesi. Ma non ha funzionato. Ogni volta che provavo a parlarci mi ha sempre contraddetto. Magari dovremmo spingere la nostra gente ad arruolarsi nelle forze armate della base? No Bud, sarà ognuno dei nostri a scegliere il suo sentiero. Hey papà che ne dici passare qualcuna delle tue idee al Dr Spectrum per migliorare il nostro arsenale? Ho già fornito quello che serviva per migliorare le vite di tutti. Di armi ne abbiamo già abbastanza. Papà mi prometti che non ti metterai più a creare droghe fatte in casa per far parlare i mistici spiriti del futuro con Red rischiando di provocarle un overdose? Tranquillo figliolo, hai la mia parola che non ne produrrò più.-

Bud stava buttando fuori tutta la sua rabbia, ma negare a suo padre un’ultima chance proprio in quel momento, non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose.

-Mi dispiace, ma io con mio padre non ci parlerò mai più.-

-Lo sai chi non non parlerà mai più con suo padre? Io non parlerò mai più con mio padre.- Lo contradisse Nick. -Isaac non parlerà mai più con suo padre. Amelia. Tony.-

-Mai avuto.- Lo corresse Tony.

-E Red? Cazzo lei il suo l’ha perso appena l’altro giorno. Tu sei l’unico tra di noi che in questa vita può ancora parlare con suo padre. Eppure ti rifiuti di farlo.-

Non riuscivo a crederci, ma Nick, l’infantile meccanico cocco di mamma, stava facendo la predica a Bud, uno dei soldati più grandi tra le nostre forze. E che predica.

-Fa come vuoi Bud. Ma la prossima volta che il Grande Spirito o la Divina provvidenza ti offre un dono simile, evita di sputarci sopra. Specialmente davanti agli occhi di tutti.-

Nessuno disse più nulla. Solo Lootah pensò a rompere il silenzio nell’aria con due colpi di fucile. Imbarazzata per la gaffe di Bud simulai dei colpi di tosse con il mio emettitore vocale. Isaac si allontanò lungo la passerella fischiettando un motivetto come a fingere di non aver sentito nulla. Trinity giocherellò con la radio del suo Pip-Boy cercando di sembrare occupata. Due miei agenti seduti sul tetto della guardiola del Gate1 commentarono la scena a bassa voce.

Sentendosi un idiota, Bud sbuffò rassegnato e dopo aver passato il binocolo a Tony, iniziò a scendere anche lui la scaletta.

-Contenti?- Ci chiese dopo essere arrivato a terra.

-Caspita Rodriguez. Da te non me lo sarei mai aspettata.- Si complimentò Amelia.

-Gli serviva solo una spinta motivazionale.-

-Sorvegliante.-Disse qualcuno per radio. -Siamo pronti a cominciare.-

-Bene. Passiamo alla diplomazia.-

 

 

-AH AH AH AH!!! Avreste dovuto vederlo quel perdente mentre lo fagocitavo un pezzo alla volta.-

Woden rideva e scherzava con la sua corte sotto alla tenda cerata della tenda più grande, ma ad eccezione di Sheamus, il giullare di Woden, nessuno rideva. Almeno non veramente. Il suo stile d’intrattenimento era passato da nobile pazzerellone con manie di grandezza e sfumature di schizofrenia maniacale, ad assassino degenerato con il pallino per l’assorbimento della materia organica. Perfino Brutus cominciava ad averne abbastanza di storie su persone liquefatte vive. Specialmente a tavola.

La grande tenda di Woden si trovava al centro dell’accampamento, circondata da predoni, blindati e una decina di ASAM sparse per tutto l’accampamento che con i loro razzi antiaerei avrebbero tenuto alla larga qualsiasi velivolo nemico.

La corte si era riunita al lato esterno di un lungo tavolo curvo imbandito di tutte le pietanze possibili. Woden sedeva sul suo nuovo trono di ferro, ingurgitando interi piatti di carne cruda.

-Comandante Garth! Non avete toccato cibo!-

-Perdonatemi mio signore, ma oggi non ha tanta fame.-

Garth non mentiva. Il ricordo delle concubine che Woden aveva assorbito durante il tragitto per saziarsi avrebbe tormentato i suoi pasti per settimane. Anche per il comandante della Legione Bianca era stato troppo vedere un intero harem essere liquefatto.

-LORD WODEN! LORD WODEN!- Urlò un devoto giungendo dentro la tenda a gran velocità.

-Che c’è figlio mio?- Chiese Woden assicurandosi che l’inchino del predone non fosse come quello dell’insolente che quella stessa mattina aveva finito col diventare la sua colazione.

-SPIRIT! LO SCERIFFO ROSSO!!! È AL NOSTRO PERIMETRO CON UN EYEBOT, UN UFFICIALE E QUEL MOSTRO DI MECHANICK! CHIEDE UDIENZA!-

Woden restò a fissare il predone con sguardo enigmatico. Nessuno dei suoi comandanti sapeva quale sarebbe stata la sua reazione a quella notizia.

-Portateli da me. Assicuratevi che non abbiano armi e passateli con i contatori geiger. ORA!-

Dopo che il predone fu uscito dalla tenda, Woden non disse più nulla. Restò fermo sul suo trono a fissare l’entrata in uno stato di apparente calma. Nolan, seduto alla sua destra, pote notare qualche piccolo accenno di tensione.

Quando finalmente feci la mia comparsa, Woden ebbe un lieve sussulto. Nulla in confronto ai suoi comandanti, che vedendomi a pochi passi da loro, in compagnia del temuto MechaNick in esotuta atomica d’assalto personalizzata, si prepararono al peggio. A giudicare dalla faccia Sheamus doveva essersi sporcato le mutande.

A spaventarli non ci pensò solo la mia stazza, ma anche il mio nuovo abito da ranger del deserto. Pantaloni in pelle, camicia rossa a quadri, scarponi con la punta d’acciaio, guanti senza dita, un lungo spolverino in pelle marrone intonato ai pantaloni e un iconico cappello da cowboy. Tutto trattato da Spectrum per renderlo resistente come la tuta che mi era stata data al mio risveglio. Quella però era priva di anima.

Le uniche cose che mi mancavano erano le fibbie e le armi. Per passare i checkpoint dell’Orda mi ero riguardata dal presentarmi armata. Lo stesso valeva per il colonnello Baker, Nick e Doc. L’uomo era in uniforme da ufficiale, lo scienziato si era fatto smontare la sua arma laser e Nick aveva solo la sua esotuta.

-Certo il fegato non gli manca.- Ironizzò il tenente Marshall.

Woden però non lo badò. Lui continuò a fissarmi impassibile. E lo stesso feci io, esaminando centimetro per centimetro la sua nuova forma.

Di tutti i mutatori che avevo visto, Woden era forse quello più simile ad un umano. Non aveva tentacoli o malformazioni. Era diventato un golem di circa un metro più alto rispetto a me, palestrato, verdastro, con quattro dita per mano, la testa calva, gli occhi di un verde splendente e zero genitali. Infatti la prima cosa che notai fu la sua mancanza di indumenti. Forse ciò era dovuto alla notevole quantità di calore che il suo corpo sprigionava.

Un’altra cosa che notai fu l’assenza di Jackson. Che fine aveva fatto quel topo di fogna?

-Ecco il più grande criminale pluriomicida della storia americana.- Affermai riferendomi a Woden.

-Rick Snyder?- Domandò Nick.

Io lo guardai per un attimo confusa. Chi cavolo era Rick Snyder?

-È da un po' che non ci vediamo … Trevor.- Disse il colonnello.

-Anche troppo … Roland.- Gli rispose Woden senza togliere lo sguardo da me. -Che cosa volete? E dove avete messo il mio Apollo?-

-Lo abbiamo sgonfiato e portato nel nostro bunker.- Gli rispose Nick.

Bruciare tutto quell’idrogeno sarebbe stato uno spreco, e i componenti del dirigibile sarebbero potuti tornarci utili un giorno.

-Siamo venuti qui per chiedere la vostra resa totale e il ritiro delle vostre truppe.- Affermai.

Nessuno dei comandanti mi rispose. Non per rispetto, ma per paura. Sapevano che i Fondatori non andavano sottovalutati.

-Spiacente, ma il vostro annientamento è il primo gradino della scala che condurrà la mia gente alle porte di un nuovo Eden. Un Eden puro. Un Eden americano.-

-Ed esattamente come funzionerebbe questa scala. É composta da pile di innocenti trucidati e disperati mandati al macello?- Chiese ironicamente Doc.

-Come osi rivolgerti in questo modo al nostro glorioso leader ferro vecchio?!- Lo sfidò il Dr Jarvis.

-Oh, perdonatemi. Non sapevo che a tavola ci fossero anche i premi Nobel per la follia.- Lo schernì Spectrum.

-Non osare parlarmi in questo modo. Tu che guardi gli altri con superficialità e trasparenza!-

-Perdonate il mio ex allievo, ma il Dr Jarvis ce l’ha ancora con me per una bocciatura ad un’esame che lo ha marchiato a vita come “scienziato privo di etica”.-

-Il mio studio sui traumi da elettro shock avrebbe potuto far progredire la conoscenza dell’uomo sui limiti del dolore umano di decenni.-

-Presentare una tesina con riferimenti ai peggiori crimini contro l’umanità non è scienza. È follia.-

-Sarei potuto diventare più famoso di Stanislaus Braun!-

-La cosa non mi stupisce. Anzi sareste stati una coppia fenomenale!-

-Avrei potuto entrare al Big MT se non ….-

-BASTA!!!- Tuonò Woden sbattendo i pugni sui braccioli del suo trono e facendo trillare il mio contatore geiger.

Il suo capo scienziato quasi se la fece addosso e lo stesso valse per gli altri comandanti.

-Questa pagliacciata mi ha stancato.- Continuò Woden con tono più calmo, ma sempre minaccioso.

-Pure a me.- Lo sfidai. -Ora scegli mostro. Arrenditi e avrai salva la vita. Combatti e morirai.-

Woden mi rispose con una flebile e sinistra risata. Non sembrava molto propenso ad arrendersi.

-Scelgo la seconda Rocket.-

-Peccato. Avremmo preferito non farvi il culo.- Affermò il colonnello. -Ora scusateci, ma dobbiamo proprio andare. Le difese non si preparano da sole.-

-Come? Ve ne andate di già? Peccato. Perché io volevo invitarvi a cena. GUARDIE!!!-

Come delle saette, nella grande tenda piombarono decine di demoni armati e corazzati con il meglio che l’Orda avesse a sua disposizione. Eravamo caduti in un imboscata, ma anche noi avevamo il nostro asso nella manica da giocare.

-Uccidere dei messaggeri? Un colpo un po basso Trevor.- Affermò Baker spavaldo.

-Scusatemi, ma non posso permettere che delle celebrità come voi mi sfuggano dalle mani.- Disse Woden facendo colare del muco acido dalle sue mani. -Ora se non vi dispiace, inchinatevi, così che io possa smaltirvi nel modo più facile e indolore possibile.-

-I Fondatori non si inchineranno mai ad un tiranno.- Gli rispose Nick.

-Vieni a prenderci di persona cazzone.- Dissi un attimo prima della detonazione.

Contro ogni previsione di Woden e degli altri predoni, i nostri corpi esplosero in una tempesta di scintille. Quando il fumo si diradò tutti erano ancora vivi, ad eccezione dei tre pupbot creati da uno dei team di ricerca nel P1 e dello sfortunato eyebot. Tre robot bipedi di varie grandezze, con dei proiettori olografici che ne mascheravano l’identità proiettando i tratti dell’utilizzatore.

Prevedendo che Woden non ci avrebbe lasciato andare, avevamo pensato di usare quei fantocci robotici per ingannare lui e le sue guardie. La ciliegina sulla torta? Impostare le batterie a fissione, che alimentavano i tre pupbot e l’eyebot, per farli andare in corto circuito al momento della disconnessione. Sarebbe stato meglio metterci anche qualcosa di più potente, ma dell’uranio avrebbe fatto sicuramente squillare tutti i contatori geiger delle guardie. E poi, avremmo rischiato di uccidere il nostro informatore seduto a fianco del mutatore.

Lo scherzetto comunque ebbe l’effetto sperato, visto che Woden ruggii talmente forte da farsi sentire fino alle nostre mura.

-E adesso?- Chiese Nick uscendo dalla capsula mnemonica che comandava il suo pupbot.

-Adesso aspettiamo.- Gli rispose il colonnello.

 

 

03/02/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Cimarron/Fort Boise/Mensa

Ore 18:08

 

36°77’33.22”N 102°52’40.88”O

 

Il cielo non era tanto scuro, ma le nubi radioattive celavano ancora il sole prossimo a tramontare. Dopo aver dato un ultimo saluto a Zack, Willy e Carl, io e i miei compagni ci eravamo riuniti al bancone della mensa del forte. In quell’esatto punto, poco più di tre mesi fa, avevamo festeggiato la mia nomina a Sorvegliante. E sempre in quell’esatto momento, tutto aveva avuto inizio.

-Chi mai avrebbe pensato che le cose sarebbero andate a finire così?- Si chiese Amelia.

-Se non fosse stato per le bombe, a quest’ora ce ne staremmo tornando a casa dopo il lavoro.- Feci notare.

-Se non fosse stato per le bombe, la mia mensa non sarebbe stata trasformata in una casa matta.- Aggiunse critico George, il Mr Handy addetto alle mensa.

Lui e quasi tutte le unità robotiche del bunker erano state mandate in superficie per assistere i soldati in battaglia. Anche il più insignificante eyebot ricognitore avrebbe fatto la sua parte.

Quando la porta d’entrata si aprì, Bud entro in mensa sorridente e con gli occhi rossi.

-Dunque?- Chiesi passandogli una bottiglia di birra.

-Io e mio padre abbiamo parlato. Lui e gli anziani mi hanno nominato nuovo capo.- Ci informò Bud asciugandosi una lacrima.

-Fantastico!- Si complimentò Tony.

Anche gli altri presenti nella mensa udirono l’annuncio. La notizia avrebbe fatto il giro della base in poco tempo.

-Hai visto che alla fine il vecchio ha riconosciuto il tuo valore.- Dissi battendogli il cinque. -I tuoi fratelli l’hanno presa bene?-

-Certo che si. Credimi. Quella del Capo tribù non è una posizione facile come quella di un re. Devi agire in base al volere della tua gente e rappresentarla con fierezza. Più che un’onore è un dovere.-

-Quindi da adesso possiamo chiamarti Grande Capo Bufalo d’Acciaio?- Gli chiese Nick.

-Primo. No, voi mi dovete chiamare Bud. E secondo. Grazie Nick. Se non fosse stato per te avrei fatto lo sbaglio più grande della mia vita.- Disse l’indiano alzando la sua bottiglia per brindare.

-Augh Bud!- Gli rispose Nick alzando la sua bottiglia di Nuka-Cola Wild.

-Augh è uno stereotipo che solo la mia gente può usare.- Lo informò Bud con tono freddo e sguardo minaccioso. -Vedi di non dimenticartelo.-

-Okay.- Si scusò timidamente il meccanico abbassando la bottiglia.

-Red, hai un momento?- Mi chiese il colonnello via radio. -Avrei bisogno di parlarti.-

-La raggiungo subito signore. Scusatemi, ma mi chiamano alla radio.-

-Vengo con te. Voglio ricontrollare alcune bobine di tesla.- Disse Doc seguendomi fuori.

L’aria non era più tanto fredda come un mese fa. Certo sarebbe stato meglio se il sole non fosse ancora coperto, ma finalmente la temperatura era tornata quella di prima delle bombe, e della poca neve caduta a dicembre non era rimasto neppure un rimasuglio.

-Non sei qui per le bobine? Ho controllato le trappole già quattro volte, e i tuoi sensori sono gli unici che possono tenere testa ai miei. Se sei qui è per un altro motivo.-

-Noto con piacere che la tua capacità di giudizio e il tuo intuito sono migliorati.- Si complimentò Spectrum. -Comunque si. Volevo porgerti le mie scuse Red. Per quello che ti ho fatto passare.-

-Tranquillo Doc. Lo so che non è colpa tua. Più che altro, mi dispiace per Doriane.-

-Se solo mi avesse avvisato. Mi sarei sacrificato io al posto suo.-

Il tono dello scienziato era mutato. La perdita di Doriane lo aveva colpito più di quanto avessi potuto immaginare.

-Lo so Doc. Doriane ha agito per conto suo. Non devi odiarti per essere rimasto vivo. Ancora però non capisco perché Doriane l’abbia fatto. Perché sacrificarsi così senza cercare una soluzione.-

-Negli ultimi due anni aveva iniziato a percepire dei cali di tensione nei suoi circuiti. Da come ne parlava, sentiva che prima o poi si sarebbe spenta anche lei.-

-Stava morendo.- Pensai.

-E con il poco tempo a nostra disposizione, neppure i suoi circuiti sono riusciti a trovare un’altra soluzione. Se avessimo tardato ancora di poco, dubito che il tuo Trasferimento sarebbe riuscito. Comunque, tra non molto, temo che anch’io dovrò lasciarvi.-

-Come scusa?!- Chiesi pensando di aver capito male.

-Anch’io ho usato parte della mia energia per sostenere il tuo Trasferimento. Inoltre neppure io sono più quello di un tempo. Ancora qualche anno, e di me non resterà altro che dei ricambi per eyebot.-

-Mi dispiace Doc. Veramente.-

-Disse la ragazza che si è fatta ammazzare dal robot che per mesi le ha mentito.- Scherzò Doc.

Poi il Dr Spectrum si materializzò davanti a me sotto forma di ologramma. L’ologramma di Doc mi porse la mano con un’espressione felice. Io gli risposi stringendogli la mano in segno di amicizia. Le nostre due entità si percepirono a vicenda, rendendo quella stretta di mano tra ologramma e braccio robotico identica a quella tra due persone in carne e ossa.

-Un ultima cosa Red.- Disse Spectrum un attimo prima di andarsene per la usa strada. -Che cosa ti hanno mostrato le tue visioni?-

Le visioni. Non ne avevo ancora parlato con nessuno. Fatta eccezione per Doc, nessun altro avrebbe potuto capirne l’importanza.

-Ho visto le guerre. I mostri che le avrebbero iniziate. E gli eroi che le avrebbero terminate.-

Lo scienziato non disse altro. Dopo aver annuito un paio di volte, spense il suo proiettore di ologrammi e in silenzio volò verso la pista dell'aeroporto.

Separatami da Doc, continuai a camminare verso la caserma del forte. Da li i nostri tecnici avrebbero coordinato le difese, fino alla fine della battaglia o ad una possibile ritirata strategica. Lungo il cammino incontrai Anson Bennett, l’ex meteorologo fuggito con noi da Peaceful Refuge e diventato subito dopo il nostro presentatore televisivo. Con lui c’era la sua compagna di disavventure Zoe Jankowski, soprannominatasi Zoe the Queen, e divenuta nello stesso periodo la nostra conduttrice radiofonica preferita. In quel momento stavano allestendo un piccolo studio televisivo dietro ad una barricata.

-Anson. Che ci fai da queste parti?- Gli domandai.

-Se questo sarà l’ultimo vero grande scontro dell’esercito americano, voglio registrarne ogni momento. Stiamo facendo la storia Rocket. E non sarò di certo io a farla dimenticare.-

Mentre tutti pensavano all’imminente scontro, Anson si impegnava per assicurare ai posteri una memoria di ciò che noi stavamo compiendo per salvare l’umanità. Dubitavo che tra l’Orda ci fossero dei veri reporter di guerra pronti a filmare ciò che le legioni di Woden avrebbero fatto da li a poco. Anzi, sinceramente non penso neppure che tra di loro ci fosse qualcuno in grado di scrivere.

-E tu Zoe? Anche tu sei qui per la battaglia?- Chiesi alla radiofonista.

-Battaglia? Quale battaglia? Io sono qui fuori per farmi di mentats e day tripper. Ci sono i saldi.-

Non sapevo se Zoe stesse scherzando. I medici avevano distribuito medicinali di tutti i tipi ai soldati, e qualche dose poteva essere finita in mani sbagliate. Anson però mi suggerì di lasciar perdere. Forse Zoe stava solo scherzando.

Dopo aver salutato Zoe e Anson e aver fatto loro i miei migliori auguri, incontrai anche il Dr Watson. Il cerebrobot, armato con una mitraglietta laser RCW, stava pattugliando le strade con due sentinelle robotiche. Watson si complimentò con me per le mie recenti imprese e per il mio nuovo corpo. Io lo ringraziai per l’aiuto datomi nel risolvere il caso del Gold Circle.

Poi toccò ad un gruppo di membri della Resistenza. Vollero porgermi le loro condoglianze per la perdita di mio padre. Se non fosse stato per lui, quei cinque sarebbero morti nell’edificio in cui si erano rintanati per sfuggire ad una mandria di ghoul. Non ero la sola a far vivere il ricordo di mio padre.

Giunta nei pressi di un parcheggio per i mezzi, trovai Naalnish e il suo branco riunito attorno ad un grosso falò da campo. Con loro c’erano anche il vecchio capo Brian, Marion, Russell e molti altri guerrieri della tribù. Nell’aria si respirava un’aria di festa.

-Hey, Red! Vieni a scaldarti qui con noi!- Mi chiamò Marion.

Passando in mezzo ai deathclaw non provai molto timore. Certo i loro denti sporgenti e gli artigli affilati continuavano a mettermi una certa agitazione. Ma guardandogli meglio negli occhi vidi gli sguardi di tante anime pure. Perfino Karugh non mi spaventò quando gli passai vicino. Anzi, al suo fianco trovai anche Atom. Pur essendo diventato di metallo e un tantino più grande di prima, il cane aveva mantenuto quella bizzarra amicizia con il deathclaw gigante.

Superato il cerchio di deathclaw, mi unii agli indiani radunati attorno al falò, intenti a conversare e a mangiare carne di manzo cotta sul fuoco. Alcuni stavano studiando i Pip-Boy appena ricevuti. Fu bello partecipare a quel “raduno” tra umani e bestie. Li si respirava un’aria di festa e speranza.

-Ho sentito del grande annuncio. Sono felice che lei e Bud abbiate fatto pace.- Dissi a Brian.

-In tempi come questi, uomini come Bud sono ottimi capi e grandi saggi. Negargli il suo destino, sarebbe stato anche peggio del negargli le mie scuse per essere stato cieco per così tanto tempo.-

-È stato un onore assistere alla nascita di un nuovo capo.- Disse Naalnish usando i suoi poteri psichici.

Fui lieta di scoprire che come dimostrato precedentemente con Doc, la mia nuova condizione non mi impedisse di ricevere i suoi messaggi.

-Sono felice che tu e la tua gente vi siate uniti a noi.-

-Te l’ho detto Rocket. Questa è anche la nostra guerra. Non lasceremo che l’Orda ci stermini uno alla volta nel deserto. O vinceremo insieme a voi, o moriremo insieme a voi.-

-Lo stai sentendo vero? Lui è li fuori.-

-Si. La sua mente è così potente da occultare quelle delle creature a lui vicinie. Così potente, da farsi sentire senza che io debba concentrarmi. Comincio ad essere stufo di sentire i suoi pensieri.-

-Se saremmo fortunati, tra non molto non lo sentirà più nessuno. Te lo giuro.-

-Grazie Rocket. Ciò che hai fatto e che farai, non verrà dimenticato.-

-Ciò che faremo non verrà dimenticato.- Lo corressi. -Vi ringrazio per l’ospitalità, ma devo incontrarmi con il colonnello. Buona fortuna a tutti.-

Salutati tutti i presenti e fatti i migliori auguri anche a loro, uscii fuori dal gruppo. Tornata in strada mi rimisi subito in cammino per la vecchia caserma. Baker aspettava.

-Spirit!- Mi chiamò Brian da dietro. -Un ultima cosa.-

-Dica pure.- Dissi voltandomi verso di lui.

-Tu hai visto qualcosa. Non a Oklahoma City. In un altro posto. Un posto dal quale normalmente la gente non dovrebbe far ritorno. Un posto di pura luce. Non è vero?-

Non riuscivo a crederci. Il vecchio indiano sapeva che cosa avevo visto durante il Trasferimento. Neppure i miei microprocessori riuscirono a darmi una valida spiegazione.

-Lei come fa a saperlo? Come faceva a sapere che un giorno mi sarei soprannominata Spirit?-

Brian sorrise. La mia reazione era bastata come risposta.

-Ricorda giovane guerriera. Non importa quanto vivrai. Non verrà mai il giorno in cui il mondo o le persone smetteranno di stupirti.-

Il vecchio non disse altro. Voltandosi tornò nel gruppo intorno al fuco lasciandomi sola in mezzo alla strada con una vaga sensazione di smarrimento.

Finalmente giunsi alla caserma senza incontrare altre persone desiderose di ringraziarmi per averle salvate o altro. Dovetti solo farmi largo tra qualche civile e i centoventi soldati raggruppati nella piazza d’armi tra la caserma e la cupola del P1. Loro si limitarono a dei semplice saluti militari.

Fra tutti quei volti ne riconobbi uno in particolare. La giovane prigioniera che avevo difeso alla T.O.S. da Motor-Hog stava dando una mano ad altri civili nel montare qualche barricata in più. Quando mi vide alzò la mano per salutarmi e sorrise. Io le risposi con un saluto da cowboy. Il mio nuovo vestiario da guerriera dell’ovest me lo imponeva.

Arrivata all’entra della caserma, dovetti chinarmi sulle ginocchia per poter entrare. Uno dei punti deboli del mio nuovo corpo era anche la sua stazza. Combattere negli ampi spazzi della T.O.S. era stato un gioco da ragazzi, ma muoversi in un edificio non ideato per apparire immenso o non progettato per lo spostamento di grandi masse, sarebbe stato sicuramente difficoltoso. Un astuto avversario avrebbe potuto sfruttare la cosa per sfuggirmi o intrappolarmi in un ambiente stretto.

Poggiando attentamente i piedi sui gradini della scala che portava al vecchio ufficio di Baker, salii fino ad arrivare al secondo piano della caserma. Li trovai Maria, tornata a sedersi dietro a quella che per anni, prima della Grande Guerra, era stata la sua scrivania. Lei e altri tecnici avrebbero smistato e reindirizzato i messaggi radio che ogni soldato con una radio portatile avrebbe inviato al QG. Un capo squadra che chiedeva fuco di artiglieria ad un cecchino sulle mura non era molto utile.

Nell’ufficio del colonnello erano presenti altri tecnici e soldati. Come in tutta la base e in ogni suo edificio d'altronde. Ma Baker non era li.

-Qualcuno ha visto il colonnello?- Domandai.

-È sulla terrazza.- Mi rispose un caporale.

Abbassandomi nuovamente, uscii attraverso la porta finestra che dava sul terrazzo. Li Roland Baker stava ammirando il terrificante spettacolo bioluminescente generato dalla mandria di ghoul infetti. Quella fu la prima volta che lo vidi in armatura atomica. Una vecchia T51b temprata dalle pallottole nemiche e con un lembo di nylon incastrato tra le placche della schiena. Non c’era nulla a coprirgli la testa, ma nel sottile spazio tra l’armatura e il collo potevo intravedere la tuta d’interfaccia.

-Voleva vedermi signore?-

-Si Red.-

Il colonnello non si voltò. Restò appoggiato sul corrimano di marmo con lo sguardo rivolto a sud. Quando mi avvicinai, lui appoggiò sul corrimano una piccola scatoletta. Sembrava una confezione di sigari, ma le decorazioni nel legno erano molto dettagliate e i cardini in oro erano presenti su uno dei due lati più corti.

-So che non lo farà rivivere, ma dopo aver letto il rapporto di Doc, ho ritenuto opportuno ringraziarlo alla vecchia maniera.-

Con la massima delicatezza, raccolsi la scatoletta, e usando la solida falange del mio indice destro sollevai il coperchio. Dentro, appoggiata su del velluto blu, giaceva una Medaglia d’Onore del Congresso. Sotto di essa era stata inserita una targhetta d’oro con sopra inciso: Maggiore Jacob Earp. Morto in combattimento per salvare il nostro mondo.

-Non ha ricevuto l’approvazione del Congresso, e non è stata consegnata dal Presidente. Ma come ogni più piccola cosa è stata archiviata nei nostri registi. Se qualcuno avrà qualcosa da ridire in futuro, gli basterà leggere e tapparsi la bocca. Mi dispiace Red.-

-Ciò che è accaduto non è colpa di nessuno signore. Mio padre conosceva i rischi. E io finalmente mi sento al mio posto.-

-Vedila come vuoi ragazza, ma secondo me, ti abbiamo usata.- Mi rispose schietto Baker. -Io e Doc avremmo dovuto dirtelo fin dal principio che cosa saresti diventata alla fine.-

-Ho studiato a fondo le teorie sulle linee temporali di Spectrum. Se mi aveste detto fin dal principio che per salvare tutti noi da Woden mi sarei dovuta uccidere, per poi rivivere in un robot … dubito che le cose sarebbero andate a finire nel verso giusto. Quindi per l’ultima volta colonnello, smettila di tormentarti.-

-Ah, mi dai del tu adesso? Prendere a calci tutti quei predoni ti ha trasformata in una vera guerriera senza paura.- Scherzò Baker tornando di buon umore per un breve attimo.

-Mi scusi signore, ma tutto questo melodramma ormai mi ha stancata.-

-Ora però devo chiederti un ultimo favore.-

-Dica pure signore.-

-In qualunque modo vadano le cose, al termine di questa battaglia, mi dovrai sostituire.-

-Cosa intende?- Chiesi pur già sapendo a cosa si stesse riferendo il colonnello.

-Ho un tumore. Alla colonna vertebrale.- Confessò Baker. -Doc me l’ha trovato troppo tardi. Mi resta un mese. Due o quattro se accettassi di fare le terapie.-

I miei micro processori potevano elaborare decine di possibili risposte a centinaia di quesiti in pochi secondi. In quel momento però, non erano le parole di conforto a mancarmi. Ma la forza per dirle.

-Mi dispiace signore.- Gli risposi semplicemente.

-Non fa niente. Sarei già dovuto morire un’infinità di volte in battaglia. Ho vissuto abbastanza e ho visto anche troppo. Il mio unico dubbio, è se a guidare la nostra gente, ci sarà qualcuno di abbastanza forte per farlo.-

-Qualcuno che viva abbastanza da poter vedere un mondo risorto e privo di pericoli.- Continuai intuendo dove il colonnello stesse andando a parare.

-So che ti ho già chiesto anche troppo. Ma è per questo che sei nata. È per questo che hai sacrificato tutto ciò che eri e che avevi, ad eccezione della tua anima. Tu sola potrai guidare e proteggere queste persone. Ovviamente, solo se sei disposta a farlo.-

-Lo ha detto lei stesso signore. Sono nata per questo.- Gli risposi senza esitare.

-Grazie Red. Non puoi immaginare quanto io te ne sia grato.-

-Si sbaglia colonnello. Sono io a doverle essere grata. Se non fosse stato per lei, Doc e tanti altri, adesso sarei un mucchio di cenere o nella migliore delle ipotesi un’impiegata come tante altre.-

-Beh, desso non esagerare. Da ora comunque, credo che questa ti apparterrà fino alla fine dei tempi.- Affermò il colonnello offrendomi un disco metallico poco più grande di un piatto da tavola.

Era una stella d’acciaio circondata da un cerchio sempre d’acciaio. Lungo al cerchio era stato inciso: Sorvegliante di Beacon City.

-Conoscendo la passione di famiglia, avevo pensato di farti un ultimo regalo personale.-

-Grazie signore. Questa la porterò anche oltre la fine dei tempi.- Affermai agganciandomela ad uno dei buchi per i bottoni dello spolverino. -Grazie colonnello.-

-Forza ora. Andiamo a fare quello che forse sarà l’ultimo ammaina.-

-Se permette, io uso la scorciatoia.- Dissi un istante prima di saltare giù dalla terrazza e atterrare sull’asfalto.

Gli ammortizzatori delle mie gambe attutirono notevolmente l’impatto. Praticamente fu come se un rinoceronte fosse atterrato imitando gli stessi movimenti di un ballerino.

Subito dopo anche Baker saltò giù dal terrazzo. Con la sua armatura il colonnello effettuò un atterraggio un po' più goffo, ma i servomotori della sua armatura riuscirono comunque a non farlo cadere a terra.

-Dannazione! Anni fa sarei riuscito a farlo con un’arma pesante in mano e senza vacillare.- Si rimprovererò il colonnello.

-Forza signore. La guerra non è ancora finita.-

Camminando al fianco del colonnello, aggirai la caserma e tornai nella piazza. Wright attendeva insieme ad altri cento soldati gli ordini di Baker. Il tenente si era procurato una di quelle armature X-01 che per l’occasione era stato deciso di togliere dalla naftalina.

-Abito nuova tenente?- Scherzai.

-Di pura sartoria americana.- Mi rispose Wright. -Quando vuole signore.-

-Molto bene. Procediamo allora.- Ordinò il colonnello.

-SOLDATI … IN RIGA!- Urlò Wright da dentro l’armatura. -AVANTI MASTINI DELLA GUERRA! NON ABBIAMO TUTTA LA SERATA! FORZA IN RIGA!-

Come i veri soldati che erano, tutti gli uomini e le donne presenti nella piazza d’armi formarono delle file ordinate rivolte all’asta sulla quale ogni giorno, dall’alba al tramonto, la bandiera a tredici stelle aveva sventolato. Io e Baker ci posizionammo li vicino, come da protocollo.

Un gruppo di cinque uomini selezionati per l’occasione marciò davanti ai soldati schierati fino all’asta. Ognuno di essi rappresentava uno dei sei reparti delle forze armate statunitensi assegnati a Fort Boise prima della Grande Guerra. Esercito, Corpo dei Marine, Guardia Nazionale, Divisione Robotica, Corpo degli Ingegneri e Forze Aeree.

Giunti a destinazione due di loro fecero scendere lentamente la bandiera, mentre gli altri quattro la recuperarono senza farle toccare l’asfalto sottostante. Dopo averla ripiegata, i soldati lasciarono il posto al colonnello tornando alla loro posizione iniziale.

-Soldati! Come molti di voi avranno già notato, questa non è una normale situazione. Da un momento all’altro il nemico potrebbe dare inizio ad un massiccio attacco, al quale forse noi potremmo non sopravvivere.-

Il colonnello non ci girò in torno. Tutti sapevano qual’era la nostra situazione.

-Per l’occasione, abbiamo pensato che se le legioni demoniache dell’Orda vogliono mettersi contro di noi, allora noi li accoglieremo in grande stile.-

Poi il colonnello fece cenno ai sei soldati che poco prima avevano ammainato la bandiera degli Stati Uniti. Loro tornarono marciando all’asta con un’altra bandiera. Quando la bandiera venne agganciata e iniziò a salire, tutti i presenti, me compresa, videro quello che da quel giorno sarebbe stato il nostro simbolo ufficiale. La bandiera era quella che Baker aveva appeso nel suo ufficio. La riconobbi dalla tela consumata e sgualcita. Ciò che la rendeva diversa dalle altre però, era la sua grande stella. Come promesso da Doc, il suo staff aveva provveduto a ripararla dopo che Otis Doyle si era dilettato sfregiandola con un paio di forbici per conto di Foster. Le strisce bianche e rosse sul lato destro erano state ricucite e il cerchio dalle dodici stelle con una più grande al centro, che raffiguravano i tredici commonwealth, era stato sostituito con un’unica grande stella bianca.

-Una stella. Una sola stella per noi che da soli, isolati e senza rinforzi, affronteremo un così terribile nemico.-

Tutti i soldati restarono a guardare quella nuova bandiera. Alcuni ne trassero coraggio. Altri non ci videro nulla di speciale. Mi sembrava strano che il colonnello non avesse detto altro. Con la sua esperienza avrebbe dovuto preparasi qualcosa di più … ispirante.

-Gran bel modo per morire.- Ironizzò a bassa voce un soldato in prima fila.

Era un membro della guardia nazionale. Non uno di quelli unitisi alla resistenza di Oklahoma City, ma uno del reparto originario di Boise. Il suo non era disfattismo, ma semplice spavalderia. Ciò però non fu un beneficio per il morale degli altri.

-Morire?! Tu credi che noi tutti stiamo per morire?!- Gli chiesi a gran voce.

-Ehm, no. È solo che loro sono tanti e noi … beh noi siamo pochi.- Si giustificò.

-Meglio vi dico io! Così ci sarà più gloria per noi quando alla fine resteremo in piedi per ultimi sul campo di battaglia. Ma non è per la gloria che ci siamo riuniti qui in questa fredda notte, dietro a queste mura, circondati dall’oscurità, che come un’entità cosciente ci ha avvolti nel suo manto di tenebre per divorarci un pezzo alla volta.- La mia improvvisazione aveva catturato l’attenzione di tutti, ma io volevo che altrettanti mi sentissero, e con l’ausilio del mio sistema di comunicazione ad onde corte iniziai a trasmettere su tutte le frequenze radio possibili. -Laggiù, ai confini di ciò che della nostra civiltà rimane, un mostro si prepara ad assalirci, con un esercito di sopravvissuti disperati, predoni selvaggi, mercenari senza scrupoli e mutanti nati a causa dei nostri errori. Lo so che avete paura. È normale. Anch’io ho paura. Non per me stessa, ma per il destino del mondo. Se l’Orda trionferà, non si fermerà soltanto a noi. Come sciami di locuste, le legioni demoniache conquisteranno ogni cosa. Prima toccherà all’intero Oklahoma. Poi al nostro commonwealth, agli Stati Uniti e al continente. Un giorno l’egemonia di Woden potrebbe estendersi perfino al mondo intero. Molti di voi crederanno che una cosa simile sia impossibile, ma senza più alcuno ostacolo, l’Orda avrà campo libero e nessuno riuscirà a fermarla prima che diventi inarrestabile. È per questo che noi siamo qui. Per fermare quei vermi e ricordare a tutti che gli eroi non si sono ancora estinti.-

-Si!-

-Parole sante!-

-Che si fottano quei predoni!-

Finalmente i soldati cominciavano a farsi grintosi. Nei loro occhi vedevo un mix di grinta e coraggio. E in più, il mio rilevatore di onde radio mi stava informando che tutti i ricevitori attivi nel forte e nel P1 stavano ricevendo il mio messaggio. Le radio civili, i robot, i Pip-Boy. Tutti quanti mi stavano sentendo. Perfino una decina di ricevitori nell’accampamento dell’Orda.

-Ogni singolo uomo, donna e bambino sparso su questa terra devastata dalle atomiche sta lottando per sopravvivere contro mutanti, radiazioni e criminali di ogni tipo. Anche se ignorano la nostra esistenza e quella del pericolo che incombe su tutti, le loro vite dipendono da noi. Da tutti noi!-

-Li annienteremo!-

-Ha ragione Sorvegliante!-

-Soldati delle Forze Armate degli Stati Uniti d’America, Fondatori di Beacon City, guardiani dell’ultimo angolo di vera civiltà su questa terra di libertà, combattete, ora uniti più che mai, e incidete i vostri nomi nella storia!-

-SIII!-

-URRÀ!!!-

-DISTRUGGIAMOLI!!!-

Quella che in principio era una semplice adunata per l’ammaina bandiera, era divenuta una gloriosa chiamata per veri patrioti pronti a dare tutto pur di salvare il futuro dell’America e del mondo.

Il fragore delle truppe ebbe fine solo quando una grande luce arancione proveniente da ovest iniziò ad illuminare gradualmente la piazza e gli edifici circostanti. Voltandomi a guardare, vidi che le nuvole nere avevano iniziato a dividersi, lasciando posto ad un bellissimo tramonto che da tempo nessuno di noi aveva più visto.

Sarà stato per un atto divino, oppure per la distruzione delle antenne per il controllo meteorologico sulla T.O.S., ma finalmente tutti videro il primo vero tramonto dell’anno duemilasettantotto. Restammo incantati nel vedere le nuvole lasciare finalmente il posto al sole e la sua luce illuminare di nuovo la terra. Perfino i predoni dell’Orda dovevano essere in grado di vederlo dalla loro posizione. Ma come la storia ci insegna, i momenti di pace, sono sempre interrotti dalla guerra.

-A tutte le unità, il nemico sta iniziando a muoversi. Ripeto, il nemico sta iniziando a muoversi.- Annunciò una donna agli altoparlanti con le sirene in sottofondo. -Tutte le unità devono recarsi alle posizioni assegnate.-

-AVANTI RAGAZZI!!!- Urlò il tenente Wright impugnando il suo fucile al plasma e facendo segno di scattare.

Senza perdere altro tempo i soldati sciolsero la formazione. La maggior parte di loro si diresse alle mura sud, mentre gli altri si dispersero per le varie vie della base. Pochi rimasero a difendere il RAD-SHIELD e le fortificazioni del P1, ultima linea difensiva in caso di ritirata.

Intanto io, Wright e Baker ci eravamo aggregati al gruppo diretto al Gate1. Li avremmo combattuto insieme agli altri migliori combattenti del nostro esercito.

-Beh Red. Ora hai superato anche l’ultimo test.- Mi informò il colonnello.

-Cioè?- Gli domandai impugnando l’Ares.

-Leadership e grandi capacità oratorie. Ora si che te la sei meritata quella stella.-

-Grazie signore.- Gli risposi esaltata ancor più di prima.

-Scusatemi ma abbiamo dei predoni da andare ad uccidere.- Si intromise Wright.

-Che c’è tenente? Volevi anche te una stella da sceriffo?- Gli chiesi.

-Ed essere costretto a stare in prima fila contro un’intera armata di mostri? Ah, no grazie!-

-Attività nemica confermata. L’Orda sta per colpire.-

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Fallout / Vai alla pagina dell'autore: Hell Storm